È troppo facile
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È troppo facile

  1. 182 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Luke Fitzwilliam, un funzionario di polizia in pensione, durante il viaggio di ritorno a Londra dall'Oriente, dove per anni ha lavorato al servizio di Sua Maestà, incontra in treno un'anziana signorina diretta a Scotland Yard per denunciare una serie di omicidi commessi nella graziosa e tranquilla cittadina di Wychwood-under-Ashe.
L'anziana signorina non arriverà mai a destinazione perché a Londra verrà investita da un'auto pirata. L'omicidio riaccende l'animo dell'ex poliziotto, decisissimo a questo punto a smascherare l'autore del crimine. La vicenda narrata si dipana veloce fra occulti misteri e magistrali colpi di scena, culminando anche in una tenera e intensa storia d'amore.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804520894
1

Una compagna di viaggio

L’Inghilterra!
Dopo tanti anni, l’Inghilterra!
Che impressione gli avrebbe fatto?
Luke Fitzwilliam se lo chiese scendendo dalla passerella del piroscafo e mentre passava la dogana finché, sul treno, quella domanda divenne il primo dei suoi pensieri.
Partire era stato un momento magico. Partire aveva significato prima di tutto una prospettiva di guadagno, poi ritrovare vecchi amici e conoscerne dei nuovi… un’esperienza affrontata con lo spirito sereno di chi si dice: “Non sarà per molto, in fin dei conti. Me la godrò e presto sarò di ritorno”.
Ma ora, la speranza di tornare da dove veniva non sussisteva. Niente più notti calde da togliere il respiro, niente più rigogliose piante sotto il sole tropicale, niente più sere passate a leggere e rileggere in solitudine vecchie copie del «Times».
Eccolo di nuovo in patria, con la sua dignitosa pensione e con una piccola rendita personale, padrone incontrastato del proprio tempo. Ma come l’avrebbe impiegato?
Inghilterra! L’Inghilterra di un giorno di giugno, col suo vento freddo e pungente. Non aveva scelto il clima più propizio per dargli il benvenuto! E la gente… Dio, la gente! Una folla dal viso grigio come il cielo… visi ansiosi e accigliati. E quelle case che spuntavano dappertutto come funghi. Imponenti pollai sparsi per tutto il paese.
Con uno sforzo, Luke Fitzwilliam distolse lo sguardo dal finestrino e si mise a leggere i quotidiani appena comprati: il «Times», il «Daily Clarion» e il «Punch».
Cominciò dal «Daily Clarion», che dedicava molto spazio alle corse di Epsom, pensando: “Mi dispiace di non essere arrivato ieri. Non vedo il Derby da quando avevo diciannove anni”.
Al Club, laggiù, aveva puntato su un cavallo, e gli interessava il parere del cronista sportivo. Trovò il suo favorito liquidato sbrigativamente in un’unica frase. “Gli altri, Jujube II, Mark’s Mile, Santony e Jerry Boy difficilmente riusciranno a piazzarsi. Un probabile outsider è…”
Ma Luke non prestò la minima attenzione al probabile outsider e passò subito alle quotazioni. Jujube era dato 40 a 1. Diede un’occhiata all’orologio. Le 15.45. “Bene,” concluse “ormai è finito.” E rimpianse di non aver puntato su Clarigold, che davano per secondo.
Poi aprì il «Times» e si concentrò su argomenti più seri.
Ma non per molto, perché un colonnello furibondo seduto nell’angolo di fronte non poté non sfogare la propria indignazione per quel che aveva finito di leggere. E passò una buona mezz’ora prima che il colonnello si stancasse di infierire su “quei maledetti sovversivi di comunisti”. Finalmente tacque e si addormentò con la bocca aperta.
Poco dopo il treno rallentò e si fermò. Luke guardò dal finestrino. Erano in una grande stazione deserta. Scorse un’edicola con esposto un gran cartello: RISULTATI DEL DERBY. Luke aprì lo sportello, balzò sul marciapiede e corse verso l’edicola. Un attimo dopo leggeva con un sorriso di soddisfatta sorpresa le “ultimissime”.
RISULTATI DEL DERBY
Primo: Jujube II
Secondo: Mazeppa
Terzo: Clarigold.
Luke sorrise raggiante. Cento sterline in un colpo! Bravo Jujube II, tanto ignobilmente bistrattato da chi, di cavalli, si sarebbe dovuto intendere!
Piegò il giornale, sempre sogghignando compiaciuto, e si voltò… davanti a lui, il vuoto. Eccitato com’era per la vittoria di Jujube II, non si era accorto che il suo treno aveva lasciato la stazione.
«Accidenti, ma quand’è partito il treno?» chiese a un facchino dall’aria annoiata.
«Quale treno? L’ultimo è stato quello delle 15.14.»
«C’era un treno qui, qualche minuto fa, ci viaggiavo sopra! Il treno di Dover.»
«Il treno di Dover non ferma fino a Londra» rispose austero il facchino.
«Eppure si è fermato anche qui!» insisté Luke.
«Ho detto che non fa nessuna fermata fino a Londra» ripeté il facchino.
«Ma se sono sceso proprio su questo marciapiede, ve lo garantisco!»
Davanti all’evidenza, il facchino cambiò tono.
«E allora avete fatto malissimo» gli disse con aria di rimprovero «perché qui non si ferma.»
«Ma si è fermato.»
«Perché c’era il segnale di arresto, ecco perché. Non era una fermata.»
«Non sono esperto come voi in queste sottigliezze» disse Luke. «Comunque adesso devo trovare una soluzione.»
Il facchino, decisamente ottuso, ripeté col solito tono di rimprovero: «Non dovevate scendere».
«Va bene, d’accordo» disse Luke. «Ma ormai il danno è fatto. Inutile piangere sul latte versato. Vorrei soltanto che voi, esperto come siete del servizio ferroviario, mi deste un consiglio sul da farsi.»
«Mi state chiedendo come potete ripartire?»
«Appunto» disse Luke. «Ci saranno pure, presumo, dei treni che facciano una regolare fermata qui, o sbaglio?»
«E come no?» ribatté il facchino. «La cosa migliore sarebbe prendere il treno delle 16.25, secondo me.»
«Se il treno delle 16.25 va a Londra, fa senz’altro al caso mio» disse Luke.
Con un sospiro di sollievo, Luke cominciò a passeggiare avanti e indietro sul marciapiede. Da un grosso cartello seppe di trovarsi al bivio di Fenny Clayton per Wychwoodunder-Ashe. Poco dopo un convoglio costituito da un’unica vettura trainata da una vecchia locomotiva entrò in stazione e, lentamente, si insediò sbuffando su un binario morto. Ne scesero sei o sette persone. Il facchino annoiato si animò immediatamente, e cominciò a spingere un grosso carrello pieno di cassette e di ceste; un altro facchino gli si accostò con un carico di bidoni di latte. Fenny Clayton prendeva vita.
Finalmente, in tutta la sua pompa, arrivò il treno per Londra. Le vetture di terza classe erano affollate: di prima ce n’erano soltanto tre, e ognuna occupata da qualche viaggiatore. Luke passò in rassegna uno scompartimento dopo l’altro. Nel terzo trovò un’unica signora, anziana, che gli ricordava vagamente sua zia Mildred. Zia Mildred, dando prova di molto coraggio, gli aveva permesso di tenere una biscia quando era un bambino di dieci anni. Zia Mildred, per lui, era stata decisamente una buona zia. Luke entrò nello scompartimento e si mise seduto.
Cinque minuti dopo il treno uscì lentamente dalla stazione. Luke aprì il giornale e si mise a leggere le notizie della sera.
Non sperava certo di poter stare tranquillo: con l’esperienza che aveva in fatto di zie era quasi certo che la vecchia signora seduta nell’angolo non avrebbe resistito in silenzio fino a Londra.
Non si sbagliava: prima ci fu il problema del finestrino che non funzionava, poi le cadde l’ombrello… ed eccola a tessere gli elogi di quel treno.
«Solo un’ora e dieci minuti. Comodo, davvero comodissimo. Molto migliore del treno del mattino che impiega un’ora e quaranta.» E poi: «Naturalmente quasi tutti prendono quello del mattino. Insomma, quando si ha un biglietto di andata e ritorno in giornata con la riduzione, sarebbe sciocco partire nel pomeriggio. Anch’io volevo partire stamattina, ma Wonky Pooh era sparito… è il mio gatto, un persiano, una vera bellezza, ma purtroppo in questi ultimi tempi ha avuto male a un orecchio e certo non potevo andarmene di casa prima di averlo ritrovato».
Luke mormorò: «No di certo» e, volutamente, riabbassò gli occhi sul giornale. Ma invano. Il profluvio di parole proseguì inesorabile.
«E così ho fatto buon viso a cattiva sorte e ho preso questo treno, e in un certo senso è stata una vera benedizione perché non è affollato come l’altro… anche se il problema non si presenta quando si viaggia in prima classe. Di solito, sapete, io viaggio in terza perché la prima mi pare uno spreco, con le tasse che aumentano e i dividendi delle azioni che diminuiscono e i salari delle domestiche alle stelle… ma ero talmente sconvolta… perché, vedete, vado a Londra per una faccenda della massima importanza, e volevo riflettere su quel che dovrò dire… con un po’ di tranquillità, insomma…» Luke represse un sorriso. «E invece quando si viaggia con altri non ci si può mostrare scortesi… e così mi sono detta che, per una volta, mi potevo concedere questo lusso… con tutto il denaro che la gente spende oggigiorno invece di pensare a risparmiare per il futuro. Peccato comunque che abbiano abolito la seconda classe… c’era poca differenza di prezzo con la terza ma si viaggiava bene. Naturalmente» si affrettò ad aggiungere dando una rapida occhiata al viso abbronzato di Luke «so che i militari devono viaggiare in prima, voglio dire se sono ufficiali…»
Luke affrontò lo sguardo curioso di quegli occhi vivaci. Capitolò subito. Ci sarebbe comunque arrivato, presto o tardi, lo sapeva in partenza.
«Non sono un militare.»
«Oh, scusatemi. Non volevo… solo pensavo… siete così abbronzato… pensavo che foste in licenza dalle Indie.»
«In effetti vengo dall’Oriente, ma non sono in licenza» disse Luke, ed evitò ulteriori sondaggi parlando subito chiaro. «Sono della polizia.»
«Della polizia? Ma è interessantissimo! Anche una mia carissima amica ha un figlio che è appena partito per la Palestina, arruolandosi nella polizia.»
«Mayang Straits» disse Luke, tagliando corto un’altra volta.
«Interessantissimo! È proprio una coincidenza… intendo dire che è una vera fortuna trovarmi a viaggiare con voi. Perché, vedete, se sto andando a Londra… bene, è perché sono diretta a Scotland Yard.»
«Davvero?» commentò Luke, chiedendosi: “Si fermerà tra poco, come un orologio a cui si esaurisce la carica, o continuerà così fino a Londra?”. Ma in realtà non gli dava molto fastidio, perché aveva voluto molto bene alla zia Mildred e ricordava la volta che, dopo averlo quasi portato alla disperazione a forza di chiacchiere, si era salvata in extremis regalandogli cinque sterline. E poi quel genere di vecchietta inglese era piacevole. A Mayang Straits non ce n’era nemmeno l’ombra. Insomma, erano una caratteristica locale, come il pudding, il cricket e i camini col fuoco scoppiettante: quel genere di cose che si apprezzano enormemente quando si è all’altro capo del mondo e che, di contro, annoiano da morire quando ci si è in mezzo. Ma, come si sa, Luke aveva rimesso piede in Inghilterra solo da tre ore.
Intanto la signora, felice e contenta, proseguiva instancabile. «Sì, avevo intenzione di andarci stamattina, ma poi, come vi dicevo, sono stata in pensiero per Wonky Pooh. Non sarà tardi, adesso, vero? A Scotland Yard fanno orario d’ufficio?»
«Non credo proprio che chiudano alle quattro del pomeriggio» disse Luke.
«Appunto. Non potrebbero, vero? Altrimenti la gente cosa farebbe, in caso di bisogno? lo credo che siano a disposizione in qualsiasi momento.»
«Appunto» disse Luke.
Per un attimo l’anziana signora tacque. Pareva preoccupata. «Sono sempre stata del parere che, in ogni campo, la cosa migliore da fare sia rivolgersi direttamente alla fonte più autorevole» disse infine. «John Reed è una gran brava persona, è il capo della polizia di Wychwood… molto corretto, molto gentile… ma secondo me non adatto per dei casi seri. È abituato a occuparsi di ubriachi, di gente che corre troppo in auto, di fanali spenti, di quelli che non pagano la tassa sui cani… al massimo di qualche ladruncolo. Ma non credo proprio, anzi ne sono sicurissima, che saprebbe destre...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. È troppo facile
  4. 1. Una compagna di viaggio
  5. 2. Necrologio
  6. 3. Una strega senza manico di scopa
  7. 4. L’inizio
  8. 5. La signorina Waynflete
  9. 6. Confessione
  10. 7. Possibili imputazioni
  11. 8. Il dottor Thomas
  12. 9. La signora Pierce racconta
  13. 10. Rose Humbleby
  14. 11. La vita familiare del maggiore Horton
  15. 12. Scontro diretto
  16. 13. La signorina Waynflete racconta
  17. 14. Riflessioni di Luke
  18. 15. Un autista si comporta scorrettamente
  19. 16. L’ananas
  20. 17. Lord Whitfield racconta
  21. 18. A Scotland Yard
  22. 19. Si rompe il fidanzamento
  23. 20. Insieme anche in questo
  24. 21. L’ospite
  25. 22. La signora Humbleby parla
  26. 23. Un nuovo inizio
  27. Copyright