A Natale uno dei regali più gettonati pare sia il profumo. Va molto il profumo francese. Io non ho mai capito. In Italia non li fanno i profumi? Dobbiamo per forza comprare quelli con ’sti nomi delle balle? No, perché una volta i profumi si chiamavano: VIOLETTA, MUGHETTO, FRAGRANZA, ESSENZA, COLONIA… Poi hanno cominciato coi nomi tronchi: COCÒ, GAGÀ, PEPÈ, CICÌ e PUPÙ, primi segnali che il profumiere cominciava a diventare cretino. Ora siamo passati alla moda dei nomi francesi porno-balenghi tipo OBSESSION, PERVERSION, CIRCONVALLASION, INIESION, EGOIST… Che poi è anche un casino, non è che puoi regalare alla nonna PERVERSION o BRUT BASTARD o BEL PIRL o FARABUT. Per l’EAU DE TOILETTE è uguale, EAU DE TOILETTE che, tradotto male, da persone che vogliono far ridere con poco – nelle quali io non mi riconosco – sarebbe “acqua del cesso”. Quindi andrebbe anche bene EAU DE PISUAR e EAU DE CES DE CAMPÈGE.
E vogliamo parlare delle pubblicità dei profumi, che sono completamente sderenate? Di solito ti fanno vedere una tipa molto figa ma molto scervellata, tendenzialmente nuda, che fa delle cose senza senso tipo pettinarsi con una trota, buttarsi da una scala a pioli o masticare un collant. E in sottofondo una voce roca francese dice delle minchiate a vanvera, tanto noi non capiamo: “Pour la femme qui se demande pourquoi j’ai l’ascel pesant que tanfe: SUDEUR, le nouveau parfum de Cacarel…”, “UDUR DE CAN BAGNÀ by Paco Rabadanne”. Ci sono anche tanti cavalli nelle pubblicità dei profumi. Che per altro belli sono belli, ma non profumano. Tutt’altro. Fatevi un giro in una scuderia e poi mi dite. Cavalli che saltano nella fanga, che rampano giù per i bricchi, che caracollano sulle spiagge: TANF DE CHEVAL by Lacacan. Vendono anche profumi che evocano il senso di infinito: ETERNAMENT, il profumo per l’eternità. Tempo di metterti gli orecchini e non lo senti già più. Che sarebbe meglio chiamarlo: SE SENT RIEN. GIÀ FINÌ. SPRECHÉ LE SOLD.
Però adesso c’è una novità. In Messico hanno inventato i profumi ai feromoni. Sarebbero delle acque di colonia che sprigionano nell’aria delle molecole prodotte dal nostro sistema endocrino, i feromoni appunto, i quali scatenano reazioni di tipo sessuale, attirando il maschio e portandolo all’immediato smutandamento. Tu ti spruzzi uno di questi profumi e gli uomini cominciano a girarti attorno, sempre di più sempre di più sempre di più, finché si finisce sulla materassa.
Allora, se volete segnarvelo, ragazze, si comprano su eBay e i nomi sono: VIEN A MI, AMOR ARDIENTE, GUAPISSIMA SEXY BOMB, AMORRE DE AMOR. Il più potente di questi profumi si chiama PUTA PER UNA NOCHE. Dove “NOCHE” non è inteso come frutto. No, perché fare la puta per una noce non val tanto la pena, se no dovevano fare anche PUTA PER UNA GHIANDA e PUTA PER UN PINOLO. Bello, no? Da anni noi donne diciamo che non siamo solo oggetti sessuali e adesso ci facciamo il bagno nei feromoni. Tra l’altro ’sto profumo fa effetto nel raggio di cinque chilometri. Ma avete idea di quanti maschi ci siano in cinque chilometri? Minimo sette-ottocento in età da materasso. Si creano degli ingorghi, dei bouchon come ai caselli di Albenga a Ferragosto, delle file come al Lidl. Ci conviene mettere il numerino come in gastronomia. “È qui, la puta?” No, perché, scarta pure quelli che hanno preso una storta, gli influenzati a letto con quaranta di febbre e quelli che son rimasti chiusi in ascensore, ma gli altri? A palate.
Non ho ancora deciso qual è il più adatto a me. Per me andrebbe bene CON CALMA POR FAVOR, tutti in coda e senza spingere. Oppure, per donne calienti, ENCHIODAME AL MURO, se volete mantenere un tocco sudamericano; AMAMI IN BRANDA per persone dirette, o PUTAIN TOJOURS per chi preferisce il francese. Adesso faccio un esperimento. Mi ordino un flacone gigante di PUTA PER UNA NOCHE. Vado a Città del Vaticano e me lo verso in testa. E vediamo. Tutti addosso. Come merli quando gli tiri il granturco. Tutti neri. Sai che ridere?
Mi sa che si è alzato il vento delle primavere che alza le gonne e fa mostrare le pere. Eh già, perché ogni due per tre fotografano una con il seno di fuori. E la Ilary, e la Hunziker, e la Anderson… In ogni rotocalco che si rispetti c’è sempre una foto con su scritto: “Inconveniente alla serata di gala: capezzolo fa capolino dal décolleté”. Posso dire? Inconveniente una mazza. Se la tetta sta in un contenitore adatto, non esce. Ve lo garantisco. Certo che se ti metti una scollatura larga come il delta del Niger allora può capitare. Se pretendi di contenere due dirigibili della Goodyear dentro una scollatura che va dalle clavicole all’ombelico è dura. Anche stando immobile la massa freme. Se poi addirittura balli, alé. O ti fissi il vestito con l’Attak, ma poi levarlo è un casino, oppure devi farti dare due punti di sutura dal chirurgo. Poi più tette c’hai più rischi. Se sei piatta come uno schermo a cristalli liquidi puoi anche metterti solo due bretelle che non esce niente, se invece c’hai una terza si scucchiaiano come palle di gelato, strusciano fuori come serpi.
Amica, ragiona. Se sei Rocco Siffredi, non ti metti un costume a francobollo quando vai al mare, perché basta che ti alzi dalla sdraio e ti scappa l’arrosto, no?
Chiedo almeno la cortesia di non cadere dal pero. No, perché a me poi fa venire i nervi leggere le interviste di queste minne vaganti che dichiarano: “Uh, ma davvero mi è uscito il seno mentre saltavo sul tappeto elastico? Eppure avevo un reggiseno di carta velina grosso come un bicchierino per il prelievo delle urine! Come può essere capitato?”. Amore? Avevi un reggiseno grosso come una benda sull’occhio del corsaro, e ti stupisci che due chili di roba siano tracimati fuori? Le donne lo sanno che le tette vanno sempre un po’ dove vogliono loro, sono anarchiche, sono come gli amici di maria, che mica stanno lì fermi come le ruote di un cannone… Perché si chiamano “balle”? Perché ballano! E le tette pure. Ci sono quelle che le hanno molli come due sacchetti di ricotte morbide, o toste come le mozzarelle nella bustina di plastica, che cerchi di prenderle e loro si spostano, ma mai fisse come paracarri. E se ti sdrai non puoi pretendere che loro stiano lì ferme come due sassi di Matera. Si muovono. Come due crème caramel che quando il cameriere te li porta continuano a dondolare e lo fanno anche quando sono già sul tavolo. Quello che mi manda ai matti sono quelle che fanno finta di non accorgersene. Ma come? Ti salta fuori dal vestito una bombola del gas e tu non te ne accorgi? “Sì, ogni tanto sentivo, durante il balletto, che qualcosa mi sbatteva sull’occhio, ma non ci facevo caso.” Ragazze, ma prima di un balletto vi fanno l’epidurale?! Ve le anestetizzano? Che poi sono le stesse che in mezzo al casino di una festa si accorgono se si smaglia la calza a rete di mezzo centimetro… Se salta fuori un melone, invece, non sentono niente. Secondo me lo fanno apposta. Anzi, vi dirò di più, si organizzano: “Bene, stasera devo ballare la lambada. Adesso mi metto un reggiseno di pelle d’anguilla di due taglie più piccolo e per sicurezza mi ungo le bocce con l’olio di jojoba. Così volano via che è una meraviglia”. Se continuiamo così, per forza poi tutti pensano che noi donne siamo cretine.
I matti non sono tutti qui. Ha avuto grande successo in Inghilterra un giovane uomo che si chiama Gavin Paslow che sostiene di essere la reincarnazione del diavolo. Si pensa Mefistofele redivivo. In effetti, se vedi la foto, un po’ a Satana ci somiglia. Intanto c’ha la lingua biforcuta, è bilingue, poi ha i canini lunghi da Dracula, le orecchie a punta come i lupi e persino le corna. Sì, sulla fronte c’ha due bei bozzi come se avesse due tappi di Coca-Cola sotto pelle. Che uno normale si sarebbe fatto crescere la frangia per nasconderli, girerebbe con un colbacco calato sul naso, invece Gavin se li lucida col Sidol. In più si mette delle lenti a contatto che gli fanno le pupille come i serpenti e le iridi verde fluorescente. Si è fatto pure cambiare nome, e adesso all’anagrafe si chiama Diablo Delenfer, ovvero diavolo dell’Inferno. Poi, purtroppo, la sua trasformazione in Lucifero ha subito una battuta d’arresto. Un improvviso stop. Perché non ha trovato nessuno che gli trapiantasse la coda. No, giuro che è tutto vero…
Il giovane Paslow ha dichiarato al “Sun”: “Sono rimasto molto deluso quando mi han detto che per ora non è possibile, ma la ricerca fa passi da gigante e sono sicuro che fra qualche anno avrò anch’io una bella coda”. Speriamo. Speriamo tanto, Gavin. Ti auguro che possano impiantartene addirittura nove, magari, come il gatto di Dario Argento. Perché non te la fai mettere d’asino, già che ci sei? Di che cosa la vuoi? Di polenta? Di rafia? Hai solo da chiedere… Di gommapiuma? Come la vorresti, Gavin, con la molla, così ti appendi agli alberi come le scimmie, o la preferisci sobria, di pelle di vitella come le scarpe di Prada? Gavin? Testina? Il materiale deve essere tuo, altrimenti c’è la crisi di rigetto, e da dove te lo prelevano, il materiale? L’unica cosa lunga, se lungo ce l’hai, è il walter. Fai una roba. Fattelo spostare di dietro. Certo che col walter sul retro centrare l’asse, dopo, sarà un inferno – che per altro è anche il tuo elemento –, ti toccherà fare pipì con lo specchietto retrovisore, però pazienza.
Ma poi un metro di coda che pende, come gliela puntano? Metti che gliela facciano di silicone. Che rollano il silicone come per fare i grissini. Dove gliela innestano, che non sta su? C’è un unico pertugio, ma se tappi quello è la fine, quello è un buco che ti fa comodo stia libero come le uscite di emergenza; capita che per una necessità urgente ti tocchi andare in bagno in uno di quei bar con la toilette microscopica che non sai mai dove appendere cappotto e borsetta, figurati appoggiare la coda.
Io mi immagino la moglie di quest’uomo, perché ’sto disgraziato ha pure una moglie e due figlie. Pensate a ’sta donna. Già i nostri uomini sono faticosi, ma pensate avere un marito che si fa chiamare Diablo e vuole farsi trapiantare la coda. Signore, perché? Cosa abbiamo fatto di male noi donne per avervi come castigo perenne? Che peccato abbiamo commesso per meritarci questa progenie di somari pelosi come compagni di vita? È ancora per la storia della mela e del peccato originale? Ma se ci mettiamo d’accordo con i coltivatori di mele del Trentino e ne mandiamo su in Paradiso un camion con rimorchio, non la possiamo chiudere lì e farvi sparire tutti? E se poi il Capo vuole che continuiamo a partorire con dolore non c’è problema. È ancora il minore dei mali.
La Cassazione ha decretato che chi coltiva marijuana può essere condannato soltanto se le piantine che coltiva sono mature. Quelle verdi non contengono il principio attivo drogante, e quindi il “coltivatore” non può essere condannato… La Cassazione si occupa quasi sempre di cose strambe, tipo quanto appiccicati al culo devono essere i blue-jeans per giustificare lo stupro, oppure quando un fagiolo borlotto è così grosso da essere considerato arma da guerra. Ma quali sono i segnali che ti dicono che la piantina di marijuana è matura? Quando è matura avverte? Le foglie si arrotolano da sole a forma di cannoni? Quando è matura le spuntano i dreadlocks o se un chiurlo vi si posa sopra si mette a cantare No Woman No Cry? Anche i carabinieri, come fanno a saperlo? O il brigadiere è laureato in Botanica, oppure deve rollarsi un paio di foglie; se comincia a ridere e a ballare La cucaracha vuol dire che deve arrestare tutti. Se comincia a dire: “Ma che begli gnomi che ha signora in salotto” e “Mi passi la custodia del polipo”, vuol dire che la marijuana è matura.
Sempre a proposito di notizie bizzarre, è in arrivo una novità nel campo dei lavori maschili. Preparate le valigie perché a Londra cercano persone per riscaldare i letti degli hotel. Yes. Degli “scaldaletto umani”. Da quelle parti fa un freddo della malora, nevica e quindi le lenzuola si ghiacciano. E così la catena degli Holiday Inn ha deciso di inaugurare questo nuovo servizio. Assumono dei cristiani qualsiasi, gli fanno indossare un’apposita tuta, una specie di calzamaglia di carta igienica, e infine li fanno sistemare sotto le coperte a scaldare il letto dei clienti per cinque minuti scrapotandosi da un letto all’altro prima che questi vadano a dormire. Credo che le donne siano escluse dall’impiego avendo sempre tradizionalmente i piedi freddi. Io non so se sarei contenta di trovarmi nel letto uno che mi scalda il posto. Anzi. A dire la verità mi farebbe piuttosto schifo. E se mi sbava sul cuscino? Che trovo poi la scia di lumaca che brilla sulla federa? Oppure magari me lo scalda, me lo flamba a suon di… Per carità. Piuttosto agli inglesi segnalerei un altro problema. Se non di maggiore, almeno di pari importanza. Anche mettere il sedere sull’asse ghiacciata della tazza gela i sentimenti. Non so a voi, ma per me è uno shock tutte le volte. O stimola e non fai in tempo a sederti, o blocca ogni flusso. Se vengo a Londra, cortesemente, mi trovate un gentiluomo di chiappa non chiacchierata che mi scaldi l’asse? Molte grazie.
È scoppiata la passione tra la Marcuzzi e Facchinetti.Avete presente la Marcuzzi? Quella divisa in due, che sotto ha delle gambe lunghe lunghe che sembra Bambi e sopra è tutta Pame...