Se morisse mio marito
eBook - ePub

Se morisse mio marito

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Una proposta molta insolita quella che Poirot riceve dalla celebre diva Jane Wilkinson: cercare di convincere il marito di lei a concedere il divorzio. Poirot, incuriosito, accetta ma scopre che la cosa è ancor più strana di quanto si aspettava: il marito, il vizioso Edgware, infatti aveva già ampliamente acconsentito a divorziare. Quando poi, qualche giorno dopo, il nobiluomo viene assassinato, e l'ispettore Japp arresta la moglie, sospettata del delitto, Poirot può intervenire a ragion veduta. Che movente poteva avere infatti la meravigliosa Jane Wilkinson? La faccenda però sembra più complessa di come appare a prima vista. Com'è possibile che testimoni attendibili abbiano visto alla stessa ora la stessa persona in due punti lontanissimi della città? E come risulta coinvolta nel caso l'attrice Carlotta Adams divenuta famosa proprio come imitatrice della Wilkinson? Le cellule grigie di Poirot si mettono in moto, ma questa volta il celebre investigatore riuscirà a venire a capo della faccenda con un ritardo che potrà risultare fatale a qualcuno. Romanzo ispirato alle gesta di una nota attrice del tempo, Se morisse mio marito, del 1933, è stato uno dei primi classici successi della Christie.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Se morisse mio marito di Agatha Christie, Maria Teresa Marenco in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804520245
eBook ISBN
9788852014857

Se morisse mio marito

I

Una rappresentazione teatrale

La memoria del pubblico è corta. L’appassionato interesse e le vivaci polemiche suscitate dall’assassinio di George Alfred St Vincent Marsh, quarto baronetto di Edgware, furono presto dimenticati e caddero nell’oblio, sostituiti da avvenimenti sensazionali più recenti.
In relazione a questo delitto non si fece mai ufficialmente il nome del mio caro amico Hercule Poirot, per suo espresso desiderio, lo so per cognizione di causa. Preferì non essere coinvolto nel caso. La soluzione del delitto fu attribuita ad altri e fu lui a desiderarlo. Da un punto di vista squisitamente personale, Poirot era convinto che questo caso dovesse essere considerato un suo personale insuccesso. Affermò sempre, infatti, di essere stato messo sulla pista giusta da una riflessione udita casualmente per la strada e fatta da uno sconosciuto.
Eppure si deve alle sue geniali doti investigative se si è giunti alla verità. Se non ci fosse stato l’intervento di Hercule Poirot, dubito persino che si sarebbe riusciti a individuare la persona che progettò questo crimine e che lo eseguì.
Ritengo quindi che sia giunto il tempo di mettere nero su bianco tutto ciò che so su questa vicenda, poiché conosco il caso nei suoi minimi dettagli e perché così facendo sono certo di esaudire il desiderio di un’affascinante signora.
Mi sono spesso ricordato di quel giorno in cui Poirot, nel suo salottino ordinato e convenzionale, passeggiando avanti e indietro su una lunga striscia di tappeto, ci espose il suo straordinario e circostanziato racconto del caso.
Comincerò la mia narrazione da dove la iniziò lui in quell’occasione: un teatro londinese, nel giugno dello scorso anno.
Carlotta Adams furoreggiava a Londra in quel periodo. L’anno precedente aveva dato un paio di rappresentazioni che avevano avuto un successo folgorante. L’anno dopo era tornata sulle scene londinesi per due settimane di recite. Quella sera dava la sua penultima rappresentazione.
Carlotta Adams era americana e possedeva uno straordinario talento. Senza ricorrere a truccature sofisticate o a particolari scenari, si esibiva da sola sul palcoscenico e sembrava essere in grado di usare con disinvoltura qualunque linguaggio. I personaggi che rappresentava, colti in un’immaginaria sala di un albergo straniero, erano eccezionali. Sulla scena, si avvicendavano, di volta in volta, un turista americano, un turista tedesco, una famiglia inglese della media borghesia, signore di dubbia onestà, aristocratici decaduti, stanchi e discreti camerieri.
Passava dal serio all’ironico, dall’allegro al triste: dall’imitazione di una donna cecoslovacca che moriva in un ospedale e faceva salire il pianto in gola, a una scena davanti alla quale un attimo dopo il pubblico si sbellicava dalle risa assistendo all’impersonificazione di un dentista disinvolto e chiacchierone che infieriva sulle sue povere vittime ridotte all’impotenza.
Chiudeva lo spettacolo con l’annuncio di “alcune imitazioni”. E di nuovo dimostrava la sua abilità e l’acutezza delle sue osservazioni. Una delle sue ultime imitazioni fu quella di Jane Wilkinson, una giovane attrice americana di talento, molto celebre a Londra. La scenetta che ne risultò fu perfettamente azzeccata. Le parole insipide necessarie per caratterizzare il personaggio erano cariche di un tale straordinario effetto emotivo che al pubblico sembrava che ogni parola avesse un significato profondo e fondamentale. La voce dall’inflessione squisita, resa più drammatica da alcune note più profonde e velate, affascinava. I gesti parchi, tutti stranamente significativi, il corpo sinuoso che si muoveva appena, e persino l’impressione della bellezza che emanava, erano eccezionali. Mi chiedevo come riuscisse a fare tutto ciò con tanta maestria.
Ero sempre stato un grande ammiratore della bella Jane Wilkinson: tutti i ruoli intensamente drammatici che aveva sostenuto mi avevano ammaliato e avevo sempre affermato, contro i suoi detrattori che ne ammiravano la bellezza ma ne mettevano in dubbio il reale talento di attrice e di interprete, che era una donna dotata di una notevole attitudine istrionica.
Mi sentii quasi imbarazzato nell’ascoltare quella voce famosa, un po’ rauca e velata, con quel tanto di fatalistico abbandono che così spesso mi aveva commosso, nel vedere imitato quel suo gesto patetico che consisteva nel chiudere lentamente il pugno per poi riaprirlo con un improvviso scatto all’indietro della testa, che liberava il bellissimo viso dai capelli e che, mentre osservavo l’imitazione, riconobbi essere l’espediente con cui l’attrice chiudeva sempre una scena drammatica.
Jane Wilkinson aveva lasciato il teatro quando si era sposata, ma due anni dopo era tornata sulle scene. Il suo matrimonio con il ricchissimo ed eccentrico Lord Edgware era stato celebrato circa tre anni prima, ma si diceva che lei lo avesse abbandonato poco dopo. Sta di fatto che, diciotto mesi dopo le nozze, aveva già interpretato alcuni film in America e durante la stagione in corso si era esibita con successo in una commedia a Londra.
Mentre osservavo l’imitazione intelligente, ma fors’anche un po’ feroce, di Carlotta Adams, mi chiesi quali potessero essere le reazioni dei personaggi presi di mira. Erano lieti di tanta notorietà e della pubblicità che ne derivava? Oppure si irritavano nel vedere messi a nudo, così deliberatamente, i trucchi del loro mestiere? Non si trovava Carlotta Adams nella posizione scomoda di chi scruta un rivale e con estrema e apparente facilità ne denuncia la modestia dei mezzi?
Decisi che, se fossi stato io il soggetto in questione, mi sarei molto seccato, evitando naturalmente di farlo notare, ma decisamente me ne sarei adombrato. Ci volevano una notevole apertura mentale e un profondo senso dell’umorismo per apprezzare una tale impietosa parodia.
Ero appena giunto a questa conclusione, quando sentii alle mie spalle riecheggiare la stessa risata un po’ rauca che proveniva dal palcoscenico. Mi voltai di scatto. Nella poltrona dietro alla mia, protesa in avanti, le labbra socchiuse, riconobbi il personaggio che veniva imitato in scena: Lady Edgware, meglio nota con il nome di Jane Wilkinson. Capii subito che le mie deduzioni erano sbagliate. Sorridente, protesa, c’era nei suoi occhi un’espressione divertita e lusingata. Alla fine del numero, l’attrice applaudì calorosamente e, ridendo, si rivolse al suo accompagnatore, un giovane alto, bello come un dio greco, che riconobbi essere uno degli attori più famosi del teatro e dello schermo: Bryan Martin. Avevano spesso recitato insieme.
«Meravigliosa, non ti pare?» gli stava dicendo Lady Edgware.
Lui rise.
«Jane, non ti ho mai vista così entusiasta.»
«È straordinaria! Molto più brava di quanto pensassi.»
Non sentii la risposta divertita di Bryan Martin. Carlotta Adams era già passata a un’altra imitazione. Ciò che successe in seguito, lo pensai sempre, fu una ben strana coincidenza.
Dopo il teatro, Poirot e io andammo a cena al Savoy. A un tavolo vicino c’erano Lady Edgware, Bryan Martin e due altri commensali che non conoscevo. Mentre li facevo notare a Poirot, un’altra coppia entrò nel locale e si sedette a un tavolo adiacente a quello della famosa attrice. La donna aveva un viso che mi pareva familiare eppure, stranamente, non fui capace di individuarla. Poi, all’improvviso mi resi conto che stavo fissando Carlotta Adams. Non conoscevo l’uomo che l’accompagnava. Era molto elegante e aveva una faccia cordiale ma priva di carattere. Non certo un uomo che potesse piacermi.
Carlotta Adams era vestita semplicemente di nero. Il suo viso non attirava subito l’attenzione, né era facile riconoscerla. Possedeva una di quelle facce mobili, sensibili, che meglio si adattavano alla sua arte. Erano tratti che si trasformavano facilmente nel personaggio che la giovane artista desiderava imitare, ma non parevano possedere un carattere personale riconoscibile.
Ne parlai con Poirot, rendendolo partecipe di queste mie riflessioni. Mi ascoltava attentamente, lanciando di tanto in tanto sguardi ai due tavoli su cui avevo attirato la sua attenzione.
«Dunque quella è Lady Edgware? Sì, me la ricordo, l’ho vista recitare… Belle femme
«È anche una brava attrice.»
«Passabile.»
«Non mi sembrate entusiasta.»
«Credo che molta della sua arte dipenda dal copione, amico mio. Se lei è la protagonista, se la vicenda ruota intorno al suo personaggio, sì, allora penso che sia in grado di recitare abbastanza bene. Dubito invece che sia capace di dare una buona interpretazione di una parte secondaria o di quella che si chiama una caratterizzazione. L’opera teatrale in cui si esibisce deve essere stata scritta apposta per lei o per lo meno per un personaggio che le è congeniale. Mi sembra appartenere a quel tipo di donna che si interessa solo ed esclusivamente alla sua persona.» Tacque per un momento e poi, inaspettatamente, aggiunse: «Queste persone vivono, in genere, in modo pericoloso».
«Perché?» gli chiesi stupito.
«Caro amico, vi ha sorpreso che abbia usato l...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Ritratto di Agatha Christie
  4. Prefazione
  5. Se morisse mio marito
  6. Postfazione
  7. Copyright