Avere e non avere
eBook - ePub

Avere e non avere

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Fra battute di pesca al largo della costa cubana e cacce nel Wyoming, fra il terzo matrimonio e la guerra di Spagna, nacquero i tre racconti di "Avere e non avere", pubblicati come un unico romanzo nel 1937. Protagonista del trittico è Harry Morgan, "onesto" contrabbandiere che naviga fra Key West e Cuba, al timone di un battello carico di cinesi clandestini e di alcol. Duro e coriaceo nell'affrontare una vita giocata sul filo del pericolo, a contatto con la peggior schiuma umana e sotto il tiro continuo della legge, Harry Morgan diventa l'emblema dei reietti, condannati a ricorrere ad ogni espediente per sopravvivere, in una società spaccata fra gli 'have' e gli 'have not'. In "Avere e non avere" Hemingway ha messo fortemente in risalto le istanze politiche e sociali, raccogliendo i motivi e gli umori contestatari dell'America rooseveltiana.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804460626
Parte terza

HARRY MORGAN

Inverno

I

PARLA ALBERT
Eravamo tutti là nel bar di Freddy quando questo avvocato alto e magro entra e dice: «Dov’è Juan?».
«Non è ancora tornato» disse uno.
«So che è tornato e ho bisogno di vederlo.»
«Certo, prima lo denunci e lo fai incriminare e poi lo vuoi difendere» disse Harry. «Non venire da queste parti a chiedere dov’è. Probabilmente lo tieni in pugno.»
«Va’ all’inferno» disse l’avvocato. «Ho un lavoro per lui.»
«Be’, vallo a cercare da un’altra parte» disse Harry. «Qui non c’è.»
«Ti dico che ho un lavoro per lui» disse l’avvocato.
«Tu non hai lavoro per nessuno. Sei solo un uccello del malaugurio.»
Proprio allora entra il vecchio coi capelli lunghi e grigi sulla nuca che vende gli articoli di gomma per comprarne un quarto di pinta e Freddy glielo versa nella bottiglia e lui la tappa e torna di corsa di là dalla strada.
«Cosa t’è successo al braccio?» l’avvocato chiese a Harry. Harry aveva la manica puntata alla spalla con una spilla.
«Non mi piace l’aspetto che aveva e allora l’ho tagliato» gli disse Harry.
«Tu e chi altri lo avete tagliato?»
«Io e un dottore lo abbiamo tagliato» disse Harry. Aveva bevuto e cominciava a trovare la cosa sopportabile. «Io stavo fermo e lui tagliava. Se dovessero amputare tutti quelli che fregano la gente, tu non avresti né mani né piedi.»
«Cosa gli era successo per doverlo amputare?» gli chiese l’avvocato.
«Lasciamo perdere» gli disse Harry.
«No, te lo domando. Cosa gli era successo, e tu dov’eri?»
«Va’ a rompere le scatole a qualcun altro» gli disse Harry. «Sai dov’ero e sai cos’è successo. Tieni la bocca chiusa e non mi scocciare.»
«Ho bisogno di parlarti» gli disse l’avvocato.
«Parlami, allora.»
«No, dietro.»
«Io non ho bisogno di parlarti. Da te non c’è da aspettarsi mai nulla di buono. Sei un uccello del malaugurio.»
«Ho qualcosa per te. Qualcosa di buono.»
«Va bene. Per una volta ti darò ascolto» gli disse Harry. «Di che si tratta? Juan?»
«No. Non si tratta di Juan.»
Girarono dietro il banco, per andare a sedersi dove ci sono i separé, e per un pezzo non si fecero più vivi. Mentre stavano là dietro entrò la figlia di Big Lucie con quella ragazza del paese loro che sta sempre con lei, e si sedettero al banco e ordinarono una Coca-Cola.
«Ho sentito dire che non vogliono più permettere alle ragazze di andare in giro dopo le sei di sera e di entrare nei locali pubblici» dice Freddy alla figlia di Big Lucie.
«Così dicono.»
«Questa città sta diventando uno schifo» dice Freddy.
«Schifo è la parola giusta. Metti il naso fuori dalla porta per farti un panino e una Coca-Cola e ti arrestano e ti fanno una multa di quindici dollari.»
«È la gente con cui se la pigliano adesso» dice la figlia di Big Lucie. «Tutti quelli che se la vogliono spassare. Chi guarda il mondo con gli occhiali rosa.»
«Se in questa città non succede qualcosa molto in fretta, le cose si metteranno male.»
Harry e l’avvocato tornavano indietro proprio allora, e l’avvocato disse: «Allora, ci vai?».
«Perché non li porti tu qui?»
«No. Non ci vogliono venire. Devi andarci tu.»
«Va bene» disse Harry. Lui si accostò al banco e l’avvocato tirò dritto per uscire.
«Cosa prendi, Al?» mi chiese.
«Bacardi.»
«Dacci due Bacardi, Freddy.» Poi si rivolse a me e disse: «Cosa stai facendo adesso, Al?».
«Lavoro in un cantiere per i disoccupati.»
«A far che?»
«Fognature da scavare. I vecchi binari del tram da rimuovere.»
«Quanto ti danno?»
«Sette e mezzo.»
«La settimana?»
«Tu cosa credevi?»
«Come fai a bere qua dentro?»
«Mica bevevo, prima che me l’offrissi tu» gli dissi. Lui si spostò un po’ dalla mia parte. «Ti andrebbe di fare un viaggetto?»
«Dipende da cos’è.»
«Possiamo parlarne.»
«Benone.»
«Andiamo a prendere la macchina» disse lui. «Ciao, Freddy.» Aveva quel respiro un po’ affannoso che gli viene quando ha bevuto, e io lo accompagnai lungo la strada che era stata messa sottosopra, dove avevamo lavorato tutto il giorno, fino all’angolo dove c’era la sua macchina. «Monta» disse lui.
«Dove andiamo?» gli chiesi.
«Non so» disse lui. «Devo ancora scoprirlo.»
Percorremmo Whitehead Street e lui non disse nulla e in fondo alla strada voltò a sinistra e attraversammo la periferia della città fino a White Street e quando lasciammo quella strada ci trovammo sulla spiaggia. Harry non disse nulla per tutto il tragitto, e una volta arrivati alla spiaggia svoltammo nella strada di sabbia e la percorremmo fino al viale. Là nel viale lui accostò la macchina all’orlo del marciapiede e si fermò.
«Ci sono dei forestieri che vogliono noleggiare la mia barca per un viaggio» disse.
«Non te l’ha sequestrata la dogana?»
«Questi forestieri non lo sanno.»
«Un viaggio di che genere?»
«Loro dicono che vogliono portare di là un tale che deve andare a Cuba per sbrigare certi affari e che non ci può andare né in aereo né con la nave. Me lo ha detto Labbra Cucite.»
«Si fa?»
«Certo. Sempre, dopo la rivoluzione. È una cosa normale. Un mucchio di gente usa questo sistema.»
«E per la barca?»
«Dovremo rubarla. Sai che non l’hanno fatta riparare, perciò non potrò avviarla.»
«Come farai a farla uscire dalla base dei sottomarini?»
«La farò uscire.»
«Come si torna indietro?»
«Ci dovrò pensare. Se non vuoi venire, dillo.»
«Vengo subito, se c’è da guadagnare qualche soldo.»
«Senti» disse lui. «Tu guadagni sette dollari e mezzo la settimana. Hai tre ragazzi che vanno a scuola e che a mezzogiorno patiscono la fame. Hai una famiglia da mantenere e io ti offro l’occasione di guadagnare un po’ di quattrini.»
«Non hai detto quanti. Devono essere tanti per correre dei rischi.»
«Oggi nessuno fa più tanti soldi, Al, quali che siano i rischi che corre» disse lui. «Guarda me. Una volta guadagnavo trentacinque dollari al giorno per tutta la stagione portando la gente a pescare. Poi mi sparano addosso e perdo un braccio, e la barca, per contrabbandare uno schifosissimo carico di liquore che varrà sì e no quanto la barca. Ma puoi credermi se ti dico che le mie bambine non salteranno i pasti e che io non ci vado a scavar fogne per il governo, per una paga che non basta nemmeno a comprargli la roba da mangiare. Non potrei più scavare, in ogni caso. Non so chi abbia fatto le leggi, ma so che non c’è nessuna legge che ti costringa a patire la fame.»
«Io ho scioperato contro quelle paghe» gli dissi.
«E ti sei rimesso a lavorare» disse lui. «Hanno detto che scioperate contro l’elemosina. Tu hai sempre lavorato, no? Non hai mai chiesto l’elemosina a nessuno.»
«Non c’è lavoro» dissi. «Non c’è lavoro da nessuna parte, per un salario che basti per campare.»
«Perché?»
«Non lo so.»
«Nemmeno io» disse lui. «Ma la mia famiglia mangerà fino a quando mangeranno tutti gli altri. Quello che stanno cercando di fare è prendervi per fame, voi che siete nati qui, e sbattervi fuori dall’isola, così potranno bruciare le baracche e costruire dei bei condomini e fare di questo posto una stazione di villeggiatura. Ecco quello che sento dire io. Sento dire che comprano la terra, e che quando la povera gente sarà stata costretta dalla fame ad andare in qualche altro posto a patire la fame anche là, quelli verranno qui a trasformare l’isola in un paradiso per i turisti.»
«Parli come un rivoluzionario» dissi io.
«Non sono un rivoluzionario» disse lui. «Sono stufo. È da un pezzo che sono stufo.»
«Perdere un braccio non ti avrà consolato.»
«Al diavolo il mio braccio. Quando perdi un braccio, perdi un braccio. C’è di peggio che perdere un braccio. Ogni uomo ha due braccia e due di un’altra cosa. E un uomo è sempre un uomo, con un braccio o con una di quelle. All’inferno» mi fa. «Non ho voglia di parlarne.» Poi, dopo un minuto, dice: «Ho sempre le altre due». Poi avviò la macchina e disse: «Forza, coraggio, andiamo a trovare questi tizi».
Filammo lungo il viale con la brezza che spirava dal mare e qualche macchina che veniva dall’altra parte e l’odore delle alghe imputridite sul cemento dove, con l’alta marea, erano arrivate le onde scavalcando la diga foranea, mentre Harry guidava col braccio sinistro. Mi è sempre stato simpatico, Harry, ed ero stato in barca con lui un sacco di volte, ai bei tempi, ma adesso era cambiato, da quando aveva perso il braccio e quel tizio venuto giù da Washington in vacanza aveva dichiarato in tribunale di aver visto quella volta la sua barca scaricare il liquore in mare, e la dogana gliel’aveva confiscata. Quando stava in una barca era sempre su di giri, e senza la sua barca era uno straccio. Credo che fosse lieto di avere una scusa per rubarla. Sapeva di non potersela tenere, ma forse con la barca avrebbe potuto guadagnare qualche soldo, fino a quando l’avesse avuta sottomano. Io avevo un gran bisogno di quattrini, ma non volevo mettermi nei guai. Gli dissi: «Sai che non voglio mettermi nei guai, Harry, non ci tengo ad avere grossi guai».
«E dove vorresti trovare dei guai più grossi di quelli che hai già?» disse lui. «Diavolo, c’...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. Cronologia
  5. Bibliografia
  6. AVERE E NON AVERE
  7. Parte prima. HARRY MORGAN – Primavera
  8. Parte seconda. HARRY MORGAN – Autunno
  9. Parte terza. HARRY MORGAN – Inverno
  10. Copyright