Artemis Fowl - 5. La colonia perduta
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Artemis Fowl - 5. La colonia perduta

  1. 364 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Artemis Fowl - 5. La colonia perduta

Informazioni su questo libro

Un secondo giovane genio ha scoperto l'esistenza del Popolo: è una ragazzina, ed è decisa a catturarne un esemplare per sottoporlo a studi scientifici. E non un esemplare qualsiasi! La nuova arrivata ha intenzione di catturare un demone, un membro della specie più odia-umani fra quelle ignote all'uomo. Solo un incantesimo millenario separa la tribù demoniaca dal genere umano... e Artemis deve impedire che si dissolva. Se fallisse, demoni sanguinari sarebbero pronti a concludere la loro antica missione: cancellare ogni umano dalla faccia del pianeta. Perché è questa la vera e sola ragione di vita dei demoni. Non può esserci che un vincitore... e stavolta potrebbe non essere Artemis Fowl...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804585022
eBook ISBN
9788852015670
1

UN SALTO NEL PASSATO

Felice non era un aggettivo usato spesso per descrivere la guardia del corpo di Artemis Fowl. Anche allegro e contento erano aggettivi di rado applicati a lui o a chiunque si trovasse nelle sue immediate vicinanze. Leale non era diventato uno degli individui più pericolosi del pianeta facendo conversazione con passanti occasionali… a meno che la conversazione non riguardasse vie di fuga e armi nascoste.
Quel particolare pomeriggio Leale si trovava a Barcellona, in Spagna, al fianco di Artemis Fowl, e aveva un’espressione perfino più cupa del solito. Come sempre il suo giovane protetto gli stava complicando la vita. Artemis aveva insistito perché restassero sul marciapiede del Passeig de Gràcia per più di un’ora sotto il sole cocente, con solo qualche alberello rachitico a ripararli dal calore o da possibili nemici.
Era la quarta città straniera che visitavano in pochi mesi. Prima Edimburgo, poi la Valle della Morte nell’Ovest degli Stati Uniti e, subito dopo, il pericoloso e supersorvegliato Uzbekistan. Adesso Barcellona. E ogni volta avevano atteso invano un misterioso visitatore.
Formavano una strana coppia, quei due. Un colosso muscoloso sulla quarantina con il cranio rasato, e un adolescente pallido dai capelli corvini e penetranti occhi azzurri.
«Perché continui a girarmi attorno, Leale?» sbottò Artemis. Conosceva già la risposta, ma dato che secondo i suoi calcoli l’atteso visitatore aveva già un minuto di ritardo, trasferì la propria irritazione sulla guardia del corpo.
«Sai benissimo perché» fu la risposta. «Nel caso che nei paraggi ci sia un cecchino o qualche spione. Ti giro attorno per fornirti la massima protezione.»
Come spesso capitava, Artemis non si lasciò sfuggire l’occasione per esibire la propria genialità. Questi sfoggi, seppure risultassero soddisfacenti per il quattordicenne irlandese, erano di solito piuttosto fastidiosi per chiunque fosse costretto a subirli.
«Primo: è improbabile che ci sia un cecchino pronto a colpirmi» replicò. «Ho liquidato l’ottanta per cento delle mie attività illegali e utilizzato il capitale per acquisire una vasta scelta di titoli estremamente redditizi. Secondo: chiunque tentasse di ascoltare i nostri discorsi non ha la minima speranza di riuscirci, giacché il terzo bottone della tua giacca emette una pulsazione al Solinium in grado di bloccare ogni sistema di spionaggio, umano o elfico che sia.»
Leale fissò una coppia che sembrava stregata dalla Spagna e dall’amore. Il giovanotto aveva appesa al collo una videocamera. Con aria colpevole, la guardia del corpo sfiorò il terzo bottone.
«Probabilmente abbiamo rovinato parecchi video di coppiette in luna di miele» borbottò.
Artemis scrollò le spalle. «Un piccolo prezzo da pagare per la mia privacy.»
«C’era un terzo punto?» chiese Leale in tono innocente.
«Sì» rispose stizzito Artemis. Ancora nessun segno dell’individuo che stava aspettando. «Se per caso nei dintorni ci fosse un cecchino, sarebbe sul palazzo alle nostre spalle. Ragion per cui dovresti restare dietro di me.»
Pur essendo una guardia del corpo esperta, la migliore sulla piazza, neanche Leale avrebbe potuto dire con assoluta certezza su quale tetto si sarebbe appostato un possibile cecchino.
«Coraggio, dimmi come ci sei arrivato. So che muori dalla voglia di farlo.»
«Visto che insisti… Nessun cecchino si piazzerebbe sul tetto di Casa Milà, dall’altra parte della strada, perché è aperta al pubblico, e perciò il suo arrivo e la sua fuga verrebbero sicuramente filmati.»
«Cecchino o cecchina» lo corresse Leale. «Di questi tempi non mancano i sicari donna.»
«Giusto» ammise Artemis. «La visuale dei due palazzi sulla destra è più o meno bloccata dagli alberi… quindi perché crearsi problemi?»
«Molto bene. Va’ avanti.»
«Il gruppo di palazzi a sinistra dietro di noi è pieno di banche con le vetrate coperte da adesivi di una compagnia di vigilanza. Qualunque professionista eviterebbe scontri superflui.»
Leale annuì. Era vero.
«Perciò, a fil di logica, la scelta del tuo immaginario cecchino non potrebbe che cadere sul palazzo di quattro piani alle nostre spalle. Ci sono appartamenti, quindi non è difficile entrarvi. Il tetto gli, o le, offrirebbe una visuale perfetta, e il servizio di sicurezza è scarso o inesistente.»
Leale sbuffò. Probabilmente Artemis aveva ragione, ma per una guardia del corpo era molto meno rassicurante di un giubbotto antiproiettile.
«Probabilmente hai ragione» ammise. «Ma questo vale solo se il cecchino è intelligente quanto te.»
«Vero.»
«E immagino che potresti trovare argomenti altrettanto validi per ciascuno degli edifici qui attorno. Hai scelto quello dietro di noi solo perché mi togliessi dalla tua visuale… pertanto chiunque tu stia aspettando dovrebbe comparire davanti a Casa Milà.»
Artemis sorrise. «Centro, amico mio.»
Casa Milà era un’abitazione Art Nouveau progettata ai primi del Novecento dall’architetto spagnolo Antoni Gaudí, la cui facciata consisteva di muri curvi e balconate racchiuse da elaborate balaustre di ferro battuto. Il marciapiede davanti all’edificio brulicava di turisti in attesa di entrare a visitarla.
«Come riconosceremo il nostro visitatore in mezzo a questa folla? Sei sicuro che non sia già qui? E che magari non ci stia tenendo d’occhio?»
Artemis sorrise, gli occhi scintillanti. «Non è qui. Se ci fosse, si sentirebbero molte più urla.»
Leale si accigliò. Per una volta gli sarebbe piaciuto conoscere tutti i fatti prima di partire in quarta. Ma non era così che lavorava Artemis: il mistero era parte essenziale dei piani del giovane genio irlandese.
«Almeno dimmi se sarà armato» insisté la guardia del corpo.
«Ne dubito. Ma anche se lo fosse, non si tratterrà più di un secondo.»
«Che cosa usa, un teletrasporto spaziale?»
«Non viene dallo spazio, vecchio mio» replicò Artemis, controllando l’orologio. «Ma dal tempo.» Sospirò. «Comunque ormai il momento è passato. A quanto pare siamo venuti qui per niente. Il nostro visitatore non si è materializzato. Non che le probabilità fossero alte. Ovviamente all’altro capo del tunnel non c’era nessuno.»
Leale non sapeva a che tunnel si riferisse Artemis, ma era in ogni caso sollevato di abbandonare quella postazione così poco sicura. Prima tornavano all’aeroporto, meglio era.
Si tolse un cellulare di tasca e digitò un numero di chiamata rapida. Gli fu risposto al primo squillo.
«Maria» disse Leale. «Vieni a prenderci, presto.»
«Sì» fu la secca risposta. Maria lavorava per un’esclusiva agenzia di noleggio limousine. Era molto carina e sapeva spaccare un blocco di calcestruzzo con una testata.
«Parlavi con Maria?» buttò lì Artemis in tono indifferente.
Un tono che non ingannò Leale. Di rado Artemis Fowl buttava lì domande a caso.
«Parlavo con Maria, sì. Ovvio, mi pare, visto che l’ho chiamata per nome. Di solito non fai tante domande sugli autisti, e questa è la quarta negli ultimi quindici minuti. Sarà Maria a guidare l’auto? Dove sarà adesso Maria? Quanti anni avrà Maria?»
Artemis si strofinò le tempie. «Tutta colpa della pubertà. Ogni volta che vedo una ragazza carina, spreco una preziosa parte della mia mente a pensare a lei. Quella ragazzina al ristorante, per esempio. L’avrò guardata già una dozzina di volte.»
Leale esaminò automaticamente la ragazzina in questione.
Poteva avere dodici o tredici anni, non sembrava armata e aveva una criniera di folti riccioli biondi. Al momento stava divorando una quantità di tapas mentre un uomo, forse suo padre, leggeva il giornale. Un altro tizio seduto insieme a loro cercava goffamente di infilare un paio di stampelle sotto la sedia. La ragazzina, decise Leale, non costituiva una diretta minaccia alla loro sicurezza, anche se indirettamente poteva provocare parecchi guai, distraendo Artemis dal suo piano.
Leale diede una pacca sulle spalle del suo giovane protetto. «È normale essere attratti dalle ragazze carine. Se negli ultimi anni non fossi stato così impegnato a salvare il mondo, sarebbe già successo.»
«Devo controllarmi, Leale. Ho altre priorità.»
«Vuoi controllare la pubertà? Se ci riuscissi, saresti il primo.»
«Di solito lo sono.»
Vero. Nessun altro quattordicenne aveva mai rapito un elfo, strappato il padre alle grinfie della Mafia russa e collaborato a stroncare una rivolta di goblin.
Un clacson strombazzò un paio di volte dall’altra parte dell’incrocio, e una giovane donna fece loro cenno attraverso il finestrino aperto di una limousine.
«Ecco Maria» disse Artemis. Ma subito si controllò: «Voglio dire, andiamo. Forse saremo più fortunati alla prossima tappa».
Leale si mise in moto, fermando il traffico con un cenno della mano robusta. «Forse dovremmo portare Maria con noi. Un’autista a tempo pieno faciliterebbe il mio lavoro.»
Artemis ci mise un momento a rendersi conto di essere stato punzecchiato. «Molto divertente, Leale. Era una battuta, giusto?»
«Indovinato.»
«Lo sospettavo, ma non ho molta esperienza con l’umorismo. A parte quello di Bombarda Sterro.»
Bombarda era un nano cleptomane che in svariate occasioni aveva derubato – e rubato per conto di – Artemis. Sterro sosteneva di essere un umorista nato, e per lo più traeva spunto per le sue battute dalle proprie funzioni corporee.
«Sempre che quello si possa definire umorismo» replicò Leale, sorridendo suo malgrado al ricordo dei commenti caustici di Bombarda.
Fu allora che, di punto in bianco, Artemis si bloccò. Proprio in mezzo all’incrocio.
Leale fulminò con un’occhiataccia le tre corsie congestionate dal traffico cittadino e un centinaio di guidatori impazienti.
«Sento qualcosa» sussurrò Artemis. «Elettricità.»
«Ti dispiacerebbe sentirla sul marciapiede?» chiese Leale.
Artemis tese le braccia e avvertì un formicolio sul palmo delle mani.
«È in arrivo… a parecchi metri di distanza dal punto previsto. Da qualche parte c’è una costante fuori fase.»
Davanti a loro esplose un grappolo di scintille accompagnato da un acre odore di zolfo e comparve un essere grigio-verdastro, con occhi dorati, squame coriacee e grandi orecchie a forma di corna. Sbucò dal nulla, in mezzo alla strada. Stava dritto su due gambe ed era alto circa un metro e mezzo, ma era impossibile scambiarlo per un essere umano. Fiutò l’aria attraverso le narici a fessura, aprì una bocca da serpente e parlò. «I miei omaggi a Lady Heatherington Smythe» disse con una voce che ricordava vetro sgretolato e acciaio grattugiato. Dopodiché afferrò il palmo teso di Artemis con una mano fornita ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Artemis Fowl. La colonia perduta
  4. 1. Un salto nel passato
  5. 2. Bibbidi Buh
  6. 3. Prima impressione
  7. 4. Missione impossibile
  8. 5. Imprigionato
  9. 6. Un nano al bar
  10. 7. La corsa di Bobo
  11. 8. Impatto improvviso
  12. 9. Mossa e contromossa
  13. 10. Kong al comando
  14. 12. Cuore di pietra
  15. 13. Fuori dal tempo
  16. 14. A capo del branco
  17. 15. A casa, a casa
  18. 16. Punto d’impatto
  19. Il Popolo – Guida all’avvistamento
  20. Copyright