Fra i tanti vantaggi del mestiere di ghostwriter uno dei principali è la possibilità di conoscere gente interessante.
ANDREW CROFTS, Ghostwriting
Nel momento in cui seppi come era morto McAra avrei dovuto alzare i tacchi e andarmene. Solo adesso me ne rendo conto. Avrei dovuto dire: “Scusa, Rick, ma non fa per me, non mi convince”, poi finire il mio drink e sparire. Ma te le presenta così bene le sue storie, Rick – a volte penso che dovremmo scambiarci i ruoli, lui lo scrittore e io l’agente letterario –, che appena si mette a parlare lo ascolto senza discutere: e alla fine riesce immancabilmente a persuadermi.
La faccenda, da come me l’aveva raccontata quel giorno a pranzo, era andata così.
Due domeniche prima McAra aveva preso a Woods Hole, Massachusetts, l’ultimo traghetto per Martha’s Vineyard. Secondo i miei calcoli doveva essere il 12 gennaio. La partenza del ferry-boat era rimasta a lungo in forse, perché a metà pomeriggio si era alzato un vento così impetuoso da far annullare la maggior parte delle traversate. Ma intorno alle nove di sera il vento si era attenuato e alle nove e quarantacinque il comandante aveva deciso che era possibile salpare senza correre rischi. Il traghetto era pieno, ma con un po’ di fortuna McAra era riuscito a trovare un buco sotto coperta per la sua auto e poi era salito a prendere un po’ d’aria.
Nessuno l’avrebbe più visto vivo.
La traversata da Woods Hole all’isola di Martha’s Vineyard di solito dura quarantacinque minuti, ma quella sera le condizioni del tempo avevano rallentato la navigazione: con un vento a cinquanta nodi, aveva osservato Rick, non è uno scherzo attraccare una nave di sessanta metri. Alle undici di sera, finalmente, l’operazione fu completata e le auto cominciarono a muoversi. Tutte tranne una: un SUV Ford Escape nuovo di zecca color marrone chiaro. Il commissario di bordo invitò via altoparlante il proprietario a mettersi al volante perché il SUV stava bloccando le altre auto, ma inutilmente. Allora due marinai si avvicinarono all’auto e, poiché non era stata chiusa a chiave, la spinsero fin sulla banchina. Subito dopo la nave fu perquisita da cima a fondo, dalle scale al bar, dai bagni addirittura fino alle scialuppe di salvataggio alla ricerca dell’automobilista: niente. A quel punto telefonarono a Woods Hole per sapere se per caso un passeggero era sbarcato prima che la nave salpasse, o era magari rimasto a terra: ancora niente. E alla fine un funzionario della Massachusetts Steamship Authority si mise in contatto con la base di Falmouth della Guardia Costiera segnalando la possibilità che un uomo fosse caduto in mare.
Dalla targa dell’auto si risalì al proprietario, un certo Martin S. Rhinehart di New York, che però allora si trovava nel suo ranch in California. Intanto si era fatta mezzanotte, le nove di sera sulla costa occidentale degli Stati Uniti.
«Stai parlando di quel Marty Rhinehart?» lo interruppi.
«Proprio lui.»
Rhinehart confermò immediatamente alla polizia di essere il proprietario del SUV e aggiunse che lo teneva nella casa di Martha’s Vineyard a disposizione sua e degli amici durante l’estate. Confermò altresì di avere degli ospiti in quel momento, nonostante la stagione invernale. Avrebbe incaricato la sua assistente di telefonare a Martha’s Vineyard per accertare se uno di loro avesse per caso preso l’auto. E mezz’ora dopo richiamò per informare che in effetti ne mancava uno, un certo McAra.
C’era ben poco da fare prima dell’alba e, in ogni caso, a quel punto era chiaro che, se un passeggero fosse effettivamente caduto in mare, le ricerche avrebbero avuto come oggetto un cadavere. Rick è uno di quegli americani sempre in forma odiosamente smagliante, uno di quegli uomini poco più che quarantenni che di anni ne dimostrano diciannove e tormentano il loro corpo con bicicletta e canoa. Quel mare lui lo conosce bene per aver una volta percorso in due giorni i cento chilometri del perimetro dell’isola pagaiando sul suo kayak. Il traghetto da Woods Hole attraversa lo stretto nel punto in cui il Vineyard Sound si congiunge al Nantucket Sound, e sono acque pericolose. Con l’alta marea la corrente ha una tale forza da piegare di lato le grosse boe. Rick scosse il capo. In gennaio, con il vento a cinquanta nodi, con la neve? Nessuno avrebbe potuto resistere in acqua più di cinque minuti.
La mattina seguente, di buon’ora, una donna del posto trovò un cadavere che la marea aveva gettato sulla battigia a Lambert’s Cove, oltre sei chilometri più avanti. Dalla patente si ebbe la conferma che era effettivamente Michael James McAra, cinquant’anni, di Balham, a sud di Londra.
Sentendo nominare quel sobborgo cupo e tutt’altro che pittoresco, ricordo di aver provato un’immediata compassione per quel povero diavolo morto lontano da casa. Dal suo passaporto la madre risultava la parente più prossima. La polizia fece trasportare la salma nel piccolo obitorio di Vineyard Haven e poi andò alla villa di Rhinehart per dare la notizia e trovare qualcuno a cui affidare il riconoscimento del corpo.
Fu una scena memorabile, disse Rick, quando un volontario andò finalmente a identificare la salma. «Sono sicuro che il custode dell’obitorio ne sta ancora parlando.» L’uomo vide infatti arrivare tre auto: una della polizia di Edgartown, con il lampeggiante azzurro in funzione, una seconda con quattro agenti armati che presidiarono l’edificio e, infine, un’auto corazzata con a bordo un uomo facilmente riconoscibile per avere ricoperto fino a un anno e mezzo prima la carica di Primo ministro di Gran Bretagna e Irlanda del Nord.
Quella di pranzare insieme era stata un’idea di Rick. Quando la sera prima mi aveva telefonato, non sapevo nemmeno che fosse in città. Lui aveva insistito perché ci vedessimo al circolo, che tra l’altro non era nemmeno il suo: Rick, per la precisione, era socio di un analogo mausoleo di Manhattan i cui membri avevano mutuo diritto con quelli di Londra di sedersi a tavola. E a lui andava bene così. A pranzo erano ammessi soltanto gli uomini, tutti con il loro bravo vestito blu scuro e oltre la sessantina: non mi ero mai sentito tanto giovane dal giorno della laurea. Fuori, il cielo d’inverno gravava su Londra come un’immensa lapide grigia. Dentro, la luce elettrica giallastra di tre enormi candelabri faceva brillare la superficie scura e lucida dei tavoli, l’argenteria placcata e le caraffe di vino color rubino. Un cartoncino sul nostro tavolo ci informava che quella sera il torneo di backgammon non avrebbe avuto luogo. Era come il cambio della guardia o i due rami del Parlamento, l’immagine cioè che uno straniero ha dell’Inghilterra.
«Mi stupisco di non aver letto niente sui giornali» dissi.
«Qualcosa è stato pubblicato: la notizia non è stata certo tenuta segreta. Ci sono stati anche dei necrologi.»
Ripensandoci mi sembrava di ricordare vagamente di avere letto qualcosa. Ma per un mese avevo lavorato quindici ore al giorno all’autobiografia di un campione di calcio, e in quel periodo il mondo esterno aveva assunto un’immagine sfumata.
«Ma come mai un ex Primo ministro si è trovato a identificare il cadavere di uno di Balham caduto dal traghetto per Martha’s Vineyard?»
Rick rispose con l’enfasi di chi è venuto da cinquemila chilometri di distanza per pronunciare una certa frase a effetto: «Michael McAra lo stava aiutando a scrivere le sue memorie».
A questo punto, in un’altra vita, avrei indirizzato parole di circostanza all’anziana signora McAra (“Che tragedia perdere un figlio di quell’età!”), avrei ripiegato il tovagliolo di lino, bevuto il bicchiere di vino, salutato il mio commensale e sarei uscito nelle gelide strade di Londra con ancora davanti a me la prospettiva di una normale ma sicura carriera. Invece chiesi scusa, andai al gabinetto del circolo e mi misi a studiare una vignetta poco divertente di “Punch” mentre urinavo sovrappensiero.
«Ti rendi conto che non so nulla di politica?» gli chiesi quando tornai a sedermi.
«Avevi votato per lui, no?»
«Adam Lang? Certo che l’avevo votato, tutti l’avevano votato. Non era un politico, era la moda del momento.»
«È proprio questo il punto: a chi interessa la politica? E poi lui ha bisogno di un ghostwriter, amico mio, non di un altro politicante del cazzo.» Si guardò attorno. Una ferrea regola del circolo proibiva di trattare affari all’interno della sede, e questo per Rick era un problema, dal momento che non sapeva parlare d’altro. «Per queste memorie Marty Rhinehart ha pagato dieci milioni di dollari, ma a due condizioni. La prima è che arrivassero in libreria entro due anni, la seconda è che Lang non risparmiasse i colpi sulla guerra al terrorismo. Da quanto ho capito, lui era ben lungi dal soddisfare queste due condizioni, e le cose si stavano mettendo così male che, sotto Natale, Rhinehart gli mise a disposizione la villa di Vineyard in modo che Lang e McAra potessero lavorare senza distrazioni. Probabilmente McAra non ha retto alla pressione: il medico legale gli ha trovato in corpo una quantità d’alcol quattro volte superiore a quella consentita per guidare.»
«È stato un incidente, quindi?»
«Incidente? Suicidio?» Fece un gesto distratto. «Chi può dirlo? Ma che importanza ha? È stato il libro a ucciderlo.»
«Incoraggiante.»
Mentre Rick continuava a parlare abbassai gli occhi sul piatto. E mi immaginai l’ex Primo ministro che all’obitorio abbassava i suoi sul viso bianco e freddo del suo assistente; che guardava il suo fantasma, potremmo dire. Che cosa avrà provato in quel momento? È questa la domanda che faccio cento volte durante un’intervista. “Che cosa ha provato?” E quasi mai i miei clienti sono in grado di rispondere, per questo si sono rivolti a me, perché tiri fuori le loro memorie: tanto che al termine di ogni felice collaborazione io sono più loro di loro. È un fenomeno che mi piace, devo ammetterlo, mi piace la breve libertà di poter essere qualcun altro. Vi sembra raccapricciante? Aggiungo allora che è indispensabile essere dotati di una certa maestria: io non mi limito a estrarre dai miei clienti la loro vita ma do fisionomia a certe vite spesso invisibili, e a volte fornisco loro una vita che non si erano nemmeno resi conto di avere. Se non è arte questa…
«Avrei già dovuto sentir parlare di questo McAra?» gli chiesi.
«Sì, quindi è meglio non farlo sapere in giro. Era una specie di assistente di Lang quando questi era Primo ministro; gli scriveva i discorsi, faceva ricerche, collaborava alla strategia politica. Quando Lang si è dimesso, è rimasto con lui; ed era lui che gli mandava avanti la baracca.»
Feci una smorfia. «Non so, Rick.»
Da quando ci eravamo messi a tavola lanciavo di tanto in tanto uno sguardo su un anziano attore televisivo seduto al tavolo vicino, uno famoso quando ero bambino per una sitcom nella quale interpretava il personaggio di un padre vedovo con delle figlie adolescenti. E quando si alzò a fatica per trascinarsi verso l’uscita mi dette l’impressione che gli avessero affidato la parte del suo cadavere. Era a beneficio di tipi del genere che facevo il ghostwriter: gente caduta per alcuni pioli sulla scala della celebrità o che aveva ancora qualche piolo da salire per arrivare in cima, oppure che in cima era già arrivata e ci rimaneva attaccata come una cozza per trarne vantaggi il più possibile finché poteva. E d’improvviso fui sopraffatto dall’ipotesi bizzarra che io potessi collaborare alle memorie di un Primo ministro.
«Non so…» ripetei, ma Rick m’interruppe.
«Alla Rhinehart Inc. sono in piena agitazione e domani mattina nei loro uffici di Londra è in agenda una riunione ad alto livello. Da New York arriverà Maddox in persona in rappresentanza della società, e Lang manderà l’avvocato che aveva trattato le condizioni del primo contratto, un tipo sveglissimo che si chiama Sidney Kroll ed è considerato il faccendiere principe di Washington. Ho altri clienti che potrebbero assumere questo incarico, quindi se non te la senti me lo devi dire subito. Ma da quello che dicevano alla Rhinehart ho avuto l’impressione che tu sia il più indicato.»
«Io? Scherzi?»
«No, te l’assicuro. Devono prendere un’iniziativa decisiva, correre rischi. Per te si tratta di un’occasione unica e i soldi sono tanti: i bambini non moriranno di fame.»
«Non ho bambini.»
Rick mi strizzò l’occhio. «Io sì.»
Ci separammo sulle scale del circolo. Rick aveva un’auto che l’aspettava con il motore acceso. Non mi offrì un passaggio, e questo mi fece pensare che stesse andando a parlare con un altro cliente, al quale avrebbe detto le medesime cose. Qual è il termine per indicare un gruppo di ghostwriter? Un vagone? Una città? Un covo? Rick nella sua agenda ne aveva un sacco: se leggete la classifica dei libri più venduti vi stupirete nello scoprire quanti, nella narrativa come nella saggistica, sono opera di ghostwriter come me. Siamo noi fantasmi, i ghost, che mandiamo avanti non visti l’industria editoriale, un po’ come quegli operai che lavorano nelle viscere di Disney World. Corriamo lungo i tunnel sotterranei della celebrità per poi ogni tanto saltare fuori qua o là, indossando i panni di questo o quel personaggio, mantenendo inalterata l’illusione del Regno Magico.
«Ci vediamo domani» mi disse Rick e uscì di scena in una nuvola di gas di scarico: Mefistofele con il quindici per cento di commissione. Rimasi lì, indeciso sul da farsi, e forse se mi fossi trovato in un’altra parte di Londra le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Ero invece in quella striscia di terra che congiunge Soho a Covent Garden, una zona costellata d’immondizia con i suoi teatri vuoti, vicoli cupi, semafori rossi e librerie: tante di quelle librerie da farti sentire male solo a guardarle, da quelle piccole e specializzate di Cecil Court, brave nel fregare i clienti, a quelle mastodontiche di Charing Cross Road che vendono libri a prezzi scontati. A volte entro in una di queste ultime per controllare l’esposizione delle mie fatiche letterarie, ed è ciò che feci quel pomeriggio. Fu sufficiente oltrepassare il tappeto rosso e liso del settore “Biografie e memorie” per passare dalle celebrità alla politica.
Non immaginavo che fosse stato scritto tanto sull’ex Primo ministro: i volumi occupavano un intero scaffale. Si andava dall’agiografia, rappresentata da opere come Adam Lang, uno statista dei nostri tempi, a una recente stroncatura dal titolo Bugie scelte di Adam Lang, ed entrambe le opere erano dello stesso autore. Tirai fuori la più corposa delle biografie e mi soffermai sulle foto: Lang bambino che infilava un biberon in bocca a un agnello accanto a un muretto a secco, Lang nei panni di Lady Macbeth durante una recita scolastica, Lang in costume da gallina in una rivista della Cambridge University Footlights, Lang vestito da merchant banker negli anni Settanta, con un’espressione visibilmente strafatta, Lang con moglie e bambini sulla soglia della nuova casa, Lang con coccarda all’occhiello della giacca mentre saluta da un pullman scoperto il giorno della sua elezione al Parlamento, Lang con i colleghi, Lang con i vari leader mondiali, con qualche pop star, con i soldati in Medio Oriente. Accanto a me un cliente calvo, con indosso un soprabito liso di pelle, distolse lo sguardo dai libri che stava osservando e lo spostò sulla copertina di quello che tenevo in mano, poi si strinse le narici con una mano e con l’altra fece il gesto di chi tira lo sciacquone.
Girai attorno allo scaffale e guardai l’indice sotto la voce McAra Michael. C’erano soltanto cinque o sei innocui riferimenti, e non si capiva quindi perché una persona estranea al partito o al governo avrebbe mai dovuto sentirne parlare. “Va’ al diavolo, Rick!” pensai. Poi tornai alla foto del Primo ministro sorridente, seduto al tavolo del governo con lo staff di Downing Street alle sue spalle. Dalla didascalia McAra risultava essere il tizio corpulento dell’ultima fila. Non era completamente a fuoco, e da quel poco che si vedeva appariva serio, pallido e con i capelli scuri. Lo guardai più attentamente: era proprio il soggetto inadatto e sgradevole che viene istintivamente attirato dalla politica e fa sì che quelli come me si soffermino sulle pagine sportive. Un McAra lo si trova in ogni paese, in ogni sistema, alle spalle di ogni leader con un meccanismo politico da far funzionare: un fuochista sporco di grasso nella sala macchine del potere. E un uomo del genere era stato incaricato di scrivere un libro di memorie da dieci milioni di dollari? Mi sentii professionalmente offeso. Comprai un bel po’ di materiale di documentazione e uscii dalla libreria sempre più convinto che forse Rick aveva ragione, forse ero io lo scrittore giusto per un libro del genere.
Appena uscito capii subito che era esplosa un’altra bomba. Alla stazione della metropolitana di Tottenham Court Road la gente sbucava di corsa dalle quattro uscite come fiotti di acqua piovana da un tombino intasato. Un altoparlante disse qualcosa a proposito di un incidente a Oxford Circus. Veniva da pensare a una commedia romantica piena di colpi di scena, una specie di Breve incontro sullo sfondo della guerra al terrorismo. Risalii la strada senza sapere come tornare a casa dal momento che i taxi, come quegli amici che sono tali solo a parole, tendono a scomparire ai primi segni di difficoltà. Davanti alla vetrina di uno di quei grossi negozi di elettrodomestici la gente guardava lo stesso telegiornale trasmesso contemporaneamente su dodici apparecchi: immagini di Oxfo...