La jolanda furiosa
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La jolanda furiosa

  1. 192 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La jolanda furiosa

Informazioni su questo libro

Nessuno come Luciana Littizzetto riesce a farci ridere prendendo in giro i nostri costumi. E quello che c'è sotto. Insomma, per capirsi, quelle cose lì che ognuno chiama un po' come vuole, ma che quando lei le chiama "il walter" e "la Jolanda" la risata è irresistibile, imperiosa, incontinente. Nessuno come la mitica Litti riesce a rendere sublimi anche gli argomenti più triviali, e a trascinare a terra, a portata di mano e di sbeffeggio, quelli più alti. O forse semplicemente sopravvalutati: finiscono così sotto una gragnola di geniali guizzi comici la pubblicità, i campioni del calcio, le banche, gli uomini, i politici, il Papa. Per darci qualche sano e divertentissimo sobbalzo di coscienza, giusto "per non vivere nella beata ignoranza come le oche da paté".

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
Print ISBN
9788804592952
eBook ISBN
9788852014079

Compriamo l’Alitalia

Su. Diamoci una mossa. Facciamo qualcosa di utile. Compriamo l’Alitalia. Facciamo una cordata anche noi. Tanto ne spunta una nuova ogni giorno. Avete notato? Il giorno prima la comprano Rockerduck, l’omino Bialetti e Pino Tre Dita. Il giorno dopo Gustav Thoeni, lo speck Südtirol e gli amici della tinca di Ceresole d’Alba. Quello dopo ancora i veterinari dell’amaro Averna, sorella Ebe, il maestro Mazza e Stanislao Moulinsky in uno dei suoi più riusciti travestimenti. Sarà che sto diventando anziana e mi inacidisco come la ricotta fuori dal frigo. Però davvero. Che si trovi una soluzione, perché chi viaggia come me di questi tempi va giù di testa. Dicevamo dell’Alitalia. Io e una nutrita schiera di sfigati sabaudi l’altra sera siamo stati fermi tre ore perché non si capiva una mazza di quello che era capitato al nostro aereo. Lo so che parlar male dell’Alitalia è un po’ come sparare sul TG4, ma io dico solo questo. A parte che tu prendi l’aereo per arrivare prima, altrimenti prenderesti la macchina o la bici… ma non è questo il problema. Dicevo. Può capitare che l’aereo sia in ritardo. Che ci sia stato un casino qualsiasi, che quelli del volo precedente siano stati particolarmente maiali e abbiano rovesciato tutti i salatini sui sedili, che il pilota abbia avuto la cagarella e sia dovuto andare a cercare i fermenti lattici. Va bene. Ma dimmelo, santo cielo. Spiegamelo a voce. Non che se io ti chiedo tu mi tratti come un cretino. E mi rispondi male. Tu che sei “personale di terra”. Personale di terra ma con la faccia di tolla però. L’Alitalia è lì che tra un po’ se la compra una bocciofila e la mette in palio alla lotteria insieme all’uovo di Pasqua, e loro quei quattro clienti che hanno li trattano di emme. E sai perché? Perché manca il padrone, manca il signor Alitalia. È uno spirito, un poltergeist, un’entità extraterrena. Se io compro la bresaola dal salumaio e mi accorgo che puzza, e il giorno dopo torno da lui e gli dico: “Ma lo sa che la sua bresaola puzza di muffa e misto bosco?”, quello non dorme la notte. Ma se io vado dal personale di terra di una cosa che non ha un padrone, cosa vuoi mai che gliene freghi? Se io domani non volo più quello che è stato maleducato con me ci rimette qualcosa? Niente, salvo poi andare a piangere se l’Alitalia va definitivamente, totalmente e completamente nel… e qui mi fermo per non dire culo. Io passeggero sarò anche aggressivo, ma tu non mi devi rispondere: “Non ha sentito l’annuncio?”. Minchia. L’annuncio.
Bersani? Mi rivolgo a lui perché mi dà sicurezza. Anche se sta nell’ombra. È un’ombra che ha un che di solido.
Bersa? Abbiamo una tasca che è piena e l’altra che versa. Tu che tutto puoi, tu che fai girare le balle ai tassisti come loro fanno girare il tassametro a noi, puoi fare un miracolo? Potresti fare in modo che dagli altoparlanti degli aeroporti e delle stazioni si capisca qualcosa di quel che viene detto?
Tu sei all’aeroporto e senti: “L’imbarco per il volo aztrrrrrrnndici diretto a nannera… è spostato al gate nnndddddiotto”. Una mazza. Non si capisce una cippa.
Alle stazioni invece senti: “Il treno proveniente da grdrdrdrdrdrd e diretto a boftefsdj è in arrivo sul binario ffteftfd”. Ma lo fanno apposta? Mettono delle cornacchie al posto degli speaker? Fanno gli annunci con in bocca una rana viva? Tu senti l’annuncio e vedi la gente che corre di qua e di là come le formiche quando togli il sasso da sopra il formicaio. Ma anche il più stitico impianto di Karao­ke da cinquanta euro che trovi al supermercato, funziona meglio, Bersi! Bersi, se vuoi che io diventi la tua bersagliera, fai qualcosa. Dillo tu a Fantozzi. (Se il capo della baracca è uno che si chiama Fantozzi non è che si può tanto pretendere.) Oppure dillo a Brunetta. Che quello è alto come un cerino ma ha l’energia di un cinghiale della Val di Lanzo. Avvelenato. Mi ricorda la signora Geltrude, la direttrice del Collegio Pierpaolo Pierpaoli, quella invasata che rincorreva Gian Burrasca intorno al tavolo camminando sulle ginocchia.
Anche Bossi tocca dire che non perde un colpo. Quest’estate ha fatto di nuovo vedere a tutta Italia quanto ce l’ha lungo. Per fortuna stavolta il dito medio. Io lo valuterei già come un piccolo passo avanti. È l’unico che quando parla trova il modo di avere sempre le prime pagine dei giornali perché spara delle robe talmente fuori dalla grazia di dio da far restare tutti a bocca aperta. “Garibaldi era un cretino, abbiamo un sogno nel cuore, bruciare il tricolore. Prendiamo i fucili e liberiamo l’Italia. Che schiava di Roma tiè!” Silenzio. Tutti zitti. Ma per forza! Perché tutti aspettano di vedere come va avanti. Pensi: “Cosa dirà adesso? Che Cavour era un pirla, Mazzini era gay, e Donna nana tutta tana?”. E Calderoli il giorno dopo arranca, perché non capisce cosa vuole il capo, ma pretende lo stesso di rincarare la dose: “Sìì! Portiamo un porco a far pipì dove devono fare la moschea, Leonardo da Vinci rubava i Ferrero Rocher e Charlot era un mimo di merda!”.
Restano tutti sbacaliti compreso Fini, che se è inquadrato quando parla Bossi sembra che la mascella gli resti attaccata alla testa solo per due fili come alle marionette. Come quella volta che sempre Calderoli è saltato su dicendo: “Basta con la bandiera tricolore. Mettiamola nel cassetto”. Be’, guardiamo il lato positivo: il suo capo voleva buttarla nel cesso… A parte che nel cassetto la mettiamo già. Non è che andiamo in giro tutti i giorni con la bandiera sulle spalle come quando vinciamo i Mondiali.
Comunque: Calderoli dice che il tricolore è vecchio – c’ha più di duecentodieci anni, ha fatto il suo tempo – e propone una bandiera nuova, federale, più moderna con sopra il simbolo della Padania, i quattro mori della Sardegna e i Vespri siciliani. Tipo una pizza quattro stagioni, se ho ben capito. È un po’ il gusto estetico di Robertone che mi ha sempre colpito… la sobrietà. Per la bandiera con il simbolo della Lega, i mori sardi e i Vespri siciliani direi comunque bene. Io ci metterei anche Pulcinella, capitan Harlock e una foto della Vanoni. Adesso, per carità, ma voglio dire: e i vescovi che si preoccupano che non diventiamo tutti poligami… e Calderoli che vuole la bandiera fantasia come i pigiami dei neonati con sopra i trenini, gli ippopotami e le fisarmoniche…
Mi chiedo: “Ma in mezzo al casino in cui siamo, che c’abbiamo dei siluri che volano da tutte le parti, non abbiamo niente di più utile da fare? Dobbiamo metterci proprio a cambiare la bandiera?”. Pettiniamo i bruchi allora? Quelli coi peli li prendiamo uno per uno e gli facciamo la riga in mezzo? Togliamo la buccia alle castagne prima di farle arrosto? Che si diventa matti… Leghiamoci i lacci delle scarpe insieme uno con l’altro e poi mettiamoci a correre.
E adesso il peggio è che ricominceranno pure i dibattiti televisivi. Sarà che mi stan diventando le orecchie sensibili come quelle dei cani da caccia, ma non sopporto più la gente che litiga, grida e si interrompe a vicenda. Non si riesce mai a capire quello che dicono, uno ruba la parola all’altro, sembra una gara a chi ce l’ha più lungo, e dire che hanno anche una certa età e dovrebbero essersi rassegnati ciascuno alla sua misura. Come comincia a parlare uno c’è subito l’altro che fa: “Guardi la devo interrompere subito”. Ma minchia!? Aspetta un minuto, infame. Il tuo rivale sta dicendo una boiata? E fagliela finire… sarà mica la prima boiata che senti nella vita! Tanto comunque quello che aveva cominciato a parlare mica molla! Di solito si incanta e ripete sempre la frase: “Mi faccia finire, mi faccia finire, mi faccia finire…!”. Gli parte il disco, il conduttore si aggiunge al coro e c’è quel bel crescendo dove non si capisce più niente e ciascuno dice quello che vuole.
Io sogno un dibattito televisivo dove chi partecipa accetta la regola di partenza che è la seguente: o uno lascia finire l’altro prima di parlare o dalla poltrona scatta un dito di gomma che gli fa l’esame prostatico. Vedrai che non si interrompono più. E se dovesse capitare lo noti subito perché all’interrompitore vengono di colpo gli occhi sporgenti come quelli dei ghiri e tace.

Regolamentiamo i trailer

Festival del cinema di Roma. Grande successo. Gran sbattimenti. Tappeti rossi a strafottere. Volevo solo fare un appellino piccolo a quelli dell’Anicagis. Chiedere una cosina sui trailer, sapete la pubblicità che al cinema c’è prima che parta il film e che vi serve per vedere dove mettete il tafanario – che aspettiate lo scoppio della bomba o l’alba in Patagonia – per essere sicuri che non vi state sedendo in braccio a un altro. È possibile selezionare i trailer del film al cinema in modo che quando portiamo i bimbi a vedere un cartone animato non siamo costretti a beccarci prima lo scavatore di ossa e il trapanatore di bulbi e lo sgozzatore di Tebe?
Porti i bambini a vedere film tipo Shrek e prima ti mettono una mezz’ora di trailer con secchiate di sangue, uno con la sega a motore che fa l’insalata russa con suo cognato, mutanti col trinciapollo che si fanno un pinzimonio con le dita dei piedi. “Eh ma il commercio…” Eh ma se tutte le cose sbagliate diventano giuste per via del commercio allora perché non legalizziamo anche la camorra, spianiamo il Gargano e vendiamo i formaggi con dentro i sorci? Non dico mica di levare i trailer… Però se proietti La paperina in rosa almeno non mettere il trailer di Mister Pingone che stupra la vedova e seziona il barbone!
E poi ho un’altra richiesta. Potete smetterla di fare film lunghissimi? No, perché una volta il film durava i classici novanta minuti, un’ora e mezzo. Adesso capace che duri centottanta minuti. Tre ore. E che cavolo! Non è più possibile fare film e pizza. Perché quando esci dal cinema è notte fonda e tu sei sverso. Prima del film non puoi mangiare la pizza perché è ora di merenda, quando esci puoi fare colazione…
Senza contare che si è persa anche quella bella usanza dei tempi andati del film che “finiva”, che chiudeva la storia, ti raccontava tutto dalla A alla Z, e tu uscivi dal cinema sapendo come era finito. Adesso van di moda i finali aperti, che tu esci e ne sai meno di quando sei entrato. Come se ci raccontassero Cenerentola così: ”… e il principe iniziò a girare per cercare la ragazza a cui stava la scarpina di cristallo. L’avrà trovata? Non l’avrà trovata? E chi può dirlo? Fine”. EH NO! Tu me lo devi dire come va a finire, pirla. L’ha trovata o non l’ha trovata, ’sta deficiente che perde le scarpe quando corre!? La scarpina, il principe, l’ha poi infilata nel piede di Cenerentola o se l’è messa lui ed è andato a trans? I topi di Cenerentola vivranno felici e contenti o il principe chiama la derattizzazione? Niente. “Eh ma è il cinema nuovo…” Il cinema nuovo una cippa! È che non sei capace a tirare fuori un finale che non faccia cagare, ecco la verità.
Oppure trovi film a cui manca il finale perché sono a puntate. Tu ti becchi tre ore di battaglie, duelli, scontri, viaggi pericolosi e misteri, e poi la storia non finisce. Sei lì che aspetti di sapere finalmente se Astrufasu, l’eroe del bene, riuscirà a recuperare la Spada Magica che gli Gnufli gli hanno fregato tre ore fa per darla al perfido Robuster, e invece niente. Ciao le balle. Se vuoi sapere come va a finire, devi aspettare minimo due anni. Tutti così. Il Signore degli anelli, Matrix, Le cronache di Narnia, perfino Harry Potter, se non li hai visti tutti non capisci una mazza. Inizi che sei ragazza e finisci che hai un paio di figli, praticamente si cresce insieme.
Ma ho voglia, io, di crescere insieme a Frodo? A un hobbit? Ho voglia, io, di vedere se alla fine questo gnomo di merda vince contro il male o viene infilato nello spiedo insieme a due fagiane? Dico subito no. Invece del prossimo episodio di questi film, vado a vedere un bel porno. Almeno finiscono tutti nello stesso modo.

Tasso di espansione

Certo che l’attualità gronda sempre di belle notizie. Stragi sui treni, nonni morti rinchiusi nel congelatore, mamme disperate, trapianti di organi infetti, e la Somalia, e l’Etiopia, e il Gange inquinato, che ci fai il bagno dentro per purificarti e ti viene la salmonella, e gli orsi bianchi che tirano le cuoia perché sono senza ghiaccio, e il Mediterraneo che sale e tra un po’ peschiamo le capesante a Vercelli, e quelli che rubano gli occhi dei morti, e i vescovi che fanno le spie, e Mosca che ci chiude i tubi del gas… e Ustica, e Garlasco… ma come si fa a svegliarsi con un po’ di speranza?
C’era solo una cosa che me la faceva ritrovare, la speranza. Il sole. Le belle giornate di sole. Le prime gemme che spuntano sulle piante. Ieri ho visto dalla finestra di casa mia che sono fiorite le rose. Mi è spuntato il sorriso. Poi ho pensato: “Siamo a Natale, è colpa dell’effetto serra”. Porca eva. Quindici gradi a Torino. Non è speranza, questa. È l’Apocalisse. Fiorita.
L’unica bella notizia è che nelle acque dell’Antartide hanno pescato un calamaro gigante grosso come una seicento con gli occhi delle dimensioni di un copertone, come sarò io a cinquant’anni se non smetto di gonfiarmi di agnolotti. Io pensavo che fosse una specie di mostro marino, invece ho scoperto che esseri anomali come questo nel mondo animale sono sempre esistiti, come nel mondo umano abbiamo esemplari tipo Giampiero Galeazzi o Giuliano Ferrara. Il vantaggio è che in pesci come questi non devi spremerti per vedere se l’occhio è fresco, visto che è grosso come la ruota di un TIR. Dovrebbe recuperarlo la Clerici e fare una bella puntatona della Prova del cuoco in prima serata. Con sessanta cuochi con la farina fin sotto gli occhi che lo impanano e altri due con un cric che lo alzano per metterlo nel padellone. Si vede che anche i calamari non possono combattere più di tanto contro i chili in eccesso. Come noi umane purtroppo. Comunque.
Che la Terra stia andando in malora questo è risaputo. D’altronde la stiamo spompando in tutti i modi… Non abbiamo ancora assimilato questo concetto. Che la Terra non è una miniera inesauribile, non è un pozzo senza fondo. È un pozzo sì, ma col fondo. E noi lo stiamo allegramente raschiando.
Amici potenti del mondo? Potent men? Invece di trovarvi ogni tanto tutti insieme a gozzovigliare che poi vi viene la cagarella, pensate seriamente a quel che sta capitando al pianeta. Non basta dare un prezzo alle risorse più rare, tipo petrolio o altro, per risolvere il problema. Anche le cose più care, anche quelle carissime finiscono. Non è che le cose care non si esauriscono. Si esauriscono lo stesso purtroppo. Faccio un esempio. Il tartufo. È raro, è pregiato, costa una mazzata. Ma gratta oggi, gratta domani, prima o poi finisce. Finisce che ti gratti i polpastrelli. Anche le caramelle dell’erboristeria al miele d’api del re di Persia col mentolo raffinato a mano dai frati cappuccini, che sono care come il fuoco, succhia oggi, succhia domani, finiscono. Minchia se finiscono. Anche quelle e prima delle altre!!! E allora il segreto è centellinarle. E così per le risorse. Risparmiare, non aumentare i prezzi. Però se la Terra va in malora perché consumiamo troppo, perché tutti i politici continuano a parlare di “crescita”, di tasso di crescita, di crescita globale che deve aumentare a tutti i costi? Io non sono un economista, ma mi pare di capire che c’è qualcosa che non va. Che il fatto che una roba cresca a dismisura non è detto che sia una cosa positiva. Per niente. E soprattutto che nessuna crescita può essere illimitata, come dimostra anche la mia modesta persona. Se si dà da mangiare a raffica ad un neonato, il fatto che poi a tre mesi venga a pesare dieci chili, per dire, non è affatto un segnale positivo. Non hai più un neonato. Hai un trotone con le gambe a x che se frega le cosce insieme fa le scintille come i tram. Il suo tasso di espansione non è benefico. Non è che puoi fargli fare i campionati di wrestling a novanta giorni.
Faccio un altro esempio. Se uno ha un pesciolino rosso in casa e insiste a gonfiarlo di cibo, prima diventa obeso, poi si gonfia come una foca, e alla fine esplode e viene giù il condominio.
Va be’. Torniamo ai segnali positivi. Uno c’è. Barack Obama. Non so se vi è giunta voce. Barack Obama ha vinto le elezioni americane. Adesso “Obama è come noi” lo dicono tutti: destra, sinistra, centro, moderati riformisti, Volks­partei, comunità valdese e Union Valdôtaine. Adesso vogliono essere tutti maschi, alti, belli e neri. Anche la Binetti. Veltroni si sta rifacendo il naso, piatto e larghino, Berlusconi ha una mezza idea di farsi i capelli mossi e ha cominciato a fare le lampade. Fra un po’ lo vedremo da Vespa che canta: “Jump down turn around pick a bale of cotton…” due ottave sotto. Perché si sa. Gli americani fanno la storia, noi il folklore. Te lo metto per iscritto adesso. Per come siamo fatti noi vedrai che adesso Obama, Obi, ce lo ficcheranno ovunque fino allo sfinimento come la rughetta, i pomodori pachino e le penne alla Vodka degli anni Ottanta. Ci saranno i ristoranti che faranno il risotto Obama, al nero di seppia, ci sarà il lucido da scarpe marrone testa di Obama, i genitori chiameranno il figlio Obama invece che Venerdì e lì è già un bel passo avanti, i cellulari invece della tariffa weekend avranno la “we can”, io posso, paghi finché puoi dopo ti pignorano il telefonino, e tornerà di moda l’espressione: “Prendo tutto, Barack e burattini”.
Ma quello che volevo dire è questo: che minchia di responsabilità! Obama ha solo tre anni più di me… E poi sembra sempre tranquillo. Se è tranquillo veramente, però, è scemo. Avessi dovuto fare io il discorso della vittoria mi sarebbe venuta la lingua secca che mi usciva dalla bocca a scatti come le lucertole, e avrei tenuto strette tutte le fessure da diventare stagna come un sommergibile.
Tanto non c’è problema perché di me non ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La jolanda furiosa
  4. Ti faccio un pensierino
  5. Compriamo l’Alitalia
  6. Regolamentiamo i trailer
  7. Tasso di espansione
  8. Chiamiamola Jolanda
  9. Che rottura di walter
  10. Decreto Maroni
  11. Appello a Bill
  12. Quarantotto ore di ciupa dance
  13. A Parma tutto ma non iRIS
  14. Le donne criceto
  15. L’OPAdel Meng
  16. La foto sulla patente
  17. Il puntoGdella Jolanda
  18. Non è da fighi, è da coglioni
  19. Come la Panda dei pensionati
  20. Sotto l’abito talare
  21. Total body scanner
  22. Giornalismo minchione
  23. Profilattico spray
  24. Banche fuse
  25. Reggiseno intelligente
  26. Cervelli a basso consumo
  27. Il pantalone globale
  28. Obietto gli obiettori
  29. Sano come un topo
  30. Il Barbera non si applica
  31. Cartucce mignon
  32. Papa e Big bang
  33. La pipì anarchica
  34. Pan di spugna
  35. Allarme siccità
  36. Battibecchi in politica
  37. Il tango in tanga
  38. Jù les mains da la topìn
  39. Sarkò e Carlà
  40. Che il cielo vi strafulmini
  41. Non ce la fax più
  42. La stretta di mano
  43. Riesumèscion
  44. Ma l’auto è sempre più blu
  45. Sempre colpa del buco
  46. Cacca e vaniglia
  47. Il water doppio
  48. Far l’amore con l’aspirapolvere
  49. La pillola di Mister Magoo
  50. La profia palpeggiata
  51. La televisione del muco
  52. Le centrifughe dell’Iran
  53. Pizzini e santini
  54. Seta ultra
  55. Che puzzetta!
  56. Mariti fritti
  57. Il botulino ai piedi
  58. I turisti rapiti
  59. La crisi di “Playboy”
  60. La mutua per cani e gatti
  61. È finita l’evoluzione
  62. Marijuana ornamentale
  63. La guêpière sudoku
  64. Sfilate maschili
  65. La supposta effervescente
  66. Sweet & Gabain
  67. Ti presento Anna Lucia Margherita Pia Ragnetti Mantegazza Pistilli Muffa
  68. Una gallina in borsetta
  69. Scimmie e piccioni
  70. Gli uomini sanno di maiale
  71. Fischi per fiaschi
  72. Povero Mastella
  73. Dove fanno l’amore i vip
  74. La reincarnazione
  75. Modella mignottella
  76. Birra per cani e Ray-Ban per mosche
  77. Il trauma da camerino
  78. Mister Prezzi
  79. L’abbronzatura a spruzzo
  80. Evacuati o rimborsati
  81. Il walter di Michelangelo
  82. Ringraziamenti
  83. Copyright