I love mini shopping
eBook - ePub

I love mini shopping

  1. 384 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

"Sono la Madre con la Bambina più Favolosa del Mondo. E insieme faremo faville. Lo so." ( I love shopping per il baby )
E che faville! Becky Brandon (nata Bloomwood) era convinta che essere madre fosse una passeggiata, ma naturalmente deve ricredersi. Ora che la piccola Minnie ha due anni è a dir poco un uragano, specie quando entra nei negozi afferrando tutto ciò che vede al grido di "Miiiio!", e sembra avere già le idee molto chiare in fatto di shopping. Da qualcuno deve avere pur preso... Becky esclude che sua figlia sia una bambina viziata, anche se in realtà non sa come fare con lei. In fondo il mestiere di mamma non si improvvisa e, messa alle strette, deve ammettere che forse ha ragione suo marito Luke: c'è proprio bisogno di una supertata come quelle dei reality televisivi. Non che questo le faccia piacere, anzi. Vorrebbe avere l'ultima parola in fatto di educazione della figlia, e ricevere lezioni di vita da una tata non le va proprio giù.
D'altra parte, è un momento un po' delicato per tutti: Becky e Luke vivono ancora a Oxshott nella casa dei genitori di lei, la convivenza forzata alla lunga pesa e la crisi finanziaria si fa sentire, causando ogni genere di preoccupazione in famiglia. Una cosa è certa: Becky si deve dare una regolata con le spese - a modo suo, però -, e lei è animata dalle migliori intenzioni. Questo comunque non le impedisce di organizzare (molto in economia!) una strepitosa festa a sorpresa per il compleanno di Luke. In effetti le sorprese non mancheranno, soprattutto perché mantenere il segreto non si rivelerà affatto facile...
I love mini shopping, il sesto romanzo della popolarissima serie creata da Sophie Kinsella, è un fuoco di fila di gag e situazioni esilaranti in cui ancora una volta Becky trionfa grazie alla sua carica di verve, incoscienza e simpatia. Milioni di fan saranno entusiasti del ritorno della loro beniamina e di tutti gli altri irresistibili personaggi che la circondano.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804602071
eBook ISBN
9788852017193

1

Okay. Niente panico. Ho la situazione sotto controllo. Sono io, Rebecca Brandon (nata Bloomwood), l’adulta. Non la mia bambina di due anni.
Il problema è che non so bene se lei se ne renda conto.
«Minnie, tesoro, dammi il pony.» Cerco di assumere un tono pacato e deciso, come quello che ha Tata Sue in televisione.
«Poniiii.» Minnie stringe ancora di più il cavallino.
«Niente pony.»
«Mio!» grida isterica. «Miiiio poniiii!»
Accidenti. Ho in mano un milione di sacchetti, il sudore mi cola in faccia e questo vorrei proprio risparmiarmelo.
Filava tutto così liscio. Minnie e io abbiamo fatto il giro del centro commerciale per le ultime commissioni natalizie. Eravamo quasi alla grotta di Babbo Natale, quando mi sono fermata un attimo a guardare la casa delle bambole, al che Minnie ha afferrato un cavallino dallo scaffale e si è rifiutata di rimetterlo a posto. Così adesso sono nel pieno di un estenuante “Pony-gate”.
Una madre in jeans J Brand attillatissimi con figlia vestita-alla-perfezione mi passa davanti lanciando la classica Occhiata Mamma, e io sobbalzo. Da quando c’è Minnie ho imparato che l’Occhiata Mamma è persino più spietata dell’Occhiata Manhattan. Con l’Occhiata Mamma, ti squadrano da capo a piedi per valutare fino all’ultimo penny il costo dei tuoi vestiti. E non solo. Passano in rassegna anche gli abiti di tuo figlio, la marca del passeggino, la borsa dei pannolini, il tipo di merendina e se il pargolo sta sorridendo, urla o ha il moccio al naso.
So che è un bel po’ di roba da cogliere con uno sguardo in un secondo, ma credetemi, le madri sono multitasking.
Minnie totalizza sicuramente un punteggio altissimo per il suo abbigliamento (abito: pezzo unico Danny Kovitz; cappotto: Rachel Riley; scarpe: Baby Dior) ed è saldamente imbragata con le cinghie di cuoio Bill Amberg (molto cool: erano su “Vogue”). Però, invece di posare con il sorriso angelico della bambina della foto sul giornale, lei tira le cinghie con tutte le sue forze come un toro scalpitante in attesa di fiondarsi nell’arena. Furiosa, con le sopracciglia aggrottate e le guance rosso fuoco, sta prendendo fiato per lanciare un altro urlo.
«Minnie.» La libero dalle cinghie e l’abbraccio così si sente protetta e al sicuro, proprio come raccomanda Tata Sue nel suo libro Consigli per domare un bambino difficile. L’ho comprato l’altro giorno tanto per dargli una scorsa. Così, per pura curiosità. Voglio dire, con Minnie non ho problemi o altro. Lei non è difficile. Neppure “fuori controllo e cocciuta”, come ha detto quella stupida della sua maestra di musica. (Cosa ne sa? Non è nemmeno capace di suonare bene il triangolo.)
Il problema con Minnie è che lei è… determinata. Ha le sue convinzioni. Come i jeans (non li mette) o le carote (non le mangia). E adesso la sua ferma convinzione è che deve avere a tutti i costi il pony.
«Minnie, tesoro, ti voglio tanto bene» dico in tono dolce e suadente «e se mi dai il pony sono molto, molto contenta. Sì, ecco, dallo alla mamma…» Ce l’ho quasi fatta. Le mie dita si stringono attorno alla testa del cavallino…
Ah ah, che brava. L’ho preso. Non riesco a trattenermi dal guardarmi in giro per vedere se qualcuno ha notato le mie doti genitoriali.
«Miiiiio!» Minnie me lo strappa di mano e parte come un razzo per il negozio. Merda.
«Minnie! MINNIE!»
Afferro le borse e mi lancio all’inseguimento di mia figlia, che è già scomparsa nel reparto Action Man. Dio, non so perché facciano allenare tanto tutti quegli atleti per le Olimpiadi: basterebbe mettere in campo una squadra di bambinetti.
La raggiungo ansimante. Bisogna proprio che mi decida a fare la ginnastica post parto.
«Dammi il pony!» Cerco di prenderglielo, ma lei gli si è incollata come una cozza.
«Mio poniiiii!» I suoi occhi scuri dardeggiano risoluti.
A volte, quando la guardo, è così uguale a suo padre che mi fa sussultare.
A proposito. Dov’è Luke? In teoria, gli acquisti di Natale dovevamo farli insieme. Come una famiglia. Ma lui è scomparso un’ora fa, borbottando che doveva fare una telefonata, e non l’ho più visto. Probabilmente si è rintanato da qualche parte con il giornale a bersi un cappuccino come si deve. Tipico.
«Minnie, questo non si compra» dico più decisa che mai. «Hai già un sacco di giocattoli e il pony non ti serve.»
Una bruna scarmigliata con gli occhi grigi e due bambini in un passeggino pieghevole doppio approva con un cenno del capo. Non riesco a fare a meno di lanciarle a mia volta l’Occhiata Mamma, e lei è una di quelle che porta le Crocs con le calze fatte a maglia. (Perché mai mettere una cosa del genere? Perché?)
«È spaventoso, eh?» dice lei. «Quaranta sterline per un cavallino! I miei bambini sanno che non è neppure il caso di chiedere» aggiunge guardando i due figli silenziosi con il dito in bocca, tranquillamente sprofondati nel passeggino. «Se cedi una volta, è la fine. I miei li ho abituati bene.»
Alla faccia della modestia.
«Assolutamente» dico con fare contegnoso. «Non potrei essere più d’accordo.»
«Qualche genitore comprerebbe quel pony al proprio figlio pur di stare tranquillo. Totale assenza di disciplina. È disgustoso.»
«Tremendo» aggiungo io, tentando con una mossa furtiva di sottrarre il pony a Minnie, mentre lei si scansa prontamente. Accidenti.
«L’errore più grosso è cedere.» La donna fissa Minnie con uno sguardo di pietra. «È così che si comincia a imboccare una brutta china.»
«Be’, io con mia figlia non cedo mai» replico, secca. «Minnie, questo pony non si compra, punto e basta.»
«Poniiiii!» Minnie si abbandona a singhiozzi strazianti. Che commediante. (Ha proprio preso da mia madre.)
«Buona fortuna, allora.» La donna se ne va. «Buon Natale.»
«Minnie, finiscila!» sibilo furiosa non appena la tizia è scomparsa. «Fai fare una figuraccia a tutte e due! E poi, a cosa ti serve quello stupido pony?»
«Poniiiii!» Stringe al petto il pony come se fosse il suo amico fedele smarrito da molto tempo che era stato venduto al mercato a cinquecento chilometri di distanza ed è appena tornato trascinandosi alla fattoria con le zampe indolenzite e la chiama con nitriti sommessi.
«È solo uno stupido giocattolo» sbotto spazientita. «Cos’ha di tanto speciale, comunque?»
Lo guardo con attenzione per la prima volta.
Wow. In realtà… è decisamente fantastico. Di legno bianco, tutto coperto di stelline luccicanti, ha un muso dipinto a mano che più dolce non si può. E anche le rotelline rosse.
«Il pony non ti serve proprio, Minnie» ribadisco, ma un filino meno convinta di prima. Ho appena notato la sella. Cuoio autentico? E ha le briglie con le borchie come quelle vere, e la criniera è fatta di pelo vero di cavallo. E ti danno anche il kit per la strigliatura!
Quaranta sterline non sono poi uno sproposito. Do un colpetto su una rotellina rossa, e questa si mette a girare perfettamente. Adesso che ci penso, Minnie un pony non ce l’ha. Nel suo armadio dei giochi c’è un vuoto da colmare.
Non che abbia intenzione di cedere.
«Si carica anche» dice una voce alle mie spalle. Mi volto e vedo avvicinarsi una commessa anziana. «Sulla base c’è una chiavetta. Guardi!»
Gira la chiavetta mentre Minnie e io osserviamo ipnotizzate il pony che, al suono di un carillon, si alza e ricade con il movimento di un cavallo da giostra.
Oh, mio Dio. Adoro questo pony.
«È in offerta per Natale a quaranta sterline» aggiunge la commessa. «Il prezzo pieno è settanta. Sono svedesi; fatti a mano.»
Quasi il cinquanta per cento di sconto. Lo sapevo che era un buon prezzo. L’avevo detto subito, no?
«Ti piace, vero, tesoro?» La commessa sorride a Minnie, che ricambia raggiante. Tutta la sua irritazione è svanita. Anzi, non faccio per vantarmi, ma con il cappottino rosso, i codini scuri e le fossette sulle guance è assolutamente adorabile. «Allora, lo vuole prendere?»
«Io… ehm.» Mi schiarisco la voce.
Dài, Becky. Di’ di no. Sii una brava genitrice. Tira dritto.
Allungo furtivamente la mano per accarezzare di nuovo la criniera.
Ditemi se non è incantevole con quel musino delizioso. E poi non è una stupida moda, no? Non ci si stanca mai di un pony. È un classico, come il tailleur Chanel.
Inoltre è Natale. Ed è in offerta. Chi può dirlo? Magari viene fuori che Minnie ha una particolare attitudine per l’equitazione. Mi balena un pensiero nella mente: un cavallino giocattolo potrebbe rivelarsi proprio lo stimolo di cui ha bisogno. Ho una visione improvvisa di lei a vent’anni alle Olimpiadi, con la giacca rossa accanto a uno splendido cavallo, che dice alle telecamere: “Tutto è cominciato un Natale, quando ho ricevuto un dono che mi ha cambiato la vita…”.
La mia mente si mette a lavorare alla velocità di un computer che analizza il DNA. Ci deve essere una maniera per riuscire simultaneamente a: 1) non cedere ai capricci di Minnie; 2) essere una brava madre; 3) comprare il pony. Mi serve una soluzione brillante, come quelle che richiede Luke ai suoi consulenti e per le quali scuce un sacco di soldi…
Ed ecco che mi viene un’idea. Un’idea geniale che mi sembra impossibile non aver avuto prima. Tiro fuori il cellulare e mando un messaggio a Luke.
Luke! Ho appena avuto una bella idea. Minnie dovrebbe avere la paghetta.
Arriva immediatamente il bip della risposta.
Cosa cavolo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. I love mini shopping
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Capitolo 17
  21. Capitolo 18
  22. Capitolo 19
  23. Capitolo 20
  24. Capitolo 21
  25. Ringraziamenti
  26. Copyright