Re Mida ha le orecchie d'asino
eBook - ePub

Re Mida ha le orecchie d'asino

  1. 368 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Re Mida ha le orecchie d'asino

Informazioni su questo libro

Quest'anno la bella e irraggiungibile cugina Tilda passerà l'estate in casa di Làlage, che ha solo undici anni e non immagina quanto possano essere pericolosi i segreti di una quasi quattordicenne. Làlage viene trascinata in un labirinto inestricabile di amori, segreti, bugie e malintesi, fino a mettere in pericolo l'amicizia con la fedelissima Irene. Un giorno però le viene offerta la parte principale in una recita strappalacrime...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804599166
eBook ISBN
9788852023804

PARTE SECONDA

CAPITOLO PRIMO

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La penultima settimana di giugno cominciarono ad arrivare i villeggianti. La motonave adesso faceva due corse quotidiane e bastarono pochi giorni perché la popolazione dell’isola raddoppiasse o quasi.
I nuovi venuti, provenienti da Lossai, ma anche da Serrata e da altre città della terraferma, andavano ad abitare a Portosalvo, nelle case dei pescatori. Erano sempre le stesse famiglie che da anni affittavano le stesse case. I pescatori si ritiravano a vivere in un’unica stanza nel sottoscala o, quelli che ce l’avevano, nella “casa di vigna”.
Infatti, per quanto La Serpentaria fosse lunga soltanto dodici chilometri e larga sette, aveva una zona interna collinosa dove quasi tutte le famiglie possedevano un pezzetto di terra con l’orto, la vigna, qualche albero di fico, la cisterna, il recinto per il maiale e una piccola costruzione in blocchi di tufo bianchi col tetto di lamiera ondulata che veniva pomposamente chiamata “casa”. Per fortuna le distanze non erano grandi, perché al maiale bisognava portare da mangiare tutti i giorni e naturalmente ci si andava a piedi.
Sull’isola non c’erano molti mezzi di trasporto motorizzati: la camionetta dei finanzieri, la millecento del dottore, due furgoncini e tre vespe. Questo naturalmente senza contare le barche a motore, che erano più di cinquanta.
Poi c’erano una dozzina d’asini e cinque cavalli, che servivano a spostarsi su e giù per i sentieri rocciosi delle zone più lontane, dove nessun pneumatico avrebbe resistito senza scoppiare.
Di vere case isolate nella campagna in tutta l’isola ce n’erano forse una ventina, ma nessun bagnante le affittava, per la difficoltà di rifornirsi d’acqua. Infatti i tubi della nave cisterna non arrivavano così lontano.
Tra i villeggianti solo i Lopez del Rio di Serrata non andavano in affitto, ma avevano casa propria: un villino dipinto in rosso pompeiano, col porticato e una darsena per la barca. Le tre figlie, Annunciata, Livia e Franzisca si comportavano come se fossero le padrone non della villa, ma dell’intero paese, anzi, dell’isola intera.
Con Làlage erano gentili, perché era “la figlia del dottore”, ma Irene la trattavano come una serva. A dire la verità, trattavano dall’alto in basso tutti i ragazzi de La Serpentaria; li consideravano una razza inferiore: selvaggi ignoranti, schiavi obbligati ad ammirarle e obbedirle ciecamente.
Tutti gli anni i Lopez arrivavano in automobile, carichi di valigie e bauli. Grazie alle loro conoscenze altolocate riuscivano a procurarsi il permesso di imbarcare la macchina sulla motonave, e il momento dello sbarco costituiva uno spettacolo per gli abitanti dell’isola.
— Cosa la portano a fare? — si chiedeva ogni volta il dottor Pau, che per andare a visitare i malati degli ovili era costretto a farsi prestare un cavallo, visto il pessimo stato delle strade.
— Giusto per sbattere in faccia i loro milioni a noi poveri lavoratori — commentava Nicola Cherchi, il “ragazzo” dell’emporio, che poi tanto ragazzo non era perché aveva cinquantaquattro anni, ma pescando con le bombe si era ferito malamente una gamba e gliel’avevano dovuta amputare sotto il ginocchio, per cui non poteva più uscire in mare sui pescherecci. Ce l’aveva a morte con i ricchi capitalisti e pure con i preti, perché era il segretario e anche l’unico iscritto della sezione locale del Partito Comunista. Salvava a stento il dottore, perché diceva che la sua era una professione “necessaria e umanitaria”.
In effetti sull’isola i Lopez la macchina non la usavano mai: la lasciavano ad arroventarsi e a coprirsi di polvere, posteggiata in fondo al cortile della villetta. Una volta che avevano dimenticato un finestrino col vetro abbassato, una gatta randagia ci si era rifugiata per fare i gattini e la tana era stata scoperta solo ai primi di settembre, quando una cameriera aveva aperto il portabagagli per caricare le valigie del rientro in città.
I Lopez arrivarono puntuali il venticinque di giugno. Quella sera il padre d’Irene aggiunse otto nuovi tavolini con relative sedie a quelli che aveva già sistemato sulla terrazza sotto la tettoia di canne, e ordinò al suo fornitore in terraferma di spedirgli ogni giorno con la motonave un grande blocco di ghiaccio per tenere in fresco le bibite. Piergiorgio appese sopra il bancone del bar tutto un festone di carta moschicida.
Il trenta giugno la popolazione dei villeggianti, formata da una quarantina di famiglie più o meno numerose, era al gran completo. C’erano persino tre campeggiatori, che avevano piantato la loro tenda canadese sull’isolotto de I Cardi, al di là del golfo. Tre facce nuove: nessuno prima d’allora li aveva mai visti a La Serpentaria. Evidentemente la fama dell’isola si stava allargando oltre i confini dei frequentatori abituali.
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Le due amiche, chiuse nella camera da letto di Làlage, fecero sul quaderno delle vacanze di quest’ultima la somma dei ragazzi forestieri, che ammontava a dodici maschi e nove femmine. Senza contare naturalmente i marmocchi delle elementari e quelli che ormai erano fuori gioco perché avevano già compiuto sedici anni.
E senza contare Tilda, che non era ancora arrivata.

CAPITOLO SECONDO

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Con l’arrivo delle sue amiche Anna Lopez e Susanna Vettore anche la signora Pau si trasformava in una bagnante e inaugurava il periodo della villeggiatura. Il marito e i figli, i tre che stavano ancora sull’isola perlomeno, avevano cominciato a fare il bagno dalla metà di maggio. Ma lei aspettava luglio per tirare fuori dall’armadio i suoi prendisole di cotone più eleganti, il costume da bagno, il cappello di paglia e l’ombrellone. Certo, avrebbe preferito la stagione balneare di Plaiamàr, con tutte le sue occasioni mondane. In mancanza di meglio si accontentava. L’estate d’altronde era per lei l’unica occasione di fare un po’ di vita sociale, dopo il lungo isolamento dell’inverno, che le pesava come una reclusione.
Il marito aveva il suo lavoro. E poi andava a caccia, o a giocare a carte col parroco, col maresciallo, col maestro, con i due negozianti dell’isola. Lei mica poteva frequentare le loro mogli, per non parlare di quelle dei pescatori! Così per mesi e mesi i suoi unici interlocutori erano i bambini, che per una donna adulta e istruita non potevano definirsi una compagnia stimolante.
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Anna Lopez del Rio e Susanna Vettore appartenevano al suo stesso livello sociale. E con Susanna erano state anche compagne di scuola.
Le tre signore affittavano insieme per tutta l’estate un grande peschereccio, sul quale ogni mattina caricavano figli e bambinaie per andare alla spiaggia, e che al pomeriggio serviva per gite ed escursioni.
Tutti i villeggianti de La Serpentaria passavano la maggior parte del loro tempo in barca a vela, se appena il tempo lo consentiva, ed essendo l’isola molto ventosa, questo era possibile praticamente tutti i giorni.
Le spiagge più belle dell’isola erano lontane da Portosalvo ed erano raggiungibili solo via mare. Ce n’erano quattro, una di sabbia finissima, una di ghiaia bianca, una di rocce e scogli e una d’alghe marrone, puzzolenti ma ricchissime di iodio, salutare per i bambini dalle tonsille delicate.
Ogni famiglia aveva la sua spiaggia preferita, così che su ognuna non c’erano mai più di sei o sette ombrelloni piantati a rispettosa distanza l’uno dall’altro. La meta abituale della Gerolama Figlia, tale era il nome del gozzo affittato dalla madre di Làlage e dalle sue amiche, era la spiaggia di ghiaia bianchissima, chiamata “Liscia d’Ebba”.
— Che silenzio! Che quiete! Un vero paradiso terrestre — sospirava beata Susanna Vettore, sistemando all’ombra la sedia a sdraio.
Franca Marini (in Pau) rimpiangeva la folla del Lido di Plaiamàr e il frastuono degli altoparlanti che diffondevano le canzoni all’ultima moda, ma non osava confessarlo perché Anna Lopez del Rio una volta aveva decretato con disprezzo: — Un posto così ordinario! Frequentato da gentuccia volgare, nuovi ricchi, pidocchi alzati! Non ci passerei nemmeno cinque minuti.
L’equipaggio abituale della Gerolama Figlia era composto da diciannove persone, compresi i due anziani marinai, ch’erano anche gli unici maschi adulti della compagnia. L’ingegner Vettore sarebbe arrivato solo ai primi d’agosto, mentre il professor Lopez del Rio non era un tipo marinaro e preferiva restarsene in paese a leggere il giornale e giocare a carte con chiunque gli capitasse a tiro. Giocava a soldi, e si diceva che avesse già perduto alle carte gran parte del patrimonio familiare.
Làlage fin dal primo giorno aveva scritto l’elenco dei passeggeri della barca sul solito quaderno a quadretti che chiamava “il quaderno delle vacanze”. (Era stata madre Efisia a suggerirle di tenere un diario, ma Làlage non era sicura che, al ritorno a scuola, avrebbe avuto voglia di mostrare ciò che vi andava scrivendo all’insegnante di lettere, che in fin dei conti era sempre una suora.)
L’elenco era il seguente:
- Franca Pau
- Anna Lopez del Rio
- Susanna Vettore

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madri
- Làlage Pau
- Saverio Pau
- Annunciata Lopez
- Franzisca Lopez
- Livia Lopez
- Andrea Vettore
- Gigi Vettore

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figli grandi
- Tomaso Pau
- Piccarda Pau
- Chantal Vettore

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figli piccoli
- Irene Carletto



amica di Làlage

- Zira
- Forìca

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bambinaie dei Pau
- Annedda



bambinaia dei Vettore
- zio Girolamo
- zio Proto

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marinai
A costoro si aggiungevano di tanto in tanto alcuni ospiti occasionali, amici delle signore o dei ragazzi, bambini piccoli di famiglie amiche, le cui madri quel giorno avevano l’emicrania, con relative bambinaie.
I...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Re Mida ha le orecchie d'asino
  3. Epilogo
  4. Parte prima
  5. Parte seconda
  6. Parte terza
  7. Parte quarta
  8. Parte quinta
  9. Parte sesta
  10. Parte settima
  11. Parte ottava
  12. Secondo epilogo
  13. INSERTO FOTOGRAFICO
  14. Dello stesso autore
  15. Copyright