Hunger Games - La ragazza di fuoco
eBook - ePub

Hunger Games - La ragazza di fuoco

  1. 384 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games. Una volta scelto, il tuo destino è scritto. Dovrai lottare fino all'ultimo, persino uccidere per farcela. Katniss ha vinto. Ma è davvero salva? Dopo la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, l'implacabile reality show che si svolge a Panem ogni anno, lei e Peeta sono, miracolosamente, ancora vivi. Katniss dovrebbe sentirsi sollevata, perfino felice. Dopotutto, è riuscita a tornare dalla sua famiglia e dall'amico di sempre, Gale. Invece nulla va come Katniss vorrebbe. Gale è freddo e la tiene a distanza. Peeta le volta le spalle. E in giro si mormora di una rivolta contro Capitol City, che Katniss e Peeta potrebbero avere contribuito a fomentare. La ragazza di fuoco è sconvolta: ha acceso una sommossa. Ora ha paura di non riuscire a spegnerla. E forse non vuole neppure farlo. Mentre si avvicina il momento in cui lei e Peeta dovranno passare da un distretto all'altro per il crudele Tour della Vittoria, la posta in gioco si fa sempre più alta. Se non riusciranno a dimostrare di essere perdutamente innamorati l'uno dell'altra, Katniss e Peeta rischiano di pagare con la vita…

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Hunger Games - La ragazza di fuoco di Suzanne Collins, Fabio Paracchini, Simona Brogli, Fabio Paracchini,Simona Brogli in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804603528
eBook ISBN
9788852023736
PRIMA PARTE

LA SCINTILLA

1

Stringo il thèrmos tra le mani, anche se il calore del tè si è ormai dissolto nell’aria gelida. I miei muscoli sono contratti per combattere il freddo. Se in questo momento comparisse una muta di cani selvatici, le probabilità di riuscire ad arrampicarmi su un albero non sarebbero a mio favore. Dovrei alzarmi, muovermi, massaggiarmi le membra irrigidite. E invece rimango seduta, immobile come il masso che sta sotto di me, mentre l’alba comincia a rischiarare i boschi. Non posso lottare contro il sole. Posso solo osservarlo con un senso di impotenza mentre mi trascina in una giornata che temevo da mesi.
A mezzogiorno saranno tutti nella mia nuova casa, al Villaggio dei Vincitori. I giornalisti, le troupe televisive, persino Effie Trinket, la mia vecchia accompagnatrice, arriveranno da Capitol City al Distretto 12. Mi chiedo se Effie porterà ancora quella stupida parrucca rosa o se, per il Tour della Vittoria, sfoggerà qualche nuovo, strano colore. Ci saranno anche altri ad attendermi. Il personale di servizio che soddisferà ogni mia richiesta durante il lungo viaggio in treno. Uno staff di preparatori che mi farà bella per le apparizioni pubbliche. Il mio stilista e amico Cinna, autore degli splendidi costumi che hanno indotto il pubblico a notarmi sin dall’inizio degli Hunger Games.
Se dipendesse da me, cercherei di dimenticarli del tutto, gli Hunger Games. Di non parlarne proprio. Di fingere che siano stati solo un brutto sogno. Ma il Tour della Vittoria lo rende impossibile. Strategicamente piazzato a metà tra due edizioni del reality show, è il modo in cui Capitol City mantiene l’orrore vivo e presente. Non solo noi dei distretti siamo obbligati a ricordare ogni anno il ferreo controllo del potere di Capitol City: siamo obbligati a festeggiarlo. E quest’anno io sono una delle star dello spettacolo. Dovrò viaggiare da un distretto all’altro, starmene in piedi davanti a folle plaudenti che nel loro intimo mi detestano, guardare dall’alto i volti di coloro che ho privato dei figli...
Il sole insiste nel voler sorgere, perciò mi impongo di alzarmi. Tutte le mie articolazioni si lamentano e la gamba sinistra è rimasta addormentata tanto a lungo che devo camminare avanti e indietro per parecchi minuti prima che riacquisti sensibilità. Sono stata nei boschi tre ore, ma non ho catturato un bel niente, visto che non ho fatto alcun vero tentativo di cacciare. Per mia madre e per Prim, la mia sorellina, non ha più importanza. Ora possono permettersi di comprare la carne dal macellaio in città, anche se a tutte noi piace molto di più la selvaggina appena abbattuta. Ma il mio migliore amico Gale Hawthorne e la sua famiglia contano sul bottino di oggi, e io non posso deluderli. Inizio il percorso di un’ora e mezza che servirà a ispezionare le nostre trappole. Quando andavamo a scuola, nel pomeriggio avevamo il tempo di controllarle tutte, e di cacciare e raccogliere e tornare in città per fare i nostri baratti. Ma adesso che Gale è andato a lavorare nelle miniere di carbone, e io non ho niente da fare tutto il giorno, il lavoro è passato a me.
A quest’ora Gale avrà timbrato il cartellino di entrata, compiuto il pauroso tragitto in ascensore nelle profondità della terra, e starà lavorando e sudando su un filone di carbone. So com’è, là sotto. A scuola, come parte della nostra formazione, ogni anno la mia classe doveva visitare le miniere. Quando ero piccola, era solo sgradevole. Le gallerie claustrofobiche, l’aria viziata, l’oscurità che ti opprime da ogni lato. Ma dopo che mio padre e molti altri minatori rimasero uccisi in un’esplosione, mi fu quasi impossibile impormi di salire sull’ascensore. La gita annuale divenne per me una fonte di enorme ansia. Per due volte mi sentii così male aspettando quell’evento che mia madre mi tenne a casa pensando che avessi l’influenza.
Penso a Gale, che si sente vivo solo nei boschi, con l’aria fresca e la luce del sole e lo scorrere dell’acqua limpida. Non so come faccia a sopportarlo. Be’, sì che lo so. Lo sopporta perché è l’unico modo che ha per dar da mangiare a sua madre e a suo fratello e sua sorella più piccoli. E mentre io mi ritrovo piena di denaro, più che sufficiente a sfamare entrambe le nostre famiglie, lui non accetta un soldo. Gli riesce difficile persino lasciarmi procurare la carne, anche se lui avrebbe di sicuro rifornito regolarmente mia madre e Prim, se io fossi stata uccisa durante gli Hunger Games. Continuo a dirgli che è lui a fare un favore a me, perché starmene seduta con le mani in mano tutto il giorno mi farebbe andare fuori di testa. E comunque non porto mai la selvaggina a casa sua quando c’è lui. Il che non è difficile, visto che lavora dodici ore al giorno.
Ormai l’unico momento in cui riesco a vedere Gale è la domenica, quando ci troviamo nei boschi a cacciare insieme. È ancora il giorno più bello della settimana, ma non è più come prima, quando potevamo raccontarci tutto. Gli Hunger Games hanno rovinato anche questo. Continuo a sperare che, col passare del tempo, recupereremo la nostra spontaneità. Ma una parte di me sa che è una speranza vana. Non si può tornare indietro.
Ricavo un ottimo bottino dalle trappole: otto conigli, due scoiattoli e un castoro che nuotando è finito in un arnese di filo metallico inventato da Gale. Lui è una specie di genio con le trappole. Monta lacci su rami curvi e flessibili, mettendoli in equilibrio con delicati meccanismi a scatto, in grado di sollevare le vittime fuori dalla portata dei predatori, intreccia e piazza ceste per i pesci impossibili da evitare. Mentre vado avanti a risistemare con cura le trappole, so che non riuscirò mai a eguagliare il suo talento nel bilanciare i pesi e il suo istinto nel trovare il punto esatto in cui passerà la preda. È più che esperienza. È un dono naturale. Come la mia capacità di colpire un animale nel buio quasi completo e di abbatterlo con una sola freccia.
Quando torno alla recinzione che circonda il Distretto 12, il sole è ormai alto. Come sempre, mi fermo un attimo ad ascoltare, ma non c’è alcun ronzio che segnali la presenza di corrente lungo la rete. Non c’è quasi mai, anche se in teoria la rete dovrebbe essere elettrificata a tempo pieno. Striscio sotto il varco ai piedi della recinzione e sbuco nel Prato, a un tiro di schioppo dalla mia casa. La mia vecchia casa. Possiamo tenerla ancora perché ufficialmente è l’abitazione assegnata a mia madre e mia sorella. Se morissi in questo istante, loro dovrebbero ritornarci. Ma, al momento, sono tutt’e due felicemente installate nella nuova casa al Villaggio dei Vincitori, e io sono l’unica a usare la tozza casetta in cui sono cresciuta. Per me è quella la mia vera casa.
Ora ci vado per cambiarmi i vestiti. Per sostituire la vecchia giacca di pelle di mio padre con un cappotto di lana finissima che mi sembra sempre troppo stretto sulle spalle. Per lasciare i miei morbidi scarponi da caccia e rimpiazzarli con un paio di costose scarpe che mia madre ritiene più adatte a una persona del mio prestigio. Ho già nascosto arco e frecce in un tronco cavo nel bosco. Anche se il tempo passa, mi concedo qualche minuto per sedermi in cucina. Ha un che di abbandonato, senza fuoco nel focolare e senza tovaglia sulla tavola. Rimpiango la mia vecchia vita in questa casa. Faticavamo a tirare avanti, ma sapevo qual era il mio mondo, sapevo qual era il mio posto nel tessuto fittamente intrecciato che costituiva la nostra vita. Vorrei poter tornare a quel periodo, perché a posteriori mi appare molto più tranquillo, ora che sono ricca e famosa ma detestata dalle autorità di Capitol City.
Un lamento alla porta sul retro esige la mia attenzione. Apro e trovo Ranuncolo, il vecchio gatto scarruffato di Prim. La casa nuova gli sta antipatica quasi quanto a me, e se ne va sempre via, quando mia sorella è a scuola. Non ci siamo mai molto amati, ma ora c’è questa cosa che ci lega. Lo faccio entrare, gli do da mangiare un pezzo di lardo di castoro e per un po’ lo gratto persino tra le orecchie. — Sei orrendo, lo sai, vero? — gli dico. Ranuncolo mi dà dei colpetti alla mano per avere altre carezze, ma è tempo di andare. — Forza, su. — Lo sollevo con una mano, afferro la bisaccia con l’altra e vado fuori, sulla strada. Il gatto si divincola e con un balzo scompare sotto un cespuglio.
Le scarpe mi stringono in punta e scricchiolano mentre percorro la strada grigia. Se taglio per i vicoli e attraverso i cortili raggiungo la casa di Gale in pochi minuti. Sua madre Hazelle, china sull’acquaio della cucina, mi vede dalla finestra. Si asciuga le mani sul grembiule e sparisce per venirmi incontro sulla porta.
Mi piace, Hazelle. La rispetto. L’esplosione che uccise mio padre si prese anche suo marito, lasciandola con tre figli e un bambino che stava per nascere da un giorno all’altro. Una settimana dopo aver partorito, era già per strada a cercare lavoro. Le miniere non erano una scelta plausibile, con un neonato da accudire, e lei riuscì a farsi dare la biancheria da lavare da alcuni commercianti della città. A quattordici anni, Gale, il figlio maggiore, divenne il principale sostegno della famiglia. Si era già iscritto per avere le tessere, il che dava diritto a una piccola fornitura di cereali e olio in cambio di più nomine nel sorteggio dei tributi. Oltre a questo, già allora era abilissimo nel piazzare trappole. Ma tutto ciò non bastava per mantenere una famiglia di cinque persone, non senza che Hazelle si consumasse le dita fino all’osso su quell’asse per lavare. D’inverno le sue mani si arrossavano e si screpolavano così tanto che sanguinavano al minimo sfregamento. E sanguinerebbero ancora, se non fosse per un balsamo preparato da mia madre. Però sia Hazelle sia Gale sono decisi a evitare che gli altri ragazzi – il dodicenne Rory, Vick che ha dieci anni, e la piccola Posy, che ne ha quattro – debbano mai iscriversi per avere le tessere.
Hazelle sorride nel vedere la selvaggina. Prende il castoro per la coda, sentendone il peso. — Ci verrà un bello stufato, con questo. — A differenza di Gale, non ha problemi col nostro accordo di caccia.
— E anche una buona pelle — replico. Si sta bene qui con Hazelle, a valutare i pregi della selvaggina, come abbiamo sempre fatto. Mi versa una tazza di tè alle erbe attorno alla quale intreccio riconoscente le dita gelate. — Sai, stavo pensando che quando torno dal tour potrei portare Rory con me, qualche volta. Dopo la scuola. Per insegnargli a cacciare.
Hazelle annuisce. — Sarebbe bello. A Gale piacerebbe farlo, ma ha solo la domenica a disposizione, e credo che gli piaccia riservarla a te.
Non riesco a impedire che il rossore mi invada le guance. È stupido, certo. Quasi nessuno mi conosce meglio di Hazelle. E conosce il legame che ho con Gale. Sono sicura che un sacco di gente credeva che un giorno ci saremmo sposati, anche se a me non è mai passato per l’anticamera del cervello. Ma questo era prima degli Hunger Games. Prima che il tributo mio compagno, Peeta Mellark, dichiarasse di essere follemente innamorato di me. Quell’idillio divenne una strategia fondamentale per la nostra sopravvivenza nell’arena. Solo che per Peeta non era solo una strategia. Non so bene cosa fosse per me. Però adesso so che Gale ci ha sofferto. Mi si stringe il cuore quando penso che, nel Tour della Vittoria, io e Peeta dovremo presentarci di nuovo come innamorati.
Mando giù il tè anche se è troppo caldo e mi allontano dalla tavola. — È meglio che vada. Devo rendermi presentabile per le telecamere.
Hazelle mi abbraccia. — Goditi il cibo.
— Altro che! — dico.
La mia fermata successiva è il Forno, dove ho sempre fatto il grosso dei miei affari. Anni fa era un magazzino di stoccaggio del carbone, poi è caduto in disuso ed è diventato un punto di ritrovo dei commerci illegali, fino a trasformarsi in mercato nero a tempo pieno. Se attira soggetti un po’ discutibili, allora è il mio ambiente, credo. Cacciare nei boschi intorno al Distretto 12 viola almeno una dozzina di leggi ed è punibile con la morte.
Anche se i frequentatori del Forno non ne parlano mai, io sono in debito con loro. Gale mi ha raccontato che Sae la Zozza, la vecchia che propina la zuppa, aveva avviato una colletta per sponsorizzare me e Peeta durante gli Hunger Games. In teoria sarebbe dovuta essere una faccenda che riguardava solo il Forno, ma molti ne avevano sentito parlare e diedero il loro contributo. Non so con precisione di che cifra si trattasse, e comunque il costo dei doni per l’arena era esorbitante. E per quanto ne so, ha fatto la differenza tra la vita e la morte.
Mi sembra ancora strano aprire la pesante porta d’ingresso portando una bisaccia vuota, senza avere niente da barattare, e sentire il peso della tasca piena di monete. Cerco di passare dal maggior numero possibile di bancarelle, distribuendo i miei acquisti di caffè, focaccine, uova e olio. E in aggiunta compro tre bottiglie di liquore bianco da una donna con un braccio solo. Si chiama Ripper, ed è rimasta vittima di un incidente in miniera, ma è stata abbastanza sveglia da trovare un modo per restare in vita.
I superalcolici non sono per la mia famiglia. Sono per Haymitch, che è stato il mentore mio e di Peeta durante il reality show. È scontroso, violento e ubriaco per la maggior parte del tempo, ma ha fatto il suo dovere e anche di più, visto che grazie a lui, per la prima volta nella storia, hanno permesso che fossero due tributi a vincere. Quindi mi importa poco chi sia Haymitch, sono in debito anche con lui. E per sempre. Mi sto procurando il liquore bianco perché qualche settimana fa ne è rimasto senza, in vendita non ce n’era, e così ha avuto una crisi d’astinenza, e tremava e insultava creature spaventose che solo lui riusciva a vedere. Ha spaventato a morte Prim, e a essere sinceri non è stato molto divertente nemmeno per me vederlo in quello stato. Da allora faccio scorta di superalcolici, nel caso gli vengano a mancare di nuovo.
Cray, il capo dei Pacificatori, si acciglia quando mi vede con le bottiglie. È un uomo anziano, con ciocche di capelli argentati pettinate di lato sopra il vis...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. HUNGER GAMES. LA RAGAZZA DI FUOCO
  4. Prima Parte. La scintilla
  5. Seconda Parte. L’Edizione della Memoria
  6. Terza parte. Il nemico
  7. Copyright