Ragazze dell'Olimpo - 5. Il sorriso del traditore
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Ragazze dell'Olimpo - 5. Il sorriso del traditore

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Ragazze dell'Olimpo - 5. Il sorriso del traditore

Informazioni su questo libro

Sid, Luce e Hoon sono tre ragazze che si innamorano litigano e passano ore al telefono come tutte. Con un'eccezione: loro sono dee. Rinate sulla Terra per sfuggire all'attacco di Ares che vuole sottomettere l'Olimpo, Sid ha il potere di Artemide, Luce quello di Afrodite e Hoon quello di Atena. Per dare vita alla Fiamma Nera e cacciare Ares dall'Olimpo, Sid ha dovuto rinunciare ai propri poteri di dea e alla sua ossidiana, la pietra che le consentiva di creare armi invincibili. Determinata a trovare una nuova arma, Sid si lascia guidare da Soter, un ragazzo dal sorriso enigmatico di cui, contro il parere di tutti, si fida.
Intanto, anche i poteri di Luce e Hoon cominciano a provocare strani effetti, ma Luce ha troppa voglia di godersi l'estate e di restare sola con Dude. Hoon sembra l'unica a tormentarsi con un pensiero fisso: che fine ha fatto Ares?
Il Signore della Guerra, infatti, è tutt'altro che sconfitto: mentre le tre amiche sono divise, si prepara a sferrare l'attacco finale.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804597544
eBook ISBN
9788852022876

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La baracca cominciava a bruciare. All’esterno echeggiavano i muggiti e le strida dei Tauri e dei Lykaon che stavano attaccando. Fumo acre si faceva strada dalle fenditure nelle ante malconce, da sotto la porta e da ogni fessura del vecchio edificio. Stava invadendo la stanza. Sid si sentiva soffocare, ma continuò a scagliare frecce su frecce. Ma per quante lei, Soter e Kamarel ne lanciassero dalle spaccature delle ante, non sarebbero mai riusciti a sconfiggere i loro assalitori. Presto avrebbero dovuto uscire di lì, e con nessuna possibilità di vincere. Se solo Luce e Hoon fossero state con loro, non ci sarebbe stato alcun problema. Se solo lei avesse avuto i suoi poteri, con le sue armi avrebbe potuto dare una svolta decisiva allo scontro. Ma le sue amiche non c’erano e nemmeno i suoi poteri.
— C’è troppo fumo! Non vedo niente e sto mirando a caso! — urlò Soter facendo un salto indietro per riempire i polmoni di aria.
— Conosco la tattica. Mira a destra — muggì Kamarel.
Sid si allontanò dalla finestra. Anche lei aveva bisogno di respirare qualcosa che non fosse fumo. Mentre inspirava fece caso alla porta dell’armeria. Era ancora aperta.
— Quanti credi che saranno là fuori? — gridò ancora Soter tornando alla sua finestra.
— Una cinquantina — gli rispose il Tauro, scoccando l’ennesima freccia.
— Avresti mai pensato che saremmo finiti così, dea? — le urlò il ragazzo.
— Non è finito niente! — grugnì Sid ed entrò nella stanza delle armi. Forse avevano ancora un’opportunità di uscire di lì e vincere. Sarebbe bastata un’arma adatta. E lei sapeva che c’era.
Appoggiò l’arco e andò alla teca che conteneva la Polsiera della Negazione. L’afferrò e la gettò a terra. Il vetro si frantumò e il bracciale scivolò di lato. Liberato dal suo contenitore, emise un bagliore accecante. Poi tornò del suo colore bronzeo, illuminato qua e là da fulgori sanguigni.
— Cosa stai combinando? — gridò Soter. Doveva aver sentito il rumore della teca che andava in pezzi.
— Arrivo! — fece lei.
Si inginocchiò a terra. Quell’arma era la loro più potente opportunità di difesa. Nonché l’unica. Allungò il braccio per prenderla. La sfiorò con la mano.
Una terrificante vampata purpurea la scaraventò contro la parete opposta dell’armeria. Un colpo fortissimo, poi Sid cadde a terra. Ebbe l’impressione che la sua pelle fosse squarciata da mille piaghe, che la sua mente volesse solo spegnersi, che i suoi polmoni non riconoscessero l’ossigeno. Non vedeva più niente. Non sapeva se era in piedi o sdraiata. Non sentiva il suo corpo.
— Cos’hai fatto, dea? — la voce di Soter le arrivò lontanissima.
A Sid parve che qualcuno la stesse afferrando e trascinando. Ma non ne era sicura. Le sembrava di essere un granello di polvere che fluttuava nel buio.
Poi silenzio. O forse qualcuno che parlava a bassa voce. Sid, microscopico granello di polvere, fluttuava.
— Fermatevi! L’abbiamo presa! Possiamo consegnarvela! — di nuovo la voce di Soter.
No… non era possibile. Soter non poteva aver detto una cosa simile! Sid pensò di aver capito male.
— Sono il generale Kamarel! Abbiamo Artemide! Vi ordino di interrompere l’attacco. — La voce del Tauro.
Era stata tradita. Si era fidata e aveva sbagliato. Auron aveva ragione. Luce e Hoon avevano ragione. L’unica ad aver torto era stata lei. Eppure gli occhi di Kamarel le erano sembrati limpidi. Tristi, ma limpidi.
Odore di fumo e una ventata d’aria fresca. Forse l’avevano portata all’esterno.
Grida di Tauri esaltati e strida di Lykaon vittoriosi. Lontane, ma ugualmente agghiaccianti.
— Il Signore della Guerra ci ricompenserà! — esultò qualcuno.
— Portiamola al carro! — La voce di Soter.
Sid non vedeva nulla e non sentiva il proprio corpo. Forse era sdraiata a terra, forse era legata, o forse no. Si sforzò di reagire. Immaginò di scuotersi, di muoversi, di parlare. Non successe nulla. Era solo un granello di polvere. Con sentimenti, udito e olfatto. Ma pur sempre solo un granello di polvere. Provò un dolore intenso. Forse qualcuno l’aveva colpita, ma non ci avrebbe scommesso. L’unica certezza era che era stata sconfitta. Non poteva più fare niente.
Si lasciò andare.
Nel momento esatto in cui lo fece, sentì accentuarsi i sensi che le erano rimasti. L’odore misto di legno, foglie e terra le si avventò addosso come era successo durante il tragitto verso la baracca. Ma molto più intensamente. Mille suoni diversi si accavallarono uno sull’altro: scricchiolii, versi di animali, acqua che scorre. Nessuna voce, nessun suono dai suoi nemici. Come se fosse rimasta sola, sospesa nel centro del suo mondo.
Non poteva fare più niente. Si concesse il lusso di annegare nella musica dell’Olimpo e nel suo profumo vitale. Ma sentiva che per il granello di polvere era tutto finito.
***
Luce stava benissimo. L’acqua della piscina era tiepida e c’era caldo. Craig e Jamar non erano troppo molesti. Il pomeriggio non era andato come lei aveva programmato, ma si stava rivelando molto piacevole.
Adocchiò un piccolo cuscinetto di gomma, bombato ai lati, che galleggiava di fianco a lei. Due spanne di grandezza. Rosso. Lo afferrò e se lo mise sotto la nuca facendo il morto. Una comodità senza pari. Avrebbe potuto rimanere lì a galleggiare e abbronzarsi per ore.
— Cosa combini? — rise Dude appena la vide.
— Chiunque abbia inventato questo aggeggio è un genio del relax — sospirò lei.
— Il genio del relax sei tu — scoppiò a ridere Dude. — Quello è un pull buoy, non un cuscino!
Luce smise di fare il morto, prese il… pull non-sicapisce-che e cominciò a studiarlo.
— E a cosa servirebbe? — domandò poco convinta. Era così comodo come cuscino che non riusciva a immaginarne un altro utilizzo.
— Devi stringerlo sopra le ginocchia e nuotare usando solo le braccia — le spiegò lui. Poi nuotò fino a bordo vasca, ne prese uno simile e fece qualche bracciata avanti e indietro per mostrarle come utilizzarlo. — Visto? — disse a conclusione della dimostrazione.
Luce si rimise il pull buoy sotto la nuca.
— Per me è un cuscino — concluse.
Dude la imitò. — Immagino che sia impossibile farti nuotare per più di due metri! — scherzò.
Rimasero a galleggiare vicini per un po’.
— Non ti dispiace per Hoon? Anche lei e Sid si sarebbero divertite qui — mormorò Dude.
Luce ci pensò un po’ prima di rispondere.
— Ci raggiungeranno alla festa — mormorò alla fine con un tono lugubre.
— Ma non avete litigat…
— Forse! In un certo senso! — lo interruppe lei. — Ma ci conosciamo bene. Hoon sa che io ogni tanto mi lascio prendere la mano e io so che lei tende a preoccuparsi troppo. Ci basterà lasciar passare un po’ di tempo per sbollire la rabbia. Ci chiederemo vicendevolmente scusa e tutto tornerà normale. Ci è già successo.
Dare quelle spiegazioni a Dude le servì per chiarirsi le idee e Luce si sentì abbastanza serena per andare a fondo riguardo a ciò che era successo durante la mattina.
— Rispetto al fatto che forse c’è qualcosa di strano nei nostri poteri, probabilmente ha ragione lei. Ma ho ragione io sul fatto che noi, e soprattutto Hoon, dobbiamo pensare anche a qualcos’altro oltre alla nostra vita di dee. Non siamo solo quello. Adesso lei, Sid e magari anche Morfeo, staranno facendo mille ipotesi su quello che è successo. E quando ne avranno in mano un numero sufficiente, verranno alla festa. Ne sono sicurissima.
Tacque per un attimo e poi aggiunse: — Noi tre siamo diversissime, ma siamo sempre riuscite a capirci lo stesso.
— E noi due? — chiese Dude.
Luce rimase senza fiato. L’ultima cosa che si sarebbe aspettata in quel momento era una domanda simile. Si sentì spiazzata. E non le succedeva spesso.
Poi un tonfo. Litri di schizzi. Lei si ritrovò sott’acqua con un piede di Craig sulla pancia e i capelli di Jamar in faccia. Quei due fetenti si erano tuffati a bomba tra lei e Dude! E ovviamente avevano scelto il momento peggiore per farlo…
— Siete Iperorrendi! — sbottò lei appena riemerse.
I due ragazzi ridacchiarono lanciando un’occhiatina interrogativa a Dude.
— È tardi — fece Jamar. — Se non ci sbrighiamo la festa alla spiaggia comincerà senza di noi!
— Senza voi due, sarebbe bellissima! — scherzò Luce, ma non troppo. Come se niente fosse, Craig le si appoggiò con tutto il suo peso sulle spalle e la fece andar sotto di nuovo.
***
Sulla spiaggia la festa di fine anno era stata organizzata alla grande. C’erano bancarelle a non finire, padiglioni di giochi e rifornitissimi stand gastronomici. In mezzo sciamavano studenti di ogni età. In fondo, vicino agli scogli che si innalzavano in un alto promontorio, una parte della spiaggia era stata attrezzata come una pista da ballo. Le luci della postazione del dj erano già accese.
Ma c’era anche una stranissima atmosfera. Come se tutti parlassero a voce troppo alta o troppo bassa. Urla e sussurri. Niente via di mezzo. C’erano già almeno un centinaio di ragazzi, ma nessuno di loro dava le spalle al mare. A Luce sembrò quantomeno strano.
— Guardate! Là si spara con la carabina ad aria compressa — avvertì Craig su di giri.
— Vi straccio tutti, soprattutto Dude! — esclamò Jamar.
— Dimostralo! — rispose lui.
“Accidenti alle carabine” pensò Luce. Ma visto che non c’era modo di liberarsi dei due intrusi accettò di giocare. Peccato che quanto a mira fosse una schiappa totale. I ragazzi sembravano elettrizzati. Si misero a discutere sulle postazioni, soppesarono le carabine come se fossero dei veri esperti e fecero scommesse su chi sarebbe stato il primo a fare punto e chi il primo a farne dieci e su una serie di altre amenità che Luce non si prese la briga di ascoltare. Rispose di sì a tutto, tanto per accorciare i tempi della sofferenza. Come ci si potesse entusiasmare tanto sparando con una stupida carabina a delle stupide sagome di strastupide paperelle rimaneva un mistero.
Luce finì nella postazione di fianco a quella di Dude. E più che sparare al bersaglio, guardava lui.
Era bravo e mentre mirava era proprio bellissimo. E non faceva nemmeno tutte quelle smorfie da “come sono concentrato” in cui si esibivano i suoi due molestissimi amici.
Alla fine si arrese e provò a giocare. Con i primi sei pallini non centrò nemmeno una papera. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di interrompere quello strazio. Appoggiò al bancone la carabina e si voltò verso Dude. — Finisci tu anche i miei colpi, per favore — gli disse depressa.
Lui la guardò come se gli avesse appena regalato un’astronave, lunapark incorporato. — Sei sicura? — chiese, incredulo.
Luce annuì ridacchiando e gli passò i gettoni che le restavano. Se per vederlo così felice bastava liberarsi di un supplizio, fino a quel giorno si era fatta troppi problemi.
Dopo un tempo che a Luce sembrò infinito, la gara si concluse. Dude con il doppio dei colpi e una mira niente male aveva fatto un punteggio incredibile e stracciato i due molesti. Vinse il pupazzo più orripilante che lei avesse mai visto. Poteva essere un cucciolo di ippopotamo, o un rinoceronte senza corno o un ammasso di stoffa priva di qualsiasi riferimento. Impossibile anche solo pensare che ne potesse esistere un altro di tale bruttezza. In compenso era color grigio topo di fogna. E nemmeno pulitissimo.
Dude se lo rigirò un po’ tra le mani. Sembrava non sapesse bene che farsene. Craig e Jamar cominciarono a darsi di gomito ridacchiando. Si dissero qualcosa.
— Ti piace? — chiese Dude a metà t...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Ragazze dell'Olimpo - 5. Il sorriso del traditore
  3. Rumore di fondo
  4. La biro della fortuna
  5. Pitone affamato
  6. Agonia
  7. L’ultimo sforzo
  8. Chiacchiere alla trapeza
  9. Fattore mamma
  10. Ti fidi di me?
  11. Solo la verità
  12. Da sola
  13. Un granello di polvere
  14. Mossa sbagliata
  15. L’emozione senza nome
  16. Aqualoon
  17. Fiore di Roccia
  18. L’isola sottomarina
  19. Separate
  20. Nel nero della fiamma
  21. La musica dell’Olimpo
  22. In battaglia!
  23. Un solo Olimpo
  24. Ares il Distruttore
  25. Il Signore della Guerra
  26. Il rubino di Dioniso
  27. La cosa migliore
  28. Senza vittoria
  29. La notte di quiete
  30. Solo una monetina
  31. Finalmente insieme
  32. Quadri
  33. Inserto fotografico
  34. Copyright