Cosa resterà dei migliori anni
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Cosa resterà dei migliori anni

Piccolo dizionario della memoria

  1. 336 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Cosa resterà dei migliori anni

Piccolo dizionario della memoria

Informazioni su questo libro

Cosa resterà di quello che siamo stati, dei nostri migliori anni? In pieno stile "Noi che..." Carlo Conti pesca dagli scrigni dei ricordi e compila un dizionario della memoria facendo vibrare emozioni diverse: divertimento, curiosità e ironia. Sempre lieve e spiritoso, mette in scena la play list del nostro passato. Una vera enciclopedia di oggetti, situazioni, canzoni, balli, programmi TV, film, fumetti e giornalini...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
Print ISBN
9788804633594
eBook ISBN
9788852044519

Carosello

Fiumi di inchiostro sono stati versati per parlare di “Carosello”, ci si sono impegnati giornalisti, critici, storici della tivù, sociologi, esperti di pubblicità, psicologi e massmediologi. Negli anni sono stati pubblicati decine di libri, dispense e tesi di laurea, realizzati programmi e raccolte in DVD dei caroselli più popolari. Ondate di purissima nostalgia travolgono tutti noi che lo conosciamo ogni volta che ne intercettiamo un frammento ritrasmesso in TV, che ne sentiamo parlare o ci capita, chissà perché, di canticchiare una delle tante canzoncine che corredavano gli amati siparietti. In un ideale libro sulla storia della televisione italiana “Carosello” occuperebbe uno dei primi capitoli e sarebbe tra i più lunghi e corposi. Forse per questo la RAI ha deciso giustamente di proporre qualcosa di simile, più o meno alla stessa ora, chiamandolo “Carosello reloaded”, un modo per riappropriarsi di un pezzo della sua storia.
“Carosello” andò in onda per vent’anni consecutivi, debitamente annunciato dalle signorine buonasera, alle 20.50, dopo il telegiornale, da domenica 3 febbraio 1957 fino al 1° gennaio 1977, per un totale di 7261 puntate, stabilendo un record di longevità e di successo per un programma televisivo. Non veniva trasmesso – segno di antico rispetto – soltanto per le ricorrenze del Venerdì Santo e del 2 novembre. La sigla con i quattro panorami di città italiane (Venezia, Siena, Napoli e Roma) e ai lati un musicante era accompagnata da una tarantella napoletana rielaborata da Raffaele Gervasio, divenuta popolare quanto Tanti auguri a te. Quella musichetta metteva allegria predisponendo l’animo, fin dalla prima nota, alla visione. Ogni puntata di “Carosello” era composta dalle quattro alle sei scenette, ciascuna della durata di un paio di minuti o poco più. Ogni filmato era una piccola storia compiuta, recitata da attori – tutti gli attori e i personaggi televisivi del momento furono protagonisti delle storie di “Carosello” – oppure da cartoni animati, pupazzetti in plastilina o altri personaggi realizzati con tecniche innovative e sempre diverse. L’articolo pubblicizzato veniva nominato soltanto nel codino finale di trenta secondi.
“Carosello” ha accompagnato per mano l’Italia rurale verso la nuova dimensione sociale ed economica di un Paese industrializzato, verso il dorato mondo del consumismo. Ha guidato i suoi spettatori nella scelta di beni, oggetti, accessori – dai saponi agli elettrodomestici, alle automobili, ai liquori, alle bibite, all’abbigliamento, ai gelati – che avevano il gusto della novità, dell’innovazione, di un inedito, agognato benessere finalmente a portata di mano.
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E nel fare questo, servendosi dei migliori talenti del cinema e dello spettacolo italiano – attori, registi, sceneggiatori, tecnici, disegnatori, compositori –, ha inventato slogan, frasi, battute entrati nel linguaggio comune e diventati modi di dire tuttora diffusi, quindi sopravvissuti anche, e ben oltre, alla sua scomparsa.
Non solo, “Carosello” ha costruito negli anni una specie di universo musicale con jingle, canzoni e ritornelli memorabili, molti dei quali ideati e composti da Franco Godi.
Se facessimo una rapida carrellata di personaggi entrati nell’immaginario collettivo, dovremmo pensare subito a Caballero e Carmencita: “Dov’è, dov’è, dov’è la donna?”; a Calimero: “Tutti ce l’hanno con me perché sono piccolo e nero... è un’ingiustizia però”; agli abitanti del pianeta Papalla; a Pippo l’ippopotamo azzurro dei pannolini; al Gigante buono che veniva a risolvere i guai causati dalle malefatte di Jo Condor: “E che? Ci ho scritto Jo Condor?!”, “Gigante, pensaci tu!”. Allora il gigante afferrava Jo Condor con due dei suoi ditoni e lo faceva precipitare mentre il volatile gridava: “Ma mi lasci! Non ho la mutua! Non ho il paracadute!”; la Linea, geniale simbolo comunicativo di una marca di caffettiere che pareva interrogarsi sul mondo con il suo tenero, indecifrabile farfugliare; il frate Cimabue “Cimabue, Cimabue fai una cosa e ne sbagli due!” che pubblicizzava l’amaro Dom Bairo, “l’Uvamaro”; Gringo, “Gringooo, Gringooo!”, il pistolero della carne in scatola, col poncho, somigliante al Clint Eastwood di Sergio Leone che terminava le sue avventure al mezzogiorno di “cuoco” anziché di fuoco; El Dindondero: “L’è lì l’è là l’è là che l’aspettava, l’è là che aspettava Miguel!”, “Miguel son sempre mì”; lo sceriffo della Valle d’Argento: “Le stelle sono tante milioni di milioni...”. E poi “La pancia non c’è più” con il grande Mimmo Craig; “Chiamami sarò la tua birra” con la biondona di turno (all’epoca un’incantevole Solvi Stubing) e il simpatico Francesco Mulè; gli sketch di Ciccio e Franco nei panni di Evaristo e Casimiro. Ninetto Davoli fornaio in bicicletta che canta le canzoni “alla Giggetto”, motivi popolari urlati e stonati nell’alba di una Roma deserta; il “Si re si re si mi si mi si fa si fa sol fa sol mi re re” che impreziosiva la pubblicità di una compagnia d’assicurazioni. I tormentoni delle caramelle al miele: “Bella, dolce e cara mammina, la più bella mammina...”.
E ancora, le storielle cantate delle arance Birichin: “Battista il ciclista sapete cosa fa? Lui dà la caccia ai topi e invece il vecchio gatto sapete cosa fa? Pedala e se ne va... Ma che paese straordinario è il paese dell’incontrario, dove sia non si sa!”, con la bambina a rispondere sempre: “Io lo so, ma non lo dico...”; le avventure della Maria Rosa del lievito: “Brava! Brava! Maria Rosa ogni cosa sai far tu! Qui la vita è sempre rosa solo quando ci sei tu”; i bambini che saltavano sul letto: “Bidibodibu... bidibodighé”; “Basta la parola” del confetto lassativo. “Ti spunta un fiore in bocca” del dentifricio. “Contro il logorio della vita moderna” del povero Ernesto Calindri che rischiava di essere investito da un esercito d’automobili mentre sorseggiava l’amaro ai carciofi seduto a un tavolino nel bel mezzo di un trafficatissimo incrocio; l’irresistibile “Pitu pitum paah” di Susanna tutta panna; “Noo, non esiste sporco impossibile” dell’uomo in ammollo che stava nella vasca tutto vestito; il cavallo bianco che corre sulla spiaggia; Nino Castelnuovo che usa l’olio di semi e salta la staccionata come un grillo. Il “Gruppo vacanze Piemonte! Si parte!” gridato da Nicola Arigliano in veste di guida turistica.
Ecco: sono solo alcuni fotogrammi, solo alcune voci dello scrigno dorato che fu “Carosello” e di cui ciascuno di noi ha ricordi personalissimi.
Tutti noi, però, quelli che nei vent’anni di programmazione di “Carosello” erano bambini, siamo accomunati da un ricordo che ci rende fratelli e che si sintetizza in poche parole: “A letto dopo ‘Carosello’”. Era quello l’estremo limite della serata, le colonne d’Ercole oltre le quali si spalancava l’ignoto riservato ai più grandi. I più piccoli, quasi dieci dei venti milioni di spettatori che seguivano il programma ogni sera, dopo quel breve, piccolo show, andavano a nanna, con o senza capricci.
E pensare che all’epoca in molti lanciavano strali sugli effetti diseducativi delle pubblicità di “Carosello” e molti espressero la loro soddisfazione il giorno in cui chiuse i battenti. Ignoravano, lor signori, che “Carosello” avrebbe lasciato il suo spazio – anzi molto, ma molto di più – alle dilaganti pubblicità che nel giro di pochi anni avrebbero fatto letteralmente a pezzi il palinsesto televisivo infilandosi in tutte le sue maglie, in maniera così ossessiva da creare quasi fastidio. “Carosello”, invece, era amato. Oggi quando c’è la pubblicità cambiamo canale alla svelta. Quando c’era “Carosello”, invece...

Carte da gioco della BP

Verso la fine degli anni Sessanta il distributore della BP regalava ai clienti più affezionati il cosiddetto “gioco delle vacanze”. Si trattava di un mazzo di carte composto da trentasei carte, contenuto nell’apposita scatolina. Il mazzo era diviso in due serie da diciotto carte con soggetti identici (la mucca, il cane, il gatto, il contadino, il castello eccetera) di colore diverso, serie gialla e serie verde. Si giocava in due o più. Il meccanismo era lo stesso di un qualsiasi memory: si stendevano sul tavolo le carte coperte e, rivoltandone una gialla e una verde, bisognava trovare la coppia di soggetti identici. Si usavano fino a logorarle, ore e ore con le nonne, i cugini o gli amichetti, nelle interminabili giornate estive di una volta.

Cartella scolastica

Negli anni Sessanta e Settanta i bambini delle elementari andavano a scuola con la cartella. Era di pelle, spesso decorata con inserti, specie frontali, di pelo di cavallino. Poteva anche essere interamente di pelo di cavallino, in genere pezzato bianco e marrone. Aveva due fibbie o chiusure a scatto, oppure una chiusura centrale. Si trasportava grazie a una maniglia, anch’essa di pelle, ancorata alla sommità. Più rare erano le cartelle con le bretelle, da portare sulle spalle. Si comprava nuova per l’esordio in prima elementare e durava, meglio, doveva durare fino alla quinta. Ci arrivava, magari, ma era l’ombra di se stessa, con il pelo di cavallino affetto da evidente alopecia, le fibbie che non chiudevano più e qualche strappo o scucitura qua e là.
Era semplice, non riportava figure, personaggi, marchi, griffe o quant’altro. Tutto questo avrebbe invaso le classi solo qualche anno più tardi facendo dello zainetto un oggetto di culto tra i ragazzini di tutte le età. Lo zainetto, acquistato a peso d’oro dai malcapitati genitori, con tutta la fila di accessori griffati, diario, astuccio e compagnia bella, avrebbe presto mandato nel dimenticatoio la vecchia cartella.

Cestino per la merenda

Il cestino per la merenda era in dotazione ai bambini dell’asilo. In genere si trattava di un bauletto rettangolare, di paglia o vimini intrecciato con coperchio sulla sommità del quale si trovava un manico di legno o di pelle. In pelle erano pure le fibbie, in genere due – ma esisteva anche il modello con un’unica fibbia centrale –, che si assicuravano sul davanti con apposite chiusurine girevoli in metallo o in ottone. Di solito era del colore naturale del vimini, ma esisteva la versione colorata, meglio ancora rosa per le bambine e azzurro per i maschietti, con il manico bianco a conferire un tocco di eleganza.
In quel bauletto la mamma ogni mattina, dico ogni mattina, riponeva il ben di Dio della merenda. Dicevasi merenda ma in realtà era un pranzo: panini al prosciutto o con mozzarella e pomodoro, frittata di zucchine o frittata di pasta, e poi fetta di torta o di crostata, succo di frutta in bottiglietta di vetro. A volte ci infilava una piccola gavetta di metallo con la pasta al sugo che così si manteneva calda. Chissà come facevano le mamme ad avere tutto quel tempo per preparare le merende a uno o più figli la mattina presto? E chissà come facevamo a spazzolarci quel po’ po’ di merende senza diventare tutti obesi.
Quando trotterellavi verso la scuola, dal cestino si spandeva una scia di profumo che attirava i cani. E quando aprivi il coperchio ti investiva una fragranza che metteva il buonumore e faceva venire l’acquolina in bocca alle maestre.
Certo, per metterci dentro la merendina confezionata, oggi il cestino è veramente superfluo, basta una tasca dello zainetto... firmato!
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Chiodo

Il chiodo non è solo quello da prendere a martellate sul muro per appenderci un quadro, ma era anche il termine per indicare un giubbotto di pelle, rigorosamente nero, molto in voga a partire dagli anni Cinquanta.
Malgrado fosse nato nel 1928, la sua corsa verso il successo inizia nel 1953 grazie a Marlon Brando che lo indossa nel film cult Il selvaggio. Da quel momento il suo chiodo, con tanto di nome – Johnny – ricamato sul cuore e il famoso stemma con il teschio e i pistoni incrociati verniciato sulla schiena, verrà associato alla motocicletta. Il mito si rafforzerà poi negli anni Settanta, quando lo indosseranno Fonzie in “Happy Days” e John Travolta in Grease.
Il “duro” italiano lo indossava anche senza possedere una moto, aiutandosi proprio col giubbotto e qualche altro accessorio a darsi un tono da “uomo che non deve chiedere mai”. Quindi lo sfoggiava sopra la T-shirt preferibilmente bianca e un paio di jeans. Pare che così piacesse alle ragazze, le quali ambivano, mostrandosi freddolose, a farsene cingere le spalle dal proprio cavaliere che, specie in inverno, rimaneva in maglietta esposto alle intemperie e tornava a casa con la bronchite o il colpo della strega, maledicendo il freddo, le ragazze e pure il chiodo.

Chissà chi lo sa

“Squillino le trombe, entrino le squadre!” così dava inizio a “Chissà chi lo sa?”, il primo, mitico telequiz per ragazzi, il grande Febo Conti. Signore distinto, magro, fronte alta, naso regolare ma importante, portava gli occhiali, sfoderava un sorriso educato, era pacato e diceva le cose appropriate, quelle che era necessario dire. Con sé aveva sempre una cartellina con un grosso punto interrogativo nero su fondo bianco dalla grafica elementare. Febo era il professore che tutti i ragazzi d’Italia avrebbero voluto avere e nella sua...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Cosa resterà dei migliori anni
  3. Dello stesso autore
  4. Introduzione
  5. 45 giri
  6. 90° minuto
  7. 500
  8. 600
  9. Adesivi
  10. Aerobica
  11. Alto gradimento
  12. Audiocassetta
  13. Austerity
  14. Autoradio
  15. Autostop
  16. Battipanni
  17. Belfagor
  18. Benzina: normale o super?
  19. Bicchiere telescopico
  20. Biglie di plastica
  21. Bigliettaio sull’autobus
  22. Borsello
  23. Boxer
  24. Cabina telefonica
  25. Cambiale
  26. Camperos o Frye
  27. Cantagiro
  28. Carosello
  29. Carte da gioco della BP
  30. Cartella scolastica
  31. Cestino per la merenda
  32. Chiodo
  33. Chissà chi lo sa
  34. Ciao, Boxer, Sì
  35. Cicogna
  36. Cinghia per i libri
  37. Citofono
  38. Coccoina
  39. Collegio
  40. Colonia estiva
  41. Commodore 64
  42. Concilia?
  43. Contenitore piramidale per il latte
  44. Corrente elettrica a 125 volt
  45. Corriere dei Piccoli
  46. Cortile
  47. Cubo di Rubik
  48. Cuffie da bagno con i fiori
  49. Das
  50. Dediche alla radio
  51. Diapositive
  52. Diario
  53. Diario scolastico
  54. Differita di una partita di calcio
  55. Dolce Forno
  56. Due Cavalli
  57. Duplex
  58. Eskimo
  59. Espadrillas
  60. Falò
  61. Fantasma formaggino
  62. La febbre del sabato sera
  63. Feste in casa
  64. Figli dei fiori
  65. Flipper
  66. Formaggini
  67. Fotoromanzi
  68. Furia cavallo del West
  69. Fustino di detersivo
  70. Geloso
  71. Gettone telefonico
  72. Ginocchia sbucciate
  73. Giocagiò
  74. Giochi all’aria aperta
  75. Gioco della bottiglia
  76. Going
  77. Goldrake, Jeeg Robot, Mazinga
  78. Gommapane
  79. Gomme da masticare
  80. Graziella
  81. Happy Days
  82. Idrolitina
  83. Imitazioni
  84. Intervallo
  85. Intrepido e Il Monello
  86. Juke-box
  87. Lettera 32
  88. Loden
  89. Lucchetto al telefono
  90. Mangiadischi
  91. Manuale delle Giovani Marmotte
  92. Matusa
  93. Mettersi insieme
  94. Mille lire
  95. Miniassegni
  96. Minigonna
  97. Miscela
  98. Mondiali del ’70
  99. Monoscopio
  100. Montgomery
  101. Occhiali a raggi X
  102. Oggi le comiche
  103. Ora esatta
  104. Palla canguro
  105. Palline Clic Clac
  106. Paninaro
  107. Pantaloni a zampa d’elefante
  108. Penitenza
  109. Pinguino
  110. Pista Polistil
  111. Pizzaballa
  112. Polaroid
  113. Pong e Pac-Man
  114. Portiere delle auto
  115. Portobello
  116. Posti in piedi al cinema
  117. Prinz
  118. Prove tecniche di trasmissione a colori
  119. I Quindici
  120. Radio libere
  121. Ricerche
  122. Rin Tin Tin
  123. Rischiatutto
  124. Rischiatutto (scatola gioco)
  125. Rullino fotografico
  126. Sandali con gli occhi
  127. Sandokan
  128. Sbarco sulla luna
  129. Scaldamuscoli
  130. Scarpe ortopediche
  131. Scheda telefonica
  132. Schedina
  133. Scolorina
  134. Signorine buonasera
  135. Simca 1000
  136. Siringa di vetro
  137. Spalline
  138. Subbuteo
  139. Super 8
  140. Supergulp!
  141. Super Tele, Super Santos, Tango
  142. Sussidiario
  143. Targhe automobilistiche
  144. Telefono a disco
  145. Telefono a gettoni
  146. Televisore in bianco e nero
  147. Tolfa
  148. Tonsille
  149. Traforo
  150. Trasferelli
  151. Trenino elettrico
  152. Tutto il calcio minuto per minuto
  153. Uomo nero
  154. Vaccino antivaiolo
  155. Vespa
  156. Vinavil
  157. Walkman
  158. Zoccoli
  159. Crediti delle fotografie
  160. Copyright