Sai tenere un segreto?
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Sai tenere un segreto?

  1. 322 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Sai tenere un segreto?

Informazioni su questo libro

Emma Corrigan è una ragazza come tante altre. Conduce una vita senza grandi scosse, lavora come assistente marketing in un'importante multinazionale, ha un boyfriend simpatico, ma in fondo, come tutte, sogna una vita diversa...
Emma ha un terrore folle dell'aereo e quando, nel suo primo viaggio di lavoro, si trova ad affrontare un volo molto turbolento, non riesce assolutamente a stare calma, il panico si impadronisce di lei, ha paura di morire. E così, in preda a un incontrollabile nervosismo, racconta tutto di sé al vicino di posto. Un americano che ascolta divertito tutti i suoi segreti più intimi, fino a destinazione.
Emma, naturalmente, sopravvive e il mattino seguente si reca in ufficio, pronta ad accogliere come tutti gli altri colleghi il famoso fondatore della società per la quale lavora, in visita alla filiale inglese. Quando lui finalmente fa la sua apparizione, riverito da tutti, Emma lo guarda e si accorge con orrore che lui è... l'uomo dell'aereo. E lei gli ha confidato tutto di sé. Con questa dirompente commedia romantica, l'autrice affronta il tema delle relazioni umane e sentimentali. Quanto siamo tenuti a dire di noi a chi amiamo? Cosa può comportare aprirsi a degli estranei?
Sophie Kinsella ci regala una commedia sofisticata e brillante con una nuova irresistibile protagonista che ci farà, ancora una volta, ridere e commuovere con lei.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
eBook ISBN
9788852014215

1

Naturale che ho dei segreti.
Ovvio. Tutti ne abbiamo. È assolutamente normale. Sono sicura di non essere peggiore di altri.
Non sto parlando di segreti grossi, sconvolgenti, del tipo “il presidente sta pensando di bombardare il Giappone e solo Will Smith può salvare il mondo”. No, io intendo dire piccoli normalissimi segreti.
Come questi, per esempio, i primi che mi vengono in mente:
  1. La mia borsa di Kate Spade è falsa.
  2. Adoro lo sherry dolce, il liquore meno chic dell’intero universo.
  3. Non ho idea di cosa significhi la sigla NATO. Né di cosa si tratti esattamente.
  4. Peso cinquantotto chili e mezzo, e non cinquantadue e mezzo come pensa Connor, il mio fidanzato. (Anche se, a mia discolpa, quando gliel’ho confessato avevo deciso di mettermi a dieta. E poi, in fondo, cambia solo un numero.)
  5. Ho sempre pensato che Connor assomigli un po’ a Ken. Il Ken di Barbie, intendo.
  6. A volte, nel bel mezzo di un appassionato rapporto sessuale, vengo assalita da un’improvvisa voglia di ridere.
  7. Ho perso la verginità nella camera degli ospiti con Danny Nussbaum, mentre mamma e papà erano di sotto a guardare Ben Hur.
  8. Ho già bevuto le bottiglie di vino che papà mi aveva detto di lasciare invecchiare in cantina per vent’anni.
  9. Sammy, il pesce rosso dei miei genitori, non è lo stesso pesce rosso che mi avevano lasciato in custodia prima di andare in Egitto.
  10. Quando la mia collega Artemis mi fa veramente arrabbiare (cioè praticamente ogni giorno), annaffio la sua pianta con il succo d’arancia.
  11. Una volta in sogno ho avuto una fantasia lesbica molto bizzarra sulla mia compagna di appartamento Lissy.
  12. Il perizoma mi dà fastidio.
  13. Ho sempre avuto la profonda, radicata convinzione di non essere una persona come tutte le altre, e che ci sia una fantastica, eccitante nuova vita che mi attende dietro l’angolo.
  14. Non ho la minima idea di cosa stia dicendo questo tizio in abito grigio davanti a me.
  15. E ho anche dimenticato come si chiama.
Dopotutto, l’ho conosciuto solo dieci minuti fa.
«Noi crediamo fermamente nelle alleanze logistiche costruttive» sta ripetendo con voce monotona e nasale, «sia ordinarie che straordinarie.»
«Naturale!» ribatto, briosa, come per dire: “Non è quello che vogliamo tutti?”.
Logistiche. Cos’è che significa? L’ho già dimenticato.
Dio, e se me lo chiedono?
Non essere stupida, Emma. Non è che all’improvviso ti vengono a domandare: “Cosa significa logistica?”. Sono una che si occupa di marketing come loro, no? È scontato che io conosca queste cose.
E comunque, se dovessero parlarne di nuovo, vedrò di cambiare argomento. Oppure dirò che la mia posizione è post-logistica. O qualcosa del genere.
L’importante è mantenere un atteggiamento sicuro e professionale. Posso farcela. Questa è la mia grande occasione e non ho intenzione di combinare dei casini.
Mi trovo a Glasgow, nel quartier generale della Glen Oil; lancio un’occhiata alla mia immagine riflessa nella finestra: sembro proprio un’importante donna d’affari. Capelli stirati, orecchini discreti come consigliano in quegli articoli tipo Come ottenere quel posto che desideri tanto e un elegante tailleur nuovo di Jigsaw. (O meglio, come nuovo. L’ho preso nel negozio di abiti usati della Fondazione per la ricerca sul cancro e gli ho attaccato un bottone che mancava. Ma se non lo sai, non te ne accorgi.)
Sono qui in rappresentanza della Panther Corporation, la società per cui lavoro. Questo incontro ha lo scopo di definire un accordo promozionale per la nuova bevanda al sapore di mirtillo, la Panther Prime, con la Glen Oil, e io sono venuta appositamente a Glasgow in aereo da Londra stamattina. (Tutto a carico dell’azienda, naturalmente!)
Al mio arrivo i tizi della Glen Oil hanno attaccato con un’interminabile conversazione della serie “chi ha viaggiato di più fra noi?”, mettendosi a discutere di programmi di frequent flyer e di voli notturni per Washington. Credo di essere riuscita a bluffare in maniera convincente… a parte quando ho detto di aver preso il Concorde per Ottawa ed è venuto fuori che il Concorde non vola su Ottawa. La verità è che questa è la prima volta che vado in trasferta per concludere un affare.
E va bene. La verità vera è che questo è il primo accordo in assoluto di cui io mi sia mai occupata. Lavoro alla Panther Corporation da undici mesi come assistente dell’ufficio marketing e finora non ho fatto altro che battere a macchina relazioni, organizzare incontri per altri colleghi, andare a prendere i sandwich e ritirare gli abiti del mio capo dalla lavanderia.
Questa potrebbe essere la mia grande occasione. E io nutro la segreta speranza che, se me la caverò bene, potrei anche ricevere una promozione. L’annuncio per questo impiego diceva “possibilità di avanzamento dopo dodici mesi”, e per lunedì è in programma l’incontro di valutazione annuale con il mio capo, Paul. Ho guardato sotto la voce “valutazioni” nell’opuscolo informativo per i neoassunti, e c’è scritto che sono “l’occasione ideale per discutere le possibilità di un avanzamento di carriera”.
Avanzamento di carriera! Al pensiero avverto un familiare spasmo di desiderio. Potrei dimostrare a papà che non sono un fallimento totale. E alla mamma. E a Kerry. Potrei andare a casa e lasciar cadere lì, con disinvoltura: «Ah, a proposito, sono stata promossa responsabile marketing».
Emma Corrigan, Responsabile Marketing.
Emma Corrigan, Vicepresidente (Marketing).
Purché oggi fili tutto liscio. Paul ha detto che l’accordo era praticamente già concluso, e che bisognava solo annuire e stringere loro la mano, cosa che persino io sarei stata in grado di fare. E fino a questo punto, mi pare stia andando piuttosto bene.
D’accordo, non capisco il novanta per cento di quello che mi dicono, ma d’altro canto non capivo granché neppure di francese, però ho passato l’esame orale.
«Cambiare la percezione del marchio… analisi del messaggio… rapporto costo-beneficio…»
Il tizio in abito grigio continua a parlare, parlare… Con la maggior naturalezza possibile, allungo la mano e avvicino a me il suo biglietto da visita in modo da poterlo leggere.
Doug Hamilton. Giusto. Facile. Me lo ricordo. Doug. Doug. Come Dagoberto. E Hamilton come…
Vabbe’, lasciamo perdere. È più facile se me lo annoto.
Scrivo “cambiare percezione marchio” e “Doug Hamilton” sul mio blocco per appunti e mi dimeno sulla sedia, a disagio. Dio, quanto mi danno fastidio queste mutandine! Voglio dire, già i perizomi di per sé non sono comodi, ma questo è particolarmente fastidioso. Potrebbe dipendere dal fatto che è di due taglie più piccolo, dato che me l’ha regalato Connor. Ha detto alla commessa del reparto biancheria che pesavo cinquantadue chili e mezzo, al che lei ha pensato che dovevo essere una taglia quaranta. Quaranta! (Secondo me, lei l’ha fatto apposta. Non poteva non sapere che era una balla!)
Alla vigilia di Natale ci scambiamo i regali, e io spacchetto questo meraviglioso e minuscolo paio di mutandine di seta rosa pallido.
A quel punto mi trovo davanti due possibilità.
A: confessare la verità: “Veramente sono troppo piccole per me. Io sono più una quarantaquattro e, a proposito, non peso cinquantadue chili”.
Oppure…
B: infilarmi a forza dentro gli slip.
Non è stato poi così difficile: dopo non si vedevano neppure i segni rossi sulla pelle. A quel punto, però, sono stata costretta a tagliar via dai vestiti tutte le etichette con la taglia, in modo che Connor non scoprisse la mia piccola bugia.
Da allora, ammetto di averle indossate raramente. Ma ogni tanto le vedo lì, nel cassetto, così belle e così chic, e mi dico “Su, non possono essere poi così strette” e in un modo o nell’altro le metto. Cosa che ho fatto anche questa mattina. Ho persino pensato di essere dimagrita, perché non mi tiravano poi tanto.
Stupida illusa.
«… sfortunatamente, dopo il cambio di immagine… grossi ripensamenti… la necessità di prendere in considerazione sinergie alternative…»
Fino a questo momento non ho fatto altro che starmene qui seduta ad annuire, riflettendo che questo incontro d’affari è davvero un gioco da ragazzi. Ma la voce di Doug Hamilton comincia a insinuarsi nella mia mente. Di cosa sta parlando?
«… due prodotti divergenti… diventati incompatibili…»
Cosa? Incompatibili? E cosa intendeva con “grossi ripensamenti”? Provo una fitta d’ansia. Forse le sue non sono solo chiacchiere. Forse sta veramente dicendo qualcosa che dovrei sapere. Svelta, apri bene le orecchie!
«Noi siamo consapevoli dell’importanza degli accordi strumentali e sinergici di cui la Panther e la Glen Oil hanno goduto in passato» continua Doug Hamilton, «ma lei converrà che stiamo chiaramente andando in due direzioni diverse.»
Direzioni diverse?
È questo che voleva dire in tutto questo tempo?
Il mio stomaco ha un sobbalzo.
Non può essere…
Sta cercando di fare marcia indietro sull’accordo?
«Scusi, Doug» lo interrompo con voce calma e rilassata, «ovviamente ho seguito con estrema attenzione quello che lei ha esposto finora.» Gli rivolgo un sorriso cordiale della serie “siamo tutti professionisti consapevoli”. «Ma se lei potesse… ehm… riassumere la situazione a beneficio di tutti i presenti…»
“In inglese corrente” aggiungo tra me.
Doug Hamilton e l’altro tizio si scambiano un’occhiata.
«Siamo un po’ insoddisfatti della sua immagine.»
«Della mia immagine?»
«L’immagine del prodotto» ribatte lui guardandomi in modo strano. «Come le stavo dicendo, qui alla Glen Oil siamo nel bel mezzo di un processo ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Sai tenere un segreto?
  4. Ringraziamenti
  5. Capitolo 1
  6. Capitolo 2
  7. Capitolo 3
  8. Capitolo 4
  9. Capitolo 5
  10. Capitolo 6
  11. Capitolo 7
  12. Capitolo 8
  13. Capitolo 9
  14. Capitolo 10
  15. Capitolo 11
  16. Capitolo 12
  17. Capitolo 13
  18. Capitolo 14
  19. Capitolo 15
  20. Capitolo 16
  21. Capitolo 17
  22. Capitolo 18
  23. Capitolo 19
  24. Capitolo 20
  25. Capitolo 21
  26. Capitolo 22
  27. Capitolo 23
  28. Capitolo 24
  29. Capitolo 25
  30. Capitolo 26
  31. Capitolo 27
  32. Copyright