Codice a zero
eBook - ePub

Codice a zero

  1. 350 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

È il 29 gennaio 1958, tutto è pronto per il lancio di Explorer, primo satellite americano. In quello stesso giorno un uomo si sveglia nella stazione di Washington senza più memoria del suo passato. Come è finito lì? Chi è veramente? Perché qualcuno lo sta seguendo? Mentre il lancio del missile subisce un misterioso ritardo di due giorni, Luke - questo il nome dell'uomo senza identità - dovrà ricostruire il puzzle della sua esistenza. Un thriller emozionante ambientato in piena guerra fredda, in un'atmosfera carica di tensione. Tra spie e scienziati, amori e tradimenti, la verità si svela e si nasconde in un gioco delle parti che mescola con maestria realtà e finzione.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804501299
eBook ISBN
9788852016172

PARTE TERZA

16.15

Un programmatore a nastro nel cilindro fa variare in modo continuo la velocità di rotazione degli stadi superiori tra i 450 e i 750 giri al minuto, così da evitare l’instaurarsi di fenomeni di risonanza che potrebbero portare il missile a disintegrarsi nello spazio.
Luke non riusciva neppure a parlare. L’emozione e il sollievo erano così forti da serrargli la gola. Per tutto il giorno si era sforzato di rimanere calmo e razionale, ma ora si sentiva vicino al crollo.
Gli altri scienziati ripresero a conversare, ignari del suo turbamento, tranne il giovane in abito di tweed che gli chiese, preoccupato: «Ehi, ti senti bene?».
Luke annuì e dopo un attimo riuscì a dire: «Potremmo parlare un attimo?».
«Certo, certo. C’è un piccolo ufficio dietro la mostra sui fratelli Wright. L’ha utilizzato poco fa il professor Larkley.» Si diressero verso una porta laterale. «A proposito, sono stato io a organizzare questa conferenza» aggiunse, mentre gli faceva strada in un locale piccolo e spartano arredato con una scrivania, un paio di sedie e un telefono. Sedettero. «Cosa succede?» chiese il giovane.
«Ho perso la memoria.»
«Oh, mio Dio!»
«Amnesia autobiografica. Ricordo tutto del mio lavoro, ed è così che vi ho trovato, ma non so niente di me!»
«Sai chi sono io?» chiese il giovane con espressione scioccata.
Luke scosse la testa. «No. Non sono neppure sicuro di quale sia il mio nome.»
«Accidenti!» L’uomo era sconcertato. «Non mi è mai capitato di vedere una cosa simile.»
«Ho bisogno che tu mi racconti tutto quello che sai sul mio conto.»
«Immagino… Da dove devo cominciare?»
«Mi hai chiamato Luke.»
«Tutti ti chiamano Luke. Tu sei il dottor Claude Lucas, ma il nome Claude non ti è mai piaciuto molto. Io sono Will McDermot.»
Luke chiuse gli occhi, sopraffatto dalla felicità. Finalmente aveva scoperto il proprio nome. «Grazie, Will.»
«Della tua famiglia non so nulla. Ti ho incontrato solo un paio di volte, in occasione di conferenze scientifiche.»
«Sai dove vivo?»
«A Huntsville, in Alabama, credo. Lavori per la Ballistic Missile Agency dell’esercito che è di base al Redstone Arsenal, a Huntsville. Ma tu sei un civile. Il tuo capo è Wernher von Braun.»
«Non puoi capire il piacere che mi fa sapere queste cose!»
«Sono rimasto sorpreso di vederti perché il tuo gruppo sta per lanciare un razzo che porterà il primo satellite americano nello spazio. Sono tutti giù a Cape Canaveral, e si dice che il lancio potrebbe avvenire questa sera.»
«L’ho letto sul giornale questa mattina… Mio Dio, e io ho lavorato a quel razzo?»
«Certo. L’Explorer. È il lancio più importante nella storia del programma spaziale americano, specialmente dopo il successo dei russi con lo Sputnik e il fallimento della nostra marina con il Vanguard.»
Luke era euforico. Solo poche ore prima aveva pensato di essere un vagabondo, un ubriacone, e ora saltava fuori che era uno scienziato al culmine della carriera. «Io dovrei essere là per il lancio!»
«Esatto. Non hai proprio idea del perché ti trovi qui?»
Luke scosse la testa. «Questa mattina mi sono svegliato nei gabinetti della Union Station. Non ho idea di come ci sia finito.»
Will gli rivolse un sorriso complice. «Sembra proprio che ieri sera tu abbia fatto baldoria!»
«Te lo chiedo seriamente: è normale che io mi ubriachi al punto da perdere conoscenza?»
«Non ti conosco abbastanza a fondo per risponderti» disse Will, e poi, pensandoci meglio, aggiunse: «Ma la cosa mi sorprenderebbe. Sai come siamo fatti noi scienziati: la nostra idea di festa è sederci davanti a un caffè e parlare del nostro lavoro».
A Luke sembrava logico. «Ubriacarsi non sembra così interessante» convenne. Non riusciva proprio a spiegarsi come fosse finito in quel pasticcio. Chi era Pete? Perché quegli uomini lo seguivano? E chi erano quei due che lo cercavano alla Union Station?
Pensò di parlarne a Will, ma poi decise che gli sarebbe parsa una storia troppo strana, e avrebbe potuto pensare che era un po’ svitato. «Chiamerò Cape Canaveral» disse, invece.
«Ottima idea.» Will sollevò la cornetta del telefono sulla scrivania e compose lo zero. «Sono Will McDermot. Posso fare una telefonata interurbana da questo apparecchio? Grazie.» Porse la cornetta a Luke.
Luke si fece dare il numero dal servizio informazioni e lo compose. «Parla il dottor Lucas» esordì, straordinariamente compiaciuto di poter dire il proprio nome. Non avrebbe mai pensato che la cosa potesse essere così gratificante. «Vorrei parlare con qualcuno del gruppo dell’Explorer
«Sono negli hangar D e R» rispose l’operatore. «Rimanga in linea, prego.»
Un attimo dopo, una voce maschile disse: «Sicurezza, parla il colonnello Hide».
«Sono il dottor Lucas…»
«Luke, finalmente! Dove diavolo è finito?»
«Sono a Washington.»
«Accidenti, cosa diavolo ci fa lì? Ci ha fatti impazzire! Abbiamo sguinzagliato la polizia militare, l’Fbi, persino la Cia!»
Questo spiegava i due agenti che lo cercavano alla Union Station, pensò Luke. «Senta, mi è successa una cosa strana: ho perso la memoria. Ho vagato per la città cercando di capire chi sono. Poi, alla fine, ho trovato alcuni fisici che mi conoscono.»
«Ma è incredibile! Com’è successo?»
«Speravo potesse dirmelo lei, colonnello.»
«Di solito mi chiama Bill.»
«Bill.»
«Okay, ora le racconto quello che so. Lunedì mattina è partito dicendo che doveva andare a Washington. Ha preso un aereo da Patrick.»
«Patrick?»
«La base dell’aeronautica di Patrick, vicino a Cape Canaveral. Marigold le ha fatto la prenotazione…»
«Chi è Marigold?»
«La sua segretaria a Huntsville. Le ha prenotato anche la solita suite al Carlton.»
Nella voce del colonnello c’era una vena di invidia e per un attimo Luke si interrogò su quel “solita suite”, ma al momento aveva cose più importanti da chiarire. «Ho spiegato a qualcuno lo scopo di questo viaggio?»
«Marigold le ha fissato un appuntamento con il generale Sherwood al Pentagono per le dieci del mattino di ieri… ma lei non si è presentato.»
«Ho detto perché volevo vedere il generale?»
«A quanto pare no.»
«Di cosa si occupa?»
«Sicurezza, ma è anche un suo amico di famiglia, quindi il motivo dell’incontro avrebbe anche potuto essere personale.»
Doveva trattarsi di qualcosa di molto importante, rifletté Luke, per spingerlo ad allontanarsi da Cape Canaveral subito prima della partenza del razzo. «Il lancio avverrà stasera?»
«No, abbiamo dei problemi meteorologici. È stato rinviato a domani sera alle dieci e mezzo.»
Luke si chiese cosa diavolo avesse avuto in mente di fare. «Ho degli amici qui a Washington?»
«Certo. Uno di loro mi ha chiamato praticamente ogni ora. Bern Rothsten» rispose Hide e gli diede il numero di telefono.
Luke prese nota su un blocco per appunti. «Lo chiamerò subito.»
«Prima dovrebbe parlare con sua moglie.»
Luke si irrigidì. Era rimasto senza fiato. Una moglie. Ho una moglie, pensò.
«È ancora lì?» chiese Hide.
Luke ritrovò la parola. «Ehm, Bill…»
«Sì?»
«Come si chiama mia moglie?»
«Elspeth» rispose il colonnello. «Si chiama Elspeth. Gliela passo subito, resti in linea.»
Luke si sentiva lo stomaco chiuso per il nervosismo. Era sciocco, pensò, in fondo si trattava solamente di sua moglie.
«Sono Elspeth. Luke, sei tu?»
Aveva una voce bassa, calda, e una dizione precisa, senza alcun accento particolare. Se l’immaginò come una donna alta e sicura di sé. «Sì, sono Luke» rispose. «Ho perso la memoria.»
«Ero così preoccupata… Stai bene?»
Il fatto che qualcuno si preoccupasse di come si sentiva fu un enorme conforto. «Ora sì… credo di sì» disse.
«Cosa è successo?»
«Non ne ho idea. Questa mattina mi sono svegliato in un gabinetto della Union Station, e ho passato tutto il giorno a cercare di capire chi ero.»
«Ti hanno cercato ovunque. Dove sei, ora?»
«Allo Smithsonian, nell’Aircraft Building.»
«C’è qualcuno che si prenda cura di te?»
Luke sorrise a Will McDermot. «C’è un collega che mi sta aiutando. E ho il numero di telefono di Bern Rothsten. Ma non ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me. Sto bene, ho solo perso la memoria.»
Will McDermot si alzò, imbarazzato, e gli sussurrò: «Ti aspetto fuori».
Luke annuì, apprezzando la delicatezza.
«Quindi non ti ricordi perché sei partito per Washington così all’improvviso?» stava dicendo Elspeth.
«No. E a te, ovviamente, non ho raccontato nulla…»
«Hai detto che era meglio non lo sapessi. Ma ero preoccupata, così ho chiamato un nostro vecchio amico di Washington, Anthony Carroll. È nella Cia.»
«E lui cosa ha fatto?»
«Ti ha chiamato al Carlton lunedì sera, e vi siete accordati per vedervi a colazione martedì mattina… ma tu non ci sei andato. È tutto il giorno che ti cerca. Ora lo chiamo e gli dico che è tutto a posto.»
«Evidentemente mi è successo qualcosa tra lunedì sera e martedì mattina.»
«Dovresti farti visitare da un dottore, fare un controllo.»
«Io mi sento bene. Ma ci sono tante cose che vorrei sapere. Abbiamo figli?»
«No.»
Luke provò una tristezza che sembrava familiare, come il dolore sordo di una vecchia ferita.
«È da quando ci siamo sposati quattro anni fa che cerchiamo di avere un bambino» proseguì Elspeth «ma non ci siamo ancora riusciti.»
«I miei genitori sono ancora vivi?»
«Tua mamma. Vive a New York. Tuo padre è morto da cinque anni.»
Luke provò una pena improvvisa che sembrava scaturire dal nulla. Oltre ad aver perso il ricordo di suo padre, non lo avrebbe mai più rivisto. Gli parve una cosa di una tristezza insopportabile.
«Hai due fratelli e una sorella» continuò Elspeth...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Codice a zero
  4. Nota storica
  5. PARTE PRIMA
  6. PARTE SECONDA
  7. PARTE TERZA
  8. PARTE QUARTA
  9. PARTE QUINTA
  10. PARTE SESTA
  11. EPILOGO
  12. Ringraziamenti
  13. Copyright