Il caso della domestica perfetta
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Il caso della domestica perfetta

e altre storie

  1. 182 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il caso della domestica perfetta

e altre storie

Informazioni su questo libro

Accusata di furto dalle sue padrone, le sorelle Emily e Lavinia Skinner, la domestica Gladys è licenziata. Ma quando viene a sapere che anche la nuova cameriera è sospettata di rubare, Miss Marple capisce che forse le cose non sono esattamente come sembrano... Tanto innocua e gentile quanto micidiale nell'incastrare ingannatori e assassini, la dolce Miss Marple è protagonista assoluta di questa raccolta di nove racconti, che la vedono alle prese con il cadavere di un uomo trovato in una chiesa, un tesoro nascosto, uno strano incidente a cavallo... Come sempre, l'arzilla vecchietta saprà scoprire e svelare la verità che si cela dietro le apparenze.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
Print ISBN
9788804609476
eBook ISBN
9788852041570

La Follia di Greenshaw

I due uomini aggirarono il fitto dei cespugli.
«Bene, eccoci qui!» disse Raymond West. «Guarda.»
Horace Bindler diede un’attenta occhiata di valutazione.
«Ma, mio caro,» esclamò «è una meraviglia!» La sua voce assunse una nota stridula nell’entusiasmo dell’apprezzamento estetico, quindi si fece bassa per lo stupore reverente. «È incredibile. Fuori dal mondo! Un pezzo d’epoca tra i migliori.»
«Lo pensavo che ti sarebbe piaciuta» commentò Raymond West con soddisfazione.
«Piacermi? Mio caro…» A Horace mancavano le parole. Sfilò la tracolla della macchina fotografica e si mise al lavoro. «Questa sarà una delle perle della mia collezione» disse, felice. «Non trovi anche tu che sia piuttosto divertente possedere una collezione di mostruosità? L’idea mi è venuta nella vasca da bagno, una sera di sette anni fa. La mia ultima vera perla l’ho trovata a Genova, al cimitero, ma credo proprio che questa la superi. Come si chiama?»
«Non ne ho la minima idea» rispose Raymond West.
«Suppongo che abbia un nome, no?»
«Ce l’avrà senz’altro. Il fatto è che tutti da queste parti l’hanno sempre chiamata La Follia di Greenshaw.»
«Greenshaw è l’uomo che l’ha costruita?»
«Sì. Nel 1860 o ’70, o giù di lì. All’epoca qui si faceva un gran parlare della folgorante carriera del ragazzino scalzo che era riuscito a diventare enormemente ricco. L’opinione locale riguardo alle ragioni per cui egli costruì questa casa è controversa. C’è chi sostiene che si trattò di pura e semplice sovrabbondanza di denaro, altri affermano che fu costruita per sbalordire i creditori. Se quest’ultima ipotesi è valida, non li sbalordì affatto. Greenshaw finì per fare bancarotta o qualcosa del genere. Da qui il nome, Follia di Greenshaw.»
Horace faceva scattare la macchina fotografica. «Ecco fatto!» disse con voce soddisfatta. «Ricordami di mostrarti il numero trecentodieci della mia collezione. La mensola di marmo di un caminetto in stile italiano veramente pazzesca.» Guardando la casa soggiunse: «Non riesco a concepire come al signor Greenshaw sia potuta venire in testa un’idea simile».
«Per certi versi è piuttosto ovvio» rispose Raymond. «Aveva visitato i castelli della Loira, non pensi? Quelle torrette… E poi, malauguratamente, sembra che abbia fatto dei viaggi in Oriente. L’influsso del Taj Mahal è incontestabile. Mi piacciono abbastanza l’ala moresca e le linee che ricordano un palazzo veneziano» concluse.
«Mi stupisco che abbia trovato un architetto disposto a realizzare queste idee.»
Raymond scrollò le spalle.
«Oh, non ci saranno stati problemi per questo, presumo. Probabilmente» disse «l’architetto si è ritirato a vita privata, con un buon reddito vita natural durante, mentre il povero Greenshaw si è rovinato.»
«Potremmo dare un’occhiata anche all’altra parte» chiese Horace «oppure è violazione di proprietà?»
«È senz’altro violazione di proprietà, ma non credo che ci succederà nulla.»
Si voltò per raggiungere l’angolo della costruzione, mentre Horace gli saltellava dietro.
«Ma chi ci abita, mio caro? Orfani o turisti in vacanza? Non può essere una scuola. Non ci sono campi da gioco, non si riscontra alcuna attività.»
«Oh, c’è ancora qualcuno della famiglia Greenshaw che ci abita» disse Raymond girando il capo sopra la spalla. «La casa non è stata inghiottita dalla bancarotta. L’ha ereditata il figlio del vecchio Greenshaw. Un tipo avaro che viveva in un solo angolo della casa. Non ha mai speso un centesimo. Probabilmente non ha mai avuto un centesimo da spendere. Ora ci vive sua figlia. Un’anziana signorina… molto strana.»
Mentre parlava, Raymond si congratulava con se stesso per aver pensato alla Follia di Greenshaw per far divertire il suo ospite. Questi critici letterari si dichiaravano sempre smaniosi di trascorrere un fine settimana in campagna e poi, quando ci arrivavano, trovavano la campagna molto noiosa. Il giorno dopo ci sarebbero stati i quotidiani della domenica ma, per la giornata, Raymond era soddisfatto di aver proposto una visita alla Follia di Greenshaw per arricchire la famosa collezione di mostruosità di Horace Bindler.
Svoltarono l’angolo e sbucarono su un prato trascurato. In fondo c’era un giardino roccioso artificiale, sul quale era china una persona; quando la vide, Horace afferrò Raymond per un braccio con aria eccitata.
«Mio caro!» esclamò. «Vedi che cosa indossa? Un vestito di cotonina a fiori. Proprio come una cameriera… quando esistevano le cameriere. Uno dei miei ricordi più preziosi è un soggiorno in una casa di campagna, quando ero ragazzino. Una vera cameriera veniva a svegliarmi al mattino, tutta un fruscio nell’abito di cotonina, con la cuffietta in testa. Sì, caro ragazzo mio, davvero, una cuffietta. Di mussola, con i nastrini. No, forse i nastrini li aveva la cameriera che serviva in tavola. Comunque, si trattava di una vera cameriera, che entrava nella stanza portando un’enorme brocca di rame piena di acqua bollente. Che giornata fantastica!».
La persona con il vestito di cotonina si era raddrizzata e si era voltata verso di loro, tenendo in mano una paletta da giardinaggio. Era una figura piuttosto sorprendente. Riccioli spettinati color grigio acciaio le cadevano a ciocche sulle spalle e, ben premuto sul capo, aveva un cappello di paglia, abbastanza simile a quelli che si usano per i cavalli in Italia. L’abito stampato le scendeva quasi alle caviglie. Nel volto, segnato dalle intemperie e non troppo pulito, spiccavano due occhietti furbi che studiavano i due uomini, valutandoli.
«Devo scusarmi per aver sconfinato, signorina Greenshaw» disse Raymond West, avanzando verso di lei. «Ma il signor Horace Bindler, che è mio ospite…»
Horace chinò il capo e si tolse il cappello.
«… è molto interessato… alla storia antica… e ai begli edifici.»
Raymond West parlava con la facilità del celebre scrittore che sa di essere famoso e di potersi avventurare dove gli altri non possono.
La signorina Greenshaw si girò a guardare la caotica esuberanza architettonica alle proprie spalle.
«È una bella casa» dichiarò in tono di apprezzamento. «L’ha costruita mio nonno… prima che io nascessi, naturalmente. A quanto riferiscono, sembra che abbia affermato di averlo fatto per sbalordire la gente del posto.»
«Direi che ci è proprio riuscito, signorina!» commentò Horace Bindler.
«Il signor Bindler è un critico letterario molto noto» spiegò Raymond West.
Era evidente che la signorina Greenshaw non stravedeva per i critici letterari. La notizia non le fece alcun effetto.
«Io la considero» disse, riferendosi alla casa «un monumento al genio di mio nonno. Ci sono degli sciocchi che vengono qui e mi chiedono perché non la vendo e non vado ad abitare in un appartamento! Che cosa ci farei io in un appartamento? Questa è casa mia e qui resto» disse la signorina Greenshaw. «Ho sempre vissuto qui.» Rifletté, rimuginando sul passato. «Eravamo in tre. Laura ha sposato il curato. Papà non le ha dato un centesimo, sosteneva che i preti non dovevano interessarsi alle cose terrestri. Lei è morta dando alla luce un figlio. Che è morto a sua volta di lì a poco. Nettie è scappata con il maestro di equitazione. Papà l’ha tagliata fuori dal testamento, naturalmente. Harry Fletcher era un bell’uomo, ma inetto. Non credo che Nettie sia stata felice con lui. Comunque, non è vissuta a lungo. Hanno avuto un figlio, che ogni tanto mi scrive. Ma certo non è un Greenshaw. L’ultima dei Greenshaw sono io.» Raddrizzò le spalle con un certo orgoglio e riassestò l’angolazione sghemba del cappello di paglia. Poi si voltò e disse bruscamente: «Si, signora Cresswell, che cosa c’è?».
Dalla casa si stava avvicinando una persona che, vista accanto alla signorina Greenshaw, appariva buffamente diversa. La signora Cresswell era pettinata in modo stupendo, con una massa di capelli azzurrini che svettavano in una elaborata e meticolosa acconciatura di ricci e boccoli. Sembrava lo stile di una nobildonna francese in procinto di recarsi a un ballo in maschera. Il resto della sua figura di donna di mezza età era fasciato da un vestito che avrebbe dovuto essere di frusciante raso nero ma, in effetti, era di un lustro tessuto nero artificiale. Pur non essendo una donna grassa, aveva un seno oltremodo sviluppato e sporgente. Quando parlò, la sua voce si rivelò singolarmente profonda. La dizione era squisita, soltanto una lieve esitazione sulle parole che iniziavano e finivano con una “r” portava a sospettare che, in un lontano periodo della sua gioventù, potesse avere avuto qualche difficoltà a pronunciare quella lettera.
«Il pesce, signorina,» disse la signora Cresswell «il trancio di merluzzo. Non è arrivato. Ho chiesto ad Alfred di scendere in paese a prenderlo ma lui si rifiuta di andare.»
Piuttosto inaspettatamente la signorina Greenshaw ebbe una risatina soffocata.
«Si rifiuta, eh?»
«Alfred, signorina, è diventato piuttosto sgarbato.»
La signorina Greenshaw portò due dita sporche di terriccio alle labbra, d’improvviso emise un fischio lacerante e poi urlò: «Alfred, Alfred, vieni qui!».
In risposta alla chiamata, comparve da dietro l’angolo della casa un giovanotto con una vanga in mano. Aveva un viso bello e sfrontato e, mentre si avvicinava, lanciò un’occhiata manifestamente malevola alla signora Cresswell.
«Mi volevate, signorina?»
«Sì, Alfred. Ho sentito che ti sei rifiutato di andare in paese a prendere il pesce. Cos’è questa storia, eh?»
Alfred rispose con voce sgarbata:
«Ci vado se lo volete voi, signorina. Basta che lo diciate.»
«Lo voglio. È per la mia cena.»
«D’accordo, signorina, ci vado subito.»
Lanciò un’occhiata insolente alla signora Cresswell, che avvampò e mormorò qualcosa a bassa voce.
«Adesso che ci penso,» disse la signorina Greenshaw «un paio di ospiti estranei sono proprio quello che ci serve, vero, signora Cresswell?»
La signora Cresswell assunse un’espressione perplessa.
«Scusate, signorina…»
«Sapete-per-che-cosa» ribadì l’altra, facendo un cenno con il capo. «Il beneficiario di un testamento non può fungere da testimone. È giusto, vero?» chiese, rivolgendosi a Raymond West.
«Giustissimo» rispose Raymond.
«Me ne intendo abbastanza di faccende legali» continuò la signorina Greenshaw «e voi siete due persone stimate.»
Scaraventò la paletta da giardinaggio nel cesto per le erbacce.
«Vi dispiacerebbe salire con me in biblioteca?»
«Ne saremo felici» rispose con avida impazienza Horace Bindler.
L’anziana signorina fece strada attraverso le portefinestre, oltre un ampio salone tutto gi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il caso della domestica perfetta
  4. Asilo
  5. Uno scherzo arguto
  6. Omicidio su misura
  7. Le maledizioni della strega
  8. Il caso della domestica perfetta
  9. Miss Marple racconta una storia
  10. La bambola della sarta
  11. In uno specchio scuro
  12. La Follia di Greenshaw
  13. Copyright