Il ciclo di Shannara - 3. La canzone di Shannara
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Il ciclo di Shannara - 3. La canzone di Shannara

  1. 490 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il ciclo di Shannara - 3. La canzone di Shannara

Informazioni su questo libro

I popoli delle Quattro Terre sono ancora una volta in pericolo. Su di loro incombono oscure e terribili maledizioni tramandate dall'Ildatch, il libro della magia nera. La disperazione e la paura paralizzano tutti, perché è fin troppo chiaro che non c'è nessun uomo che possa sfidare il malefico potere delle parole dell'Ildatch. Ma Allalon, il mitico Druido protettore delle Razze, non si sottrae a quest'ultimo combattimento contro il Male e, con l'aiuto dell'erede di Shannara, l'antico re degli Elfi, riesce a riportare nelle Terre pace e serenità.
Con La canzone di Shannara Terry Brooks chiude alla grande la straordinaria epopea.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804384045
eBook ISBN
9788852041327

XIV

Quel pomeriggio, sul tardi, Jair Ohmsford e i suoi compagni raggiunsero la comunità nana di Culhaven. Quando arrivarono a destinazione, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. Un cielo plumbeo e un vento gelido li avevano accompagnati per tutto il viaggio attraverso la regione del Fiume Argento, e persino i colori solitamente vivi delle grandi foreste orientali avevano una patina grigia, invernale. Le oche volavano verso sud nel minaccioso cielo autunnale e il flusso del fiume che seguivano era turbolento e ostile.
Il Fiume Argento aveva cominciato a mostrare i segni d’avvelenamento preannunciati dal suo Re. Le sue acque erano coperte qua e là da una schiuma nerastra, e il suo limpido color argenteo era diventato torbido. Vi galleggiavano pesci, piccoli roditori moribondi e uccelli caduti; era soffocato da cespugli e rami secchi. Persino il suo sentore era diventato cattivo, e la sua fragranza pulita si era trasformata in un odore rancido e fetido che li assaliva ogniqualvolta cambiava il vento. Jair ricordava i racconti di suo padre sul fiume, racconti che si ripetevano fin dall’epoca di Shea Ohmsford, e quel che vedeva ora lo rattristava profondamente.
Garet Jax e Slanter non si sforzavano certo di migliorare il suo stato d’animo. Persino senza la presenza costante del fiume malato e l’atmosfera pesante di quel giorno, Jair avrebbe trovato difficoltà a sorridere o a parlare con un minimo di allegria con il Maestro d’Armi e lo Gnomo suoi compagni di viaggio. Chiusi e taciturni, avanzavano al suo fianco con l’entusiasmo di chi partecipa a una veglia di morte. Da quando avevano ripreso la marcia quel mattino presto, non si erano scambiati nemmeno una dozzina di parole e nemmeno un sorriso era affiorato sulla faccia dei due. Gli occhi incollati sul sentiero, andavano avanti con una determinazione tale da sfiorare il fanatismo. Una o due volte, Jair si era azzardato a parlare, e aveva ricevuto in risposta poco più di un grugnito soffocato. Il pasto di mezzogiorno era stato un rituale goffo, forzato, dettato dalla necessità, persino più sgradevole della silenziosa marcia verso est.
Perciò il ragazzo fu felice di ritrovarsi nelle vicinanze di Culhaven, se non altro perché così avrebbe presto avuto l’occasione di parlare con un essere civile, tanto per cambiare… anche se aveva qualche motivo di dubitare persino di quello. Già ai confini dell’Anar erano stati avvistati dai Nani, silenziosi osservatori che non avevano fatto alcuno sforzo per metterli a loro agio. Per tutto il sentiero avevano visto pattuglie di Nani Cacciatori… tipi duri con giubbotti di cuoio e mantelli da foresta, armati e con un portamento deciso. Nessuno di loro li aveva salutati, né si era fermato per scambiare quattro chiacchiere. Tutti se n’erano andati via per i fatti loro senza una parola, limitandosi a lanciargli rapide occhiate… tutt’altro che amichevoli.
Quando Jair e i suoi compagni di viaggio raggiunsero i confini del villaggio, scoprirono che ogni Nano in cui si imbattevano li fissava apertamente, con uno sguardo che non esprimeva soltanto sospetto. Cavalcando davanti a tutti, Garet Jax sembrava ignorare gli sguardi che li seguivano, ma Slanter si innervosiva sempre più e Jair si sentiva a disagio quasi quanto lo Gnomo. Garet Jax li guidò lungo la strada a zig zag attraverso il villaggio; evidentemente conosceva bene la comunità e aveva ben chiaro quello che intendeva fare. I sentieri che percorrevano erano costeggiati da case e negozi ben tenuti, costruzioni robuste con prati immacolati e siepi sul davanti, rallegrate da file di aiuole e da giardini curati. Tutti alzavano gli occhi mentre passavano, stringendo nelle mani gli utensili e le mercanzie mentre interrompevano il lavoro quotidiano. Anche qui c’erano uomini armati… Nani Cacciatori dagli occhi duri, con coltelli infilati alla cintura. Forse questa era una comunità di famiglie, pensò fra sé Jair, ma in quel momento sembrava soprattutto un accampamento di soldati.
Infine, mentre entravano nella parte centrale del villaggio, furono fermati da un pattuglia a piedi. Garet Jax parlò brevemente con una delle sentinelle e il Nano scomparve in gran fretta. Il Maestro d’Armi indietreggiò con Jair e Slanter. Insieme fronteggiarono i rimanenti membri della pattuglia in un silenzio assorto, aspettando. Dei bambini nani si affollarono intorno a loro incuriositi, gli occhi fissi su Slanter. Lo Gnomo li ignorò per un po’, poi, stanco del gioco, uscì in un improvviso ruggito che li fece scappar via tutti. Li seguì con uno sguardo minaccioso, poi si voltò infastidito verso Jair e si chiuse in un fiero cipiglio.
Qualche minuto dopo, la sentinella mandata da Garet Jax tornò. Con lui c’era un Nano robusto con una folta barba nera, un gran paio di baffi e la testa calva. Senza rallentare il passo, andò direttamente dal Maestro d’Armi, la mano tesa in segno di benvenuto.
«Te la sei presa comoda» ringhiò mentre l’altro stringeva la sua mano callosa. Penetranti occhi neri sbirciarono da sotto le folte sopracciglia; il tipo aveva un’aria dura e combattiva. Il corpo forte, compatto indossava gli indumenti comodi degli abitanti della foresta; aveva la cintura e gli stivali di morbido cuoio, e portava un paio di coltelli infilati nella cintura. Da un orecchio gli pendeva un grosso orecchino d’oro.
«Elb Foraker.» Garet Jax lo presentò sbrigativamente a Jair e a Slanter.
Foraker li scrutò per un attimo senza dire una parola, poi si rivolse di nuovo al Maestro d’Armi. «Che strani compagni di viaggio ti sei scelto, Garet.»
«Questi sono tempi strani» rispose l’altro, alzando le spalle. «Che ne diresti di un posto dove sederci per mangiare qualcosa?»
Foraker annuì. «Seguimi.»
Li portò oltre la pattuglia fin dove la strada si biforcava a destra e da lì in una costruzione con un gran refettorio pieno di panche e tavoli. Una dozzina di tavoli erano occupati da Nani Cacciatori assorti nel loro pasto serale. Qualcuno alzò gli occhi e fece un cenno di saluto a Foraker, ma questa volta nessuno mostrò particolare interesse per i suoi compagni. Evidentemente, la presenza del Nano contava, e come, pensò Jair. Foraker scelse un tavolo in fondo alla sala e fece cenno di portargli da mangiare.
«Che cosa devo fare di questi due?» chiese il Nano quando si furono seduti.
«Un tipo che va subito al sodo, non è vero?» fece Garet Jax rivolto ai suoi compagni. «È stato con me dieci anni fa quando addestravo i Nani Cacciatori durante una scaramuccia di confine lungo il Wolfsktaag. È stato di nuovo con me a Callahorn qualche anno fa. Ecco perché sono qui adesso. Mi ha chiesto di venire e non sopporta che qualcuno gli risponda di no.»
Tornò a guardare Foraker. «Il ragazzo è Jair Ohmsford. Sta cercando sua sorella e un Druido.»
Foraker si appoggiò allo schienale, corrugando la fronte. «Un Druido? Quale Druido? Non ce ne sono più. Non ce ne sono più dai tempi…»
«Lo so… dai tempi di Allanon» intervenne Jair, incapace di restarsene ancora zitto. «Quello è il Druido che sto cercando.»
Foraker lo guardò stupito. «Quello? Che cosa ti fa pensare che lo troverai qui?»
«Mi ha detto che sarebbe venuto nella Terra dell’Est. Ha portato con sé mia sorella.»
«Tua sorella?» Il Nano aggrottò la fronte con aria incredula. «Allanon e tua sorella? E dovrebbero essere qua intorno?»
Jair annuì lentamente, con una sensazione spiacevole allo stomaco. Foraker lo stava guardando come se fosse stato pazzo. Poi si voltò verso Garet Jax.
«Dove hai trovato questo ragazzo?»
«Per strada» rispose evasivamente l’altro. «Che ne sai del Druido?»
Foraker si strinse nelle spalle. «So che da oltre vent’anni nessuno ha più visto Allanon nelle Terre dell’Est… con o senza la sorella di qualcuno.»
«Be’, allora non siete molto informati» intervenne improvvisamente Slanter, con una leggera nota di sarcasmo nella voce. «Il Druido è venuto e se n’è andato proprio sotto il vostro naso!»
Il volto fiero di Foraker si girò di scatto verso di lui. «Starei attento a quello che dico, se fossi in te, Gnomo.»
«Questo sostiene di aver seguito il Druido finché è uscito dalle vostre terre» spiegò Garet Jax, gli occhi grigi che vagavano con indifferenza nella sala semivuota. «Lo ha inseguito dal Maelmord fin sulla porta di casa di questo ragazzo, a Valle d’Ombra.»
Foraker lo guardava fissamente. «Te lo chiedo di nuovo… che cosa esattamente devo fare di questi due?»
Garet Jax lo guardò a sua volta. «Ci ho pensato. Il Consiglio degli Anziani si riunisce questa sera?»
«Ogni sera, di questi tempi!»
«Allora facciamo che il ragazzo parli lì.»
Foraker aggrottò la fronte. «Perché mai dovrei farlo?»
«Perché ha qualcosa da dire che, secondo me, li interesserà. E non soltanto sul Druido.»
Il Nano e il Maestro d’Armi si sogguardarono in silenzio. «Dovrò inoltrare una richiesta» rispose infine Foraker, la cui mancanza d’entusiasmo era più che evidente.
«Mi sembra il caso di non perdere tempo.»
Con un sospiro, Foraker si alzò, lanciando un’occhiata a Jair e a Slanter. «Voi due potete mangiare e starvene qui tranquilli. Non cercate di andare in giro per conto vostro. Non so niente del passaggio del Druido, ma mi occuperò di questa faccenda, Ohmsford.» Scosse la testa. «Vieni, Garet.»
Il Nano e il Maestro d’Armi uscirono dalla sala. Jair e Slanter rimasero soli al tavolo, assorti nei propri pensieri. Dov’era Allanon? si chiese Jair con silenziosa disperazione, mentre, la testa china, si guardava fissamente le mani congiunte. Il Druido aveva detto che sarebbe andato all’Est. Non era passato da Culhaven? In tal caso, dove era andato? Dove aveva portato Brin?
Un Nano che indossava un grembiule bianco con pettorina gli portò piatti colmi di cibo fumante e tazze di birra, e cominciarono a mangiare. Nessuno parlò. I minuti scorrevano mentre consumavano il pasto, e Jair sentiva le sue speranze svanire a ogni boccone che buttava giù… come se in qualche modo stesse scartando le possibili risposte ai suoi quesiti. Dopo aver allontanato il piatto, cominciò a battere nervosamente uno stivale sul pavimento di legno, tentando di decidere cosa fare se Elb Foraker aveva ragione e Allanon e Brin non erano passati di lì.
«Smettila» ringhiò improvvisamente Slanter.
Jair alzò gli occhi, stupito. «Di fare cosa?»
«Smettila di battere i piedi sul pavimento. È fastidioso.»
«Scusami.»
«E smettila di fare quella faccia. Vedrai che troveremo tua sorella.»
Jair scosse lentamente la testa, angosciato. «Magari.»
«Uffa» borbottò lo Gnomo. «Sono io che dovrei preoccuparmi, non tu. Non so nemmeno come mi sono lasciato convincere a far parte di questa pazzesca spedizione.»
Jair puntò i gomiti sul tavolo, appoggiando il mento sulle palme delle mani. «Anche se Brin non è passata da Culhaven, e se Allanon è andato da un’altra parte, dobbiamo sempre andare nell’Anar, Slanter. E dobbiamo persuadere i Nani ad aiutarci.»
Slanter lo fissò, allibito. «Noi? Noi? Faresti meglio a ripensarci un attimo a questa stupidaggine del “noi”. Io non vado da nessuna parte, se non per tornare dove mi trovavo prima di essere coinvolto in questo pasticcio.»
«Tu sei un battitore, Slanter» replicò Jair, calmo. «Ho bisogno di te.»
«Ma guarda!» scattò l’altro, la rugosa faccia gialla improvvisamente incupita. «Io sono anche uno Gnomo, se non l’hai ancora notato! Hai visto come mi guardavano là fuori! Hai visto che quei bambini mi guardavano come se fossi qualche tipo di animale selvaggio catturato nella foresta? Usa la testa! C’è una guerra fra Gnomi e Nani, ed è improbabile che i Nani ti diano retta finché insisterai ad avere me come alleato! Il che non è comunque vero!»
Jair si chinò verso di lui. «Slanter, devo raggiungere la Sorgente del Cielo prima che Brin entri nel Maelmord. Come posso riuscirci senza qualcuno che mi guidi?»
«Conoscendoti, sono certo che troverai il modo» fece lo Gnomo, liquidando la faccenda. «Inoltre, non posso più tornare lì. Spilk avrà raccontato cosa ho fatto. Oppure, se non lo farà lui, lo farà quell’altro Gnomo che è scappato. Mi cercheranno. Se torno, qualcuno mi riconoscerà. Quando mi prenderanno, gli Spiriti…...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La canzone di Shannara
  4. Mappa
  5. I
  6. II
  7. III
  8. IV
  9. V
  10. VI
  11. VII
  12. VIII
  13. IX
  14. X
  15. XI
  16. XII
  17. XIII
  18. XIV
  19. XV
  20. XVI
  21. XVII
  22. XVIII
  23. XIX
  24. XX
  25. XXI
  26. XXII
  27. XXIII
  28. XXIV
  29. XXV
  30. XXVI
  31. XXVII
  32. XXVIII
  33. XXIX
  34. XXX
  35. XXXI
  36. XXXII
  37. XXXIII
  38. XXXIV
  39. XXXV
  40. XXXVI
  41. XXXVII
  42. XXXVIII
  43. XXXIX
  44. XL
  45. XLI
  46. XLII
  47. XLIII
  48. XLIV
  49. XLV
  50. XLVI
  51. XLVII
  52. XLVIII
  53. Copyright