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Decalogo della coguara Felice
VII. IMPARA A CACCIARE GIOCANDO
1.
«Prima di un’immersione bisogna fare una bella notte di sonno» ammonisce l’istruttore. «Badate anche al cibo: niente legumi, mi raccomando. Potrebbero causare bolle intestinali, che si gonfiano durante la risalita.»
Siamo arrivati al dunque: dopo mesi di allenamento in piscina, l’ultima domenica di marzo faremo un’immersione in mare. Partiremo alle sei e mezzo del mattino con un pullman, andremo in Liguria e prima di mezzogiorno ci caleremo in mare dalla spiaggia di fronte all’isola di bergeggi.
«Finalmente!» esclamano i giovani rambo.
«Mi’, cheppalle!» esclama alessia.
“Oddio” penso io.
Spero che l’ultima domenica di marzo non arrivi mai. Sia perché sono terrorizzata all’idea di scendere nell’acqua gelida infagottata in una muta, con quindici chili di bombola sulla schiena e otto di zavorra sui fianchi, sia perché ho pessimi ricordi del savonese: tutte le volte che ci sono passata era nuvolo o pioveva – poco più a ovest, sulla Riviera dei Fiori, splendeva il sole – e proprio presso l’isola di bergeggi una volta incappai in un banco di meduse che mi ustionò le gambe, mentre mi facevo trascinare da un pedalò. Inutile dire che lo guidava un fidanzato nato il 17 novembre.
Come se non bastasse, quando gli ho portato l’auto per un controllo, il meccanico mi ha rivelato che bergeggi è la località in cui, a Ferragosto, la Madonna fa raccolta d’anime. So che non devo prestare troppo ascolto alle storie del meccanico, che ama terrorizzarmi con vicende di auto in fiamme, pneumatici esplosi e simili, e so anche che a Ferragosto mancano cinque mesi, tuttavia trovo la storia inquietante.
Per calmarmi, passo ancora più tempo del solito nel negozio di subacquea, sperando di carpire qualche segreto utile per la prova che mi attende. Baffo spiega che conviene indossare un collant vecchio sotto la muta; che prendere fra le dita una manciata di sabbia del fondo e lanciarla in acqua serve a capire la direzione della corrente; che il dentifricio è indispensabile per evitare l’appannamento della maschera.
L’insegnamento destinato ad avere un impatto determinante sulla mia vita, però, non mi viene da lui.
Sto vagando fra le pinne, quando alcune parole catturano la mia attenzione.
«Gallina vecchia fa buon brodo» afferma un ciccione che non ho mai visto prima.
«Già, dovresti vederle... tutte arrapate» replica il vecchietto che è con lui. «Molto meglio delle ragazzine: almeno non fanno tante storie.»
«Come hai detto che si chiamano?» chiede l’amico.
«Cougar.»
«Cougar?»
«Vuol dire coguara.»
«Coguara?»
«È l’altro nome del puma, del leone di montagna...»
«Come Svicolone? Il leone di montagna dei cartoni di Yoghi e Bubu?»
«Tecnicamente sì... ma le cougar mica svicolano: tutt’altro! Sono tardone a caccia di giovincelli. Vanno molto di moda in America. Sui loro siti ci passo le notti... e che notti!»
«Ma tu hai più di sessant’anni!» replica il ciccione.
«Mica ci ho messo la mia foto: ho usato quella di uno della pubblicità... e dovresti vedere quanto acchiappo!»
Per un po’ non sento niente, perché abbassano la voce ridacchiando come ragazzini. Di solito sono piuttosto sorda, tanto che nei negozi devo sempre farmi ripetere i prezzi un paio di volte, ma adesso è tale la mia curiosità che, non so come, riesco a percepire altre informazioni.
«Iscriversi è semplicissimo» e il vecchietto dà le indicazioni, che memorizzo con facilità inaudita.
La scoperta delle coguare d’oltreoceano mi scalda il cuore. È confortante pensare che l’attrazione per un uomo più giovane non sia un abominio ma un fenomeno diffuso, che mi pone addirittura all’avanguardia: faccio parte di un trend che sta spopolando in America e che prima o poi approderà in Italia.
In passato, soltanto regine e imperatrici potevano scegliersi uomini più giovani senza apparire patetiche ma, al contrario, passare da gran fighe. Basta pensare alla grande Elisabetta di Russia, che sostituì il coetaneo Aleksej Grigor’evič Razumovskij, fidanzato storico e marito morganatico, con Ivan Ivanovič Šuvalov, di ventun anni più giovane (che nomi affascinanti questi russi!). A giudicare dai ritratti su Wikipedia, non ci guadagnò molto, perché Šuvalov aveva una pappagorgia sterminata, ancora più grossa di quella di Razumovskij... forse era un attributo indispensabile per piacere a Elisabetta, visto che l’aveva anche lei. E ci credo, con le pappate che si faceva!
Finalmente, con la democrazia coguara, c’è da mangiare per tutti. Caccia libera, senza confini. È finita l’epoca in cui gli uomini gozzovigliano in banchetti da fine impero, mentre a noi donne toccano gli avanzi.
Basta con le catene e gli steccati: corriamo libere, gioiose, fiere. E se ci va di abboffarci... sono fatti nostri!
Insomma, sono millenni che gli uomini si portano a letto donne che hanno la metà dei loro anni: perché non possiamo fare altrettanto? Per quanto ne so, non si è mai attribuito il nome di un animale ai vecchietti che corrono dietro alle giovani; al massimo li si chiama “maiali”, ma si tratta di un epiteto generico, applicabile a buona parte dei comportamenti maschili. Come li si potrebbe definire allora? Forse “cinghiali” (senza offesa per i cinghiali): porci che, invece delle sicurezze del porcile, scelgono le strade avventurose del bosco (dove, com’è noto, si aggira Cappuccetto Rosso).
Io comunque sono orgogliosa di essere una coguara: animale solitario, crepuscolare, agile, giocoso... spietato. Aveva visto giusto il signor Fiore, e anche i Pellerossa! Forte della nuova consapevolezza, svicolo tutto a dritta e vado a casa, pronta a tuffarmi nel mondo virtuale.
È il Gran Canyon. L’oceano. La puszta. Il deserto della California: vastità, solitudini, città fantasma, vestigia indiane, serpenti, sterpi e cocci di bottiglia. Il mondo virtuale è il regno dell’assoluta, sconfinata libertà. Ci sono appena entrata, e già respiro meglio.
Notte, deserto della California. Bande di motociclisti, gli Angeli dell’Inferno, scorrazzano lerci, ubriachi, drogati; trionfo di peyote, mescalina, pasticche.
Ma stanotte trionfo anch’io. Sono scesa dalle montagne – dove cacciavo cervi, procioni, linci – attratta da carne più gustosa. Carne umana. Lo vedo già da lontano: è un raggio di sole. Perché anche nel buio, fra gli Angeli dell’Inferno, brilla lui: l’Angelo della Ferramenta. Occhi di nuvola, la scritta BARBERO TOOLS dipinta in oro sul giubbotto nero. Mi apposto dietro un cespuglio, aspetto che i compagni si siano addormentati. Mi avvicino. Dorme col collo scoperto, piegato di lato. La pelle tenera contrasta con il cuoio rigido del giubbotto... oddio, è ancora più liscia di come immaginavo! Affondo i denti.
Pappata solenne, indimenticabile.
Non sono più imbranata. La donna che non sapeva iscriversi a MSN, in pochi minuti ha scelto il sito che le si addice, creato un profilo, inserito una foto in muta subacquea (mi dimagrisce tantissimo) e maschera (metti mai che incappo in un allievo). Il mio nome da coguara è Wild Scuba, Subacquea selvaggia. Ringrazio mentalmente mia madre, che, ai tempi del liceo, mi costrinse a seguire un corso di inglese (a scuola studiavo francese): è la lingua ufficiale del sito. Benché un po’ arrugginita nella pronuncia (ma chi se ne frega, per chattare non serve), nello scritto me la cavo ancora discretamente. E, tanto per unire l’utile al dilettevole, con la ricerca bistecconi ho un’ottima motivazione per fare esercizio!
Il sito delle cougar è come un villaggio vacanze: ognuno ha il suo bungalow, dove può ricevere visite e messaggi dagli altri ospiti. Se non si vogliono visite ma, nascosti dietro le tendine, si vuole spiare ciò che fanno gli altri, basta segnalarsi come offline, mentre in realtà si è online: possibilità che, purtroppo, non esiste nella vita reale. Si ha una buca della posta privata (per ricevere messaggi che gli altri vacanzieri non possono leggere) e una bacheca pubblica, dove esporre foto e nomi dei propri amici. In questo villaggio nessuno si fa i fatti propri, ma tutti sono in continua peregrinazione tra i bungalow, per farsi quelli degli altri. Si possono leggere i loro pensieri scritti sui blog, spazi destinati a commenti, richieste, pensieri, proteste, poesie... a riempirli sono soprattutto le donne, anzi, un certo gruppo di donne (quasi sempre le stesse) apparentemente più interessate a trovare amiche con cui chiacchierare, che bistecconi da papparsi. Forse perché a leggere le loro cronache di caccia, si ha l’impressione che le prede siano alquanto deludenti.
“Evitate Rock78” avvisa Sweetlady da Seattle. “Mi ha mandato un sacco di foto di un ragazzo bellissimo... e poi ho scoperto che non era lui, ma un cantante finlandese!”
“I ragazzi qui” si lamenta Wetandwild (Bagnata e selvaggia), “vogliono solo fare sesso.” Con un nome del genere, mi stupirei se volessero discutere di filosofia...
Mississippicougar racconta l’avventura con un giovane che, dopo mesi di sesso online, l’ha raggiunta per il weekend. “Il venerdì sera si è piazzato sul divano davanti alla televisione, e non si è mosso fino al lunedì mattina!”
A leggere i loro infuocati, traboccanti blog e i parchi commenti di qualche fanciullo (con l’eccezione di Blueboy, il poeta depresso dalla vena inesauribile), non sembra di essere in un villaggio globale del terzo millennio, ma in un paesino pieno di pettegolezzi, dicerie, ripicche. Popolato più di comari che di coguare. La vera coguara è fiera e solitaria. Mi riprometto di evitare i blog.
Trovo invece molto utili le rubriche di consigli tenute dalle guru della coguarità. In particolare, mi colpisce una donna affascinante, senza tempo (ma come fa a sembrare così giovane, se ha più di quarant’anni?), che mi impartisce una fondamentale lezione: “Tenete sempre presente la Regola del Quattro. Il nostro corpo è diviso in quattro parti: petto, addome, coscia, posteriore. Non bisogna mai scoprirne più di due per volta. Se scoprite il petto e la coscia, tenete coperti addome e posteriore. Se scoprite posteriore e addome, tenete coperti petto e coscia. E così via. Ricordate: mai violare la Regola del Quattro!”.
Questa indicazione mi spalanca un mondo. Ecco dove ho sbagliato: non ho mai mostrato nessuna delle quattro parti! Oppure, nei momenti di intimità, le ho mostrate tutte e quattro insieme... non ripeterò l’errore.
Nel villaggio coguaro si può sapere se qualche curioso è entrato nel bungalow senza lasciare messaggi: sono infatti segnalati i “last three visitors to your profile”, gli ultimi tre visitatori del tuo profilo. Nemmeno James Bond, con tutta la sua tecnologia, aveva una possibilità del genere!
Una delle attività più diffuse è controllare se ci sono messaggi nella buca della posta. In questo, siamo peggio dei miei genitori: loro controllano la posta a intervalli di un quarto d’ora a partire dalle dieci del mattino (il postino arriva all’una), noi la controlliamo ogni attimo del giorno e della notte. Diversamente dai miei genitori, però, non riceviamo bollette o pubblicità, ma messaggi di persone che ci vogliono conoscere. Che meraviglia! Nella vita reale, per trovare nuovi amici ci vogliono giorni, mesi, anni. Qui, in un minuto... è tutto fatto! Poiché il villaggio si estende al mondo intero, non ci sono limiti di orario. Quando a Torino sono le dieci e quarantasei, a Detroit sono le quattro e quarantasei, a Canberra le diciannove e quarantasei... se ti svegli la notte e hai voglia di chiacchierare, basta andare online: qualcuno lo trovi sempre.
Mentre a Torino non si può fermare un ragazzo per strada e chiedergli “Bel bisteccone, posso papparti?” – o lo si può anche fare, ma si rischia di essere mal giudicate –, qui nel villaggio vacanze non solo è consentito, ma è ciò che tutti si aspettano! E non solo si può dire “Mi piaci”, ma anche “Gran bel sedere!” o “Mi fai un massaggio ai piedi?” o “Ti piace Ovidio?” (domanda posta molto raramente): nessuno trova niente da ridire.
Un gran numero di villeggianti espone quindi le proprie foto in una ...