La chiave di Hiram
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La chiave di Hiram

Dal tempio di Salomone ai rituali massonici: sulle tracce dei manoscritti segreti di Gesù

  1. 420 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La chiave di Hiram

Dal tempio di Salomone ai rituali massonici: sulle tracce dei manoscritti segreti di Gesù

Informazioni su questo libro

Grazie allo studio comparato di documenti egizi, dell'Antico e Nuovo Testamento, della letteratura cristiana e rabbinica primitiva, dei manoscritti del Mar Morto, gli autori sono riusciti ad individuare l'esistenza di un simbolismo esoterico utilizzato sia dai faraoni che da Gesù, poi adottato dai templari e via via tramandato ai 'fratelli' moderni. Furono proprio i templari a riesumare i papiri di Qumram, seppelliti dai cristiani primitivi a Gerusalemme poco prima della distruzione della città, e ad appropriarsi degli antichi insegnamenti in essi contenuti. Da allora i manoscritti sono rimasti nascosti nelle pieghe del tempo. Alla fine di un lungo lavoro di investigazione i due autori sono riusciti a far luce sull'enigma che impediva l'individuazione dell'ultimo nascondiglio: un misterioso edificio costruito dai discendenti dei templari più di cinque secoli fa in Scozia.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804454519
eBook ISBN
9788852051562

Appendice 1

Lo sviluppo della massoneria moderna
e il suo impatto sulla società

La Riforma inglese e le condizioni per l’ascesa

Dalla data del compimento della cappella di Rosslyn fino alla fondazione ufficiale della Gran loggia di Inghilterra il 24 giugno 1717, la società che dall’ordine templare doveva evolversi nella massoneria realizzò i propri lavori in tutta segretezza. Per un istinto di autoconservazione l’organizzazione rimase nascosta all’opinione pubblica fino al XVI secolo, quando il potere del Vaticano cominciò rapidamente a declinare.
Tale decadimento fu conseguenza della Riforma, un movimento che ebbe larga diffusione all’interno della cristianità occidentale e i cui scopi principali erano la purificazione della chiesa dagli abusi medievali, la riduzione del potere pontificio e la restaurazione di dottrine e pratiche che i riformatori ritenevano conformi al modello ecclesiastico biblico. I papi rinascimentali furono notoriamente inclini ai piaceri mondani, nonché propensi a espliciti abusi della propria autorità, quali simonia, nepotismo e sconsiderati sperperi finanziari. Non solo. L’istituzione stessa della chiesa era corrotta da venalità e immoralità, una corruzione che portò a una frattura tra la chiesa romana cattolica e i riformatori, le cui pratiche e concezioni religiose presero il nome di protestantesimo.
Si può a buon diritto affermare che la Riforma nacque il 31 ottobre 1517 in Germania, quando Martin Lutero, un professore universitario agostiniano a Wittenberg, pubblicò 95 tesi, sollecitando un dibattito sulla legittimità della vendita delle indulgenze. Accolta tale iniziativa come una minaccia politica avanzata nei confronti di una proficua dittatura internazionale, il pontefice non indugiò ad affibbiare la taccia di eretico a questo libero pensatore tedesco. Il quale si guadagnò un ampio sostegno popolare con i suoi tre celebri trattati del 1520: Appello alla nobiltà cristiana di nazione tedesca per la riforma del culto cristiano, La cattività babilonese della chiesa e La libertà del Cristiano. Secondo Lutero la salvezza era un dono concesso liberamente agli uomini dalla grazia divina attraverso il perdono dei peccati, rendendo pertanto niente affatto necessaria la figura del papa. Non deve sorprendere che una simile idea, così vicina al pensiero di Gesù, non fosse accolta a braccia aperte dal Vaticano, che per tutta risposta scomunicò il professore di Wittenberg nel 1521. Uomo di grande intelligenza, nell’aprile dello stesso anno Lutero si presentò al cospetto dell’imperatore romano Carlo V e dei principi tedeschi alla dieta di Worms, rifiutandosi di sconfessare le proprie tesi se prima non fosse stata provata la loro infondatezza con argomentazioni tratte da fonti bibliche o con ragionamenti logici.
La riforma religiosa in Inghilterra, ispirata alle idee di Martin Lutero, sembra aver avuto luogo, più che per reazione agli eccessi del regno papale, per conseguenza diretta degli inciampi personali di re Enrico VIII provocati dal matrimonio con Caterina d’Aragona, sua prima consorte. La rottura con la chiesa di Roma fu attuata da Thomas Cromwell, primo ministro del re, che nel 1533 fece approvare dal Parlamento l’Act in Restraint of Appeals, cui fece seguito l’anno successivo l’Atto di Supremazia, mirato a proclamare definitivamente il controllo della corona sulla chiesa. Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury, autorizzò la traduzione della Bibbia in inglese e fu tra i redattori del testo liturgico ufficiale della chiesa anglicana.
Alla chiesa romana cattolica si sostituì in maniera definitiva la chiesa anglicana, salvo che per il breve periodo del regno (1553-1558) della figlia cattolica di Enrico VIII e Caterina d’Aragona, dalla quale Enrico divorziò con la motivazione che essa non aveva saputo dargli un erede maschio. Giunta al trono, Maria I si mosse subito per ridare dignità al cattolicesimo, ristabilendo le tradizionali messe, restaurando l’autorità pontificia e mandando a morte i protestanti, fatto questo che le valse l’epiteto di Maria la Sanguinaria. Il suo matrimonio nel 1554 con il re Filippo II di Spagna, figlio dell’imperatore romano Carlo V, mise in moto una sequela di ribellioni, ferocemente represse, a coronamento delle quali trecento protestanti furono mandati al rogo per le loro opinioni religiose. Con l’avvento del regno di Elisabetta I, l’Inghilterra si avviò sul cammino che l’avrebbe portata a diventare una potente nazione protestante.

Il re che costruì il sistema delle logge

Al giorno d’oggi la massoneria consiste di quasi centomila cellule individuali chiamate logge, ciascuna presieduta da un maestro venerabile e composta da un gruppo di dignitari autorizzati a sovrintendere le cerimonie di iniziazione e di avanzamento. Non è difficile tracciare la linea di sviluppo di questo sodalizio dalla costruzione della cappella di Rosslyn per opera della famiglia Saint Clair su su fino all’età moderna.
All’apparenza le logge «operative» (composte, cioè, da muratori esperti) continuarono a fiorire in stretta associazione con le più autorevoli logge «speculative» (frequentate da aristocratici ammessi attraverso il rituale della resurrezione in vita) anche dopo l’edificazione del santuario, giacché, una volta terminato il tempio di Rosslyn, sarebbe stato improponibile disciogliere su due piedi le organizzazioni segrete offerte agli orgogliosi muratori, già caratterizzate da riti propri e divenute oramai parte di un ordine che vincolava costoro ai propri signori, alla misteriosa epoca passata di re Salomone e a tempi ancor più remoti.
Ma nel corso del secolo successivo, i massoni operativi cominciarono a crescere in Scozia come un pollone remoto dei confratelli speculativi, fino a che i Saint Clair non scomparvero apparentemente dalla circolazione e l’origine di tale sistema non cadde sepolto nell’oblio. Piano piano, se pur inesorabili, si erano prodotte le circostanze che avevano favorito una fiera pratica delle cerimonie, senza che però si potesse comprenderne il significato né discernerne la provenienza.
Re Giacomo VI di Scozia (più tardi Giacomo I di Inghilterra), unico figlio della regina Maria Stuarda, oltre a diventare primo sovrano del regno unito di Scozia e Inghilterra fu anche il primo monarca massone, iniziato nella loggia di Scoon e Perth nel 1601, all’età di trentacinque anni.1 Nato il 19 giugno 1566, Giacomo successe alla madre cattolica sul trono di Scozia alla tenera età di quindici mesi, prendendo le redini del governo sovrano dello stato soltanto nel 1583. A occuparsi in maniera eccellente della sua educazione fu il suo principale tutore, George Buchanan, un uomo di grande intelligenza, che senza dubbio esercitò un notevole influsso sul giovane re. Buchanan aveva a sua volta studiato presso le università di Saint Andrews, in Scozia, e di Parigi, e aveva vissuto per trent’anni sul continente europeo, dove era considerato uno degli umanisti di spicco dell’epoca e riconosciuto tra i massimi eruditi e poeti latini del tardo Rinascimento, a tutt’oggi apprezzato come tale.
Grazie alla guida intellettuale di Buchanan, il giovane sovrano, cui non mancava il talento, riuscì con successo a imporsi in Scozia come capo della chiesa e della corona, avendo la meglio sulla nobiltà che andava tramando congiure contro di lui. Quando sua madre fu giustiziata per tradimento contro Elisabetta I nel 1587, Giacomo si limitò a sollevare una debole protesta, desideroso com’era di mettere le mani sul trono inglese che la regina avrebbe lasciato senza eredi.
All’età di trentasette anni, due anni dopo essere stato accolto nella famiglia massonica, Giacomo divenne primo re Stuart di Inghilterra, dedicandosi da allora anima e corpo agli affari inglesi. Sebbene fosse stato nominato al trono come presbiteriano, costui non tardò a contrastare il nascente movimento puritano respingendo subito una petizione per la riforma della chiesa anglicana in occasione della conferenza di Hampton Court del 1604. Frattanto la chiesa cattolica romana non perdeva occasione di mostrare la propria ostilità nei confronti dei monarchi protestanti. Il 1605 fu l’anno del fallimento del complotto ordito dalla fazione cattolica guidata da Guy Fawkes, diretto all’assassinio del re e al rovesciamento del parlamento. Congiura a parte, correva in Inghilterra il sospetto che Giacomo fosse segretamente filocattolico, un’illazione suffragata dal trattato di pace firmato con la Spagna nel 1604. Massone speculativo, il re fu anche autore di libri sulla monarchia, la teologia, la stregoneria e persino il tabacco; per soprammercato costui commissionò una nuova versione «autorizzata» della Bibbia, denominata in suo onore King James Bible. (È significativo che si tratti appunto della versione in cui sono omessi i due libri dei Maccabei dai toni antinazarei.) Nell’introduzione di questa Bibbia protestante si possono leggere ancora dei commenti che mal celano una certa antipatia nei confronti del cattolicesimo. Consideriamo in particolare il seguente brano:
Pertanto, se da un canto saremo calunniati dai papisti, in casa o all’estero, i quali maligneranno su di noi descrivendoci miseri strumenti votati a far conoscere la sacra Verità di Dio al popolo, che costoro desiderano, invece, mantenere nell’ignoranza e nelle tenebre….2
Traspare da questo passo una nuova visione del mondo, in cui si auspica la fusione di «conoscenza» e «popolo», da opporre al reticente egoismo politico della chiesa cattolica dell’epoca.
Se è vero che la massoneria moderna è un’organizzazione scevra da settarismi di sorta, è altrettanto vero che l’ordine non fu sempre imparziale, come, invece, si va da tempo sbandierando in ambiente libero muratorio, poiché vi fu un periodo caratterizzato da un sentimento anticattolico che si rispecchia appunto nell’introduzione della versione autorizzata della Bibbia. Al principiare del XVII secolo le circostanze sembravano offrire alla società segreta l’opportunità principe di fare la propria apparizione ufficiale sull’arena pubblica. Il bisogno di una segretezza totale tramontava dinanzi all’emergere di un sovrano massone speculativo e all’irreparabile declino del potere pontificio in Scozia. Filosofo e riformatore, re Giacomo dovette presentire la necessità di ufficializzare la struttura del crescente movimento massonico. E così, quindici anni dopo aver preso in mano le redini del regno scozzese, due anni prima della propria affiliazione alla libera muratoria e cinque anni prima di assidersi al trono d’Inghilterra, costui ordinò che alla struttura massonica esistente fossero date una direzione e un’organizzazione ufficiali. Nominò personalmente un insigne fratello di nome William Schaw alla carica di Sorvegliante generale dell’ordine, incaricandolo di provvedere al miglioramento dell’organismo globale. Schaw avviò questo enorme progetto il 28 dicembre 1598, pubblicando il documento intitolato Statuti e ordinanze da osservarsi da parte di tutti i maestri massoni di questo regno, dov’egli si firmava Sorvegliante generale del suddetto ordine.
Costui non si curò troppo del fatto che queste riunioni fossero state in origine promosse dalla famiglia Saint Clair, che quasi duecento anni prima, sotto il regno di Robert Bruce, era stata a capo della cosiddetta Corte delle arti. Pare che all’epoca di Schaw la famiglia Saint Clair avesse perso gran parte della propria influenza, per aver cercato di arricchirsi attraverso il controllo della massoneria operativa. Sul finire del 1600 i maestri, i diaconi e gli uomini liberi di Scozia redassero un nuovo documento, pubblicato con il beneplacito di William Schaw, qui descritto come Master of Works (Maestro delle opere) del re, che divenne noto come «primo codice Saint Clair». Si legge nel documento:
Da noi riconosciuti come tali di epoca in epoca, si proclama che i signori di Rosslyn sono sempre stati patroni e protettori nostri e dei nostri privilegi, ma che tale ufficio negli ultimi anni è caduto in disuso per negligenza e indolenza. Perciò i signori hanno perduto i loro legittimi diritti e l’ordine è stato depauperato dei patroni, protettori e supervisori, il che ha prodotto corruzione all’interno del sodalizio e ha portato all’abbandono da parte di potenziali datori di lavoro di molte importanti imprese.3
In calce al documento vi erano le firme degli ufficiali delle logge di Dunfermline, Saint Andrews, Edimburgo, Haddington e Aitchisons’s Haven. Nonostante questa leggera flessione delle fortune della famiglia Saint Clair, i massoni scozzesi rimasero fedeli alla tradizione, respingendo l’offerta avanzata da Schaw di un’autorizzazione regia conferita all’ordine se a re Giacomo fosse stata riservata la carica di gran maestro. Pur non avendo il diritto di veto, i Saint Clair godevano però dell’appoggio delle logge, decisamente contrarie a una tale eventualità.
Benché regolarizzato, il rituale delle logge di Schaw rimaneva ancora interamente basato sulle «antiche costituzioni» e conservava le parole e i segni di riconoscimento della vetusta tradizione orale, cui Schaw stesso si riferì in più occasioni. Costui denominò le riunioni dei massoni speculativi «logge», ottenendo soltanto due anni dopo aver ricevuto l’incarico da Giacomo che le logge di Scozia elencassero i nomi degli affiliati e redigessero le minute degli incontri. E se queste prestarono ancora attenzione a non divulgare notizia della propria esistenza, oggigiorno è però possibile individuarle. La localizzazione geografica dei primi nuclei massonici registrati attesta l’evoluzione dei rituali consolidati a Rosslyn da William Saint Clair in un movimento di grandi dimensioni negli anni di regno di Giacomo VI.
Fu grazie alla regolarizzazione della massoneria operativa e speculativa compiuta da William Schaw (Generale Sorvegliante dell’Arte di Giacomo VI) che il rituale si formalizzò nei tre gradi massonici così come oggi li conosciamo. Schaw riuscì nel suo intento creando delle «incorporazioni» di muratori da annettere a ciascuna loggia di massoni speculativi, restituendo in tal modo ai primi lo status di subalterni rispetto ai secondi. Elemento rigorosamente condizionante l’ammissione del candidato a una loggia speculativa era la sua condizione di uomo libero goduta nella città dove la loggia risiedeva, il che portò ben presto alla nascita del titolo di «uomo libero» conferito a uno speculativo per distinguerlo da un operativo. Se ciascuna incorporazione doveva di necessità associarsi a una loggia, la condizione contraria, e cioè che ciascuna loggia speculativa fosse tenuta ad avere un’incorporazione, non era prevista.
Di qui la massoneria si diede una struttura a logge, che in breve si sarebbe diffusa in tutta l’Inghilterra e, di riflesso, in tutto il mondo occidentale.

Gli architetti del secondo grado

È nostra convinzione che le componenti dei tre gradi della massoneria fossero già in larga parte presenti nei due gradi precedenti la riorganizzazione di Schaw, il quale introdusse tra il canone di apprendista accettato e quello di maestro massone (noto all’origine come «la parte del maestro») un terzo livello di massoneria speculativa, denominato «compagno d’arte», aggiunta giustificata dal fatto che i massoni non erano tutti necessariamente costruttori, ma altresì qualificati nell’«arte compagna», e cioè a dire la massoneria speculativa. Siamo certi che tale titolo si sia sviluppato dal grado di maestro del marchio (e non viceversa, come in genere si ritiene).
Tra i primi atti emessi da Giacomo I alla sua nomina a sovrano di Inghilterra nel 1603 si annovera il conferimento del cavalierato a Francesco Bacone, uno dei suoi filosofi prediletti, nonché compagno massone. Sei anni più tardi Bacone fu eletto avvocato generale della corona. Di qui la carriera del filosofo continuò brillante con l’assegnazione dei successivi titoli di procuratore generale, Lord Guardasigilli, Lord Cancelliere nel 1618 e, quindi, della patente di barone di Verulamio.
Il fratello Bacone, uno dei più raffinati filosofi della storia, tentò di purificare la mente umana da quelli che costui definiva idola o «tendenze all’errore». Nell’intenzione dell’autore vi era un’opera enciclopedica, intitolata Instau...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La chiave di Hiram
  3. Introduzione
  4. I. I segreti perduti della massoneria
  5. II. La ricerca ha inizio
  6. III. I Templari
  7. IV. Il parallelo con lo gnosticismo
  8. V. Gesù Cristo: uomo, Dio, mito o massone?
  9. VI. In principio Dio creò l’uomo
  10. VII. Il retaggio degli egizi
  11. VIII. Il primo massone
  12. IX. La nascita del giudaismo
  13. X. Un millennio di lotte
  14. XI. Pesher su Boaz e Jachin
  15. XII. L’uomo che trasformò l’acqua in vino
  16. XIII. La resurrezione
  17. XIV. La verità viene a galla
  18. XV. La riscoperta dei manoscritti perduti
  19. Postfazione
  20. Appendice 1: Lo sviluppo della massoneria moderna e il suo impatto sulla società
  21. Appendice 2: Logge massoniche in Scozia prima del 1710
  22. Appendice 3: Primi gran maestri della massoneria inglese
  23. Appendice 4: Primi gran maestri della massoneria scozzese
  24. Appendice 5: Cronologia
  25. Carte geografiche
  26. Note bibliografiche
  27. Fonti iconografiche
  28. Ringraziamenti
  29. INSERTO FOTOGRAFICO
  30. Copyright