
- 112 pagine
- Italian
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eBook - ePub
La casa sull'albero
Informazioni su questo libro
Per sfuggire alla vita di città, la piccola Aglaia insieme a Bianca, la sua amica "grande", decide di andare ad abitare in cima a un albero. È un albero speciale, fantastico, infinito, popolato da strani condomini che si rivelano poco amichevoli. Una comunità davvero strana fatta di cani che volano, neonati che miagolano, gatti che parlano e piante carnivore.
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Informazioni
Print ISBN
9788804599111eBook ISBN
9788852023842BALBETTII INFANTILI
Dorotea ormai non aveva più latte, ma in compenso faceva l’uovo tutti i giorni. Un uovo così grande che bastava per la fame dei quattro bambini. I quali ripresero a crescere e a ingrassare a vista d’occhio. Ormai camminavano bene, anzi, erano molto più bravi di Aglaia e Bianca a correre in equilibrio sui rami più sottili e ad arrampicarsi per tutto l’albero come scimmiotti. Però non dicevano ancora una parola.
«Saranno muti» diceva Aglaia preoccupata.
Bianca invece temeva che un bel momento si sarebbero messi a cantare come gli uccelli, visto che erano arrivati con le cicogne.
«Sarebbe più logico che si mettessero ad abbaiare» osservò Aglaia «visto che sono stati allevati da Dorotea.»
Invece venne fuori che era stata Prunilde a influenzare di più i quattro bambini con il suo linguaggio gattesco.
Un giorno che Aglaia teneva in braccio Gianporfirio e lo coccolava, perché era davvero un marmocchio simpatico, il bambino le strofinò la testa sotto il mento e disse: «Miao!»
«Santo cielo!» esclamò Aglaia. «Non è muto dunque. Ma non era esattamente questo che volevo sentirgli dire. Di’ “mamma”, bello, di’ “gaga”, di’ “pappa”, come tutti gli altri bambini!»
«Miao!» ripeté Gianporfirio in tono preoccupato, ed era così carino che Aglaia non poté fare a meno di accarezzargli i capelli.
Allora, con suo grande sgomento, il bambino si mise a fare le fusa. «Ron ron-rron rrrrron» faceva gettandole le braccine al collo.
«Aiuto!» gridò Aglaia. «Bianca, corri! Qui bisogna fare qualcosa al più presto.»
Invece di Bianca, arrivò Dorotea, trotterellando lemme lemme, con gli altri tre bambini aggrappati chi al pelo dei fianchi, chi alla coda.
«Sentiamo un po’, voialtri, cosa avete imparato? Cosa sapete dire? Su, Ildebrando di’ “mamma”, “mam-ma”, “mam-ma”» supplicava Aglaia disperata.
«Miao! Gnau! Fff!» soffiò Ildebrando arrabbiato, perché non aveva voglia di parlare e gli seccava di essere interrogato in quel tono.
«Oh, no! E tu, Purif, stella degli occhi miei? Tu cosa mi sai dire?»
Purif mollò la coda di Dorotea e cadde a sedere pestandosi il fondoschiena.
«Gnaoooo!» si lamentò.
«Miaoo, miaoo, miao!» cominciò a ripetere Gianporfirio, per far vedere che anche lui sapeva dire la sua.
«Senti un po’, Dorotea, non ti vergogni?» chiese allora Aglaia. «La responsabile dei bambini sei tu, in fondo. Come hai potuto lasciare che quella gattaccia influenzasse così i tuoi pargoletti?»
Dorotea guardò Aglaia con espressione avvilita. Voleva scusarsi, ma evidentemente non osava dire niente. Due o tre volte aprì la bocca senza emettere suono, mentre intorno i bambini miagolavano che era una bellezza. Poi, finalmente, con tono di scusa fece: «Cip!»
Non era più capace di abbaiare.
«Ma questo non è un albero! Questa è una Torre di Babele, una vera Babilonia!» si mise a strepitare Aglaia. Corse alla biforcazione dei rami, si calò dentro il tronco cavo dell’albero e uscì dalla porticina segreta, sbattendosela dietro le spalle.
«Non prendertela» cercò di farla ragionare Bianca quella sera. «Non lo fanno per farti dispetto. In fondo è colpa nostra. Abbiamo trascurato troppo quei bambini. A forza di stare tutto il tempo con cani e gatti cosa vuoi che imparassero? D’ora in poi me ne occuperò io. Gli farò due ore di conversazione tutti i giorni.
Ma conversare con dei bambini così piccoli non è tanto facile.
L’indomani Bianca li fece sedere nei loro seggioloni, tutti in fila davanti a lei, e cominciò: «Oggi parleremo della filosofia eschimese.»

«Miao?» fece Inalbis in tono interrogativo.
«Gnau, gnau!» aggiunse Ildebrando, e si mise a ridere.
«Basta! Da oggi si cambia musica!» gridò allora Bianca severamente. «Se vi sento ancora miagolare, vi butto giù dall’albero!»
I bambini si misero a ridere e a miagolare tutti insieme.
«Basta, ho detto!» ripeté Bianca arrabbiata. «Se no chiamo il signor Beccaris Brullo.»
A questo nome i bambini spaventati ammutolirono di colpo.
«Allora» riprese Bianca in tono più dolce «cosa mi dite di bello? Niente miagolii, mi raccomando.»
Tra i bambini ci fu un attimo di silenzio, poi Gianporfirio alzò la manina.
«Su, cocco, parla! Cosa mi volevi dire?»
«Bau!» fece Gianporfirio, arrossendo dalla soddisfazione di non aver miagolato. Bianca restò senza parola.
«Bau, bau, arf, arf!» fece subito Ildebrando.
«Kaì, kaì, kaì» si mise a guaire Inalbis.
«Uh, uuuuh, uuuuuuh» uggiolò Purif.
«Eh, no bambini. Non ci siamo. Qui ci vuole un rimedio drastico» fece Bianca decisa. «Adesso mi farete il piacere di starvene zitti per qualche giorno, limitandovi ad ascoltare quello che vi dico io.»
I marmocchi serrarono volenterosi le labbra e drizzarono le orecchie.
“Mamma mia! E adesso cosa gli racconto?” pensò Bianca preoccupata. “Cosa posso dire a quattro bambini così piccoli, per non annoiarli?”
«Perché non gli reciti una poesia?» suggerì Aglaia, che era arrivata nel frattempo.
«Hai ragione. Attenti, cocchi di mamma! Ascoltate e cercate di ricordare.
Stella, stellina,
la notte si avvicina,
la fiamma traballa,
la mucca è nella stalla…»
I bambini non perdevano una parola. Anche Prunilde si era seduta vicino a un seggiolone e ascoltava compunta.
«Continua tu, per favore» disse Bianca ad Aglaia quando, in capo a tre ore, rimase senza fiato.
«E le ochette del pantano
vanno piano, piano piano…»
attaccò Aglaia. I bambini non erano mai stanchi di starla a sentire.
Per una settimana le due amiche si alternarono nelle lezioni di linguaggio, e i bambini sempre zitti. Però ascoltavano con grande diligenza.
Amedeo intanto, preoccupato per la strana metamorfosi della sua fidanzata, aveva convinto Dorotea a sottoporsi a delle lezioni di “rieducazione canina”. Le due bestie si mettevano su un grosso ramo solitario e Amedeo abbaiava in tutti i modi e i toni possibili, invitando pazientemente Dorotea a imitarlo.
«Ba… cip!» faceva la cagna. «Arf… trill, trill, trill! Wau… pio pio pio!» Insomma, ormai riusciva solo a cantare, trillare, pigolare. Abbaiare, niente. E si vedeva chiaramente che lungo le zampe anteriori le stavano crescendo delle penne robuste.
Amedeo era sconcertato. «Che fine farà il nostro amore?» le chiedeva con tristezza in lingua canina.
«Cip, cip» rispondeva sconsolata Dorotea.
Al nono giorno Bianca disse finalmente ai quattro bambini: «Sentiamo un po’ se avete imparato qualcosa. Almeno le parole più semplici. Tu, per esempio, Gianporfirio, prova a chiedermi da mangiare.»
Il piccolo la guardò con aria smarrita. «Miao» disse pianissimo.
Gli altri tre si misero a ridere.
«Miao» fece Prunilde con derisione.
«Su, coraggio! In fondo è la prima volta» disse Bianca indulgente. «Prova ancora, Gianporfirio, dai! Cosa mi diresti se dovessi chiedermi la pappa? La pap-pa…»
«Scusa!» disse improvvisamente una voce sconosciuta. «Non vorresti essere così magnanima da fornirmi l’alimento per la mia nutrizione?»
Bianca fece un salto: «Cosa? Chi ha parlato?»
«Perdonami» ripeté la voce in tono compito «gradiresti favorirmi un desinare acconcio al mio appetito irrefrenabile?»
«Chi ha parlato?» ripeté Bianca piuttosto spaventata, perché era sicurissima che nessuno dei quattro bambini aveva aperto bocca. «Chi ha parlato?» insistette.
Da sotto il seggiolone di Inalbis venne fuori Prunilde e si fece avanti orgogliosa, innalzando trionfalmente la coda.
«Fui io a proferire codeste frasi forbite» disse la gatta. «Volevo manifestarti in qual modo eccellente appresi la tua lezione.»
«Santo cielo! Aglaia, corri!» chiamò...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- La casa sull’albero
- Un albero davvero singolare
- Uno strano vicino di casa
- Problemi di condominio
- Un capolavoro di idraulica
- Tempo di migrazioni
- Il regalo delle cicogne
- Una festa sull’albero
- La maledizione del condomino
- I bambini cambiano dieta
- Balbettii infantili
- L’ebbrezza del volo
- Segnali nella notte
- La grande battaglia
- Postfazione
- Copyright