Perché non l'hanno chiesto a Evans?
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Perché non l'hanno chiesto a Evans?

  1. 238 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Perché non l'hanno chiesto a Evans?

Informazioni su questo libro

Chi sostiene che il golf è uno sport tranquillo e rilassante non deve mai essersi trovato nella situazione di Bobby Jones, dinamico giocatore inglese, golfista di second'ordine che, proprio per un tiro maldestro, scopre uno sconosciuto morente precipitato da una scogliera. E questo non è che il male minore, la vita di Bobby infatti, dopo la poco piacevole scoperta si trasforma in uno sfrenato susseguirsi di sventure provocate dalla curiosità del giovanotto e dall'intraprendenza di Frankie, la sua graziosa amica. Ma chi vuole uccidere i due giovani? Chi è la donna ritratta nella fotografia trovata nella tasca dello sconosciuto? E, soprattutto chi è il misterioso Evans nominato dal morente?

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
eBook ISBN
9788852014796

Perché non l’hanno chiesto a Evans?

I

Lo sconosciuto

Bobby Jones piazzò la palla al punto di partenza, fece dondolare la mazza, la portò all’indietro lentamente, poi la riportò in avanti e colpì la palla con rapidità fulminea. Invece di seguire una bella traiettoria diritta, di alzarsi da terra e di superare l’ostacolo, per poi atterrare alla giusta distanza dalla quattordicesima buca, la palla rotolò sul terreno e andò a fermarsi proprio contro l’ostacolo.
Non c’era una folla di spettatori a lanciare grida di disappunto. L’unico testimone non manifestò alcuna sorpresa e questo era più che comprensibile, perché chi aveva tirato non era un grande campione di golf, ma soltanto il quarto figlio del vicario di Marchbolt, una cittadina sulla costa del Galles.
Bobby si lasciò sfuggire un’imprecazione.
Era un giovane dall’aspetto gradevole, sui ventotto anni. Neanche il suo migliore amico avrebbe potuto definirlo bello, ma aveva una faccia simpatica e un’espressione aperta e leale.
«Non faccio che peggiorare...» mormorò, avvilito.
«Insista» gli disse il suo compagno.
Il dottor Thomas era un uomo di mezza età, con i capelli grigi, la faccia rosea e l’espressione gioviale. Nemmeno lui era un campione. Giocava con prudenza, limitandosi a tiri brevi, ma di solito riusciva a battere giocatori più brillanti e meno cauti di lui.
Bobby attaccò la sua palla con violenza. Al terzo colpo, gli andò bene. La palla si fermò a poca distanza dalla buca che il dottor Thomas aveva raggiunto con due soli tiri.
«Questa buca è sua» disse Bobby.
Si avviarono verso la piazzuola successiva.
Il dottore giocò per primo. Un bel tiro diritto, ma la palla non andò tanto lontano.
Bobby sospirò, piazzò la palla, la sistemò meglio, fece dondolare a lungo la mazza, la portò all’indietro tenendo il braccio rigido, chiuse gli occhi, abbassò la spalla destra, fece insomma tutto quello che non avrebbe dovuto fare, e infine colpì con forza la palla, che arrivò allegramente a metà della piazzuola.
Il giovane tirò un sospiro di soddisfazione, e l’aria afflitta di poco prima lasciò il posto a un sorriso raggiante.
«Questa volta sapevo quello che facevo!» esclamò Bobby, anche se la realtà era ben diversa.
Cambiata la mazza, diede un leggero colpo alla palla, che finì in buca. Conquistò così quattro punti e al dottor Thomas ne rimase solo uno di vantaggio.
Pieno di ottimismo, Bobby proseguì fino alla sedicesima piazzuola. Tornò a fare tutto quello che non avrebbe dovuto, ma il miracolo non si ripeté. Si verificò invece un caso più unico che raro, che aveva quasi dell’impossibile: la palla arrivò all’altezza della buca e la schivò, deviando ad angolo retto.
«Caspita, se questa fosse andata diritta!...» esclamò il dottor Thomas.
«Se» ripeté Bobby, amareggiato.«Ehi, mi è sembrato di sentire un grido. Speriamo che la palla non abbia colpito qualcuno.»
Guardò verso destra. Non c’era una luce favorevole. Il sole stava per tramontare e, se si voltava la testa da quella parte, era impossibile vederci bene. Per giunta, dal mare si alzava una leggera foschia. Lo strapiombo della scogliera distava poche centinaia di metri.
«Il sentiero passa proprio qui sotto» disse Bobby «ma non credo che la palla sia arrivata fin là. Comunque, ho avuto l’impressione di udire un grido. Lei non ha sentito niente?»
Il dottor Thomas gli rispose di no.
Bobby si mise alla ricerca della palla, e finalmente la trovò in un cespuglio di ginestra. Il tiro era praticamente impossibile. Bobby diede due colpetti alla palla, poi la raccolse e gridò al suo compagno che rinunciava.
Il dottore si avviò da quella parte, dato che la piazzuola successiva si trovava proprio sopra lo sperone dello strapiombo.
La diciassettesima buca era lo spauracchio di Bobby, perché finiva al di là del precipizio. La distanza era ridotta, ma il tiro era ugualmente difficile a causa dell’attrazione esercitata dal vuoto sulla palla.
Avevano attraversato il sentiero, che alla loro sinistra proseguiva rasente la roccia.
Il dottore cambiò mazza e giocò. La palla atterrò al di là del precipizio.
Bobby tirò un gran sospiro e giocò a sua volta. La palla rotolò via e scomparve nel vuoto.
«Ogni stramaledetta volta faccio lo stesso stramaledetto errore» sbottò.
Fece qualche passo avanti, guardò giù. Sotto di lui luccicava il mare, ma non tutte le palle vi finivano dentro. Il precipizio era ripido all’inizio, ma più in basso si faceva abbastanza dolce.
Bobby andò avanti con prudenza. C’era un punto dal quale si poteva scendere, e da lì i ragazzini che portavano le mazze si calavano di sotto, per poi riemergere trionfanti con la palla recuperata.
A un tratto, Bobby s’irrigidì e chiamò il suo compagno.
«Dottore, venga un momento qui! Che cosa le sembra quello?»
Undici o dodici metri più sotto, s’intravedeva qualcosa di scuro. Pareva un fagotto d’indumenti.
Il dottore guardò e restò senza fiato.
«Per Giove!» esclamò.«Qualcuno è precipitato! Dobbiamo cercare di soccorrerlo.»
I due uomini si calarono, e Bobby diede una mano al dottore. Finalmente raggiunsero il sinistro fagotto. Era veramente un uomo, uno sconosciuto sui quarant’anni, e respirava ancora, ma era privo di sensi.
Il medico gli esaminò le braccia e le gambe, gli tastò il polso, gli abbassò le palpebre. S’inginocchiò accanto a lui e completò l’esame, poi alzò la testa, guardò Bobby, che sembrava sul punto di sentirsi male, e gli fece segno che non c’era speranza per lo sconosciuto.
«Non c’è niente da fare» disse. «È arrivata la sua ora, pover’uomo. Ha la spina dorsale spezzata. Forse non era pratico della zona, e quando si è alzata la foschia ha messo un piede in fallo ed è precipitato. L’ho detto più di una volta al consiglio comunale che dovrebbero mettere un parapetto, qui.»
Si alzò.
«Vado a chiamare aiuto» disse. «Bisogna farlo portare via prima che sia buio. Lei resta qui?»
Bobby annuì.
«Non c’è niente che possa fare per lui?»
Il dottore scosse la testa.
«Niente. Non resisterà ancora molto: il polso è sempre più debole. Ne avrà ancora per venti minuti al massimo. Poco prima della fine, può darsi che riprenda conoscenza, ma non è detto.»
«Va bene. Vada pure. Se dovesse riprendere i sensi, non c’è qualche medicina, qualche droga...»
Il dottor Thomas scosse di nuovo la testa.
«Non soffrirà» disse. «Ha perso la sensibilità.»
Voltò le spalle a Bobby e iniziò l’arrampicata. Il giovane lo seguì con lo sguardo finché non lo vide arrivare in cima. Prima di sparire dal suo campo visivo, il dottore gli fece un cenno con la mano.
Bobby si sedette su uno spuntone di roccia e si accese una sigaretta. La tragica scoperta l’aveva scosso profondamente. Fino a quel momento non aveva mai visto così da vicino la morte.
Com’era crudele, a volte, il destino... Un velo di foschia in una serata serena, un passo falso, e una vita si spegne bruscamente. Lo sconosciuto era un bell’uomo, dall’aspetto sano. Forse, non era mai stato ammalato. Il pallore della morte imminente non cancellava l’intensa abbronzatura della sua pelle. Doveva essere uno che aveva fatto vita all’aria aperta.
Bobby l’osservò più attentamente: i capelli castani ondulati appena spruzzati di grigio alle tempie, il naso piuttosto grosso, la mascella forte, i denti bianchi che s’intravedevano tra le labbra aperte, le spalle larghe e le dita affusolate. Le gambe erano piegate in una strana angolazione. Bobby ebbe un brivido e tornò a guardare la faccia dello sconosciuto. Un volto attraente, che faceva pensare a un uomo dotato di senso dell’umorismo, deciso, pieno di risorse. “Probabilmente, gli occhi erano azzurri” pensò.
Proprio in quel momento gli occhi del morente si aprirono. Erano effettivamente azzurri, di un azzurro intenso. Fissavano Bobby, e non erano appannati, ma vividi, di persona consapevole, e parevano racchiudere una domanda. Bobby si affrettò ad alzarsi, avvicinandosi allo sconosciuto. Prima che lo raggiungesse, questi parlò. La sua voce non era flebile, ma chiara e risonante.
«Perché non l’hanno chiesto a Evans?» disse.
A un tratto, il suo corpo fu scosso da un tremito, le palpebre si abbassarono, la mascella cedette.
Lo sconosciuto era morto.
II

Il vicario di Marchbolt

Bobby s’inginocchiò accanto a lui, ma non aveva dubbi: l’uomo era morto. Aveva ripreso conoscenza per un istante, aveva parlato, e poi era sopraggiunta la fine.
Dopo un’esitazione, Bobby gli infilò una mano in tasca, trovò un fazzoletto di seta e se ne servì per coprirgli pietosamente la faccia. Non c’era altro che potesse fare.
Poi si accorse che, prendendo il fazzoletto, aveva fatto uscire qualcos’altro dalla tasca. Era una fotografia, e, mentre la rimetteva al suo posto, Bobby le diede un’occhiata.
Vide un volto di donna, uno di quei visi che non si dimenticano facilmente. La d...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione
  4. Perché non l’hanno chiesto a Evans?
  5. Postfazione
  6. Copyright