Il ritratto di Elsa Greer
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Il ritratto di Elsa Greer

  1. 196 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il ritratto di Elsa Greer

Informazioni su questo libro

Per la giuria non c'erano stati dubbi. A uccidere il geniale pittore Amyas Crale era stata la moglie Caroline, in procinto di essere abbandonata per una giovane modella. Tutte le prove erano schiaccianti e la donna inoltre, durante tutto il processo, aveva mantenuto un comportamento decisamente remissivo, quasi volesse ammettere lei stessa la propria colpa. Sedici anni dopo, però, alla figlia di Caroline viene consegnata una lettera della genitrice che, nel frattempo, è morta in carcere. In essa la donna rassicura la figlia, dichiarandole di essere innocente. La situazione si presenta decisamente oscura. Se Caroline era innocente perchè non si è opposta al verdetto? E chi ha ucciso Amyas Crale? A risolvere il caso viene chiamato il migliore degli investigatori, il celebre Poirot, e ancora una volta la fiducia sarà ben riposta. In questo romanzo, del 1942, la Christie ha realizzato uno dei suoi più interessanti esercizi di bravura, costruendo un meccanismo tanto intricato quanto perfetto.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804509943

Il ritratto di Elsa Greer

1

Mary Lemarchant

Hercule Poirot valutò con uno sguardo di approvazione la ragazza che stava entrando nella stanza.
La lettera che gli aveva scritto non conteneva nulla di speciale, chiedeva semplicemente un appuntamento, senza far cenno al motivo che si celava dietro la richiesta. Solo la fermezza della calligrafia faceva supporre che Mary Lemarchant fosse giovane.
E ora, eccola in carne e ossa: una ragazza alta e slanciata, poco più che ventenne. Indossava un abito elegante e ben fatto, e una lussuosa pelliccia. Teneva la testa eretta e aveva le sopracciglia dritte, il naso sensibile e il mento volitivo. Il suo aspetto era molto vivace, tanto che in lei colpiva più la vitalità che la bellezza.
Andandole incontro per salutarla, Poirot si rese conto che con gli occhi grigio scuro lo studiava molto attentamente.
Lei sedette, accettò la sigaretta che le veniva offerta e, dopo averla accesa, continuò a osservarlo per qualche minuto con uno sguardo attento e pensieroso.
«Bisogna decidere, vero?» disse cortesemente Poirot.
«Come?»
«Dite la verità, cercate di capire se sono un ciarlatano o l’uomo di cui avete bisogno.»
«Sì, certo» rispose lei, sorridendo. «Qualcosa di simile. Vedete, signor Poirot: voi… non siete proprio come mi ero immaginata.»
«E sono anche vecchio, vero? Più di quello che credevate.»
«Sì, anche questo.» Esitò. «Voglio essere franca. Sono decisa ad avere il migliore.»
«Per questo potete stare tranquilla» rispose Poirot. «Io sono il migliore!»
«Certo non siete modesto» obiettò Mary. «Tuttavia, vi credo sulla parola.»
«Sapete, non è necessario usare solo i muscoli» spiegò Poirot. «Io non ho bisogno di chinarmi per prendere impronte, per raccogliere mozziconi di sigaretta e per esaminare l’erba calpestata. A me basta sdraiarmi in una poltrona e pensare. È questa, signorina,» e si diede un colpetto sulla testa a forma di uovo «è questa che deve funzionare!»
«Lo so» rispose la ragazza. «Per questo mi sono rivolta a voi. Desidero che facciate una cosa fantastica.»
«Come inizio è promettente!»
«Il mio nome» cominciò dopo un sospiro la ragazza «non è Mary, è Caroline, lo stesso che aveva mia madre. E sebbene, per quanto posso ricordare, mi sia sempre chiamata Lemarchant… il mio vero cognome è Crale.»
«Crale… Mi pare di ricordare…» disse Poirot aggrottando la fronte.
«Mio padre era un pittore abbastanza noto. Alcuni dicono che fosse un grande pittore. Io penso che lo fosse veramente.»
«Amyas Crale?» chiese Poirot.
«Sì…» e, dopo una breve pausa, continuò: «E mia madre fu processata sotto l’accusa di averlo assassinato».
«Ah!… Ora ricordo, ma molto vagamente. A quel tempo ero all’estero. È successo parecchi anni fa.»
«Sedici anni» precisò la ragazza. Nel suo volto, ora pallido, gli occhi spiccavano come due braci ardenti. «Capite? Fu processata e condannata. Non venne impiccata perché le accordarono le circostanze attenuanti, e così la pena capitale fu commutata in ergastolo. Ma un anno dopo il processo morì. Vedete, tutto ormai è passato, compiuto, finito…»
«E così?»
«Ora bisogna che vi spieghi esattamente perché sono venuta qui. Avevo cinque anni, quando accadde il fatto; ero troppo piccola per saperne qualcosa. Ricordo mio padre e mia madre, ricordo che d’improvviso lasciai la casa e fui portata in campagna… Tutti erano molto gentili con me. Ricordo perfettamente in quale modo strano, quasi furtivo, tutti mi guardavano. Sapevo che qualcosa non andava, ma non sapevo che cosa.
«Poi m’imbarcai e dopo qualche giorno arrivai in Canada. Lo zio Simeon venne a prendermi e io andai a vivere con lui e zia Betty a Montreal. Quando chiedevo loro della mamma e del papà, mi dicevano che sarebbero arrivati presto. E poi, non ricordo più come, seppi che erano morti. Non so chi me l’abbia detto. Vedete, ormai non pensavo più molto a loro. Vivevo felice: zio Simeon e zia Betty erano tanto cari con me; andavo a scuola, avevo tante amiche e mi ero scordata che il mio nome non era Lemarchant.
«Ma poi, vedete, ho cominciato a fare domande. Chi erano mio padre e mia madre, che cosa avevano fatto? Ho insistito tanto, e alla fine… Mi hanno detto la verità dopo che ho compiuto ventuno anni. Hanno dovuto dirmela, perché entravo in possesso del mio patrimonio, e inoltre c’era una lettera: quella che mia madre aveva lasciato, per me, prima di morire.»
I suoi occhi sembrarono perdere la loro brillante vivacità e divenire due profonde pozze scure.
«Così seppi la verità» continuò. «Cioè che mia madre era stata condannata per omicidio. Fu una cosa orribile… E c’è un’altra cosa che devo dirvi: ero fidanzata, dovevo sposarmi. Gli zii dicevano che dovevamo aspettare, che non potevo sposarmi prima dei ventuno anni. Quando ho saputo, ho capito il perché.»
«E qual è stata la reazione del vostro fidanzato?»
«John? John non se ne preoccupò: disse che per lui non c’era nessuna differenza. Lui e io eravamo John e Mary… e il passato non importava. Siamo ancora fidanzati» proseguì. «Tuttavia quella cosa ha importanza per me. E in realtà anche per John. Non è il passato che ci dà pensiero, ma il futuro. Desidero avere dei bambini, capite? Tutti e due lo desideriamo. E non vogliamo avere timori per loro.»
«Come fu ucciso vostro padre?»
«Fu avvelenato» rispose Mary, con voce chiara e decisa.
«Capisco.»
«Ringraziando il cielo, pare vi rendiate conto che la cosa è importante e che potrebbe avere conseguenze. Non cercate di tergiversare, di trovare parole di conforto.»
«Ho capito benissimo» rispose Poirot. «Quello che non capisco, è che cosa volete da me.»
«Desidero sposare John e avere almeno un paio di bambini. E voi dovete fare in modo che questo possa avverarsi! Perciò voglio assumervi perché indaghiate su un delitto.»
«Volete dire?…»
«Sì. Un delitto è sempre un delitto, che sia è avvenuto ieri o sedici anni fa.»
«Ma cara signorina…»
«Aspettate, signor Poirot. Non sapete ancora tutto. C’è da considerare un punto molto importante.»
«Sì?»
«Mia madre era innocente» spiegò Mary.
«Be’, già… Capisco…»
«Non è sentimentalismo. C’è la lettera che mi ha scritto prima di morire e che doveva essermi consegnata quando avessi compiuto ventuno anni. E me l’ha lasciata per questo motivo: che io fossi certa della sua innocenza. Non diceva altro, nella lettera, se non che non aveva commesso il delitto… e che era innocente… e che io non dovevo avere alcun dubbio in proposito.»
Poirot guardava pensieroso quel volto giovane che lo fissava con tanta franchezza.
«Tout de même…» mormorò.
«No!» disse sorridendo Mary. «La mamma non era così! Voi pensate che potrebbe essere una bugia… una bugia sentimentale?» Si chinò in avanti con aria decisa. «Ascoltate, signor Poirot: ci sono delle cose che i bambini capiscono molto bene. Ricordo mia madre, forse in modo frammentario, ma quanto basta per sapere che persona fosse.
«Non era tipo da dire bugie di nessun genere: diceva le cose com’erano, anche se sgradevoli. La sincerità era nella sua natura. Se dice che non ha ucciso mio padre, vuol dire che non l’ha ucciso.
«Per questo, non vedo ostacoli al mio matrimonio con John. Sono convinta che non c’è nulla di anormale. Ma per lui non è così. Naturalmente ritiene logico che io creda all’innocenza di mia madre. Ma voglio che anche lui ne sia convinto. E voi dovete accertare la verità.
«Ho sentito parlare di voi e delle vostre imprese… e soprattutto di come le avete condotte. La psicologia vi interessa, vero? Be’, certo non cambia col passare del tempo. Sono sparite le cose tangibili, i mozziconi, le impronte, l’erba calpestata. Queste cose non potete più osservarle. Ma potete esaminare i fatti e forse parlare con le persone che quel giorno si trovavano là… sono ancora tutte vive… e poi, sdraiatevi in poltrona a pensare. Allora saprete che cosa è realmente accaduto.»
«Mi sento onorato, signorina» disse Poirot, alzandosi in piedi e accarezzandosi i baffi. «Vi mostrerò che sono degno della vostra fiducia. Esaminerò il vostro caso, farò le ricerche sui fatti avvenuti sedici anni fa e troverò la verità.»
«Bene!» disse Mary, alzandosi.
«Un momento. Ho detto che troverò la verità. Io, capite bene, non ho prevenzioni, ma non è sufficiente che voi mi garantiate che vostra madre fosse innocente. E se era colpevole?»
«Sono sua figlia, e voglio la verità!»
«Coraggio allora, avanti» concluse Poirot.
2

L’avvocato difensore

«Se ricordo il caso Crale?» disse Sir Montague Depleach. «Ma certo, lo ricordo benissimo. La signora Crale era una donna molto attraente, ma squilibrata. Non sapeva dominarsi. Perché me lo chiedete, signor Poirot?»
«M’interessa.»
«Non dimostrate molto tatto, mio caro signore» disse Depleach, mostrando i denti nel suo famoso sogghigno che si riteneva avesse un effetto terrorizzante sui testimoni. «Non fu uno dei miei successi, sapete? Non riuscii a farla assolvere.»
«Lo so.»
«Certo non avevo l’esperienza che ho adesso» continuò Sir Montague, stringendosi nelle spalle. «Comunque ritengo d’aver fatto tutto ciò che umanamente si poteva fare, anche se non fu molto, data la scarsa collaborazione dell’imputata. Riuscimmo a far commutare la pena di morte in ergastolo. C’era l’attenuante della provocazione. Molte madri e vedove rispettabili mandarono una petizione. L’imputata aveva suscitato molta simpatia.» Si piegò all’indietro, allungando le gambe, e assunse un tono professionale. «Se lo avesse ucciso con un colpo di rivoltella o con una pugnalata, sarei riuscito a farlo apparire come un omicidio preterintenzionale. Ma con il veleno, no, non si può. È un’arma troppo subdola.»
«Su che cosa si basava la difesa?» chiese Poirot.
Lo sapeva già, perché aveva letto i resoconti sui giornali dell’epoca, ma non gli pareva di far male a fingere una completa ignoranza con Sir Montague.
«Oh, sulla tesi del suicidio. Era l’unica cosa che si potesse fare. Ma non andò bene. Crale non era uomo da togliersi la vita. Non l’avete mai visto né conosciuto, immagino. Ebbene, era un tipo esuberante, donnaiolo, bevitore di birra, e così via. Un uomo dedito ai piaceri materiali. Come si poteva convincere la giuria che un tipo di quel genere si fosse deciso di punto in bianco a farla finita? Non era un’ipotesi plausibile. No: lo pensavo fin dal principio, che avrei perso la partita. E lei non voleva battersi.»
«È questo» osservò Poirot «che intendevate, poco fa, dicendo che non si può far molto senza collaborazione?»
«Esattamente. Non siamo dei maghi, lo sapete. Una buona metà dell’esito dipende dall’impressione che l’accusato produce sulla giuria. So di giurie che hanno emesso un verdetto contrario alle conclusioni del giudice. “Quello è colpevole, lo si vede a occhio nudo” pensano i giurati, oppure: “Non venite a raccontarmi che quello ha fatto una cosa simile”. Caroline Crale non tentò neanche di scagionarsi.»
«E per quale motivo?»
«Non venite a chiederlo a me. Forse era in...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione
  4. Il ritratto di Elsa Greer
  5. Postfazione
  6. Copyright