Joe, la testa destra di Joe-Jim, si rivolse a Hugh Hoyland. «D’accordo, genio, sei riuscito a convincere l’Ingegnere Capo…» il mutante indicò Bill Ertz con la punta del coltello, poi con la lama ricominciò a stuzzicare i denti di Jim.
«E con questo? Che cosa credi di avere ottenuto?»
«Te l’ho già spiegato» rispose Hugh Hoyland irritato. «Andremo avanti fino a quando ogni scienziato a bordo della Nave, dal Capitano al più giovane apprendista, sappia che la Nave si muove e che noi siamo in grado di spostarla. Allora finiremo il Viaggio, come era nel volere di Jordan. Su quanti coltelli puoi contare?»
«Per amor di Jordan! Senti… sei proprio tanto matto da credere che ti aiuteremo a realizzare questo folle progetto?»
«È naturale. Siete indispensabili.»
«Allora è meglio che trovi un’idea migliore. Questa non va. Bobo! Tira fuori la scacchiera.»
«Bene, capo.» Il nano microcefalo si sollevò dalle lastre del pavimento e trotterellò verso il compartimento di Joe-Jim.
«Fermati, Bobo.»
Era stato Jim, la testa sinistra, a parlare. Il nano si arrestò di colpo, corrugando la bassa fronte. Il fatto che il suo padrone a due teste ogni tanto non riuscisse a mettersi d’accordo su quello che Bobo doveva fare era l’unica nota di insicurezza nella sua tranquilla esistenza di servo sanguinario.
«Sentiamo quello che ha da dire» aggiunse Jim. «Magari ha un’idea divertente.»
«Divertente! Il divertimento di prendersi una coltellata nelle costole. Lasciami precisare che si tratta anche delle mie costole, e io non sono d’accordo.»
«Non ti ho chiesto di essere d’accordo, ti ho solo chiesto di ascoltarlo. Lasciando da parte il divertimento, potrebbe essere l’unico sistema per evitare di prendere una coltellata nelle costole.»
«Che cosa vuoi dire?» chiese Joe sospettoso.
«Hai sentito quello che ha raccontato Ertz» rispose Jim indicando con il pollice il prigioniero. «Gli ufficiali della Nave stanno organizzando un piano per ripulire i livelli superiori. Ti piacerebbe finire nel Convertitore? Una volta trasformato in idrogeno, non potrai nemmeno più giocare a scacchi.»
«Sciocchezze! L’Equipaggio non riuscirà a sterminare i mutanti… ci hanno già provato.»
Jim si rivolse a Ertz. «Che cosa ne pensi?»
Ertz rispose con una certa diffidenza, rendendosi perfettamente conto di essere passato da ufficiale superiore della Nave a prigioniero di guerra. Comunque, si sentiva confuso: erano accadute troppe cose e troppo in fretta. Era stato catturato, trascinato alla Veranda del Capitano, e aveva fissato le stelle… le stelle.
Il suo rigido razionalismo non ammetteva un tale concetto. Se, sulla Terra, un astronomo avesse visto fisicamente qualcuno che, girando una manovella, faceva ruotare il globo terrestre sul suo asse, non avrebbe potuto provare maggiore stupore.
Oltre a questo, si rendeva perfettamente conto che la sua esistenza stessa era appesa a un filo. Joe-Jim era il primo mutante dei livelli alti che avesse incontrato in una situazione diversa da un combattimento, coltello a coltello. Una sua parola a quel grosso orribile nano disteso sul pavimento e…
Scelse le parole a una a una. «Penso che l’Equipaggio potrebbe farcela, questa volta. Noi… loro si sono organizzati. A meno che voi non siate molti di più di quello che pensiamo e molto meglio preparati, credo che vinceranno. Vedete… ecco, sono stato io l’organizzatore.»
«Tu?»
«Sì. Molti membri del Consiglio non sono d’accordo con la politica di lasciare i mutanti in pace. Forse rispecchia la dottrina religiosa, o forse no, ma è certo che voi ammazzate molti dei nostri, senza contare i maiali che ci rubate. È seccante.»
«Di che cosa credi che vivano i mutanti?» chiese Jim con tono bellicoso. «Di aria rarefatta?»
«No, non esattamente. Comunque, la nuova politica non mirava alla distruzione totale. Avevamo progettato di offrire un padrone e un lavoro, come membri dell’Equipaggio, a tutti i mutanti che si fossero arresi e che potessero essere civilizzati. Cioè, a tutti quelli che non fossero, ecco… che fossero…» Si interruppe imbarazzato, e distolse gli occhi dal mostruoso essere a due teste che stava di fronte a lui.
«Vuoi dire a tutti quelli che non hanno mutazioni fisiche come me» concluse Joe con voce velenosa. «Non è così?» insistette. «Per quelli come me c’è il Convertitore, vero?» Si batté nervosamente il palmo della mano con la lama del pugnale.
Ertz si ritrasse e la sua mano corse alla cintura. Ma non trovò nulla: si sentiva nudo e indifeso senza il suo coltello. «Un momento» disse in tono difensivo «tu me lo hai chiesto e io ti ho spiegato la situazione. Io non c’entro più, ti ho semplicemente raccontato come stanno le cose.»
«Lascialo in pace, Joe. Ci ha spiegato onestamente la verità. È proprio come ti dicevo io: o assecondiamo il progetto di Hugh oppure aspettiamo di essere braccati. E non pensare di ucciderlo… avremo bisogno di lui.»
Mentre parlava, Jim tentò di rimettere il coltello nel fodero. Ci fu una lotta breve e silenziosa tra i gemelli per conquistare il controllo dei nervi motori del braccio destro, uno scontro di volontà senza riflesso a livello dell’attività fisica. Joe cedette.
«Va bene» acconsentì alla fine sgarbatamente «ma se finisco nel Convertitore, voglio portarmi appresso anche lui perché mi tenga compagnia.»
«Piantala» disse Jim. «Ti farò compagnia io.»
«Ma perché gli credi?»
«Perché non ha niente da guadagnare a raccontare menzogne. Chiedilo ad Alan.»
Alan Mahoney, amico e compagno d’infanzia di Hugh, aveva ascoltato la conversazione a occhi spalancati, senza intervenire. Anche lui aveva provato la sconvolgente esperienza di vedere le stelle, ma la sua mente ignorante di contadino non era arrivata a formulare opinioni precise come quelle di Ertz, l’Ingegnere Capo. Ertz aveva compreso quasi immediatamente che l’esistenza stessa di un mondo esterno alla Nave cambiava tutti i suoi progetti e tutto ciò in cui aveva creduto fino a quel momento. Alan era solo capace di meravigliarsi.
«Che cosa pensi del piano di sterminio dei mutanti, Alan?»
«Come? Mah, io non ne avevo mai sentito parlare. Accidenti, non sono uno scienziato. Aspetta… un giovane ufficiale era stato mandato in aiuto dello scienziato del nostro villaggio, il Tenente Nelson…» Si interruppe. Sembrava perplesso.
«E allora? Vai avanti.»
«Ecco, istruiva i cadetti del nostro villaggio, e anche alcuni uomini sposati. Li faceva allenare con il coltello e la fionda. Però non ce ne ha mai detto la ragione.»
Ertz spalancò le braccia. «Hai visto?»
Joe annuì. «Vedo» ammise con aria tetra.
Hugh Hoyland lo guardò con entusiasmo. «Allora sei dalla mia parte?»
«Suppongo di sì» rispose Joe.
«Bravo!» aggiunse Jim.
Hoyland si rivolse a Ertz. «E tu, Bill Ertz?»
«Quale altra scelta ho?»
«Molte. Ti voglio con me solo se sei convinto. Ecco il piano: l’Equipaggio non conta, dobbiamo convincere solo gli ufficiali. Terremo tutti quelli che non sono tanto sciocchi o fanatici da non capire, dopo avere visto le stelle e la Centrale Comandi. Gli altri» e si passò il pollice sulla gola emettendo un sibilo acuto «al Convertitore.»
Bobo sorrise felice con una smorfia e imitò il gesto e il suono.
Ertz fece un cenno d’assenso. «E poi?»
«Mutanti ed Equipaggio insieme, agli ordini di un nuovo Capitano, muoviamo la Nave verso Centauri! Sia fatta la volontà di Jordan!»
Ertz si alzò e guardò Hoyland negli occhi. Era un’idea complessa, troppo grande per essere compresa subito, ma, per Jordan! gli piaceva. Posò le mani sul tavolo e vi si appoggiò con tutto il suo peso. «Sono con te, Hugh Hoyland!»
Sul tavolo, proprio di fronte a lui, tintinnò un coltello, uno di quelli appesi alla cintura di Joe-Jim.
Joe trasalì, mosse le labbra per parlare a suo fratello, poi sembrò ripensarci. Ertz lo guardò con gratitudine e se lo infilò nella cinta.
Il bicefalo sussurrò tra sé per qualche istante, poi Joe disse ad alta voce: «È meglio che l’amicizia sia duratura». Sguainò il coltello che gli era rimasto e, afferrata la lama fra pollice e indice in modo che sporgesse solo la punta, si procurò una piccola ferita, facendosi sanguinare la spalla sinistra. «Lama per lama!»
Ertz sollevò di scatto le sopracciglia. Sguainò a sua volta il coltello appena ricevuto in consegna e si tagliò nello stesso punto. Il sangue sgorgò dalla ferita e scese lungo il braccio fino al gomito. «Spalla a spalla!» Spostò il tavolo da una parte e premette la spalla sanguinante contro la spalla ferita di Joe-Jim.
Alan Mahoney, Hugh Hoyland, Bobo… estrassero tutti il coltello e si punsero la spalla finché la pelle divenne rossa di sangue. Si avvicinarono, toccandosi con le spalle, in modo che il loro sangue, unito a quello degli altri, colasse sul pavimento del ponte.
«Lama per lama!»
«Spalla a spalla!»
«Sangue per sangue!»
«Fratelli di sangue… Fino alla fine del Viaggio!»
Uno scienziato apostata, uno scienziato rapito, un contadino sciocco, un mostro a due teste e un idiota con un cervello microscopico – cinque coltelli, contando per uno solo Joe-Jim; cinque cervelli, contando Joe-Jim per due e non contando Bobo – cinque cervelli e cinque coltelli per mettere fine a un’intera cultura.
«Ma io non voglio tornare giù, Hugh.» Alan strascicava i piedi e sembrava deciso. «Perché non posso restare con te? Sono una buona lama.»
«Certo che lo sei, vecchio mio. In questo momento, però, sei più utile come spia.»
«Ma c’è Bill Ertz per questo.»
«È vero, ma abbiamo anche bisogno di te. Bill è una figura pubblica e non può scomparire per risalire quassù senza essere notato e provocare dei sospetti. Ecco dove entri in azione tu: sarai il suo intermediario.»
«Dovrò sudare sette camicie per giustificare i miei movimenti.»
«Dai solo le spiegazioni strettamente indispensabili. Ma stai lontano dal Testimone.» Hugh immaginò Alan che tentava di ingannare il vecchio del villaggio, così avido di particolari e abile con le parole. «Evita il Testimone. Il vecchio ti metterebbe nei guai.»
«Il Testimone? Tu vuoi dire il vecchio, ma quello è morto. Ha fatto il Viaggio da un pezzo. Il nuovo è un uomo da poco.»
«Bene, se farai attenzione, te la caverai.» Hugh alzò la voce «Bill! Sei pronto ad andare giù?»
«Penso di sì.» Ertz si alzò riponendo di malavoglia il volume che stava leggendo, I tre moschettieri, un libro illustrato della biblioteca che Joe-Jim si era fatto rubacchiando qua e là. «Sai, è un libro meraviglioso. Hugh, credi che la Terra sia veramente così?»
«Naturale, se lo dice il libro.»
Ertz ci pensò, mordendosi il labbro inferiore, poi disse: «Che cos’è un mestiere?».
«Un mestiere? Un mestiere è un… un lavoro.»
«Anch’io pensavo così da principio, ma allora come si può montare un mestiere?»
«Come? Che cosa stai dicendo?»
«Vedi, in tutto il libro non fanno che montare i loro mestieri e partire.»
«Fammi vedere quel libro» ordinò Joe. Ertz glielo porse. Joe-Jim lo scorse rapidamente. «Ora capisco. Idiota! Montano destrieri, non mestieri: cavalli, insomma.»
«Bene, e che cos’è un cavallo?»
«Un cavallo è un animale, come un grosso maiale, o forse come una mucca. Ti siedi in groppa e ti lasci trasportare.»
«Non mi sembra pratico» disse Ertz dopo averci riflettuto. «Quando si viaggia in portantina si dice ai portatori dove si vuole andare. Ma come si fa a dire a una mucca dove si vuole andare?»
«È facile, basta avere un inserviente che la guidi.»
Ertz glielo concesse. «Ma, comunque, non mi sembra pratico, si potrebbe cadere. Preferisco andare a piedi.»
«È bello invece» spiegò Joe. «Basta essere allenati.»
«Sei capace?»
Jim sbuffò e Joe parve seccato. «Non ci sono cavalli sulla Nave.»
«Va bene, va bene. Ma guarda… questi tipi, Athos, Portos e Aramis, avevano qualcosa…»
«Ne discuteremo dopo» lo interruppe Hugh. «È arrivato Bobo. Sei pronto a partire, Bill?»
«Non avere fretta, Hugh, è una cosa importante. Questi tipi avevano coltelli…»
«Certo, perché non avrebbero dovuto?»
«Ma erano coltelli migliori dei nostri. Possedevano coltelli lunghi come un braccio, forse di più. Se dovremo batterci contro l’intero Equipaggio, pensa che vantaggio sarebbe se li avessimo.»
«Uhm!» Hugh sguainò il suo coltello e lo osservò tenendolo sul palmo della mano. «Forse sì, però non si potrebbe lanciare facilmente.»
«Potremmo tenere anche i coltelli da lanciare.»
«Sì, penso che sarebbe possibile.»
I gemelli avevano ascoltato senza dire niente. «Ha ragione» intervenne Joe. «Hugh, occupati della distribuzione dei coltelli, Jim e io dobbiamo leggere qualcosa.»
Entrambe le teste di Joe-Jim pensavano ad altri libri in loro possesso, ai libri della biblioteca, libri che si dilungavano in particolari sanguinari sugli infiniti metodi usati dall’umanità per accorciare la vita dei nemici. Stavano per istituire il Dipartimento Ric...