Assassinio sull'Orient Express
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Assassinio sull'Orient Express

Agatha Christie, Lidia Zazo

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  1. 224 pagine
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Assassinio sull'Orient Express

Agatha Christie, Lidia Zazo

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L'Orient-Express, il leggendario treno delle spie e degli avventurieri internazionali, occupa un posto importante nell'immaginario collettivo degli appassionati di letteratura poliziesca. Il merito è di Agatha Christie, la regina del giallo, e della sua creatura, l'impareggiabile Poirot. In quella che rimane probabilmente la più celebre delle sue imprese, l'investigatore belga, salito a bordo di un vagone di prima classe partito da Istanbul e diretto a Calais, è costretto a occuparsi di un efferato delitto.
Assassinio sull'Orient-Express, apparso nel 1934, è da molti considerato il capolavoro di Agatha Christie, sicuramente uno dei libri gialli più conosciuti in tutto il mondo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2010
ISBN
9788852014741
Parte seconda

LE DEPOSIZIONI

Piantina del vagone letto Istanbul-Trieste-Calais
Piantina del vagone letto Istanbul-Trieste-Calais
1

LA DEPOSIZIONE DEL CONTROLLORE DEL VAGONE LETTO

Il vagone ristorante era pronto.
Poirot e Monsieur Bouc sedevano l’uno di fianco all’altro, sullo stesso lato di un tavolo. Il medico era seduto dall’altra parte del corridoio.
Sul tavolo davanti a Poirot c’era una pianta della carrozza Istanbul-Calais con i nomi dei passeggeri sottolineati in rosso. Da una parte, la pila dei passaporti e dei biglietti. Carta per gli appunti, penna, inchiostro e matite.
«Perfetto» disse Poirot. «Possiamo aprire la nostra indagine senza ulteriori indugi. Prima di tutto, credo che dovremmo ascoltare la deposizione del controllore del vagone letto. Probabilmente saprà qualcosa di lui. Che tipo è? È un uomo della cui parola ci si può fidare?»
«Direi di sì, senza dubbio. Pierre Michel lavora per la Compagnia da più di quindici anni. È francese, abita vicino a Calais. Assolutamente onesto e rispettabile. Forse non brilla per eccessivo ingegno.»
Poirot annuì.
«Bene» disse. «Sentiamolo.»
Pierre Michel aveva riacquistato un po’ della sua sicurezza, ma era ancora molto nervoso.
«Mi auguro che monsieur non pensi che da parte mia ci sia stata qualche negligenza» disse nervosamente mentre il suo sguardo si spostava da Poirot a Monsieur Bouc. «È una cosa terribile quella che è accaduta. Mi auguro che monsieur non pensi che possa ripercuotersi in qualche modo su di me.»
Dopo aver placato i timori dell’uomo, Poirot incominciò a interrogarlo. Volle sapere anzitutto il nome e l’indirizzo di Michel, da quanto tempo era in servizio, e da quanto tempo su quella linea. Erano particolari che conosceva già, ma queste domande servivano a mettere il controllore a proprio agio.
«E adesso» proseguì Poirot «veniamo agli avvenimenti di ieri sera. Monsieur Ratchett si è ritirato presto. Quando?»
«Quasi subito dopo cena, monsieur. Prima che partissimo da Belgrado. E aveva fatto lo stesso la sera prima. Mi aveva detto di preparargli il letto mentre era a cena, e così avevo fatto.»
«In seguito è entrato qualcuno nel suo scompartimento?»
«Il suo cameriere, monsieur, e quel giovane americano, il segretario.»
«Nessun altro?»
«No, monsieur, non che io sappia.»
«Bene. Ed è stata l’ultima volta che lo ha visto o sentito?»
«No, monsieur. Dimentica che ha suonato il campanello all’una meno venti circa, poco dopo che ci eravamo fermati.»
«Che cosa è accaduto esattamente?»
«Ho bussato alla porta, ma lui mi ha detto che si era sbagliato.»
«In inglese o in francese?»
«In francese.»
«Quali sono state le sue parole esatte?»
«Ce n’est rien. Je me suis trompé
«Benissimo» disse Poirot. «Era quello che volevo sapere. Poi se ne è andato?»
«Sì, monsieur
«È tornato al suo posto?»
«No, monsieur, prima sono andato a rispondere a un altro campanello che era appena suonato.»
«Adesso le farò una domanda importante, Michel. Dove si trovava all’una e un quarto?»
«Io, monsieur? Ero seduto al mio posto in fondo al vagone, di fronte al corridoio.»
«Ne è certo?»
«Mais oui, almeno…»
«Sì?»
«Sono entrato nella carrozza successiva, quella di Atene, per parlare con il mio collega. Abbiamo parlato della neve. È stato poco dopo l’una, non saprei proprio dire l’ora esatta.»
«E quando è tornato?»
«È suonato uno dei campanelli, monsieur, ricordo di averlo già detto. Era la signora americana. Aveva suonato più volte.»
«Ricordo» disse Poirot. «E poi?»
«E poi, monsieur? Ho risposto alla sua chiamata e le ho portato dell’acqua minerale. Circa un quarto d’ora dopo, ho preparato il letto in un altro scompartimento, quello del giovane americano, il segretario di Monsieur Ratchett.»
«Monsieur MacQueen era solo nel suo scompartimento quando lei è andato a preparargli il letto?»
«C’era con lui il colonnello inglese del numero 15. Si erano intrattenuti a parlare.»
«Che cosa ha fatto il colonnello dopo aver lasciato Monsieur MacQueen?»
«È tornato nel suo scompartimento.»
«Il numero 15… è molto vicino al suo posto, vero?»
«Sì, monsieur, è il secondo scompartimento dalla fine del corridoio.»
«Il suo letto era già preparato?»
«Sì, monsieur. Lo avevo preparato mentre era a cena.»
«A che ora è accaduto tutto questo?»
«Non saprei dirlo con certezza, monsieur. Senza dubbio non più tardi delle due.»
«E in seguito?»
«In seguito sono rimasto seduto fino al mattino, monsieur
«Non è ritornato nella carrozza di Atene?»
«No, monsieur
«Forse ha dormito?»
«Non credo, monsieur. II treno era fermo e questo mi impediva di sonnecchiare come faccio di solito.»
«Ha visto qualche viaggiatore passare nel corridoio?»
L’uomo rifletté un momento.
«Una delle signore è andata alla toilette in fondo al corridoio, credo.»
«Quale signora?»
«Non lo so, monsieur. Era all’altra estremità del corridoio e mi voltava le spalle. Indossava un kimono scarlatto con dei draghi ricamati.»
Poirot annuì.
«E poi?»
«Niente, monsieur, fino al mattino.»
«Ne è certo?»
«Ah, scusi, monsieur, lei ha aperto la porta e guardato fuori per un attimo.»
«Bene, amico mio» disse Poirot. «Mi chiedevo se lo avrebbe ricordato. Fra parentesi, ero stato svegliato da qualcosa di pesante che sembrava essere caduto contro la mia porta. Ha idea di che cosa potesse trattarsi?»
L’uomo lo fissò stupito.
«Non c’è stato nulla, monsieur. Nulla, ne sono certo.»
«In tal caso deve essere stato un cauchemar» disse filosoficamente Poirot.
«A meno che» intervenne Monsieur Bouc «non abbia udito qualcosa nello scompartimento accanto al suo.»
Poirot non prese in considerazione quell’ipotesi. Forse non voleva farlo davanti al controllore del vagone letto.
«Passiamo a un altro punto» disse. «Se ieri sera un assassino fosse salito sul treno, è assolutamente certo che non avrebbe potuto scenderne dopo aver commesso il delitto?»
Pierre Michel scosse il capo.
«Né che possa essere nascosto da qualche parte sul treno?»
«È stato perquisito con cura» dichiarò Monsieur Bouc. «Rinunci a questa idea, amico mio.»
«Inoltre» disse Michel «nessuno potrebbe salire sul vagone letto senza che io lo vedessi.»
«Quando è stata l’ultima fermata?»
«A Vinkovci.»
«A che ora?»
«Saremmo dovuti ripartire da là alle 11.58. Ma a causa del maltempo eravamo in ritardo di venti minuti.»
«Qualcuno sarebbe potuto entrare da un’altra parte del treno?»
«No, monsieur. Dopo cena, la porta di comunicazione fra le carrozze ordinarie e i vagoni letto viene chiusa.»
«E lei è sceso dal treno a Vinkovci?»
«Sì, monsieur. Sono sceso sul marciapiede come al solito, fermandomi accanto al predellino. E lo stesso hanno fatto gli altri controllori.»
«E la porta davanti, quella accanto al vagone ristorante?»
«È sempre chiusa dall’interno.»
«Adesso non è chiusa.»
L’uomo sembrò stupito, poi il suo volto si rischiarò.
«Senza dubbio uno dei passeggeri l’ha aperta per guardare la neve.»
«Probabilmente» disse Poirot. Tamburellò sul tavolo per qualche minuto.
«Monsieur non ha nessun rimprovero da farmi?» chiese timidamente Michel.
Poirot gli sorrise con benevolenza.
«È stato sfortunato, amico mio» disse. «Ah, le ricorderò un altro particolare. Lei ha affermato che, mentre bussava alla porta di Monsieur Ratchett, è suonato un altro campanello. L’ho udito anch’io. Di chi era?»
«Era quello di Madame la Princesse Dragomiroff. Voleva che chiamassi la sua cameriera.»
«E lo ha fatto?»
«Sì, monsieur
Poirot esaminò pensoso la pianta davanti a sé, poi piegò il capo su una spalla.
«È tutto per il momento» disse.
«Grazie, monsieur
L’uomo si alzò e guardò Monsieur Bouc.
«Non si preoccupi» disse quest’ultimo. «Non mi sembra che ci sia stata alcuna negligenza da parte sua.»
Soddisfatto, Pierre Michel uscì dallo scompartimento.
2

LA DEPOSIZIONE DEL SEGRETARIO

Poirot rimase per qualche attimo immerso nei suoi pensieri.
«Credo che, alla luce di quanto sappiamo adesso, sarebbe bene parlar...

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