CLAUDIA CARROLL
RICORDAMI ANCORA...
PERCHÉ HO BISOGNO
DI UN UOMO?
Traduzione di Alessandra Callegari
LA FORTUNA SI FA ATTENDERE? VALLE INCONTRO!
Fin dall’attacco, la prima riga catturò la mia attenzione.
QUESTO È IL TUO ANNO!
Diceva il titolone nella bacheca degli annunci dell’ufficio. Ma fu la riga successiva che mi fece avvampare dall’eccitazione.
L’ANNO IN CUI TI SPOSERAI!!!
Cercai di fare del mio meglio per apparire indifferente e fingere di essere totalmente assorbita da un mare di annunci che proponevano in vendita Fiat Punto di seconda mano e gatti castrati.
Questo corso ti cambierà la vita per sempre! Devi solo applicare ai tuoi amori i principi insegnati nelle scuole di marketing di Harvard e dirai “sì” prima che l’anno finisca!
Continuai a leggere. Voi non lo avreste fatto?
Ripercorrendo insieme tutte le tue relazioni passate, ti mostrerò dove hai sbagliato, e potrai guardare con fiducia al futuro con il partner dei tuoi sogni! Se hai almeno trentacinque anni e ti senti pronta per correre all’altare, la soluzione è a portata di mano. Vieni al mio corso serale, adotta il mio programma in 12 punti e indosserai l’abito bianco entro l’anno!
E qui comincia la mia storia...
Lavoro come delegato alla produzione in uno sceneggiato televisivo e spesso penso che lo slogan migliore per definire il mio lavoro potrebbe essere:
A MORTE GLI ATTORI!
Be’... a dire il vero questo vale per tutti gli attori tranne il mio carissimo amico Jamie French, che vedrò stasera.
Al momento, mentre si riposa tra una parte e l’altra, Jamie fa il cameriere da Nosh, “il ristorante delle celebrità”, tutto cibi proteici, nel cuore di Temple Bar a Dublino. In realtà, dice lui, lo chiamano così perché Enya ci ha preso un caffè una volta. E girava anche voce che Bono ci fosse entrato un giorno a chiedere un’informazione, anche se poi saltò fuori che era solo un sosia. In ogni caso, stasera si festeggia il primo compleanno di Nosh con un party, e io e le Brave Ragazze ovviamente ci facciamo un salto. Intendiamoci, uso il termine “ragazze” in senso lato, visto che abbiamo tutte superato da un pezzo la trentina. Ma nessuna di noi si sente pronta per farsi etichettare come “donna”. Quantomeno, non ancora.
Bene. La Brava Ragazza numero uno è Caroline, che è di gran lunga la più brava di tutte noi (anche se, mi tocca ammetterlo, non è che ci sia molto da andarne fiera). Caroline è meravigliosa, fantastica, assolutamente mega. Quand’ero ragazzina volevo essere come lei. È la mia più vecchia e cara amica, ci siamo conosciute alle elementari ed eravamo entrambe state scelte per fare gli angioletti nella recita di Natale della scuola. Lei era perfetta per la parte.
Due cose su Caroline: a) non ha sempre avuto fortuna nella vita e b) nei trent’anni da che la conosco, mai, una volta che sia una, l’ho vista di cattivo umore. Dato che ha un aspetto favoloso (sembra la biondona degli Abba) ed è pure elegante, dopo l’università ha sfilato come modella per un po’ e poi ha fatto quello che tutte dovremmo fare. Si è sposata con il suo amato e fedele boyfriend Mike (uno spilungone che fa il dentista, gioca a rugby e a golf, ed è in tutto e per tutto un ragazzo adorabile) ed è diventata una mammina modello con un bambino e una bambina così perfetti che sembrano venuti fuori da un catalogo. Sono ricchi sfondati, indecentemente felici e... be’, non puoi nemmeno avercela con loro perché sono troppo carini.
Ed ecco a voi... Rachel, da noi soprannominata Joan Collins. Questo perché, nonostante abbia la nostra stessa età, Rachel ha già avuto ben due mariti. Sul serio. Il Numero Uno era parigino, un architetto piacente che aveva incontrato tempo prima quando eravamo tutte all’università. Avevano trascorso un periodo da sballo in un loft supersofisticato della Rive Gauche, ma Rachel si era categoricamente rifiutata di sposarlo col pretesto che a sua madre non andava.
A questo punto le cose si complicano. E vi devo raccontare una cosa di Rachel, una specie di battuta che circola tra noi, che devo spiegare: si tratta del suo feromone letale. È una sorta di messaggio chimico che trasuda da tutti i suoi pori e che sembra dire: “Non sto cercando un uomo, anzi non me ne importa proprio, se ti avvicini ti taglio la gola”. Solo che più lei manda questo messaggio, più gli uomini le corrono dietro come in un film di Benny Hill accelerato. L’ironia vuole che mentre io muoio dalla voglia di avere un uomo solo mio e tutti se la danno a gambe, basta che lei ringhi dietro a uno e quello si trasforma immediatamente nel suo cagnolino fedele. Alle volte mi chiedo se gli uomini non siano in grado di sentire a un miglio di distanza che io sono disperatamente in cerca e lei per nulla.
Tant’è. Torniamo a Parigi e al marito Numero Uno. Dopo anni trascorsi nel tentativo di persuaderla che quella di sua madre era solo una scusa per non sposarsi, lui le diede un ultimatum: o ci sposiamo o rompiamo.
Lo so, lo so. Di solito è il contrario, sono le donne che danno agli uomini questo tipo di ultimatum, della serie “o ti decidi o vaffanculo”. Ma stiamo parlando di Rachel, non di me. Lei poi non è che volesse proprio rompere, così un giorno, mentre erano in vacanza a Las Vegas, si decide a sposarlo d’impulso, in stile Britney Spears, dopo una notte di bevute incredibili, con due donne delle pulizie per testimoni. E a quel punto accadde l’inimmaginabile.
Rachel tornò a Dublino al volo per dare a tutte noi la grande notizia e finì con l’avere un litigio furibondo con sua madre, che si incavolò come una biscia quando si rese conto che non avrebbe più avuto modo di sfoggiare un vestito degno della madre della sposa. Così, su due piedi, Rachel decise di salire sul primo aereo per tornarsene a Parigi e fare una sorpresa al maritino nuovo di zecca.
Errore madornale.
Rachel ne parla ancora dicendo che ricorda perfettamente di essere salita di corsa per quindici rampe di scale e di essersi fiondata praticamente senza fiato in casa, solo per trovare lui a letto con una loro cara amica. E dopo la prima sorpresa, era tornata di gran carriera all’aeroporto, dove si era resa conto che non aveva nemmeno un centesimo. Nulla, nemmeno i soldi per fare una telefonata, in quei tempi ormai remoti in cui non esistevano i cellulari. Così fece quello che ognuna di noi avrebbe fatto in simili circostanze. Si sedette sulla valigia in mezzo all’atrio dell’aeroporto, sigaretta in mano, piangendo tutte le sue lacrime.
Secondo errore madornale.
Caso vuole che ci fosse stata una partita importante proprio quel weekend, e il bar dell’aeroporto fosse stracolmo di tifosi che tornavano a casa. Uno di loro adocchiò quella bellissima fanciulla disperata (Rachel ha un po’ l’aria di una di quelle attrici da film muto degli anni Venti, con la pelle bianca come la neve e i capelli corti a caschetto, una sorta di Louise Brooks, non fosse per i muscoli) e le venne in aiuto. Era un neozelandese grande e grosso, che sembrava proprio la risposta alle sue preghiere: le offrì da bere, le comprò il biglietto di ritorno e si dichiarò disposto a spaccare la testa del Numero Uno a nome suo. Agli occhi di Rachel si mostrò in un’aura così romantica da sembrare un principe azzurro a cavallo di un bianco destriero. Chi avrebbe potuto resistergli? Nel giro di un anno lei però aveva divorziato da Numero Uno, sposato Numero Due e divorziato anche da lui pochi mesi dopo.
Incredibile ma vero.
«In soli diciotto mesi» dice Rachel spesso «sono riuscita a sposare i due uomini più inutili che ci siano sulla faccia del pianeta, in entrambi gli emisferi. Per l’amor del cielo, l’idea di fedeltà del mio primo marito era quella di portarsi a letto una donna per volta. Quanto al secondo, il suo concetto di preliminari si esauriva nel lavarsi i denti. Così, per quanto riguarda le avventure romantiche, per me è finita, non ne voglio più sapere, ne ho avute abbastanza. Amore e passione sono per le adolescenti. Io me ne sto ferma sull’orlo del Grand Canyon, a guardare quel fascinoso abisso che è la vita da single dopo i trentacinque, e sapete che vi dico? Non me ne frega niente.»
Ora Rachel possiede e dirige una delle boutique più raffinate e care di Dublino, veste da sogno, trinca che è un piacere, ha una lingua tagliente ed è di gran lunga la persona più divertente che conosca.
Penso anzi che esserle amica sia l’esperienza che più assomiglia a vivere negli anni Venti a New York e frequentare l’Algonquin Hotel insieme a Dorothy Parker.
Il Club delle Brave Ragazze esiste ormai da più di vent’anni, quando le prime di noi si sono incontrate allo University College di Dublino. Sono le mie migliori amiche-anime gemelle-famiglia allargata-spalle su cui piangere e sono disposta a fare qualsiasi cosa per ognuna di loro. Be’... tranne arrivare in orario.
«Sei l’ultimaaaa!» mi gridano in coro quando finalmente appaio e mi faccio strada in mezzo alla calca.
«Mi spiace, mi spiace, mi spiace» ansimo io senza fiato «c’era uno dei soliti casini da attori.»
«Non dirmi! Rob Richards si è ubriacato all’ora di pranzo e ci ha provato con te» dice Jamie, che invece di lavorare se ne sta appollaiato a socializzare in mezzo alle altre Brave Ragazze.
«Orrore!» esclamiamo noi all’unisono.
Rob Richards, mi tocca spiegare, è uno dei più “vecchi” attori della soap opera per la quale ho appena incominciato a lavorare, Celtic Tigers. Fa parte del cast fin dal primo episodio, iniziato almeno dieci anni fa, quando in effetti era anche piuttosto belloccio.
«A rischio di sembrarvi la versione ancor più smorfiosa di una di quelle parti da zitella che recita sempre Maggie Smith» dico io «ci tengo a precisare che l’ho baciato solo una volta a un party dello studio e, a mia difesa, che era Natale, mi sentivo sola, avevo mandato giù ben quattro bicchieri di pinot nero a stomaco vuoto e... be’, lo sapete cosa dico sempre, vero?»
«Natale non è fatto per i single» recitano tutti in coro, facendomi il verso alla perfezione.
In effetti, lo ammetto, questo è un altro dei miei slogan...
«Ridete pure, ragazze mie, ma è la pura verità. Ogni occasione che vi faccia pensare sia una buona idea pomiciare con un uomo che di solito evitereste di incrociare per strada, so...