Gli oscuri segreti di Shannara - 2. Il fuoco di sangue
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Gli oscuri segreti di Shannara - 2. Il fuoco di sangue

  1. 324 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Gli oscuri segreti di Shannara - 2. Il fuoco di sangue

Informazioni su questo libro

La ricerca delle Pietre Magiche, ormai perdute da troppo tempo, ha fatto sì che i Druidi più importanti delle Quattro Terre si siano spinti fino al Divieto - la dimensione dove sono state racchiuse tutte le creature più malvagie e demoniache - restandone imprigionati. Intanto, nel villaggio di Arborlon, l'Eterea, l'albero magico e senziente, sta morendo. E solo lei sapeva mantenere la separazione tra le Quattro Terre e il Divieto. L'unica che adesso può impedire che l'orda mostruosa e infernale degli esseri che abitano il Divieto si riversi nelle Quattro Terre a portare la morte, il dolore e la distruzione è la giovane e coraggiosa Arlingfant Elessedil. Arlingfant è stata scelta per portare il seme dell'Eterea al Fuoco di Sangue. Se ci riuscirà, la barriera che divide il Divieto dalle Quattro Terre verrà ripristinata nella sua piena forza. Ma al tempo stesso Arling dovrà cessare di esistere, tramutandosi nella nuova Eterea. Sospesa tra due scelte terribili potrà Arling salvare le Quattro Terre, senza rinunciare alla sua vita? Il secondo capitolo degli "Oscuri segreti di Shannara", la nuova trilogia del maestro del fantasy, che ha saputo incantare e appassionare milioni di lettori ai quattro angoli della Terra.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804641056
eBook ISBN
9788852052491

1

Arlingfant Elessedil sedeva immobile sotto l’ampio baldacchino dell’albero mentre un bisbiglio le echeggiava nella mente.
Bambina, ho bisogno di te.
L’aveva udito davvero o soltanto immaginato? Di chi era quella voce? Lei teneva ancora gli occhi chiusi e l’impatto della sua presenza nei Giardini della Vita si riduceva allo spazio che occupava e al lieve rumore del respiro. L’alba era prossima, portava alla vita il nuovo giorno. Il mondo era in gran parte addormentato anche se per gli Elfi di Arborlon si avvicinava l’ora del risveglio. I sogni esercitavano ancora il loro dominio.
Arlingfant Elessedil sentì di nuovo il lieve tocco e aprì gli occhi per cercarne la causa. Un sottile ramo argenteo, adorno di foglie scarlatte, le si era posato su una spalla. Si muoveva appena, delicato come una piuma, ma lei avvertiva il contatto attraverso la veste, una sensazione strana e rassicurante.
Bambina, ascolta.
Con il cuore che le martellava nel petto, percorsa da un fremito di paura e di trepidazione, Arling si mise in ginocchio per fronteggiare l’antico albero, si dondolò sui talloni e guardò in alto. Era consapevole del ramo che le sfiorava la spalla e si muoveva con lei mentre cambiava posizione.
«Sono qui, signora» mormorò.
Tutt’intorno la luce stava cambiando, la notte lasciava posto al giorno, l’oscurità s’inargentava allo schiarirsi del cielo a oriente. E in quel bizzarro momento di transizione il mondo pareva immobile intorno a lei.
Per tantissimi anni ho tenuto fede alla mia vocazione, forte contro gli elementi, i capricci e le vicissitudini della natura e degli Uomini. Per tantissimi anni sono stata all’altezza delle aspettative e delle sfide, senza mai rimpiangere ciò a cui ho dovuto rinunciare. Ma il tempo consuma tutti i viventi, e lo stesso vale per me...
Non era la sua immaginazione, pensò Arling. L’albero le stava parlando. La voce che udiva era la sua. Lei percepiva un legame fra essa e il ramo posato sulla sua spalla.
E percepiva un legame fra sé e l’Ellcrys, l’Eterea.
Cercò di analizzare quella sensazione, di capire che cosa stava accadendo, ma in quel momento l’albero riprese a parlare.
Anche se succede lentamente, è impossibile fraintendere i segnali. Rimane tempo per fare il necessario, ma prima occorre che tu capisca. Sei un’Eletta al mio servizio. Molte lo sono state in passato e altre, oltre a te, lo sono adesso. Ma tu, bambina, sei speciale per me. Tu porti i segni di sangue, ed essi mi dicono che non ve n’è nessuna che servirà al mio scopo così bene né così a lungo.
Arling batté rapidamente le palpebre rendendosi conto che l’Eterea la stava lodando per qualcosa che vedeva in lei e non nelle altre Elette. Ma non aveva idea di cosa fosse. Segni di sangue?
«Non capisco, signora» disse d’impulso. Nell’ammetterlo provò un profondo senso di vergogna. Voleva essere d’aiuto, era ansiosa di rendersi utile in ogni modo possibile. Ma l’Eterea stava dicendo di essere prossima alla fine – il tempo esigeva il suo tributo – e Arling non sapeva che cosa si aspettasse da lei.
Sto morendo.
Ecco la verità, le parole chiare e inconfondibili. L’Eterea era sul punto di lasciare questa vita. Arling sentì le lacrime agli occhi e all’improvviso ebbe difficoltà a respirare. Com’era possibile? L’albero non mostrava segni di deperimento: non era avvizzito, non perdeva foglie, non aveva cambiato colore né forma. Sembrava tutto a posto, eppure l’Eterea diceva il contrario. E lo stava dicendo a lei! Arling non voleva assumersi quella responsabilità. Aveva fatto tutto ciò che le era stato chiesto e anche di più, nel corso del suo periodo di servizio in qualità di Eletta. Non meritava un trattamento simile!
Bambina, tu sei preziosa per me.
«Non dirlo!» gridò Arling. «Ti ho deluso! Ho fatto del mio meglio, ma non è bastato. Non potresti sbagliarti? Forse hai solo bisogno di medicamenti e cure speciali per impedire...» Non riuscì a terminare la frase perché le parole morirono in una serie di ansiti e singhiozzi. Arling piangeva senza controllo e non pareva in grado di smettere.
Poi il ramo cambiò posizione, e lei si sentì pervadere da una strana pace che la indusse a trattenere le lacrime. Rimase immobile e cessò di lamentarsi. Intorno, l’aria si fece più leggera, soffusa del profumo di fiori, erba e foglie, e placò il dolore e la paura.
Puoi fare molto per aiutarmi, Arlingfant. Il mio servizio è stato lungo, coronato di successo, e deve continuare. Le Elette hanno il compito di prendersi cura di me nei miei ultimi giorni, e spetta a te informarle. Tutte si riuniranno per tenermi al sicuro e darmi conforto durante il trapasso, che è inevitabile. Devo andare dove tutti un giorno andranno. Tornare alle radici, alla vita precedente, al luogo dove aspetterò il prossimo incarico. Cerca di capire.
Invece Arling non capiva. Non sopportava l’idea di dover informare le altre Elette. Perché l’albero aveva scelto proprio lei? Perché chiederle questo quando nella sua vita stavano succedendo tante altre cose?
Ma era un pensiero egoista e non ne avrebbe parlato alla sua signora. Lei era un’Eletta, e le Elette non si lamentavano mai di ciò che era loro richiesto di fare durante il periodo di servizio.
«Lo riferirò alle altre» accondiscese. Poi esitò. «E faremo molto di più di ciò che domandi. Troveremo un modo per aiutarti, per guarirti dal male che ti affligge e renderti di nuovo sana e forte!»
Ci fu una lunga pausa.
Oh, bambina, no. È rischioso travisare la realtà. Ascoltami di nuovo. Ho bisogno di te. Ho bisogno della tua forza e della tua dedizione. Ho bisogno di ciò che sei e di ciò che sarai quando me ne sarò andata. Non capisci...
Arling scosse la testa, disperata. «Capisco solo che hai bisogno d’aiuto e non so come dartelo.»
Me lo darai nello stesso modo in cui lo diedi io una volta, molto tempo fa, quando ero una ragazza non più vecchia di te. Quando ero un’Eletta. Porterai il mio seme al Fuoco di Sangue e ve lo immergerai; poi tornerai da me, e tramite te io sarò rinnovata e il Divieto resisterà.
«Io... porterò...» Arling non riuscì a dire altro. L’enormità di ciò che l’Eterea le aveva appena rivelato le serrò la gola in una stretta ferrea che soffocò il resto della frase. In quel momento capì. Capì ciò che l’albero voleva da lei.
Sei la mia Eletta. Sei...
Di colpo Arling scattò in piedi e si mise a correre, con i neri capelli arruffati che le svolazzavano intorno. Aveva interrotto il contatto con il ramo, con la voce nella sua testa, rifiutando l’idea di ciò che le veniva chiesto e di come la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Si sentiva gelida e ardente nello stesso tempo.
Conosceva la storia. Tutte le Elette la conoscevano, dal tempo di Amberle Elessedil, l’ultima Prescelta. Si diceva che l’albero vivesse in eterno e alcuni credevano ancora che fosse così. La verità però era un’altra. La sua durata di vita si misurava in secoli, certo, ma era comunque limitata. Quando il momento della morte era prossimo, l’albero sceglieva un’Eletta che prendesse un suo seme, lo portasse al Fuoco di Sangue, lo immergesse nelle fiamme e tornasse per divenire...
“No, non posso farlo! È chiedere troppo! Perderò ogni cosa. Dovrò rinunciare alla mia vita!”
... Per divenire l’Eterea, per rinascere e prendere il posto di chi l’aveva preceduta, collegata per sempre a un’infinita catena di talismani che avrebbero preservato il Divieto e tenuto prigionieri i demoni.
“Non posso farlo. Sono solo una ragazzina senza meriti speciali. Non ero destinata a portare questo fardello!”
Sfrecciò davanti a Freershan e a un paio di altre Elette che entravano nei giardini, senza rallentare per salutarle, e mentre il buio svaniva corse al riparo degli alberi, ansiosa di nascondersi e aspettare settimane, mesi o tutto il tempo necessario perché quell’assurdità finisse. Corse verso il cottage e il conforto delle mura domestiche, nella speranza di trovarvi qualcosa che in realtà era già perduto. Si rifiutò di ammetterlo, ma nel suo cuore lo sapeva comunque.
Poi d’un tratto si ricordò di Aphenglow. Aveva bisogno di sua sorella, la sola persona che riuscisse sempre a sistemare le cose.
Ma Aphenglow doveva andare con Cymrian nelle Terre dell’Ovest. Erano stati incaricati di trovare i Druidi dispersi e scoprire che fine avessero fatto Paranor, abbandonata in seguito all’attacco della Federazione, e il povero Bombax.
Era già partita?
Cambiò bruscamente direzione e puntò verso il campo di volo, lottando contro il panico che le cresceva dentro, con il viso rigato di lacrime e il respiro irregolare. “Non lasciare che accada! Controllati!” Sfrecciò tra gli alberi, una figura esile, quasi effimera, nella luce sempre più forte, e prese sentieri e scorciatoie per guadagnare tempo prezioso.
“Aphen! Ti prego, aspettami, ti prego!”
Sbucò nella piana erbosa dove erano ancorate le navi volanti. Con le chiglie scure luccicanti di rugiada mattutina, sembravano grandi uccelli imbrigliati che si stagliavano nella luce del mattino privo di vento, gettando lisce ombre ricurve sul terreno. Quando scorse la Wend-A-Way, con i cavi di ancoraggio ancora al loro posto, fece un sospiro di sollievo.
«Aphen!» gridò. Accorciò la distanza più velocemente che poté, trovando nuove energie nella disperazione.
Poi sua sorella le corse incontro, volando sull’erba sotto il baldacchino delle aeronavi, alta, forte e sicura. Arling le si gettò fra le braccia gridando il suo nome, la faccia premuta contro la sua spalla.
«Sta morendo, Aphen! Sta morendo e vuole che prenda il suo posto, ma io non posso farlo, Aphen, non posso!» Arling crollò sull’erba tirando la sorella con sé.
Aphenglow la tenne stretta e la consolò, dicendole che andava tutto bene, che lì era al sicuro.
Arling si sciolse dall’abbraccio, sconvolta. «Mi ha toccato una spalla e mi ha parlato. Ha detto di avere bisogno di me. Ha detto...» Le parole sgorgarono fuori trasportate da un torrente di emozioni che lei riusciva a stento a controllare.
«Arling, smettila ora» disse infine sua sorella tenendola con forza per le spalle e facendola girare in modo da poterla guardare in faccia. «Capisco ciò che provi, ma ci sono troppe cose che ancora non sappiamo. Esistono dei documenti riguardanti la storia dell’Eterea e di coloro che l’hanno servita. Dovremo leggerli con attenzione.»
Arling scosse la testa. «Che differenza farebbe? So che cosa si aspetta da me. Ho udito le sue parole.»
«E sei scappata proprio nel bel mezzo della spiegazione» replicò Aphen. Tirò a sé la sorella e l’abbracciò di nuovo. «Devi tornare da lei per ascoltare il resto. Ma prima leggeremo i documenti delle Elette. Potremmo trovarvi qualche informazione preziosa che cambierà tutto. Smettila di piangere. Sono qui con te. Non ti lascerò sola ad affrontare questa situazione.»
Cymrian le raggiunse di corsa. «Cos’è successo? Non sapevo nemmeno che Arling fosse qui.» S’inginocchiò accanto a loro e con gli occhi cercò quelli di Arling. «Cosa c’è che non va? Dimmi di che si tratta.»
Fu Aphen a raccontargli la storia, facendo presente che poteva esistere più di un’interpretazione delle parole dell’Eterea.
Cymrian ascoltò senza interrompere, continuando a fissare Arling. Poi la staccò dalla sorella e l’abbracciò. «Non avere paura» mormorò. «Ci sarò io a proteggerti. Difenderò te come ho difeso Aphen e darò la vita per impedire che ti venga fatto del male.»
Arling scosse la testa. «Ma dovete partire per cercare l’Ard Rhys. Tutti e due. Non potete restare qui a causa mia. Bisogna che troviate i Druidi e li informiate della sorte di Paranor...»
«Aspetteranno» tagliò corto Aphen. «Adesso la cosa più importante è scoprire come aiutare te e l’Eterea. Se sta davvero morendo, allora questa missione ha la priorità sulla ricerca delle Pietre Magiche perdute.»
Cymrian annuì, scuro in viso. «Se l’Eterea verrà a mancare, che le troviamo o no non è rilevante.»
Arling spostò lo sguardo dall’uno all’altra. Non piangeva più e si era calmata. Con sua sorella e Cymrian accanto, si sentiva meglio. Forse Aphen aveva ragione, pensò. La situazione poteva essere diversa da come aveva temuto quando era scappata dai Giardini della Vita. Provò un senso di vergogna per essersi compor...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il fuoco di sangue
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Capitolo 17
  21. Capitolo 18
  22. Capitolo 19
  23. Capitolo 20
  24. Capitolo 21
  25. Capitolo 22
  26. Capitolo 23
  27. Capitolo 24
  28. Capitolo 25
  29. Capitolo 26
  30. Capitolo 27
  31. Capitolo 28
  32. Capitolo 29
  33. Capitolo 30
  34. Copyright