Appuntamento con la paura
eBook - ePub

Appuntamento con la paura

  1. 224 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Un'eccentrica vecchia signora trafitta da una freccia mentre passeggia nel suo giardino, una medium assassinata nel mezzo di una seduta spiritica, una bambola animata da uno spirito demoniaco che compie strani scherzi, una tragica festa natalizia, una grande casa di campagna dove qualcuno nasconde un magnifico rubino macchiato del sangue di molte vittime e un'insospettabile coppia di truffatrici. Una raccolta insolita dove la regina del giallo lascia libero il suo lato oscuro confrontandosi con il soprannaturale.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804508526

L’avventura del dolce di Natale

«Mi rammarico profondamente…» disse Hercule Poirot.
Venne interrotto. Non in modo scortese. L’interruzione fu melliflua, abile, persuasiva piuttosto che contraddittoria.
«Vi prego, Monsieur Poirot. Non rifiutate per una questione di principio. Ci sono gravi problemi di Stato. La vostra collaborazione sarà apprezzata da chi sta in alto.»
«Siete troppo gentile» Hercule Poirot fece un cenno vago con la mano «ma non me la sento, sul serio, di assumermi l’incarico che chiedete. In questa stagione dell’anno…»
Di nuovo il signor Jesmond lo interruppe. «È Natale» disse, persuasivo. «Non vi attira un Natale all’antica nella campagna inglese?»
Hercule Poirot ebbe un brivido. Il pensiero della campagna inglese in quella stagione dell’anno non aveva nessuna attrattiva per lui.
«Un bel Natale, come si usava celebrarlo nei tempi andati!» Il signor Jesmond insistette sul concetto.
«Io… ecco, io non sono inglese» disse Hercule Poirot. «Nel mio paese è la festa dei bambini, il Natale! Noi, invece, festeggiamo il Capodanno.»
«Ah!» esclamò il signor Jesmond «ma il Natale in Inghilterra è una grande istituzione e vi assicuro che a Kings Lacey ne potrete godere i suoi aspetti migliori. Si tratta di una casa antica, stupenda, sapete? Figuratevi che un’ala dell’edificio risale addirittura al quattordicesimo secolo.»
Poirot rabbrividì ancora di più. Il pensiero di una casa patrizia inglese, che risaliva al quattordicesimo secolo, lo riempiva di apprensione. Troppo spesso gli era capitato di soffrire in certe case di campagna della vecchia Inghilterra! Lanciò un’occhiata compiaciuta e soddisfatta intorno a sé, a quell’appartamento accogliente e moderno con i suoi termosifoni e tutte le ultime invenzioni brevettate per evitare ogni corrente d’aria.
«D’inverno» disse con fermezza «io non lascio mai Londra.»
«Ho l’impressione, Monsieur Poirot, che non abbiate ancora compreso che si tratta di una faccenda molto seria.» Il signor Jesmond lanciò un’occhiata al suo compagno e poi, di nuovo, a Poirot.
Il secondo visitatore di Poirot non aveva detto niente fino a quel momento, all’infuori di un educato e formale: «Piacere». Adesso se ne stava seduto con lo sguardo fisso sulle proprie lucidissime scarpe e un’espressione profondamente avvilita sulla faccia color caffè. Era un giovane che non doveva avere più di ventitré anni e si trovava in uno stato di visibile e completo abbattimento.
«Sì, sì» disse Poirot. «Certo che la faccenda è seria. Me ne rendo perfettamente conto. Sua Altezza ha tutta la mia più sincera simpatia.»
«La situazione è della massima delicatezza» disse il signor Jesmond.
Poirot trasferì lo sguardo dal giovane al suo compagno più anziano. A voler definire, in una sola parola, il signor Jesmond, questa sarebbe stata “discrezione”. Tutto, nel signor Jesmond, era discreto. Gli abiti di ottimo taglio ma non vistosi, la voce garbata e ben educata che raramente si alzava in toni che si staccassero da una piacevole monotonia, i capelli castano chiaro che cominciavano a diradarsi alle tempie, la faccia pallida e grave. Hercule Poirot aveva l’impressione di averne già conosciuti non uno solo, ma almeno una dozzina, di uomini come il signor Jesmond, nella sua carriera, e tutti prima o poi avevano usato la medesima frase… “una situazione della massima delicatezza”.
«La polizia» intervenne Hercule Poirot «può essere estremamente discreta, sapete?»
Il signor Jesmond scosse la testa con fermezza.
«La polizia, no» disse. «Per recuperare… ehm… quello che vogliamo recuperare si dovrebbe ricorrere inevitabilmente a un procedimento penale, e sappiamo tanto poco! Sospettiamo, ma non sappiamo
«Avete tutta la mia comprensione» ripeté ancora Hercule Poirot.
Se si illudeva che la sua comprensione potesse bastare ai suoi visitatori, si sbagliava. Costoro non volevano simpatia o comprensione, ma un aiuto pratico. Il signor Jesmond ricominciò a parlare della bellezza e delle delizie di un Natale inglese.
«Sta ormai scomparendo,» disse «intendo dire il vero tipo di Natale dei vecchi tempi, sapete? La gente ormai va a trascorrerlo in albergo. Ma un Natale inglese con tutta la famiglia riunita, i bambini, le calze appese al camino, l’albero, il tacchino e il dolce tradizionale, e i petardi natalizi nei pacchetti con la sorpresa. Il pupazzo di neve fuori dalla finestra…»
Nell’interesse della precisione, Poirot intervenne. «Per fare un pupazzo di neve, ci vuole la neve» osservò in tono severo. «E nessuno può avere la neve su ordinazione, neanche per un Natale inglese.»
«Proprio oggi stavo parlando con un amico dell’ufficio metereologico» disse il signor Jesmond «e mi diceva che molto probabilmente, a Natale, ci sarà proprio la neve.»
Fu un errore dirlo all’investigatore. Hercule Poirot rabbrividì ancora più violentemente.
«La neve in campagna!» esclamò. «Ed essere costretti a rimanere rintanati in una grande e antica casa patrizia, di pietra gelida!»
«Niente affatto» disse il signor Jesmond. «Negli ultimi dieci anni o giù di lì, le installazioni sono molto cambiate. C’è adesso il riscaldamento centrale a gasolio.»
«Hanno il riscaldamento centrale a Kings Lacey?» domandò Poirot. Per la prima volta parve che la sua determinazione vacillasse.
Il signor Jesmond colse al volo quell’opportunità. «Sì, proprio così,» disse «è un magnifico sistema ad acqua calda. Termosifoni in ogni camera da letto. Vi garantisco, Monsieur Poirot, che, d’inverno, Kings Lacey è la comodità fatta e finita. Potreste addirittura trovare la casa troppo calda.»
«Questo è estremamente improbabile» disse Hercule Poirot.
Con destrezza, nata dalla lunga pratica, il signor Jesmond spostò cautamente il discorso su un altro argomento.
«So che siete in grado di valutare a fondo il terribile dilemma in cui ci troviamo» disse in tono confidenziale.
Hercule Poirot annuì. Il problema, effettivamente, non era affatto simpatico. Un giovane erede al trono, unico figlio dell’uomo che governava un ricco e importante stato orientale, era arrivato a Londra poche settimane prima. Il suo paese stava attraversando un periodo di inquietudine e di malcontento. Pur restando fedele al padre, il cui modo di vivere era rimasto costantemente orientale, l’opinione pubblica si mostrava piuttosto dubbiosa nei confronti della giovane generazione, le cui follie di stampo occidentale erano state considerate con disapprovazione.
Poco tempo prima, tuttavia, era stato annunciato il fidanzamento del giovane rampollo, che avrebbe dovuto sposare la cugina, una donna della sua stessa stirpe, la quale pur essendo stata educata a Cambridge, aveva badato a non rivelare nel proprio paese di aver subito l’influsso occidentale. La data delle nozze era stata annunciata e il giovane principe era partito per un viaggio in Inghilterra, portando con sé una parte dei famosi gioielli di famiglia perché venissero montati in modo più appropriato e moderno da Cartier. Tra questi, si trovava anche un famosissimo rubino rimosso da una collana massiccia e antiquata a cui apparteneva e fornito di una nuova montatura dai celebri gioiellieri. Fin qui, tutto bene. Ma a questo punto, si era verificata una difficoltà imprevista. Era più che comprensibile che un giovane, fornito di una notevole ricchezza e di modi socievoli e gioviali, commettesse qualche follia del tipo più simpatico e piacevole. Quanto a questo, nessuna censura. Tutti sanno che i giovani principi, generalmente, si divertono in questo modo. Per il principe, il fatto di portare la sua amichetta del momento a fare quattro passi per Bond Street e offrirle un braccialetto di smeraldi o una spilla di brillanti come ricompensa per il piacere che gli aveva dato, sarebbe stato considerato del tutto naturale, oltre che logico, e poteva corrispondere, in realtà, alla abitudine del padre il quale offriva, invariabilmente, una Cadillac alla ballerina favorita del momento.
Ma il principe era andato molto più in là con le sue sconsideratezze. Lusingato dall’interesse della ragazza, le aveva mostrato il famoso rubino nella nuova montatura e, infine, era arrivato addirittura al punto di acconsentire, molto stupidamente, alla richiesta di lei di lasciarglielo portare… solo per una sera!
Il seguito era breve e triste. La ragazza si era allontanata da tavola, mentre erano a cena, per andare a mettersi la cipria. Era passato un po’ di tempo. Lei non era tornata. Aveva lasciato il locale da un’altra uscita e, da quel momento, era sparita. Ma ciò che più importava e preoccupava era che il rubino, incastonato nella nuova montatura, era sparito con lei.
Questi fatti non potevano assolutamente essere resi pubblici senza rischiare tragiche conseguenze. Il rubino era qualcosa di più di un rubino, era un oggetto di valore storico e di grande significato, e le circostanze della sua sparizione tali che qualsiasi pubblicità indebita sull’avvenimento avrebbe potuto provocare le più gravi conseguenze politiche.
Il signor Jesmond non era uomo da descrivere questi fatti con un linguaggio semplice. Anzi, li aveva corredati da una gran profusione di parole. Hercule Poirot non sapeva con esattezza chi il signor Jesmond fosse. Ne aveva incontrati altri nel corso della sua carriera. Non era stato specificato se fosse legato al ministero degli Interni, a quello degli Esteri oppure a qualche altro ramo, più discreto, degli uffici governativi. Ma agiva nell’interesse del Commonwealth. Il rubino doveva essere ritrovato.
Il signor Poirot – così aveva garbatamente insistito il signor Jesmond – era l’uomo adatto per ritrovarlo.
«Forse… sì» ammise Hercule Poirot. «Ma potete raccontarmi così poco! Suggerimenti… sospetti… non è molto a cui attaccarsi!»
«Su, andiamo, Monsieur Poirot! Sono sicuro che non si tratta di un incarico che vada al di là delle vostre capacità! Via, non ci credo!»
«Non sempre ho successo.»
Ma era falsa modestia la sua. Dal tono di Poirot, era fin troppo chiaro che per lui assumersi un incarico era quasi sinonimo di riuscire a risolverlo con successo.
«Sua Altezza è molto giovane» disse il signor Jesmond. «Sarebbe triste che tutta la sua vita dovesse essere rovinata da un’azione sconsiderata commessa in gioventù!»
Poirot guardò con aria gentile l’abbacchiato giovanotto. «Le follie si fanno quando si è giovani» disse incoraggiante «e per un giovane qualsiasi, non hanno tutta questa importanza. C’è un buon papà, pronto a pagare; l’avvocato di famiglia presta il suo aiuto per risolvere le difficoltà, il giovane impara dall’esperienza avuta e tutto finisce per il meglio. In una posizione come la vostra, è brutto davvero! Il vostro prossimo matrimonio…»
«Proprio così. Ecco, si tratta di quello, precisamente.» Per la prima volta le parole uscirono a fiotti dalla bocca del ragazzo. «Vedete, lei è molto, molto seria. Prende la vita molto seriamente. A Cambridge, ha assorbito molte idee serie. Nel mio paese, bisogna che ci sia l’istruzione. Le scuole. Molte altre cose. Tutto in nome del progresso, capite, e della democrazia. Non sarà più, dice lei, com’era ai tempi di mio padre. ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Appuntamento con la paura
  4. Introduzione
  5. Doppia colpa
  6. Nido di vespe
  7. L’avventura del dolce di Natale
  8. La bambola della sarta
  9. La follia di Greenshaw
  10. Doppio indizio
  11. L’ultima «séance»
  12. Asilo
  13. Copyright