
- 126 pagine
- Italian
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- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Informazioni su questo libro
La storia della scoperta della filosofia Zen da parte del "padre" della Beat Generation, un incontro destinato a influenzare la natura ribelle e anticonformista di Kerouac e la sua scrittura.
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Informazioni
Lettere sul Buddhismo
A Carolyn Cassady
[22 aprile 1954, Richmond Hill, N.Y.]
Ehilà
per favore inoltrami la posta, finalmente sono tornato a casa, tutto intero anche se morto di fame ma tanto meglio; la fame ti fa arrabbiare; la rabbia ti fa capire te stesso; ecc. Ah, c’è una lettera di Alene,1 almeno, che vorrei mi fosse spedita; so che vuoi sapere dove mi trovo prima di mandarmi la mia posta. Spero che nel frattempo tu abbia ricevuto i soldi e che tutte le tue idee sul karma si concretizzino;2 io, da parte mia, non credo nel karma; e ho appena scoperto che è stato un terribile sbaglio credere che il Vuoto abbia preceduto il Mondo dell’Ora; un grosso sbaglio; non è che il mondo sia “vuoto”, ma, checché tu dica, né È né non È, nient’altro che una mera manifestazione della mente, il riflesso della luna su un lago; così la prossima volta che mangi una cotoletta di maiale, ricorda che è soltanto una cotoletta di maiale riflessa dall’acqua, e la tua fame, e tu l’affamata, tu Narciso… ma per gli scopi del mondo, ecco, fa’ scorrere fiumi di vino e cotolette, e qualsiasi cosa ci addormenti, o almeno addormenti me Io chi? Tu chi? Chiunque tu sia, chiunque io sia manda qualunque cosa sia. Qualcuno stava cercando di dirmi qualcosa, forse, e voglio vedere.
J
P. S. Com’è irreale.
1. La giovane donna che Kerouac ha chiamato Mardou ne I sotterranei.
2. Poco prima dell’inizio del 1954, Carolyn e Neal avevano scoperto i testi di Edgar Cayce e avevano aderito alla sua teoria della reincarnazione. Kerouac aveva cominciato a studiare il Buddhismo, e le sue discussioni filosofiche con i Cassady non avevano facilitato la loro convivenza a San José, già compromessa da una lite con Neal in seguito alla spartizione di un’oncia di marijuana. Jack, arrabbiato, si era trasferito in una stanza d’albergo nei bassifondi di San Francisco e poi era tornato dalla madre Gabrielle a Richmond Hill.
Ad Allen Ginsberg
[primi di maggio 1954, Richmond Hill, N.Y.]
Caro Allen,
ecco la lunga lettera semisciocca che cominciai a scrivere ubriaco di vino nel pomeriggio di venerdì scorso e termino sobrio stamattina, in mezzo bagordi in città con [John] Kingsland, [Alan] Ansen, [John Clellon] Holmes, [Henri] Cru e Helen Parker; la ragione per cui non voglio eliminare le parti sciocche è che potrebbero divertirti e tu ne saresti divertito anziché no. Le ho scritte ubriaco, sono chiacchiere ma forse buffe; prime quattro pagine…
Troverai acclusa una lettera di Bill da Tangeri1 in cui c’è del materiale che non credo tu abbia visto, e che vorrei tu non mancassi di rispedire, come in questo momento io non mancherò di rinviarti il tuo scritto di Acavalna. Fallo subito! […]
Recentemente ho avuto una storia con una tossica di nome M.A. – di cui forse sai qualcosa, amica di Iris Brody, io, lei e Kells2 ci siamo visti sulla jeep gialla di Kells a Cuernavaca nel 1952; conosce tutti, ma è tanto impetuosa, tanto simile a Camille3 nella sua follia suicida che non riesco a tenerle dietro; per esempio è appena stata in ospedale per overdose. E in ogni modo è troppo tardi perché io ami, perché ami l’amore, intendo dire, o ami le donne. Voglio dire il sesso, il coinvolgimento, la convivenza, diciamo, o forse sto parlando a vanvera. […]
È da un po’ che ho ricominciato a prendermi delle stupide sbornie al Remo4 e a essere disgustato di me stesso alla Subterraneans.5 Vorrei vivere una vita tranquilla ma sono così debole di fronte a un bicchiere. Sono molto infelice e soffro di incubi; quando bevo; dopo una settimana di astinenza, sono felice come mai prima di allora, ma a poco a poco torno ad annoiarmi e a non sapere cosa fare; sto lavorando a due grossi libri6 soltanto perché non ho nient’altro da fare e sarebbe un peccato sprecare tanta esperienza di “talento” – come dice Carolyn – e in generale, ho attraversato l’oceano del dolore e trovato finalmente il sentiero. E mi sorprende molto che tu, innocente, come un neofita, sia davvero entrato in sogno nella prima sala interna del tempio di Buddha; tu sarai salvo – In cielo si esulterebbe e si leverebbero cori di osanna se mai qualcosa in cielo fosse una cosa, o potesse esultare, laddove l’esultanza è nulla – il cielo non è niente.
Vediamo in vita non ti fai un’idea di nulla, e io ti do il cielo. […]
Il piccolo Giappone in rabbia
avanza con le bombe in mano
per soffiare l’Ovest
verso la Cima Velata del Monte
di Fuyukama
così le Bolle fiorite di Loto
nell’Occhio del Dharma
nel Tempio di Buddha
potranno svelare
dal Centro del Pacifico
da Dentro in Fuori e Oltre
il Mondo del Centro dell’Essenza.
È tratta dal mio nuovo libro di poesie San Francisco Blues che ho scritto in marzo quando dalla casa di Neal mi sono trasferito al Cameo Hotel in Third Street nei bassifondi di Frisco – l’ho scritta su una sedia a dondolo davanti alla finestra, guardando i beoni e gli ubriachi di bebop e le puttane e le macchine degli sbirri giù in strada – e la cito per farti notare che da anni abbiamo costante chiaroveggenza del pensiero l’uno dell’altro, in questa poesia c’è la parola “Bolla” che hai usato nella tua lettera su Buddha (anche se poi l’hai sostituita con “pallone”) – e si accenna al tempio, la sala interna, del muro della Mongolia, di cui, tra l’altro, anch’io ho un sogno, nel Book of Dreams 7 (che ora sto finendo di battere).
Il sogno è “Sognato di fare non un durissimo pellegrinaggio con un uomo e una donna in un’aspra terra della Mongolia e quando arrivammo alla città fellaheen8 dell’albero nodoso che aveva il colore e la tristezza di una fabbrica di grigio cemento io dissi ‘Però qui nella vostra città potrei fingermi vostro prigioniero, anzi, in realtà, io sono vostro prigioniero, stando ai fatti’, – ‘Sì, questo è vero’, dissero innocentemente molto compiaciuti, soprattutto la donna – potevano essere mongoli – Io camminavo sul marciapiede col calcio del fucile in giù come si conviene a un prigioniero e loro erano a bordo del nostro mezzo di trasporto meccanico o animale che ci aveva trasportati per i deserti siberiani – Segretamente diffidavo della loro gioia, eravamo partiti per non so quale pellegrinaggio a Gesù vicino al muro, ora lasciavano che i loro pensieri fossero influenzati da questioni di guerra (c’è una guerra) – ma finii col fidarmi di loro”.
Seguiranno altri mille esempi della chiaroveggenza che ci accomuna. Ho visto L., sai, sono andato a casa sua una domenica pomeriggio con una bottiglia di whisky perché gli dovevo tre carte da una sera precedente, e anche se C. era un po’ scocciata, ho insistito perché mischiassimo tutto col ghiaccio e ci portassimo la bottiglia al parco, dove lei voleva far prendere un po’ di sole al bambino. Così al parco L. e io ci stiamo godendo alla grande quell’enorme, magnifico cocktail ed ecco che arriva H.P. e BRUCE e TOMMY e si siedono con noi, e poi io devo andare al gabinetto di Washington Park a fare pipì così attraverso il parco con Tommy, e incrociamo STANLEY GOULD che dice: “Chi è quello, Tommy Parker?” ed ecco che arriva GREGORY CORSO con la sua scura abbronzatura delle navi scandinave e ha i capelli tagliati a spazzola e sembra un grande poeta vagabondo e prende il mio libro di Buddha e ne legge freddamente una riga, ma poi commenta: “So che è stupendo, non puoi prestarmelo, vero?” – “No, devo portarmelo sempre appresso.” – “Lo so”, fa, e poi parliamo di te, e dice: “Quando Allen tornerà lo ignorerò, vada affanculo” – Io dico: “Perché parli così di Allen, che cos’avete voi due?” – “Vada affanculo”, risponde, come se qualcosa lo angosciasse… Io ammonisco Mary A. a non odiare Gregory, come vorrebbe fare, le dico: “Lui non è diverso da te, tutto è la stessa essenza”, e poi arriva il fanatico del jazz a parlare con noi.
Sono stato da Helen P. e me la sono spassata e poi è arrivato ALAN ANSEN con WILLIAM GADDIS9 e Gaddis non mi piaceva perché mi sembrava che per Ansen fosse causa di infelicità… Ho posato la mano sulla testa di A e gli ho accarezzato i capelli e lui se n’è andato via con Gaddis e la mattina è tornato di nuovo da me e Helen e la sera ci siamo ubriacati e abbiamo ballato il mambo… la dolce Helen la mattina si è calata in testa il suo easter bonnet10 ed è andata al lavoro giù per le vie del Village – brava e coraggiosa ragazza – Alla fine ci siamo liberati di JACK ELLIOTT, il cowboy cantante che a quanto pareva le stava costando un patrimonio ma povero Jack, lui non può lavorare, è come il pettirosso, lui canta…
Così cammino per le vie del Village con JACK ELLIOTT […] e lui sta suonando il Memphis Special, e altre canzoni, e ci imbattiamo in BILLY FAIER, grande genio del banjo di N’Awrleans, e zum BILL FOX ci sfreccia accanto e io lo fermo urlando qualcosa verso la macchina, e dico: “Bill, fa’ a questi ragazzi un’audizione per la Esoteric”11 e facciamo un po’ di musica e centinaia di scolaretti si mettono in cerchio ad ascoltare finché non arriva un vecchio beone di Frisco con la sua bottiglia e il suo naso rotto e polpacciuto e il modo di cantare di Jack Elliott gli piace tanto che dice, affondando una mano nella camicia, “Perdio, ragazzo, ti regalerò il mio ultimo panino”. “Io sono di Oklahoma” – e il sole tramonta – e ho un foruncolo sul naso.
ALENE L. mi telefona, a quanto pare adesso è una zelante cameriera del ristorante Rikers al campus della Columbia tra 115 e Broadway, così vado a casa sua, portandomi appresso il mio ms. dei Subterraneans, come promesso, e le dico che la amo ancora e camminiamo per la via tenendoci per mano, perché sai, accidenti, io le amo tutte le donne… ma invece di fare il grande innamorato mi ubriaco con JORGE D’AVILA l’amico di Ed W. e il suo grande amico di Puerto Rico HERNANDO, che è la primissima persona da me incontrata in questo mondo che abbia capito a fondo e istantaneamente le parole di Buddha… il massimo, lo incontrerai più in là, un architetto, per ora… Vedi Allen, la questione di Buddha è questa – Tutta la vita è un sogno – ma dopo, ti spiegherò dopo… non è COME SE fosse un sogno, È un sogno… capisci? Così mi ubriaco con i ragazzi nel West End e JOHNNY IL BARISTA è ancora lì a chiedere la sua copia di The Town and the City,12 e a mezzanotte butto l’occhio nel Rikers, e dentro c’è Alene che corre qua e là sulle sue gambette guizzanti agitando le braccia avanti e indietro, reale intenzione di essere “Sana di mente” e invece più matta che mai se vuoi saperlo. […]
JOHN HOLMES, mi precipito su a casa sua al 123 di Lexington e suono alla porta e lui sta salendo faticosamente le scale con una borsata di gin, entriamo, c’è Shirley,13 ci ubriachiamo, io mi precipito fuori a prendere Mary, lei sussulta, torniamo indietro, mettiamo su i vecchi Billy, i vecchi Lester, la cosa va avanti, noi schiattiamo, il giorno dopo quando Shirley va a lavorare io, Mary e John andiamo in un bar della 3rd Avenue e beviamo e parliamo tutto il giorno e dico a John Fratelli per Sempre, e lo dico seriamente. La sera Shirley torna a casa, vede tre barboni sbronzi marci nella sua camera, sospira, si appoggia alla porta proprio come Marian, ed è tutto com’era con Marian, e di giorno John “scrive”, e non hanno pubblicato Go14 nei tascabili, per una ragione o per l’altra, e lui è “in bolletta” – dice: “Nel 1952 avevo un mucchio di soldi, invece adesso”… ed è triste. Per i soldi immagino, ma abbiamo parlato, e abbiamo fatto pace, e ovviamente ha chiesto di te con interesse e intelligenza. Ma ha qualche sospetto sul motivo delle mie visite – così lo lascio in pace. […]
SEYMOUR ho avuto sue notizie, tramite SAM KAINER. Ero a casa di Mark Van Doren15 con suo figlio CHARLES per riprendermi Doctor Sax,16 che avevo lasciato lì. Mark non c’era e mi aveva scritto un biglietto dicendo che Sax era “monotono e probabilmente, in conclusione, privo di senso”, dopo aver detto, “un bel lavoro, ma non saprei dove collocarlo”, e questo mi ha fatto capire che in realtà quell’uomo è una nullità, facciamocene una ragione, ma Charles era socievole, tra poco si...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Il sogno vuoto dell’universo
- L’ultima parola
- La scrittura della Dorata Eternità
- Libro dei sogni
- Lettere sul Buddhismo
- Copyright