
- 252 pagine
- Italian
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eBook - ePub
La tigre che dorme
Informazioni su questo libro
Un'imperiosa voce dal di dentro, una decisione improvvisa: Selina Bruce abbandona le brume di Londra e uno squallido fidanzato per volare in un'isoletta della costa spagnola dove vive il padre che non ha mai conosciuto. Ma la splendida solarità dell'isola le regala ben altri incontri e sensazioni. Un misterioso personaggio le offrirà la chiave del suo passato e sveglierà dolcemente la tigre che è in lei.
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Informazioni
Print ISBN
9788804347262eBook ISBN
97888520407191
L’abito da sposa era di un bianco crema, con un’ombra di rosa sul fondo, come l’interno di una conchiglia. Era di una seta molto rigida e sottile e strisciava sul tappeto rosso quando Selina si spostava in avanti; quando si voltò, l’orlo rimase dov’era, così che lei ebbe l’impressione che l’abito l’avvolgesse come un lussuoso pacchetto.
Con una voce acuta, molto da signora, Miss Stebbings disse: «Oh, davvero, non poteva sceglierne uno più grazioso. Le si adatta perfettamente». Pronunciò quel “perfettamente” con uno staccato molto strascicato, da vera signora. «Ora vediamo, come va la lunghezza?»
«Non lo so. Lei che cosa ne pensa?»
«Proviamo a puntarlo un po’ con gli spilli... Mrs Bellows.»
Mrs Bellows si mosse dall’angolo dov’era ferma, in attesa che ci fosse bisogno di lei. Miss Stebbings indossava un abito di crêpe drappeggiato, mentre Mrs Bellows ne portava uno da lavoro di nylon nero e aveva delle scarpe che sembravano pantofole da casa. Al polso, legato con un pezzo di elastico, aveva un puntaspilli; si inginocchiò e cominciò a puntare degli spilli per accorciare una parte dell’orlo. Selina si guardava nello specchio. Non era del tutto sicura di essere d’accordo con Miss Stebbings che l’abito le si adattasse così “perfettamente”. La faceva sembrare troppo magra (di certo non ne aveva bisogno!) e il colore caldo del tessuto sembrava soltanto sottolineare maggiormente il suo pallore. Il rossetto le si era dissolto sulle labbra e le orecchie sbucavano fra i capelli. Tentò di scuotere la testa perché le ciocche le ricoprissero le orecchie, ma riuscì soltanto a mettere fuori posto la minuscola coroncina di raso che Miss Stebbings le aveva posato in cima alla testa, e quando alzò una mano per rimetterla a posto non fece che scomporle la gonna; Mrs Bellows trattenne il respiro tra i denti, come se stesse per accadere una terribile catastrofe.
«Mi spiace» disse Selina.
Miss Stebbings ebbe un rapido sorriso, come a dimostrarle che non era grave e poi disse, con l’aria di far conversazione: «E quando sarà, il giorno felice?».
«Avevamo pensato fra un mese circa... credo.»
«Non pensa di fare un matrimonio in grande stile...?»
«No.»
«No, naturalmente... date le circostanze.»
«Io, per la verità, non volevo avere un vero e proprio abito da sposa. Ma Rodney... Mr Ackland...» Esitò ancora un momento e infine disse: «Il mio fidanzato...», Miss Stebbings sorrise con nauseante dolcezza. «Lui ha pensato che dovevo averlo. Ha detto che la nonna avrebbe avuto piacere di vedermi sposare in bianco...»
«Ma certo che lo avrebbe desiderato. Come ha ragione il signore! E io penso sempre che un matrimonio tranquillo, intimo, con la sposa in bianco ha un fascino speciale, tutto suo. Niente damigelle?»
Selina scosse la testa.
«Incantevole. Solo voi due. Ha finito, Mrs Bellows? Bene. Come le sembra, ora? Faccia un passo o due.» Selina, ubbidiente, fece due passi. «Così va molto meglio. Non vogliamo che lei inciampi.»
Selina si mosse leggermente dentro quel frusciante taffetà. «Sembra terribilmente largo.»
«Penso che lei sia dimagrita» sentenziò Miss Stebbings, pizzicando il tessuto in modo da farlo aderire.
«Forse ingrasserò di nuovo prima del matrimonio.»
«Ne dubito. Meglio fare ora una piccola correzione, tanto per essere sicuri.»
Mrs Bellows si trascinò sulle ginocchia e puntò qualche spillo all’altezza della vita. Selina si volse, fece ancora qualche passo e infine il vestito fu slacciato, sollevato con delicatezza sopra la sua testa e portato via sulle braccia di Mrs Bellows.
«Quando sarà pronto?» domandò Selina, mentre si infilava il pullover.
«Fra due settimane, penso» rispose Miss Stebbings. «E che cosa ha deciso per la coroncina?»
«Sì, immagino che vada bene. È semplice, come piace a me.»
«Gliela farò avere qualche giorno prima, così la potrà mostrare al suo parrucchiere. Sarebbe molto carino se potesse acconciare i capelli in alto e fermarli con la coroncina...»
Selina aveva l’ossessione delle sue orecchie, che le parevano troppo grandi e brutte, ma disse debolmente «Sì», e allungò la mano per prendere la gonna.
«E alle scarpe ci penserà lei, Miss Bruce?»
«Sì, comprerò un paio di scarpe bianche. La ringrazio molto, Miss Stebbings.»
«Di nulla.» Miss Stebbings prese la giacca del tailleur di Selina e l’aiutò a indossarla. Notò che Selina portava al collo le perle di sua nonna, due fili chiusi da un fermaglio di zaffiri e diamanti. Notò anche l’anello di fidanzamento, un enorme zaffiro a stella attorniato da perle e brillanti alternati. Avrebbe tanto desiderato dire una parola di commento, ma non voleva apparire indiscreta o volgare. Invece, in un silenzio da gran signora, rimase a guardare Selina che prendeva i guanti, e poi le sollevò la tenda di broccato del camerino e la guardò avviarsi.
«Arrivederci, Miss Bruce. È stato un vero piacere.»
«Grazie. Arrivederci, Miss Stebbings.»
Scese giù con l’ascensore, si avviò attraverso svariati reparti del negozio e infine fuori, oltre la porta girevole e sulla strada. In confronto all’interno surriscaldato del negozio, la giornata di marzo era pungente. Sopra, il cielo era di un azzurro intenso, con un disegno di nuvole bianche che si rincorrevano, e quando Selina si portò sul bordo del marciapiede per chiamare un tassì, le venne incontro una folata di vento che le scompigliò i capelli gettandoglieli sul viso, le sollevò la gonna e le riempì gli occhi di polvere.
«Dove andiamo?» chiese il tassista, un giovanotto con un berretto sportivo a quadri. Aveva l’aria di uno che nel tempo libero andava alle corse dei cani.
«Al Bradley, per favore.»
«Ai suoi ordini, signorina!»
Il tassì odorava di disinfettante profumato con una punta di sigaro spento. Selina si ripulì gli occhi dalla polvere e poi abbassò il finestrino. Nel parco sbocciavano già le giunchiglie, c’era una ragazza su un cavallo marrone e tutti gli alberi si coprivano di una nebbia verde, le foglie non ancora toccate dalla fuliggine o dalla sporcizia della città. Non era una giornata da passare a Londra. Era una giornata per stare in campagna, arrampicarsi su un’altura, correre verso il mare. Le strade e i marciapiedi erano affollati del traffico dell’ora di pranzo, uomini d’affari e signore in giro per acquisti, dattilografe, beatnick, indiani e innamorati che camminavano mano nella mano, ridendo nel vento. Una donna vendeva violette da un carrettino sul marciapiede e persino un uomo-sandwich, un vecchio poveraccio che camminava sull’orlo del marciapiede, chiuso fra due insegne pubblicitarie, portava un fiore di giunchiglia gaiamente appuntato sul risvolto del logoro cappotto.
Il tassì svoltò in Bradley Street e andò ad arrestarsi davanti all’albergo. Il portiere si fece avanti per aprire lo sportello e aiutare Selina a scendere. Sapeva chi era, perché aveva conosciuto sua nonna, la vecchia Mrs Bruce. Selina veniva qui a pranzo con lei fin da quando era piccola. Ora la vecchia Mrs Bruce era morta e Selina ci veniva da sola, ma il portiere la ricordava e la salutò chiamandola per nome.
«Buongiorno, Miss Bruce.»
«Buongiorno.» Aprì la borsetta per cercare gli spiccioli.
«È una splendida giornata.»
«Terribilmente ventosa.» Pagò il tassista, lo ringraziò e si volse verso l’ingresso. «Mr Ackland è già arrivato?»
«Sì, cinque minuti fa.»
«Oh, mio Dio, sono in ritardo!»
«Non fa male lasciarli aspettare.»
Fece girare la porta per lei e Selina si trovò proiettata nell’interno caldo e lussuoso dell’albergo. Vi si sentiva il caratteristico odore di sigari freschi, di cibo caldo e delizioso, di fiori e di profumi. Piccoli gruppi di persone eleganti sedevano riuniti a chiacchierare. Selina si sentì in disordine, strapazzata dal vento. Stava per avviarsi verso la toilette delle signore, quando l’uomo che sedeva solo accanto al bar si alzò e le venne incontro. Era un giovanotto alto e di bell’aspetto, sui trentacinque anni, vestito nella classica uniforme dell’uomo d’affari, abito grigio scuro, camicia a righine sottili, cravatta da reggimento, discreta. Il volto era liscio, dai tratti regolari, le orecchie ben tese contro la testa, i capelli castani folti e morbidi scendevano lungo il collo a incontrare l’orlo lucido del colletto. Attraverso il panciotto di buon taglio pendeva la grossa catena d’oro di un orologio e i gemelli ai polsini e l’orologio erano pure d’oro. Appariva veramente quello che era: un benestante di buona estrazione, educato secondo le regole, leggermente pomposo.
Disse: «Selina».
La fuga verso la toilette delle signore si arrestò di colpo. Selina si volse e lo vide.
«Oh, Rodney...»
Esitò. Lui la baciò e disse: «Sei in ritardo».
«Lo so. Mi dispiace. C’era un tale traffico...»
Gli occhi di lui, sebbene gentili, dimostravano chiaramente quel che pensava: che lei era estremamente in disordine. Selina stava giusto per dire: “Devo andare a darmi un po’ di cipria sul naso”, quando Rodney fece: «Vai a darti un po’ di cipria sul naso». Lei trovò la cosa esasperante. Esitò un secondo, chiedendosi se era il caso di spiegargli che stava appunto andandoci quando lui l’aveva interrotta, ma davvero non le pareva ne valesse la pena. Sorrise invece e Rodney ricambiò il sorriso e in apparente perfetto accordo si separarono momentaneamente.
Quando Selina ritornò, i capelli fulvi tirati e ben pettinati, il naso incipriato, il rossetto fresco sulle labbra, lui sedeva su un piccolo sofà di raso, aspettandola. Davanti, aveva un tavolino con il suo martini e il bicchiere di pallido sherry secco che sempre ordinava per Selina. Lei andò a sederglisi accanto. Lui disse: «Tesoro, prima che parliamo d’altro, devo dirti che per questo pomeriggio non se ne fa nulla. Ho un cliente che viene da me alle due, un tipo piuttosto importante. Non ti spiace, vero? Possiamo rimandare a domani».
Il progetto era stato quello di andare a vedere il nuovo appartamento che Rodney aveva affittato e dove avrebbero iniziato la loro vita coniugale. Era stato ridipinto tutto a nuovo e anche il lavoro degli idraulici e degli elettricisti era terminato; ora si trattava di prendere le misure e scegliere i tappeti e i tendaggi e deciderne i colori.
Selina disse che naturalmente non le spiaceva affatto. Domani sarebbe stata una giornata altrettanto buona quanto oggi. Segretamente era felice per quelle ventiquattro ore di grazia, prima di essere costretta a prendere delle decisioni circa il colore del tappeto del salotto e dover fare una scelta fra gli alternativi meriti del cinz e del velluto.
Rodney le sorrise nuovamente, riscaldato dalla sua acquiescenza. Le prese la mano, rigirò un poco l’anello di fidanzamento in modo che lo zaffiro comparisse bene al centro del dito sottile e disse:
«E che cosa hai fatto di bello questa mattina?»
A una domanda così diretta, Selina diede una risposta molto romantica.
«Sono andata a comperarmi l’abito da sposa.»
«Cara!» replicò lui estasiato. «Dove lo hai preso?»
Lei glielo disse. «Detto così sembra assai poco fantasioso, lo so, ma Miss Stebbings... lei si occupa degli abiti modello... e la nonna comperava sempre da lei. Ho pensato che preferivo andare da qualcuno che conoscevo già. Altrimenti avrei fatto probabilmente un gran pasticcio e avrei comperato qualcosa di terribilmente sbagliato.»
«Perché mai avresti dovuto fare una cosa simile?»
«Oh, sai bene come sono debole nei negozi; riescono sempre a farmi comperare qualunque cosa.»
«E com’è il vestito?»
«Be’, è bianco, con un riflesso crema rosato. Non lo so descrivere...»
«Maniche lunghe?»
«Oh, certo.»
«Ed è corto o lungo?»
Corto o lungo! Selina si volse a fissare Rodney. «Corto o lungo? Ma lungo, naturalmente! Oh, Rodney, credi che avrei dovuto prenderlo corto? Non ho mai pensato a un abito da sposa corto. Non sapevo nemmeno che esistessero.»
«Tesoro, non assumere quell’aria così preoccupata.»
«Forse avrei dovuto prenderlo corto. Dal momento che sarà un matrimonio così riservato, un abito lungo sembrerà ridicolo, vero?»
«Potresti cambiarlo.»
«No, non posso. Hanno già fatto delle modifiche.»
«Bene, allora...» Rodney voleva calmarla. «In tal caso non ha importanza.»
«Non credi ch...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Di Rosamunde Pilcher
- La tigre che dorme
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