I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 1. L'Alchimista
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I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 1. L'Alchimista

  1. 400 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - 1. L'Alchimista

Informazioni su questo libro

Nicholas Flamel nacque a Parigi il 28 settembre 1330. Considerato il più grande alchimista del suo tempo, si dice abbia scoperto la formula della vita eterna. È morto nel 1418. Ma la sua tomba è vuota. Nicholas Flamel è ancora vivo, grazie alla formula della vita eterna che da secoli produce nel suo laboratorio. Il segreto tuttavia è custodito in un preziosissimo libro che ora si trova nelle mani del malvagio dottor John Dee. Secondo un'antica profezia, solo due giovani gemelli dall'aura d'oro e d'argento possono recuperarlo prima che Dee raduni gli Oscuri Signori dai recessi dei Regni d'Ombra. Nella San Francisco del Ventunesimo secolo Josh e Sophie dovranno battersi contro creature mitologiche e divinità sanguinarie per difendere il volume. A volte le leggende sono vere. E la più grande leggenda di tutti i tempi si sta avverando ¿

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804576099
eBook ISBN
9788852023019

Venerdì 1° giugno

CAPITOLO VENTIQUATTRO

Josh si trovava al margine di un’antica foresta insieme a sua sorella e osservava un trio di minuscole creature alate, straordinariamente simili a draghi, che roteavano e danzavano nei primi raggi dell’alba. Lanciò un’occhiata a Sophie, ma scostò subito lo sguardo. — Non voglio che tu lo faccia — sbottò.
Sophie posò la mano sul braccio del fratello. — Perché no? — disse. Gli si mise di fronte, costringendolo a guardarla. Dietro di lei, davanti all’ingresso dell’incredibile Yggdrasill, vide Flamel, Scatty ed Ecate che li osservavano. Tutt’attorno, migliaia di Torc Allta, sia in forma umana che animale, erano impegnati nei preparativi della battaglia. I cinghiali avevano delle piastre di protezione di cuoio sulla groppa e sulle anche, e i Torc Allta umani erano armati di lance e spade. Grandi stormi di nathair sorvolavano i cieli e le macchie, mentre i prati d’erba alta brulicavano di creature invisibili, che strisciavano, serpeggiavano e sgattaiolavano ovunque. Le guardie stavano prendendo posizione attorno all’Yggdrasill, arrampicandosi faticosamente sugli enormi rami, piazzando archi e lance a ogni finestra.
Sophie guardò dritto nei limpidi occhi azzurri del fratello. Ci trovò il proprio volto riflesso e d’un tratto si rese conto che sembravano più grandi per via delle lacrime che non aveva ancora versato. Fece per toccarlo, ma Josh le prese la mano e strinse le dita con dolcezza. — Non voglio che ti succeda niente di male — disse semplicemente.
Sophie annuì, senza azzardarsi a parlare. Provava esattamente la stessa cosa per lui.
Nemmeno quando tre enormi nathair-pterosauri sorvolarono le loro teste, alzando pennacchi di polvere sul terreno, i gemelli distolsero lo sguardo l’uno dall’altra.
— Nicholas ha parlato di rischi — continuò Josh — ma Ecate ha detto che è pericoloso, forse perfino mortale. Non voglio che ti sottoponi a questo Risveglio col rischio che qualcosa vada storto — concluse in fretta.
— Dobbiamo farlo. Nicholas ha detto…
— Non sono sicuro di potermi fidare del tutto di lui — la interruppe Josh. — Sento che ha in mente qualcosa. Insiste troppo perché Ecate risvegli i nostri poteri, nonostante i pericoli che ci sono.
— Ha detto che è la nostra unica possibilità — insisté Sophie.
— Ieri ha detto che doveva portarci via dal negozio per tenerci al sicuro… ora, tutt’a un tratto, dobbiamo farci addestrare per riuscire a proteggerci da Dee e da questi Oscuri Signori. Dammi retta, Sophie, Nicholas Flamel sta facendo il suo gioco.
Sophie posò lo sguardo sull’Alchimista. Lo conosceva da un paio di mesi e ricordava di aver scritto nel suo blog che pensava fosse forte. Certo, adesso si rendeva conto di non conoscerlo affatto. L’uomo che un tempo chiamava Nick Fleming era un impostore. Una menzogna. Flamel
la stava fissando attentamente e, per un attimo, la ragazza immaginò che sapesse di cosa stavano parlando.
— Non dobbiamo per forza sottoporci a questo Risveglio tutti e due — continuò Josh. — Lascia che lo faccia io.
Di nuovo, Sophie lo guardò negli occhi. — E come pensi che mi sentirei se ti succedesse qualcosa?
Stavolta fu Josh a scoprirsi incapace di rispondere. L’idea che qualcosa di terribile potesse accadere a sua sorella gli era venuta in mente soltanto pochi attimi prima. Ma il solo pensiero lo aveva subito atterrito.
Sophie gli prese le mani fra le sue. — Dal momento in cui siamo nati, abbiamo fatto tutto insieme — disse, la voce bassa e seria. — E con mamma e papà tanto spesso lontani, siamo stati davvero sempre e solo tu e io. Tu ti sei preso cura di me, e io mi sono presa cura di te. Non ti permetterò di sottoporti a questa… operazione da solo. Faremo questa cosa, come abbiamo sempre fatto tutto il resto, insieme.
Josh guardò la sorella a lungo, attentamente. — Sei sicura? — chiese. Stava cominciando a vedere una nuova Sophie.
— Non sono mai stata più sicura.
Sapevano entrambi ciò che non si erano detti: nessuno dei due voleva essere lasciato indietro se fosse successo qualcosa durante il Risveglio.
Alla fine Josh annuì. Poi strinse forte la mano della sorella e insieme guardarono l’Alchimista, Ecate e Scatty.
— Siamo pronti — dissero.
— La Morrigan è qui — li informò Scatty mentre attraversavano il vasto ingresso e seguivano Nicholas ed Ecate fin nel cuore dell’albero. Si era cambiata e ora indossava dei pantaloni neri, una maglietta nera a collo alto, senza maniche, e degli anfibi da combattimento con la suola molto spessa. Portava due corte spade a tracolla, con le else che sporgevano appena sopra le spalle, e si era spalmata sugli occhi e sugli zigomi della pittura nera, che faceva assomigliare in modo stupefacente il suo viso a un teschio. — Ha portato Bastet con sé. Si stanno già riversando nel Regno d’Ombra.
— Ecate non può respingerli, vero? — chiese Sophie. Aveva solo una nozione vaga dei poteri della dea, ma il pensiero che ci fosse qualcosa di più potente di lei era terrificante.
Scatty alzò le spalle. — Non ne ho idea. Sono arrivati in forze; hanno portato i loro eserciti.
Sophie rise esitante. — Uccelli e gatti… che possono fare?
Scatty guardò la ragazza, il bianco degli occhi che risaltava sullo sfondo nero della vernice. — Hai visto quello che gli uccelli hanno fatto alla macchina quando siamo venuti qui.
Sophie annuì, con una stretta allo stomaco. Le immagini di quegli orrendi corvi neri che beccavano il parabrezza e perforavano il cofano di metallo l’avrebbero tormentata fin nella tomba.
— Be’, immagina cosa succederebbe se si radunassero decine di migliaia di uccelli.
— Decine di migliaia — sussurrò Sophie.
— Di più, centinaia di migliaia — si corresse Scatty, imboccando uno stretto corridoio. — I nathair in ricognizione hanno fatto una stima di circa mezzo milione.
— E non avevi detto qualcosa anche a proposito dei gatti? — chiese Josh.
— Sì. Più di quanti si riesca a contarne.
Josh guardò la sorella, l’idea del tremendo pericolo in cui si trovavano era ormai ben chiara nella sua testa. Correvano il rischio di morire in quell’assurdo Regno d’Ombra e nessuno l’avrebbe mai saputo. Si sentì salire le lacrime agli occhi e le ricacciò indietro battendo le palpebre; i loro genitori avrebbero passato il resto della vita a chiedersi che cosa fosse successo loro.
Il corridoio piegò in un altro passaggio, perfino più stretto del primo. Il soffitto era così basso che i gemelli dovettero camminare chinando la testa. Non c’erano né gradini né rampe di scale, ma la galleria continuava a scendere sempre più in basso, in una lunga e ampia spirale. Capirono di essere diretti sottoterra, nelle profondità dell’albero. Le pareti divennero più scure, il legno lucido era trafitto da rigogliose radici che si impigliavano nei capelli dei ragazzi come dita artigliate. L’aria si fece umida e odorosa di terra fresca, foglie marce e germogli.
— La casa è viva — esclamò stupita Sophie mentre imboccavano la spirale di un altro corridoio, composto interamente dalle radici rosicchiate e bulbose del grande albero. — Con noi che ci camminiamo dentro, e nonostante tutte le stanze, le finestre e le vasche che ci sono, l’albero è ancora vivo e vegeto! — Trovava l’idea tanto stupefacente quanto terrificante.
— È nato da un seme dell’Yggdrasill, l’Albero del Mondo — spiegò sottovoce Scatty, strofinando il palmo della mano contro le radici nude. Poi si portò la mano al viso e inspirò a fondo, per annusarne l’aroma. — Millenni fa, quando Danu Talis si inabissò in mare, alcuni Antichi Signori riuscirono a salvare parte della flora e della fauna dell’isola e a trapiantarla altrove. Ma solo due di essi, Ecate e Odino, riuscirono a nutrire i semi dell’Yggdrasill fino a portarli in vita. Odino, come Ecate, aveva potere sulla magia.
Josh aggrottò la fronte, sforzandosi di ricordare quel poco che sapeva sul conto di Odino. Non era quel dio scandinavo con un occhio solo? Ma prima che potesse chiedere conferma, Ecate scomparve oltre una soglia incorniciata di nodi e radici. Flamel si era fermato ad aspettare i gemelli e Scatty. I suoi occhi pallidi erano segnati da profonde occhiaie e una sottile ruga verticale era comparsa fra le sopracciglia. Quando parlò, scelse le parole con cura, l’accento francese ancora più marcato. — Vorrei che non foste costretti a farlo — disse. — Ma dovete credermi quando vi dico che non c’è altro modo. — Posò una mano sulla spalla di Sophie e l’altra su quella di Josh. Le due aure, d’argento e d’oro, si illuminarono per un istante e nell’aria densa si diffuse un profumo di gelato alla vaniglia e di arance. — Mi dispiace che, per aiutare me e Perenelle, siate finiti in una situazione terribilmente pericolosa. Se… anzi, no: quando Ecate avrà risvegliato il vostro potenziale magico, vi insegnerò alcuni incantesimi di protezione. Poi ci sono altre persone da cui voglio condurvi, specializzate nelle cinque antiche forme della magia. Spero che completeranno il vostro addestramento.
— Saremo addestrati come maghi? — chiese Sophie. Forse doveva sentirsi più eccitata all’idea, ma continuava ad avere nella testa le parole di Scatty, e a ricordare che, una volta risvegliati grazie a Ecate, sarebbero stati in grave pericolo.
— Come maghi e fattucchieri, come negromanti, stregoni e perfino incantatori. — Flamel sorrise. Si guardò dietro le spalle, quindi tornò a fissare i gemelli. — Adesso entrate e fate tutto ciò che vi dice. So che siete pieni di paura ma, se potete, tenetela a freno. Tuttavia lasciate che vi dica questo: non c’è alcuna vergogna nella paura. — Sorrise, ma solo con le labbra; gli occhi rimasero inquieti. — Quando uscirete da questa stanza, sarete delle persone diverse.
— Non voglio essere una persona diversa — sussurrò Sophie. Voleva che tutto fosse com’era fino a poche ore prima: normalissimo e noioso. In quel momento, avrebbe dato qualunque cosa per ritornare a quel mondo.
L’interno della camera era buio. Sophie sentì la mano del fratello nella sua e gli strinse leggermente le dita. Lui ricambiò la stretta.
Inoltrandosi in quella sorta di antro, molto più grande di quanto fosse sembrato a prima vista, i gemelli si adattarono a poco a poco alla penombra e la stanza assunse un tenue bagliore verdognolo. Un muschio spesso e vellutato rivestiva le pareti di radici ritorte, irradiando una luce color giada delicata e acquosa, tanto che la stanza sembrava immersa nell’acqua. L’aria era così densa di umidità che si raccoglieva sui capelli e sulla pelle dei ragazzi in goccioline simili a perle di sudore. Non faceva freddo, ma entrambi rabbrividirono.
— Dovreste considerarvi onorati. — La voce di Ecate proveniva dal bagliore verde direttamente di fronte a loro. — Non risveglio un figlio di homines da molte generazioni.
— Chi… — cominciò Josh, ma poi la sua voce si incrinò. Diede un colpetto di tosse secca e provò di nuovo. — Chi è stato l’ultimo umano che ha risvegliato? — Come sempre, era deciso a non mostrare la sua paura.
— È stato diverso tempo fa, nel Dodicesimo secolo, secondo la vostra misurazione del tempo, un uomo della terra di Scozia. Non ricordo il suo nome.
Sia Sophie che Josh seppero istintivamente che Ecate stava mentendo.
— Cosa gli è accaduto? — chiese Sophie.
— È morto. — Si udì una curiosa risatina stridula. — Ucciso da un chicco di grandine.
— Dev’essere stato proprio un gran chicco — bisbigliò Josh.
— Oh, sì, lo era — mormorò Ecate. E in quel momento, i gemelli capirono che la dea c’entrava qualcosa con quella misteriosa morte. A Josh, Ecate ricordò all’improvviso una bambina viziata e vendicativa.
— E adesso che succede? — chiese il ragazzo. — Dobbiamo stare in piedi o distesi?
— Voi non dovete fare niente — lo fulminò la dea. — E questo non è il genere di cosa da farsi alla leggera. Per migliaia di generazioni, voi homines avete deliberatamente preso le distanze da quello che ridicolizzate con il nome di magia. Ma la magia, in realtà, non è altro che l’impiego dell’intero spettro dei sensi. Gli homines hanno interrotto ogni contatto con i loro sensi. Ora essi vedono solo una minuscola porzione dello spettro visibile, odono soltanto i suoni più violenti, hanno un olfatto paurosamente limitato e riescono a distinguere solo i sapori più dolci o i più amari.
I gemelli si accorsero che Ecate aveva cominciato a muoversi attorno a loro. Non riuscivano a sentirne gli spostamenti, ma la seguivano attraverso il suono della voce. Quando parlò da dietro le loro spalle, sobbalzarono.
— Un tempo, l’umanità aveva bisogno di tutti questi sensi soltanto per sopravvivere. — Ci fu un lungo silenzio, poi, quando la dea parlò di nuovo, era così vicina che il suo fiato mosse i capelli di Sophie. — Ma dopo il mondo è cambiato. Danu Talis è sprofondata fra le onde, l’Età delle Lucertole è finita, è giunta l’Era del Ghiaccio, e gli homines sono diventati… sofisticati. — Pronunciò la parola come un’imprecazione. — Gli homines sono diventati indolenti e arroganti. Hanno scoperto di non avere bisogno di tutti i loro sensi e, a poco a poco, li hanno perduti.
— Sta dicendo che abbiamo perso i poteri della magia perché siamo diventati pigri? — chiese Josh.
Sophie soffocò un lamento; uno di questi giorni suo fratello avrebbe finito per cacciarli in un bel guaio.
Ma quando Ecate rispose, lo fece con voce sorprendentemente mite, quasi gentile. — Quello che voi chiamate magia non è altro che un atto dell’immaginazione acceso dai sensi e poi plasmato dal potere dell’aura. Più l’aura è potente, più grande sarà la magia. Voi due possedete un potenziale straordinario. L’Alchimista ha ragione: potreste essere i più grandi maghi che il mondo abbia mai conosciuto. Ma il problema sta proprio qui — continuò Ecate, mentre la stanza si schiariva un po’ e i ragazzi riuscivano a intravedere al centro la sagoma della giovane donna, sotto un groviglio di radici simile a un artiglio calato dal cielo. — Gli homines hanno imparato a fare a meno dei loro sensi. Il cervello filtra così tanti dati dalla coscienza che vivete in una specie di nebbia. Quello che posso fare io è risvegliare i vostri poteri sopiti, ma il pericolo, il pericolo molto reale, è che i vostri sensi si sovraccarichino. — Si fermò, poi chiese: — Siete disposti a correre il rischio?
— Io sì — esclamò subito Sophie, prima che il fratello potesse protestare. Temeva che se lui si...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. I segreti di Nicholas Flamel l'immortale - L'Alchimista
  3. Giovedì 31 Maggio
  4. Venerdì 1° giugno
  5. Nota dell’autore
  6. INSERTO FOTOGRAFICO
  7. Copyright