Chimaira
eBook - ePub

Chimaira

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Il giovane archeologo Fabrizio Castellani scopre una misteriosa anomalia all'interno di una statua etrusca. Al telefono una voce femminile gli intima di abbandonare la ricerca. Volterra, teatro della vicenda, è nel frattempo sconvolta da una scia di sangue. Qual è il segreto dell'antica statua etrusca? Quali le ragioni della serie di morti atroci che sembra avere origini lontanissime? Un romanzo dal ritmo incalzante, pieno di colpi di scena, ambientato nel presente eppure strettamente collegato a un passato lontano.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804501114
eBook ISBN
9788852016660

XVII

«Ti ricordi il fango giallo?» chiese il tenente Reggiani appena si fu immesso nella provinciale.
«Certo. L’ho notato immediatamente.»
«Avevi ragione. Ho perquisito il locale di Ambra Reiter alle Macine con un metal detector di quelli del nucleo per la protezione del patrimonio archeologico e abbiamo trovato l’iradiddio di roba là sotto: buccheri, candelabri, scudi ed elmi, oreficerie da sogno… e perfino un carro da guerra.»
«È quello che sospettavo.»
«Inoltre abbiamo praticamente le prove che la tavola di Volterra è stata in quel sotterraneo per parecchi giorni, qualche settimana, con ogni probabilità. C’era una traccia di ossido sul fango umido e l’ho fatta analizzare: è stata lasciata da lastre di bronzo di forma approssimativamente rettangolare: mi sembra non possano esserci dubbi.»
«Lo penso anch’io. Dov’era l’ingresso?»
«Dietro al mobile bar. Ecco perché ci è apparsa alle spalle come dal nulla.»
«E adesso lei dov’è?»
«Quando abbiamo fatto la perquisizione lei non c’era, e a dirti la verità è stato meglio così. Il mio piano era che se non trovavo nulla me ne sarei andato in punta di piedi come se niente fosse stato. Ma siccome abbiamo trovato quello che abbiamo trovato, ho lasciato Spagnuolo con altri tre ben nascosti e appostati e quando lei è rientrata l’hanno arrestata in flagrante. Tutti i reperti erano ancora in situ e così non ha potuto dire granché.»
«L’avete già interrogata?»
«No, l’ho fatta trasportare al comando. Ora volevo che tu vedessi il sotterraneo e poi, se te la senti, assistessi all’interrogatorio. Di nascosto, naturalmente. So che sei molto stanco ma penso sia importante, fondamentale… poi ti lascerò dormire.»
«Dormire…» mormorò Fabrizio. «Non so più che cosa vuol dire…»
Imboccarono la strada di campagna che portava alle Macine e Reggiani parcheggiò nel cortile del locale. Lo accolse sulla soglia il brigadiere Spagnuolo. Il sottufficiale portò la mano alla visiera e salutò a mezza voce Fabrizio, non senza un segno di imbarazzo. Ricordava ancora molto bene di aver fatto la guardia per parecchie ore a una casa vuota.
«Novità?» chiese Reggiani.
«Il collega Bonetti ha quasi terminato l’inventario, signor tenente.»
«Benissimo. Facciamo dare un’occhiata anche al dottor Castellani.»
Fabrizio scese nel sotterraneo, scambiò due convenevoli con Bonetti che scarabocchiava appunti sul suo taccuino abbozzando un inventario.
«Si sa da dove viene questa roba?» domandò.
«A me sembra di provenienza locale, con qualche oggetto di importazione da altre città. Come quel candelabro, che mi sembra di fattura tarquiniese» rispose Bonetti, felice di poter fare sfoggio della sua competenza tecnica con qualcuno in grado di capire di che cosa stava parlando.
«Sono d’accordo con lei» disse Fabrizio senza entusiasmo. Poi, rivolto a Reggiani: «Vuoi che telefoni io a Balestra?».
L’ufficiale ci pensò un attimo. «Meglio di no. Non ancora. Preferirei prima condurre a termine l’interrogatorio di Ambra Reiter, fissato per oggi: te la senti di venire con me?».
Fabrizio annuì e tutti e due risalirono in superficie e si diressero verso la centrale del comando dei carabinieri, che trovarono assediata da una canea di giornalisti e di operatori televisivi. Appena sceso dall’auto Reggiani fu sommerso da una selva di microfoni e circondato da telecamere. Notò anche delle emittenti straniere. Da ogni parte gli gridavano le stesse domande: era vero che un mostro infestava le campagne di Volterra? Quanti erano i morti? Dieci? Venti? Si era pensato a chiamare l’esercito? Reggiani alzò le mani in segno di resa e disse abbastanza forte da essere inteso da tutti: «Per favore, signori, per favore: ora non posso dirvi nulla. Fra qualche ora, al massimo prima di sera, convocheremo una conferenza stampa e avrete tutte le risposte che desiderate. Ora, per favore, lasciateci entrare, abbiamo cose molto urgenti che ci aspettano.» Riuscì in qualche modo a fendere la calca, seguito da Fabrizio e a entrare nell’edificio del comando.
Ambra Reiter sedeva di fronte a una scrivania, aveva le gambe accavallate e fumava. Sembrava tranquilla e ogni tanto scuoteva nel posacenere la brace della sigaretta. Reggiani fece accomodare Fabrizio in una stanza attigua collegata con un interfono, così che avrebbe potuto udire tutto quello che si sarebbe detto nella stanza dell’interrogatorio.
«Le farai il terzo grado?» chiese a Reggiani. L’ufficiale scosse la testa con un mezzo sorriso, mentre si toglieva il berretto e i guanti di pelle nera: «Quella è roba che vedi nei film di Clint Eastwood. Noi ci limitiamo a fare delle domande. Magari insistiamo per ore. Anche per giorni. Solo che noi ci diamo il cambio mentre l’interrogato è sempre quello».
«Ma non ha diritto a un avvocato?»
«Certamente. Ma lei non ha un avvocato e l’avvocato d’ufficio arriverà solo domani: ha avuto un intervento alla prostata e lo dimettono questa sera, se tutto va bene. Ripeto: non le facciamo niente di male. Soltanto qualche domanda. E adesso siediti, avrai modo tu stesso di renderti conto che non ci sarà nessuna tortura.»
Fabrizio si avvicinò alla consolle di ascolto; Reggiani entrò nel suo ufficio, salutò e andò a sedersi alla scrivania appoggiando sul tavolo berretto e guanti.
«Sono il tenente Reggiani» si presentò. «Ci siamo già visti qualche giorno fa alle Macine, se ricorda.»
Ambra Reiter annuì con il capo.
«Il suo avvocato arriverà soltanto domani. Lei è quindi libera di non rispondere. Posso dirle però che se collabora avrà diritto a notevoli vantaggi quando si tratterà di patteggiare la pena. Come vede, inoltre, qui non c’è un registratore e nulla di quello che dice verrà messo a verbale.»
«Quale pena?» chiese. «Io non ho fatto nulla.»
«Detenzione illegale di materiale archeologico per il valore di miliardi lei lo chiama nulla?»
«Io lavoro al bar, che ne so di quello che c’è sottoterra?»
«Lo sa e come. Quando venimmo a trovarla io e il dottor Castellani lei ci apparve improvvisamente alle spalle perché era uscita da quella botola dietro il bar.»
«Non è vero.»
«È verissimo, e io notai subito che aveva le scarpe sporche di fango giallo, lo stesso che abbiamo trovato nel sotterraneo…» Fabrizio non poté fare a meno di sorridere a quella impropria attribuzione di merito, ma era evidente che Reggiani doveva fare il più possibile colpo sulla donna come implacabile investigatore.
«In ogni caso» proseguì l’ufficiale «se non è stata lei, dovrà dirmi allora chi è stato, perché dubito che qualcuno potesse entrare e uscire dal suo locale con vasi e candelabri, scudi ed elmi senza che lei se ne accorgesse. Senza contare il rifugio sotterraneo. Come hanno fatto a scavarlo senza che lei notasse nulla?»
«Evidentemente c’era già quando io sono arrivata.»
«Niente affatto, signora Reiter. Comunque, abbiamo già prelevato un campione dal calcestruzzo delle pareti e prima di sera sarò in grado di mostrarle una perizia tecnica che dimostra che non ha più di un anno al massimo. Come la mettiamo?»
La donna lo fissò con uno sguardo duro: «Non so cosa dire e non dirò altro finché non avrò un avvocato».
«Come vuole, signora, ma l’avverto che corre un grave rischio…» La donna non parve dare soverchio peso alla minaccia e si accese un’altra sigaretta. Reggiani prese dalla tasca interna della giacca il suo pacchetto. «La disturbo se fumo?» chiese. Ma Ambra Reiter sembrava sempre più chiusa in sé, in una specie di cupo riserbo.
«Dicevo… un grave rischio» riprese Reggiani accendendo a sua volta la sigaretta. «Lei saprà, immagino, della morte orribile di Pietro Montanari.»
«Ne ho sentito parlare» disse la donna dopo qualche attimo di silenzio.
«Lo credo bene, visto che lo frequentava assiduamente. Purtroppo lei è stata l’ultima persona a fargli visita prima che venisse trovato massacrato.»
L’affermazione di Reggiani sembrò riscuoterla. «Lei si sta inventando delle cose per spaventarmi e farmi dire quello che non so. Ma con me non funziona.»
«Ah no?» Reggiani premette un tasto nell’interfono e chiamò: «Spagnuolo, portami quei rilievi della Casaccia per favore».
Il sottufficiale entrò poco dopo e appoggiò sulla scrivania una cartelletta con delle foto in bianco e nero e dei lucidi elaborati da un’immagine digitale.
«Ecco qua» disse Reggiani mostrandoli alla donna. «Queste sono le tracce dei suoi pneumatici. E c’è un testimone che l’ha vista entrare e poi uscire dalla casa di Montanari verso le dieci e mezzo di sera di martedì scorso. Il cadavere di quel poveraccio è stato trovato, in pessime condizioni per la verità, subito dopo. In casa, inoltre, c’erano le sue impronte digitali dappertutto, per non parlare delle tracce delle sue scarpe, rilevate anche quelle. Per nostra fortuna, e disgrazia sua, il cortile del povero Montanari era piuttosto fangoso… E non basta: tracce dei pneumatici del suo veicolo sono state rilevate anche alla Mottola, non molto lontano dal luogo in cui fu massacrato il Santocchi.»
Ambra Reiter sembrò scossa.
«Inoltre» rincarò Reggiani «sia il Montanari che il Santocchi sono stati trovati con la gola squarciata, esattamente come altre vittime prima e dopo di loro. Il che potrebbe far pensare a un assassino seriale. Nessun giudice serio crederebbe alla panzana che hanno diffuso i giornalisti di una specie di lupo mannaro che andrebbe in giro per le campagne di Volterra. Troveranno molto più convincenti le prove che io sarò in grado di produrre, a suo carico, s’intende. Se si fida della mia esperienza lei può essere ragionevolmente sicura che passerà in galera il resto della sua vita e anche in una di quelle carceri a regime speciale, visto che lei sembra perfettamente ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Chimaira
  4. I
  5. II
  6. III
  7. IV
  8. V
  9. VI
  10. VII
  11. VIII
  12. IX
  13. X
  14. XI
  15. XII
  16. XIII
  17. XIV
  18. XV
  19. XVI
  20. XVII
  21. XVIII
  22. Epilogo
  23. Copyright