Uno sbattere di imposte nella bufera di vento fu l’unico segno della sua incursione. Si era arrampicata sul muro del giardino del tetro maniero senza che la vedesse anima viva, e fra il rombo dei tuoni e le raffiche che infuriavano al largo del mare vicino, si era inerpicata sulla grondaia ed era saltata sul davanzale, sgattaiolando nel corridoio del secondo piano senza farsi sentire.
Nell’udire un rumore di passi, si appiattì in una rientranza. La paladina del re si era nascosta sotto una maschera e un cappuccio neri per confondersi nell’ombra e diventare un’illusione del buio. Una giovane domestica si trascinò brontolando verso la finestra aperta, per richiuderla e poi sparire dalla scala sul lato opposto. Non aveva notato le impronte bagnate sul pavimento.
Un lampo illuminò a giorno il corridoio. L’assassina fece un respiro profondo e ripassò mentalmente le piantine che aveva studiato per filo e per segno nei tre giorni passati a osservare il maniero che si stagliava ai confini di Bellhaven. Cinque porte per lato. La camera da letto di lord Nirall era la terza a sinistra.
Cercò di captare altri passaggi di domestici, ma mentre fuori infuriava la tempesta, dentro il maniero regnava il silenzio assoluto.
Con passo felpato scivolò come un fantasma lungo il corridoio. La porta della camera di lord Nirall si aprì con un leggero cigolio e dovette aspettare il tuono successivo per richiudersela alle spalle.
Un altro lampo rivelò due persone che riposavano nel letto a baldacchino. Lord Nirall non aveva più di trentacinque anni e sua moglie, una bella donna dai capelli neri, dormiva profondamente tra le sue braccia. Quale sgarro potevano aver mai fatto al re perché li volesse morti?
Celaena strisciò fino al bordo del letto. Non stava a lei fare domande, lei doveva ubbidire, a costo della sua libertà. A ogni passo verso lord Nirall, ripassava mentalmente la piantina.
Sguainò la spada con un sibilo quasi impercettibile e si fece forza prendendo un respiro profondo.
Nel momento in cui la paladina del re gli alzò la spada sopra la testa, lord Nirall spalancò gli occhi.
Celaena Sardothien percorse a grandi passi i corridoi del castello di cristallo di Rifthold. Il sacco che stringeva in mano ciondolava a ogni falcata, sbattendole contro il ginocchio. Nonostante il cappuccio del mantello nero che le copriva quasi completamente il viso, le guardie non la fermarono mentre si dirigeva con passo deciso verso la sala consiliare del re di Adarlan. Sapevano perfettamente chi fosse e cosa facesse per il sovrano, essendo suoi sottoposti. Al castello, ormai, erano in pochissimi a superarla in grado e ancora meno a non averne paura.
Celaena si avvicinò alle porte vetrate aperte, con il mantello che ondeggiava alle sue spalle. Al suo cenno le guardie si misero sull’attenti, quindi entrò nella sala consiliare. I suoi stivali neri scivolavano felpati sul pavimento di marmo rosso.
Sul trono di ghiaccio, al centro della sala, sedeva il re di Adarlan con lo sguardo torvo inchiodato al sacco che le penzolava dalle dita. Come aveva fatto le altre tre volte, arrivata davanti al trono Celaena si piegò su un ginocchio e chinò la testa.
In piedi, accanto al trono del padre, c’era Dorian Havilliard e Celaena sentiva i suoi occhi color zaffiro che la fissavano. Alla base del palco, sempre tra lei e la famiglia reale, c’era Chaol Westfall, il capitano della guardia. Celaena lo guardava da sotto il cappuccio, studiandone i tratti. Dalla sua espressione avrebbe potuto essere un perfetto estraneo, ma si erano messi d’accordo e faceva parte della messinscena che erano diventati così bravi a recitare negli ultimi mesi. Chaol sarà anche stato suo amico, la persona di cui aveva finito per fidarsi, ma restava pur sempre il capitano responsabile delle vite dei reali presenti in quella sala. Il re parlò: — In piedi.
A testa alta, Celaena si rialzò e si tolse il cappuccio.
Il re le fece un cenno con la mano e l’anello di ossidiana brillò nella luce del pomeriggio. — Fatto?
La paladina affondò la mano guantata nel sacco e gli lanciò la testa mozzata. L’ammasso di carne rigida e putrefatta cadde sul marmo con un rumore sordo nel silenzio generale, rotolando sino ai piedi del palco reale. Si fermò con gli occhi opalescenti puntati verso il ricco lampadario di cristallo. Dorian ebbe un moto di ribrezzo e distolse lo sguardo. Chaol continuò a fissarla.
— Si è difeso — precisò Celaena.
Il re si piegò in avanti per studiare il volto straziato e i segni frastagliati sul collo. — È quasi irriconoscibile.
Celaena sfoggiò un sorriso complice nonostante il nodo in gola. — Temo che alle teste mozzate non faccia bene viaggiare... — E infilò di nuovo la mano dentro il sacco per prendere qualcosa. — Ecco l’anello con il sigillo. — Si sforzò di non badare troppo alla carne putrescente che aveva in mano, al fetore che si era acuito col passare dei giorni. Porse la mano a Chaol che, con i suoi occhi nocciola distaccati, la offrì al re. Storcendo la bocca, il re sfilò l’anello dal dito irrigidito per osservarlo da vicino e gettò la mano ai piedi di Celaena. Al fianco del padre, Dorian non riusciva a stare fermo. Quando Celaena si era battuta per vincere il torneo, lui non aveva dato peso al suo passato. Cosa si aspettava una volta che era diventata la paladina del re? Però Celaena immaginava che le teste e gli arti mozzati avrebbero dato il voltastomaco a chiunque, persino dopo aver vissuto dieci anni sotto il regno di Adarlan. E Dorian, che non aveva mai combattuto in vita sua, che non aveva mai provato cosa significasse camminare in catene verso i ceppi del boia… be’, era già tanto che non avesse ancora vomitato.
— E sua moglie? — le domandò il re rigirando l’anello fra le dita.
— Incatenata a quel che resta del marito in fondo al mare — rispose Celaena con un ghigno malvagio mentre prendeva la mano diafana e sottile dal sacco. Portava una fede dorata sulla quale era incisa la data delle nozze. Celaena la porse al re ma lui scosse la testa. Senza riuscire a guardare né Dorian né Chaol, ripose la mano della donna dentro il sacco di tela spessa.
— Molto bene — bofonchiò il sovrano. Celaena non si mosse nonostante gli occhi puntati su di lei, sul sacco e sulla testa mozzata. Dopo un lungo silenzio, il re parlò di nuovo. — C’è un movimento ribelle che sta prendendo piede qui a Rifthold, un manipolo di dissidenti pronti a tutto pur di depormi e che stanno cercando di interferire con i miei piani. La tua prossima missione sarà quella di stroncarlo e di farli fuori tutti, prima che diventino una vera minaccia per il mio impero.
Celaena strinse il sacco così forte che le fecero male le dita. Chaol e Dorian fissavano il re come se fosse una novità anche per loro. Prima di andare a Endovier, Celaena aveva sentito delle voci sulle forze ribelli, e poi aveva conosciuto i ribelli che erano stati catturati e portati nelle miniere di sale. Ma che ci fosse un movimento organizzato che stava crescendo nel cuore della capitale, e che fosse proprio lei a dover uccidere quei cospiratori uno a uno… E i piani… di quali piani stava parlando? Cosa sapevano i ribelli delle trame del re? Represse quegli interrogativi per non far trapelare niente dal suo volto.
Il re tamburellò con le dita sul bracciolo del trono, continuando a giocare con l’anello di Nirall nell’altra mano. — La lista dei sospetti traditori è lunga, ma per il momento ti darò soltanto un nome. Il castello brulica di spie.
Chaol s’irrigidì a sentire quelle parole, ma il re fece un gesto della mano e il capitano, impassibile, si avvicinò alla paladina per porgerle un foglietto. Celaena riuscì a non guardarlo in faccia mentre glielo consegnava, nonostante le loro dita, avvolte nei guanti, si fossero sfiorate. Imperturbabile, Celaena ne lesse il contenuto. C’era un solo nome: Archer Finn.
La paladina dovette far appello a tutta la sua volontà e a tutto il suo spirito di conservazione per non far trapelare il suo turbamento. Conosceva Archer, lo conosceva da quando aveva tredici anni, era stato alla Fortezza dell’Assassino per fare qualche lezione di addestramento. Aveva diversi anni più di lei ed era già un cortigiano molto ricercato che doveva imparare a difendersi dalle clienti più gelose. E dai loro mariti.
Non aveva scoraggiato la ridicola cotta che Celaena si era presa per lui, anzi, la lasciava fare gettandola spesso nel più totale e comico scompiglio. Non lo vedeva da anni ormai, da prima di Endovier, ma non lo avrebbe mai creduto capace di una cosa del genere. Archer era attraente, gentile e gioviale, non certo un pericoloso cospiratore di cui il re voleva la morte. Era assurdo. Chiunque avesse fornito quell’informazione al sovrano doveva essere un vero idiota.
— Solo lui o anche le sue clienti? — chiese Celaena senza pensare.
Il re rispose con un sorriso lento. — Tu conosci Archer? La cosa non mi sorprende affatto. — Era sarcasmo il suo, pura provocazione.
Celaena guardò davanti a sé, cercando di calmarsi, di respirare. — Lo conoscevo. È un uomo incredibilmente guardingo, mi ci vorrà un po’ di tempo per superare le sue difese — rispose cauta e disinvolta. Ma il tempo le sarebbe servito a capire come Archer fosse finito in quel pasticcio, e se il re stava dicendo la verità. Se Archer era davvero un traditore e un ribelle, be’, questo l’avrebbe scoperto in seguito.
— Ti concedo un mese. E se per allora non sarà sottoterra, forse dovrò riconsiderare il tuo incarico, ragazza mia.
— Vi ringrazio, Vostra Maestà — annuì lei, remissiva, docile, garbata.
— Quando avrai ucciso Archer, ti darò gli altri nomi della lista. — Per tanti anni si era tenuta alla larga dalla politica e dai movimenti ribelli, e adesso c’era dentro fino al collo. Fantastico.
— Fai presto. E sii discreta — le raccomandò il re. — Troverai la ricompensa per Nirall nei tuoi appartamenti.
Celaena annuì di nuovo e si mise il foglietto in tasca. Il re la fissava. Lei guardò altrove ma si sforzò di sorridere, di fare lo sguardo assassino. Poi finalmente il re alzò gli occhi e le disse: — Ora riprenditi quella testa e vattene. — Quando si mise in tasca l’anello di Nirall, Celaena dovette reprimere un moto di disgusto. Un trofeo.
La paladina afferrò per i capelli neri la testa, raccolse la mano mozzata e ripose tutto nel sacco. Guardò Dorian terreo in volto, si girò e uscì.
Ammutolito, Dorian Havilliard rimase lì impalato mentre la servitù riordinava trascinando il gigantesco tavolo di legno e le sedie decorate al centro della sala. Tre minuti dopo si sarebbe riunito il consiglio. Non si era nemmeno accorto che Chaol se n’era andato dicendo di voler interrogare ancora Celaena. Suo padre aveva fatto un grugnito di approvazione.
Celaena aveva ucciso un uomo e sua moglie. Ed era stato suo padre a ordinarglielo. Dorian era riuscito a malapena a guardarli in faccia. Si era illuso di aver convinto il padre a riconsiderare le sue politiche brutali dopo il massacro dei ribelli a Eyllwe, prima del solstizio d’inverno, ma sembrava che non fosse servito a niente. E Celaena…
Appena la servitù finì di sistemare, Dorian scivolò al solito posto, a destra del padre. I consiglieri arrivarono alla spicciolata e fra questi il duca di Perrington, che andò dritto dal re e cominciò a parlargli a voce bassa, troppo bassa perché lui potesse sentire.
Dorian non era in vena di parlare con nessuno e si mise a fissare la brocca d’acqua che aveva davanti. Poco prima Celaena non sembrava lei. A pensarci bene era così da due mesi, da quando era stata nominata paladina del re. Al posto dei bei vestiti preziosi portava una tunica nera, dritta e aderente, e pantaloni, i capelli raccolti in una lunga coda che ricadeva tra le pieghe del mantello nero che aveva sempre indosso. Era di una bellezza spettrale e, quando lo guardava, era come se non lo conoscesse.
Dorian guardò verso la porta aperta dalla quale era appena uscita. Se poteva uccidere la gente come se niente fosse, allora non doveva esserle stato molto difficile fargli credere che provavava qualcosa per lui. Farselo alleato, farlo innamorare al punto da affrontare suo padre per lei, per assicurarle il titolo di paladina…
Non riuscì a finire il pensiero. Sarebbe andato a trovarla, magari domani. Solo per capire se c’era la possibilità che si fosse sbagliato.
Ma non riusciva a non chiedersi se avesse mai contato qualcosa per Celaena.
Celaena percorse i corridoi e le...