Dunque morranno
eBook - ePub

Dunque morranno

  1. 168 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Dunque morranno

Informazioni su questo libro

Un taxista, un rappresentante di commercio, un fotografo e un disoccupato. Quattro uomini che sembrano non avere nulla in comune, se non l'età: circa sessant'anni. O meglio l'avevano, quando sono stati uccisi. Ad accomunarli, anche il fatto che le loro morti sembrano essere totalmente senza movente. E, a ben guardare, anche il calibro dei proiettili che li hanno ammazzati è lo stesso. Che ci sia dietro un piano? Quando i sedicenti gruppi Delta si fanno vivi a rivendicare i quattro assassinii, il vice commissario Ambrosio capisce che la questione è più complessa di quanto sembrasse all'inizio. Anche perché i misteriosi terroristi annunciano che altre morti seguiranno, a riparare antichi delitti. E così avviene. Chi sono i gruppi Delta? E perché uccidono? Solo il fiuto del vice commissario Ambrosio e la sua determinazione nel raccogliere anche i minimi indizi porteranno a scoprire il legame tra le quattro vittime. E quindi il nome dell'assassino.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Dunque morranno di Renato Olivieri in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
Print ISBN
9788804631149
eBook ISBN
9788852040245

1

Venerdì 5 ottobre

Si voltò verso il passeggero che gli aveva chiesto il nome e non ebbe neppure il tempo di stupirsi di quel che stava accadendo, perché gli erano rimasti soltanto dieci secondi di vita. Fu trovato di prima mattina in via Morimondo, nella zona della Barona, a venti metri dal portone di una vecchia fabbrica di trafilati di ferro. La testa appoggiata al volante del taxi, le braccia abbandonate, il foro alla nuca sotto l’orecchio destro, i capelli grigi in parte bruciati, la bocca deformata dalla fuoriuscita del proiettile che aveva devastato il volto dell’uomo e macchiato di sangue il cruscotto.
Si chiamava Oreste Onorato, aveva cinquantotto anni, abitava in piazza Tirana.
«Al Giambellino» disse il vice commissario Ambrosio, sottovoce, ricordando per un istante certe case popolari a tre piani, gialline, che ai suoi occhi avevano sempre avuto, chissà perché, l’aria di Rimini, o Cesenatico, fuori stagione. Si era alzato un vento di tramontana.
«Non gli hanno portato via niente?»
«Neanche una lira, sembra. E neppure l’orologio. Nel portafoglio aveva la carta d’identità, la patente, il tesserino con il numero di codice fiscale, un libretto di assegni della Cassa di Risparmio, una banconota da cinquantamila lire e due da cinquemila» rispose il maresciallo Capua della Volante. «Tolto il portafoglio dalla giacca non abbiamo più toccato nulla. Accanto al cadavere abbiamo trovato un borsello di cuoio con altre ventimila lire.»
Due vigili urbani tenevano a distanza una trentina di persone che in silenzio stavano osservando gli addetti al furgone nero dell’obitorio in attesa che il medico finisse di controllare il corpo dell’uomo assassinato e di parlare, anzi di sussurrare, al giovane magistrato con il soprabito di loden verde.
Ambrosio guardò il loden e si pentì di essersi messo il Burberrys chiaro, aveva un po’ freddo, alzò il bavero dell’impermeabile e decise che, prima di andare a casa della vittima, avrebbe bevuto un altro caffè. Era uscito dal portone di via Solferino, dove abitava, verso le otto, e il cielo nitido con qualche nuvola bianca in movimento lo aveva rallegrato al punto di aver avuto voglia di uno yogurt con limone, cosa abbastanza rara in lui e che, curiosamente, gli accadeva soltanto quand’era in pace con se stesso.
«Per me è un proiettile calibro nove» disse il medico «naturalmente sparato a bruciapelo.»
Con la barba nera corta e il cappello nero pareva appena giunto da Tel Aviv.
«Quando è accaduto, secondo lei?»
«Sette, otto ore fa. Diciamo verso l’una di notte.»
«Tentativo di rapina, vendetta o regolamento di conti» enumerò il sostituto procuratore, che aveva un’aria così mesta da sembrare uno di quei necrofori americani, specialisti nell’addobbo di salme, e che non sorridono mai per ragioni di parcella. Alto, un po’ curvo, il naso a vela, gli occhiali tondi.
«Quelli della scientifica forse troveranno il proiettile» disse Ambrosio. «Vado in piazza Tirana a raccogliere notizie.»
Aveva posteggiato la sua Golf verde poco più avanti.
In casa di Oreste Onorato sapevano già della disgrazia e quando Ambrosio suonò alla porta si trovò di fronte una ragazza in lacrime, bruna di capelli e di carnagione, attraente nonostante gli occhi umidi e un po’ gonfi, la quale non gli chiese nemmeno chi fosse, e fu lui a dirle che era un funzionario della questura e che gli dispiaceva di disturbare. La mamma di lei, cioè la moglie del taxista assassinato, era una donna di mezza età, abbastanza prosperosa, e il vice commissario notò le sue mani così armoniose e pallide da rammentargli la riproduzione di un ritratto di Tiziano, una giovane donna con pelliccia, che lo aveva colpito il giorno prima sfogliando un libro d’arte a San Babila.
La signora Onorato era seduta sul letto matrimoniale insieme a una vicina di casa e raccontava del marito, e un’altra vicina, una vecchia con i capelli bianchi scarmigliati, stava preparando un caffè, un caffè forte diceva. Quando seppero che Ambrosio era della questura lasciarono sole le due donne e salutando soltanto con il capo il vice commissario se ne andarono e nella casa scese una specie di silenzio innaturale, mitigato dalla voce della Vanoni che cantava Non so più come amarlo. A volte è un bene che le pareti delle case siano così sottili.
«No, mio marito non aveva nemici. Faceva una vita tranquilla. Era... era un uomo buono, pensava soltanto al lavoro e a noi, a sua figlia.»
Guardò la ragazza, seduta su una seggiola, la testa tra le mani, i gomiti appoggiati al tavolo del tinello.
«Presto si sposerà, e lui voleva che avesse tutto, tutto pronto. Biancheria, guardaroba... Le voleva un bene dell’anima.»
«Figlia unica?»
«Sì. Sembra una ragazzina, ma ha ventisette anni. Noi ci siamo sposati trent’anni fa. Come eravamo giovani.» Sorrise per la prima volta, poi chiuse gli occhi e quando li riaprì cominciò a piangere, con dolcezza.
«Mi scusi.»
«Signora, io... io sono imbarazzato di doverle parlare proprio adesso. Se potessi rimanderei, glielo assicuro.»
«Oreste doveva darmi retta, invece insisteva. Voleva continuare a fare il turno di notte, anche se i tempi sono cambiati. Avevo paura, se ne sentono tante. Non stavo più tranquilla. Ma lui no, niente da fare. Diceva che di notte lavorava meglio. Bastava fare attenzione a chi saliva sul taxi. Lui i balordi non li prendeva, diceva che era occupato, che aveva finito il turno.»
«Da quanti anni faceva la notte?»
«Da sempre, in pratica. Salvo un paio di volte, per poco tempo, quando...» gli sorrise ancora «quando eravamo giovani, appena sposati.»
«Gli era mai successo niente?»
«No. Soltanto una volta un ubriaco non voleva pagarlo e allora Oreste, che era piuttosto robusto, gli legò i polsi con la cinghia dei pantaloni e lo portò in questura. Poi, la cosa ci divertiva e mio marito la raccontava spesso, quando arrivarono in via Fatebenefratelli e l’ubriaco si divincolava urlando, gli caddero i calzoni. Lo crede? Il senso del pudore fece il miracolo: a quel disgraziato gli passò la sbornia, almeno un poco, pagò mio marito e tutto finì per il meglio.»
«Tentativi di rapinarlo?»
«No, mai. Me lo avrebbe detto.»
«Vivevate con il suo lavoro di taxista?»
«Non soltanto con quello. Mia figlia è maestra e io, insieme a un’amica, mi arrangio in casa per una ditta di confezioni.»
«L’appartamento è vostro?»
«Sì. Era a riscatto. Avrei voluto andare più verso il centro, ma Oreste amava questi posti. Anche se non era nato a Milano si sentiva milanese, del Giambellino. Del resto i suoi genitori lo avevano portato dal Meridione a cinque o sei anni. A me sarebbe piaciuto stare dalle parti del parco Solari, per questo non avrei voluto comprare la casa qui. Ma ormai...»
«Adesso è una fortuna averla.»
«Una fortuna» ripeté piano la donna.
«Mamma, digli dei clienti fissi di papà.»
Si era alzata, indossava sopra la gonna marrone una giacca di tweed a quadretti e, sotto la giacca aperta, una camicetta di tela color cielo che quasi le fasciava il seno saldo, da ragazza sportiva, messo forse in evidenza anche dal corpo snello e dalle gambe ben fatte, ma fin troppo magre. Ambrosio considerò come spesso accada che donne dai polpacci smilzi abbiano petti fiorenti. Stranezze della natura, gli avrebbe risposto Francesca, la sua ex moglie, portata nei riguardi del vice commissario alle più irritanti sottigliezze dell’ironia.
«Quali clienti, tesoro?»
«Ti ricordi? Papà parlava di quel suonatore di sassofono che andava a prendere tutte le notti vicino a San Babila, e poi c’era quel giornalista di Roma che non sapeva guidare.»
«Quello che raccontava storielle di donne e papà rideva come un matto, poi quando cercava di ricordarsele le diceva a modo suo e non facevano più ridere?»
«Mamma, c’era anche il mafioso.»
«Il mafioso?» chiese Ambrosio guardandola.
«Lo chiamava così mio marito, perché portava uno di quei berretti blu, e aveva dei baffi neri. Credo fosse un avvocato.»
«Prenotava il taxi di papà per farsi accompagnare all’aeroporto di Linate, partiva sempre tardi.»
«Sapete il nome?»
«Prestopino, o Prestipino, un cognome strano, tanto è vero che papà aveva pensato che Pino fosse il nome e Presti il cognome.»
«È sicura, signora, che fosse avvocato?»
«Era mio marito che lo diceva. Ma, adesso che ci penso, forse scherzava. Una volta, prima di accompagnarlo a Linate, lo portò in fondo a via Ripamonti in un palazzo dove aveva abitato il famoso Liggio. Da allora diceva: dev’essere il suo avvocato.»
«Lo avete mai visto?»
«No» disse la signora Onorato.
«Io sì, una volta. Ero davanti al portone con Eugenio, il mio ragazzo.»
«Lo riconoscerebbe?»
«Forse. Ricordo la sua figura. Non tanto alto, magro, la coppola in testa, la valigetta, un giaccone con il collo di pelo.»
«Veniva a prendere il taxi davanti a casa vostra?»
«Credo di sì. Quando lo prenotava partivano da qui e, di solito, era all’inizio del turno, nove e mezza, dieci.»
«Per Oreste era comodo» disse la signora Onorato.
«Probabilmente abitava da queste parti» commentò Ambrosio. «Lei sa come si conobbero questo cliente e suo marito?»
«Non mi ricordo.»
«Al caffè, mamma. Al caffè qui all’angolo.»
La guardò sorpresa:
«Non lo sapevo.»
La ragazza le sorrise.
«Mia madre è distratta» disse.
«Non è vero. È... è che papà parlava sempre, era come la radio e io dovevo un poco difendermi. Dio mio, comincio già a sparlare di lui.» Le si inumidirono gli occhi.
«Mamma non hai detto niente di...»
«Signora, a parte il suonatore di sassofono, il giornalista e l’avvocato, suo marito aveva altri clienti particolari, o conoscenti, che possano essere interrogati?» domandò Ambrosio, più con il proposito di distrarla che per un vero interesse professionale. Guardò la ragazza che era rimasta in piedi, appoggiata allo stipite della porta che immetteva nella minuscola cucina.
«Come si chiama?»
«Matilde.»
«È un bel nome.»
«A me sembra un nome da maestra.»
«Non so proprio cosa dirle.» La voce della donna prese alla sprovvista Ambrosio.
«Come, signora?»
«Clienti, conoscenti di Oreste da interrogare... non so, non so proprio.»
«Signora, facciamo così: se le verrà in mente qualcosa mi chiami, mi telefoni in questura, le lascio il numero e il mio nome. Intesi?»
«Senta dottor...»
«Ambrosio.»
«Quando potremo vedere?... Il vigile ci ha detto che dovevamo aspettare lei, insomma qualcuno della questura, e poi...»
«Nel pomeriggio, credo.»
«Lo porteranno...»
«All’istituto di medicina legale» disse Ambrosio, provando per la prima volta, nella mattina, una inquietudine, anzi uno struggimento al pensiero che le due donne avrebbero visto quella bocca orribilmente deturpata.
Si alzò, osservò un quadro a olio di ortensie in un vaso di ceramica blu, roba da vetraio.
«Lo comprò Oreste al mercatino di Senigallia.»
«Signora Onorato, è sicura che suo marito non conoscesse qualcuno che lo avesse, come dire?, inserito in un giro di affari, oppure che lo ritenesse responsabile di qualche sgarbo?»
«Mio marito non frequentava nessuno, finito il turno veniva a casa, mangiava, dormiva, era sereno. Anche da giovane, sa?»
«Un marito fedele, immagino. Mi scusi, ma sono domande che devo farle, lei mi capisce, vero?»
«Le belle donne gli piacevano, e lo diceva. Le guardava, ma non ero gelosa. Credo non mi abbia mai fatto un torto.»
Scese le scale e si trovò sulla piazza tra le foglie dei platani che cadevano e il vento le spazzava verso il capolinea del tram numero o...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. di Renato Olivieri
  3. Dunque morranno
  4. Personaggi principali
  5. 1. Venerdì 5 ottobre
  6. 2. Lunedì 8 ottobre
  7. 3. Venerdì 19 ottobre
  8. 4. Sabato 20 ottobre
  9. 5. Martedì 23 ottobre
  10. 6. Mercoledì 24 ottobre
  11. 7. Giovedì 25 ottobre
  12. 8. Sabato 27 ottobre
  13. 9. Domenica 28 ottobre
  14. 10. Domenica sera 28 ottobre
  15. 11. Lunedì 29 ottobre
  16. 12. Lunedì pomeriggio 29 ottobre
  17. 13. Lunedì sera 29 ottobre
  18. 14. Martedì 30 ottobre
  19. 15. Ancora martedì mattina 30 ottobre
  20. 16. Martedì pomeriggio 30 ottobre
  21. Copyright