Le parole che curano
eBook - ePub

Le parole che curano

Niente è più importante del dialogo con te stesso

  1. 196 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Le parole che curano

Niente è più importante del dialogo con te stesso

Informazioni su questo libro

Bisogna stare attenti alle parole che ci diciamo. Tutte le volte che ci accusiamo, che ci critichiamo, che ci offendiamo, il cervello emette delle vere e proprie tossine nella nostra interiorità. Tossine che ci fanno credere di essere sbagliati, di non aver realizzato nulla di significativo nella vita, di non aver seguito il compito che il nostro destino ci aveva assegnato. Abbiamo bisogno di parole-carezze, non di accusarci! E abbiamo ancora più bisogno di guardare il nostro mondo interno, le emozioni, i sentimenti, in modo del tutto silenzioso. La vera cura dell'anima è il silenzio, cioè quell'energia senza tempo in cui entriamo ogni notte e dove regnano incontrastate le immagini oniriche. Affidare i nostri disagi al silenzio è la prima cura. Non dirsi nulla, spegnere l'autocritica, ascoltarsi senza proferire alcun commento: ecco i comportamenti di cui ha bisogno l'anima per curare le sue ferite.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Le parole che curano di Raffaele Morelli in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804640172
eBook ISBN
9788852052514

VIVERE LE EMOZIONI

È proprio necessario soffrire in amore?

Due sembrano essere le “malattie del cuore”: una è legata all’incapacità di innamorarsi; l’altra è quella di chi vede in ogni nuovo amore l’incontro con la persona giusta… Vediamo insieme come sia possibile guarire da queste sofferenze.

La vera malattia d’amore

La vera malattia d’amore, secondo Alain Bauer, l’antropologo della foresta, è l’incapacità di innamorarsi.
«Le persone che s’innamorano molto raramente o quasi mai e, come accade a certi uomini, ne sono fiere, sono in genere individui avidi, tutti orientati sulla razionalità, sul controllo delle emozioni.»
Secondo Bauer, la scarsa capacità di innamorarsi è una condizione di disequilibrio profondo e andrebbe letta come la spia di un disagio esistenziale.
Al polo opposto, invece, si possono collocare coloro che sono vittime frequenti del “mal d’amore”. Persone, cioè, che s’innamorano spesso di nuovi partner, che escono dolorosamente da una storia per iniziarne subito dopo un’altra. La cosa sorprendente sta nel fatto che queste persone raccontano, nelle interviste psicologiche, che «… ogni volta mi sembra di ricominciare da capo».
Tutte le volte hanno la sensazione che il nuovo partner incontrato sia il “grande amore” della loro vita. Ogni storia diventa una vera e propria “fatica di Sisifo”, una corsa a dimostrare che «questa volta è tutto diverso», che il partner incontrato è quello decisivo, che non si potrà vivere senza di lui o di lei.
Si delineerebbero così due diversi “mal d’amore”: quello di chi dall’amore sta lontano perché ne ha paura, e quello di chi vede in ogni incontro la propria autorealizzazione, l’incontro con la metà mancante del cielo. Ambedue questi stati sono portatori di sofferenza e di disagio. Il primo per la perdita di creatività, di sentimenti, di emozioni. Il secondo per la continua rincorsa ansiosa di uno stato che poi verrà puntualmente vanificato.
Inutile dire che la cultura degli ultimi anni ci ha fatto assistere a una maggiore diffusione del secondo tipo di “mal d’amore”, quello legato alle “delusioni” delle storie che iniziano e s’interrompono.

Le molecole dell’innamoramento

Secondo alcuni autori, fra cui il compianto Luigi Oreste Speciani, innamorarsi sarebbe un vero e proprio “elisir” per la salute. In base alle sue ricerche e ai suoi studi statistici, peraltro ripresi da altri, lo stato di innamoramento modificherebbe profondamente in senso positivo sia le difese immunitarie sia le secrezioni ormonali.
«La bellezza» egli scrive «che caratterizza le persone innamorate sarebbe proprio da attribuire al cambiamento psicosomatico indotto dall’innamoramento.»
Speciani sosteneva che ogni innamoramento profondo sarebbe un “passaporto” per la salute e garantirebbe dai due ai quattro anni di una sorta di vaccinazione nei confronti delle malattie. Se fosse vera questa ipotesi, si dovrebbe parlare di “molecole dell’amore” capaci di modificare profondamente lo stato biologico.
L’amore così concepito non solo non sarebbe uno stato di sofferenza, ma avrebbe la capacità di mettere in moto le difese immunitarie, vale a dire il centro della nostra identità biologica.
Paradossalmente l’amore, che corrisponde a una vera e propria “rottura dell’identità” – quando siamo innamorati ragioniamo come se fossimo due persone –, mette in moto il codice biologico della nostra identità più profonda, cioè il sistema immunitario.
Comunque, da un punto di vista molecolare, secondo la tesi di Speciani non vi sarebbe sofferenza, dolore, tristezza, bensì una “gioia” della materia vivente che si esalta.

Innamoramento fra piacere e dolore

Se si vanno a leggere le descrizioni dei momenti in cui avviene l’innamoramento, ci si accorge che questo è caratterizzato da una sorta di “corteo sintomatologico” d’amore. È una fase in cui è più frequente l’irrequietezza, la tachicardia; l’emotività è più labile.
La paura è un sentimento che riaffiora. Si riscontra in concomitanza un senso di “pienezza di vita”, di gioia interiore e un aumento del desiderio sessuale. Da un lato si presentano situazioni psicosomatiche che rivelano la risposta al cambiamento (tachicardia, sudorazione ecc.), e che in qualche modo possono anche essere avvicinate all’espressione corporea della paura; dall’altro si evidenziano i temi dello sviluppo della vita affettiva (pienezza, gioia ecc.).
Questa apparente contraddizione si può comprendere se teniamo presente che l’amore si comporta come un archetipo dell’emozione, dove le polarità opposte – piacere e sofferenza – riposano una accanto all’altra. E vivere pienamente un archetipo, un simbolo, non può che essere vivificante e salutare per il corpo.

Coppia: inferno o paradiso

Uno dei temi più dibattuti dagli studiosi della relazione e dai sessuologi riguarda la salute di coppia.
Quando una coppia sta bene? Esistono dei parametri per stabilire se una coppia è a rischio? È chiaro che il problema sfugge alle definizioni o, comunque, le regole sono tutte da stabilire. E meno che mai può lasciare tranquilli il fatto che tutto “apparentemente fili liscio”, se è vero che molte coppie cosiddette “solide” vedono comparire la rottura del loro rapporto come un “fulmine a ciel sereno”.

La rottura improvvisa

Mario e Alba sono sposati da dieci anni. Entrambi parlano di una relazione coniugale «piena, felice, serena». Per gli amici che li frequentano sono una “coppia modello”.
In apparenza non ci sono conflitti o problemi che mettono minimamente in discussione la loro vita di relazione intrafamiliare e con gli altri. Inoltre, non hanno problemi economici.
All’improvviso, nel giro di qualche giorno, Alba e Mario vedono finire il loro rapporto. Qualche mese dopo questa rottura, Alba viene da me in psicoterapia.
Il motivo di una “fine” così repentina? Una lite furibonda insorta una sera, a cena con alcuni amici, e proseguita poi a casa. «Mi sono accorta» dice Alba «che avevo di fronte uno sconosciuto. Ho intravisto lati del suo carattere che forse non avevo mai voluto vedere.»
Quella scenata furibonda apre la porta a scontri che durano per oltre un mese. Poi la rottura. Alba se ne va di casa e abita per qualche tempo con una collega di lavoro.
In quel periodo si innamora di un altro uomo. La rottura con Mario è insanabile. Nonostante i ripetuti tentativi di lui di recuperare il rapporto, il matrimonio finisce in modo completo e definitivo.

La coppia chiusa

Non credo, ovviamente, che il litigio furibondo sia stato la causa di quella frattura che abbiamo descritto. Eppure, altre volte mi è capitato di sentir parlare, nei colloqui con i miei pazienti, di rotture improvvise, insorte inaspettatamente.
Anzi, nei racconti di Alba, la coppia di cui faceva parte era vissuta come un «porto sicuro, un rifugio tranquillo», al punto che «evitavamo di incontrarci troppo spesso con gli altri perché sembrava che interrompessero la nostra intimità». Nella coppia che Alba ha ricostruito con il nuovo partner non sono più presenti quelle sensazioni di tranquillità, di benessere, di rifugio.
«Ora il mio rapporto è più conflittuale, più battagliero. Vi sono meno certezze, forse meno equilibrio. Mi sento molto meno sicura. Però, forse, sono più viva.»
Indubbiamente questo è un aspetto che riguarda il tentativo di interrompere uno standard, una chiusura eccessiva della coppia dentro se stessa, dove sembra che tutto vada effettivamente bene, ma probabilmente uno dei due partner è scontento e non lo comunica all’altro. Anzi, si attiene alla “recita” della felicità, si dichiara soddisfatto e contento di fare cose che non lo interessano pur di non dispiacere al compagno o alla compagna. L’intimità è solo apparente. La complicità solo esteriore.

La coppia e il focolare

Secondo Gaston Bachelard, il filosofo della “rêverie”, vi è una differenza sostanziale tra l’amore del fuoco, della passione, e quello meno dirompente del calore diffuso, uniforme, tipico del focolare. La stessa differenza che vi è tra la rivoluzione e l’abitudine.
L’innamoramento, e con esso le prime fasi di ogni coppia, appartiene alla fiamma; mentre l’abituarsi a stare insieme, ovvero il consolidamento della coppia, è di pertinenza del calore della brace. È chiaro che una coppia, per definirsi tale, cioè per aver superato il periodo della fiamma, deve fare costantemente i conti con l’abitudine. L’abitudine in sé – ci ricorda Bachelard – ha il valore positivo del farci ritrovare la nostra identità passo dopo passo, portando con noi la memoria del cammino che abbiamo percorso.
Una coppia è tale perché si ritrova in un passato comune, in un percorso nello stesso senso. Eppure, anche lo stare insieme è fondamentale perché la coppia si riconosca: l’abitudine contiene anche il principio della noia, della ripetitività e del banale. Ecco il terreno principale su cui la crisi si muove: una vita sempre uguale con il proprio partner. Crisi tanto più profonde quanto più entrambi i partner recitano un ruolo fisso: quello del comunicare all’altro che “tutto va bene così, non ci sono problemi, le cose filano lisce”.

Le lotte rinnovano lo stare insieme?

Da quanto detto risulta che, se è vero che una coppia ha bisogno di routine per ritrovarsi, è altrettanto vero che necessita anche di momenti di rivoluzione, di “fiamme”, per dirla ancora come Bachelard.
In questo senso, gli “imprevisti”, i conflitti, i malumori, i disaccordi hanno valore di rottura tra i due poli della relazione e del suo stato energetico, di ridiscussione della stasi, di ricerca di nuovi canali di identità. Non bisogna perciò meravigliarsi, né sorprendersi, quando accadono eventi che mettono in gioco le emozioni e gli affetti, che sono poi il sale di ogni relazione. Molte coppie, dopo una “trasgressione”, possono ritrovare complicità e intimità.

Un rito ci aiuta a sconfiggere la paura

Il bisogno di emergere e la paura di essere ricacciati indietro sono sentimenti tipici in chi si cimenta con “gli esami della vita”. Comprendere che qualsiasi prova è solo una tappa della nostra evoluzione può aiutare ad affrontarla più serenamente.

Collocare la prova in uno schema più ampio

«Ho sempre avuto una paura terribile del pubblico; tutte le volte che dovevo fare un concerto, prima di cominciare prendevo parecchie gocce di Valium per riuscire ad affrontare quello che mi attendeva…» Ma uno degli effetti del tranquillante era quello di rallentare i riflessi, tanto che la mobilità delle mani ne risentiva; e questo, per un giovane pianista, era un problema… E così Giuseppe, nonostante sembrasse destinato a una brillante carriera come concertista, smette le esibizioni e ripiega sull’insegnamento in conservatorio.
Ora, a 50 anni, rimpiange quella scelta: «È stata la paura del pubblico che mi ha costretto a rinunciare». Per Giuseppe il concerto era una sorta di sfida che sentiva di non poter vincere, e il pubblico era un giudice troppo severo che avrebbe certamente scoperto la sua impreparazione o i suoi errori. Questa paura nasceva dalla sensazione di “solitudine” che Giuseppe avvertiva di fronte agli spettatori: «Tu sei lì, da solo, e nulla ti può aiutare. Oltretutto basta un errore e tutto quello che hai fatto fino a quel momento va a quel paese…».
La difficoltà di Giuseppe di fronte al concerto è analoga a quella che tanti ragazzi provano quando si avvicina un esame, che tante persone si trovano ad affrontare in momenti particolari della loro vita: ci si sente soli di fronte a una prova e si ha la certezza che il futuro dipenda esclusivamente dal risultato che otterranno.
Una difficoltà che Antonella, studentessa di Ingegneria, ha superato in un modo particolare: preparando torte! «Il giorno prima dell’esame riesco sempre a convincere i miei compagni di studio ad aiutarmi a fare un dolce. È una specie di rito che è cominciato con l’esame di maturità, e da allora non l’ho più abbandonato.»
Su un piano analogico, Antonella compie un’operazione precisa che è simile a quello che l’attende il giorno successivo: con i vari ingredienti “crea” qualcosa di nuovo, di diverso (la torta). Dimostra a se stessa di avere la capacità trasformativa di cui l’esame è la controprova. Il fatto di eseguire l’operazione con i suoi compagni le conferma la sua appartenenza a un gruppo e allontana la sensazione di essere sola di fronte alla prova che l’attende.
Quello che Antonella ha colto istintivamente (e mette in pratica) è che, per superare il timore dell’esame che si avvicina, la strada migliore è quella di “ritualizzare” il momento che vive. Lo stesso significato hanno i riti scaramantici che molte persone eseguono prima di una prova: c’è l’allenatore famoso che va in panchina solo con un determinato abbigliamento; l’attore che deve entrare in scena con il piede destro; il giovane che affronta l’esame solo se ha in tasca il suo “portafortuna”… Il ripercorrere sempre la stessa “strada”, il ritrovare dei punti fermi – tipico di tutti questi rituali – serve a collocare la prova che ci attende in uno schema più ampio di quello ristretto (la sfida senza appello) che un certo modo di affrontare l’esame prefigura.
Non a caso tutte le Tradizioni hanno sempre costruito dei riti per accompagnare i momenti di “passaggio” esistenziale all’interno della comunità (adolescenza, matrimonio, parto, vecchiaia).
E l’esame altro non è che il passare (magari solo a livello sociale) da uno stato a un altro (da studente a laureato, da pedone ad automobilista, da impiegato a direttor...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Le parole che curano
  4. Introduzione
  5. VIVERE LE EMOZIONI
  6. COMPRENDERE IL DISAGIO
  7. DIVENTARE CIÒ CHE SIAMO
  8. Copyright