Tarzan delle scimmie
  1. 352 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Nel cuore della giungla più selvaggia il piccolo Lord Greystoke viene sottratto a un destino di morte certa dalla gorilla Kala, che lo adotta e lo alleva teneramente. Ma per quel suo corpo completamente privo di peli, il cucciolo d'uomo è osteggiato dagli altri membri della tribù.
Determinato a non diventare cibo per Sabor, la leonessa, o per Sheeta, il leopardo, riesce a sopravvivere grazie alla sua forza fisica e alla sua intelligenza, che gli permettono di affrontare con audacia i pericoli della giungla, guadagnarsi il rispetto dei gorilla e diventare loro re. Da quel momento si farà chiamare Tarzan delle scimmie e il suo urlo selvaggio e terrificante riecheggerà nella foresta. Ma c'è una nuova e insolita sfida che Tarzan, ormai adulto, dovrà affrontare quando nella giungla arriveranno i suoi simili e con loro la bellissima Jane¿
Pubblicato per la prima volta nel 1912, Tarzan delle scimmie è un romanzo coinvolgente, potente, a tratti romantico, un capolavoro di quel genere indispensabile che è l'Avventura.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804605744
eBook ISBN
9788852022029

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Questa storia mi fu narrata da una persona che non aveva alcuna ragione di raccontarla a me o a chiunque altro. Attribuisco l’inizio dello strano racconto alla seducente influenza di un vino di buon’annata sul suo narratore, e il suo completamento al mio personale scetticismo nei giorni che seguirono.
Quando il mio compagno di bevuta scoprì che mi aveva detto troppo e che io tendevo a essere dubbioso per stupido orgoglio continuò ciò che aveva cominciato grazie al buon vino, e quindi dissotterrò prove scritte di ciò che stava dicendo sotto forma di manoscritti ammuffiti e di precisi rapporti del Ministero britannico delle colonie per confermare molti dei tratti salienti della sua straordinaria storia.
Non saprei dire se la storia è vera, perché non sono stato presente agli eventi descritti, ma il fatto di raccontarvela attribuendo nomi di fantasia ai personaggi principali dimostra quanto sinceramente ritengo che possa esserlo.
Le pagine gialle e ammuffite del diario di un uomo morto da tanto tempo e i rapporti del Ministero delle colonie corrispondevano perfettamente alla narrazione del mio allegro amico, quindi vi racconterò la storia così come l’ho scrupolosamente ricostruita tramite queste diverse fonti.
Anche se non la troverete credibile sarete d’accordo con me nel riconoscerla unica, straordinaria e interessante.
Dai rapporti del Ministero delle colonie e dal vecchio diario emerge che un giovane nobiluomo inglese, che chiameremo John Greystoke, Lord Greystoke, fu incaricato di svolgere un’indagine particolarmente delicata sulla situazione di una colonia britannica sulla costa occidentale dell’Africa, in cui era noto che un’altra potenza europea stava reclutando soldati per il suo esercito di indigeni, esercito che impiegava esclusivamente per il prelievo coatto di gomma e avorio dalle tribù selvagge del Congo e dell’Aruwimi.
Gli indigeni della colonia britannica si lamentavano del fatto che molti giovani partivano, allettati da belle e brillanti promesse, ma solo pochi tornavano alle loro famiglie.
Gli inglesi residenti in Africa aggiungevano inoltre che i poveri neri erano tenuti in vera e propria schiavitù dal momento che, quando finiva il periodo di arruolamento, gli ufficiali bianchi approfittavano della loro ignoranza convincendoli che dovevano rimanere in servizio ancora per parecchi anni.
Così il Ministero delle colonie assegnò a John Greystoke una nuova carica nell’Africa occidentale britannica, ma affidandogli in via confidenziale un’inchiesta sull’ingiusto trattamento dei sudditi neri della Corona da parte degli ufficiali di una potenza europea amica. Il motivo per cui fu mandato in Africa è in ogni modo di scarsa importanza per questa storia, poiché egli non svolse mai quell’indagine, né in realtà raggiunse mai il luogo di destinazione.
Greystoke era il tipico inglese che ci piace associare alle più nobili testimonianze di storiche vittorie strappate in mille campi di battaglia – un uomo virile, mentalmente, moralmente e fisicamente forte.
Più alto della media, aveva occhi grigi, lineamenti regolari e decisi, e il portamento di un uomo di robusta costituzione e in perfetta salute, risultato di anni di addestramento militare.
Aveva chiesto di trasferirsi dall’esercito al Ministero delle colonie per ambizioni politiche ed è questo il motivo per cui, sebbene molto giovane, gli vediamo assegnato un compito delicato e importante al servizio della Regina.
Quando ricevette l’incarico fu preso da euforia e sgomento allo stesso tempo. La promozione gli sembrava una giusta ricompensa per un servizio prestato con scrupolo e intelligenza, e un primo passo verso cariche di maggiore importanza e responsabilità; ma d’altro canto era sposato con la nobile Alice Rutherford da solo tre mesi e il pensiero di condurre la bella giovane in mezzo ai pericoli e all’isolamento dell’Africa tropicale gli causava sconcerto e paura.
Per il bene della moglie avrebbe voluto rifiutare l’incarico, ma lei non volle assolutamente, al contrario, insistette affinché lui accettasse e anzi la portasse con sé.
Madri, fratelli e sorelle, zie e cugini espressero la loro opinione sulla cosa, ma non si conosce il contenuto di tali consigli.
Sappiamo solo che una soleggiata mattina del maggio 1888, Lord John Greystoke e Lady Alice, sua moglie, salparono da Dover verso l’Africa.
Un mese dopo giunsero a Freetown dove noleggiarono un piccolo veliero, la Fuwalda, che doveva portarli alla destinazione finale.
Da quel momento Lord John Greystoke e Lady Alice, sua moglie, scomparvero e non si seppe più nulla di loro.
Erano trascorsi due mesi dacché avevano levato le ancore e lasciato il porto di Freetown quando una dozzina di navi da guerra britanniche perlustrò il sud dell’Atlantico cercando di rintracciare loro o il piccolo veliero su cui viaggiavano, e quasi subito venne scoperto il relitto sulle spiagge di St Helena; tutti si convinsero che la Fuwalda fosse colata a picco con tutto quello che c’era a bordo, e la ricerca fu abbandonata prima ancora di cominciare. Tuttavia, per molti anni ancora, coloro che li amavano continuarono a nutrire qualche speranza.
La Fuwalda, una goletta di circa cento tonnellate, era un tipo di vascello che si vedeva spesso impiegato nel commercio costiero dell’estremo sud dell’Atlantico, la cui ciurma era composta dalla peggior feccia della gente di mare – assassini sfuggiti alla forca e tagliagole d’ogni razza e nazione.
La Fuwalda non faceva eccezione a questa regola. I suoi ufficiali erano bravacci dalla pelle scura, che odiavano ed erano odiati dai loro uomini. Il capitano, pur essendo un abile uomo di mare, trattava in modo brutale il suo equipaggio. Conosceva, o almeno faceva uso di due soli argomenti nel trattare con loro – una caviglia d’avvolgimento e una rivoltella – ed è probabile che l’accozzaglia di gente che aveva ingaggiato non sarebbe stata in grado di comprendere nient’altro.
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Erano partiti da soli due giorni da Freetown, quando John Greystoke e la sua giovane moglie furono testimoni di eventi che mai avrebbero creduto potessero accadere, se non nei libri di storie di mare.
La mattina del secondo giorno fu forgiato il primo anello di una catena di circostanze che avrebbe portato un essere vivente, allora non ancora nato, a una vita che non avrebbe mai avuto uguali nel genere umano.
Due marinai stavano lavando il ponte della nave, il primo ufficiale era di turno e il capitano si era fermato a parlare con Greystoke e la moglie.
Gli uomini lavorando indietreggiavano verso il piccolo gruppo che voltava loro le spalle. Si avvicinarono finché uno di loro si venne a trovare proprio dietro il capitano. In un altro momento gli sarebbe semplicemente passato accanto, e questa strana storia non sarebbe mai stata scritta.
Ma proprio in quell’istante l’ufficiale si volse congedandosi da Lord e Lady Greystoke, inciampò nel marinaio e cadde lungo disteso sul ponte, rovesciandosi addosso il secchio con tutta l’acqua sporca che conteneva.
Per un attimo la scena fu comica, ma solo per un attimo. Con una scarica di imprecazioni, paonazzo per l’umiliazione e per la rabbia, il capitano si rialzò e scaraventò sul ponte il marinaio con un colpo micidiale.
L’uomo era piccolo e piuttosto anziano, e questo non fece che accentuare la brutalità del gesto. L’altro marinaio però non era né vecchio né piccolo – un bestione di uomo con minacciosi baffoni neri e un collo taurino incassato tra solide spalle.
Quando vide il suo compagno cadere si accovacciò e ringhiando balzò sul capitano, facendolo cadere in ginocchio con un solo potente spintone.
Da rossa che era, la faccia del capitano si fece bianca, poiché questo era un ammutinamento e nella sua dura carriera lui ne aveva già affrontati e repressi più d’uno. Senza nemmeno alzarsi estrasse rapidamente la rivoltella dalla tasca, sparando dritto alla montagna di muscoli che gli si parava davanti, ma per quanto fosse veloce anche John Greystoke non fu da meno e, non appena vide la pistola scintillare al sole, colpì il braccio del capitano di modo che la pallottola, diretta al cuore del marinaio, gli si conficcò invece nella gamba.
Greystoke e il capitano ebbero una discussione in cui il nobiluomo inglese fece capire che era disgustato dalla brutalità usata verso l’equipaggio e che, finché lui e sua moglie si fossero trovati a bordo, non avrebbe tollerato altri episodi di quel genere.
Il capitano stava per replicare vivacemente ma si trattenne, girò i tacchi e torvo e imbronciato si allontanò a grandi passi.
Non valeva la pena di litigare con un ufficiale inglese, dal momento che il braccio potente di Sua Maestà aveva uno strumento punitivo che egli conosceva e temeva allo stesso tempo: l’imponente flotta d’Inghilterra.
I due marinai si alzarono in piedi, il vecchio aiutò il ferito a sollevarsi. Quest’ultimo, che era conosciuto col nome di Michael il Nero, posò pian piano a terra la gamba ferita e, vedendo che riusciva ad appoggiarvi il peso, si voltò verso Greystoke e lo ringraziò con parole realmente sincere, nonostante il tono sgarbato. Non aveva ancora finito di parlare che si allontanò zoppicando verso il castello di prua, con il chiaro intento di non proseguire nella conversazione.
Per molti giorni non lo videro più e quanto al comandante, quando era obbligato a parlare con loro, si limitava a scontrosi borbottii.
Continuavano a mangiare nella sua cabina, come erano soliti fare prima dell’accaduto, ma lui faceva in modo che i suoi doveri non gli permettessero mai di pranzare con loro.
Gli altri ufficiali erano tipi rozzi e ignoranti, poco al di sopra degli scellerati che comandavano, ed erano felici di non avere nulla a che fare con il raffinato nobile inglese e con la sua consorte, quindi i Greystoke furono lasciati quasi sempre per conto loro.
Questo rispondeva perfettamente ai loro desideri, ma nello stesso tempo li isolava completamente dalla vita che si svolgeva a bordo, e fu così che rimasero all’oscuro degli avvenimenti che sarebbero di lì a poco culminati in una sanguinosa tragedia.
C’era nell’aria qualcosa di indefinibile, che lasciava presagire un epilogo disastroso. Apparentemente, per quanto ne sapevano i Greystoke, tutto andava avanti come al solito ma, sebbene nessuno dei due ne parlasse, entrambi sentivano incombere un ignoto pericolo.
Due giorno dopo il ferimento di Michael il Nero, Greystoke arrivò sul ponte giusto in tempo per vedere quattro uomini dell’equipaggio trasportare sottocoperta il corpo esanime di un compagno, mentre il primo ufficiale guardava in cagnesco gli astiosi marinai, tenendo in mano una pesante caviglia d’avvolgimento.
Greystoke non chiese nulla – non ce n’era bisogno – e il giorno seguente, intravedendo all’orizzonte una grossa nave da guerra britannica, fu sul punto di chiedere di essere imbarcato insieme alla moglie, poiché temeva sempre più che rimanendo sulla cupa e minacciosa Fuwalda non sarebbe accaduto loro nulla di buono.
Verso mezzogiorno il veliero fu a portata di voce, ma proprio quand’era ormai deciso a farsi a prendere a bordo, Greystoke si rese conto improvvisamente di quanto ridicola sarebbe apparsa quella richiesta. Quale motivo avrebbe potuto fornire all’ufficiale che comandava la nave di Sua Maestà per giustificare il desiderio di tornare nel luogo da dove era partito?
In fede, che cosa sarebbe successo se avesse riferito loro che due marinai insubordinati erano stati trattati con brutalità dai propri superiori? Avrebbero riso sotto i baffi, pensando che la codardia fosse l’unica ragione del suo desiderio di lasciare la nave.
John Greystoke, Lord Greystoke, non chiese di salire a bordo della nave da guerra e nel tardo pomeriggio la vide svanire all’orizzonte, non prima di aver appreso ciò che confermò i suoi peggiori timori e che lo portò a maledire il falso orgoglio che gli aveva impedito di mettere in salvo la sua giovane moglie poche ore prima, quando la salvezza, ora persa per sempre, era a portata di mano.
A metà pomeriggio il piccolo anziano marinaio, che era stato gettato a terra dal capitano alcuni giorni prima, si avvicinò alla fiancata della Fuwalda da dove Greystoke e sua moglie osservavano la grande nave da guerra allontanarsi sempre più. Il vecchio stava lucidando gli ottoni e, quando fu accanto a Greystoke, gli disse sottovoce: — Scoppierà il finimondo, signore, su ’sta nave, credete a me, signore. Un finimondo.
— Che cosa intendete dire, buon uomo? — chiese Greystoke.
— Come, non avete visto cosa capita? Non avete sentito quel dannato capitano e i suoi compari picchiare come dei maledetti la ciurma? Due teste rotte ieri e tre oggi. Michael il Nero è tornato come nuovo e non è tipo da stare a guardare, lui; credete a me, signore.
— Intendete affermare che la ciurma sta prendendo in considerazione l’idea di ribellarsi? — domandò Greystoke.
— Ribellarsi! — esclamò il vecchio. — Ribellarsi! Qui si parla di omicidio, signore, credete a me, signore.
— Quando?
— Presto, presto ma non vi dico quando, ho già detto troppo, dannazione, ma siete stato buono l’altro giorno e penso che sia giusto avvisarvi. Ma tenete il becco chiuso, quando sentite sparare state sottocoperta e rimanete lì. Questo è tutto, acqua in bocca o vi piantano una pallottola nelle costole, credete a me, signore. — E il vecchio marinaio, continuando a lucidare, si allontanò dai Greystoke.
— Diamine, che allegra prospettiva, Alice — esclamò Greystoke.
— Dovresti avvisare il capitano immediatamente, John. Forse il peggio può ancora essere evitato — replicò lei.
— Dovrei, eppure per mero egoismo sono propenso a “tenere il becco chiuso”. Qualunque cosa facciano ora, ci risparmieranno perché ho preso le difese di Michael il Nero, ma se scoprissero che li ho traditi non avranno nessuna pietà di noi, Alice.
— Tu hai un unico dovere, John, quello di salvaguardare l’interesse dell’autorità legittima. Se non avverti il capitano sarà come se avessi preso parte con il corpo e con la mente al complotto di quegli uomini.
— Non capisci, cara — replicò Greystoke. — Io sto pensando a te, sei tu il mio primo dovere. Il capitano è responsabile dell’attuale situazione, per quale motivo dovrei rischiare di sottoporti a inimmaginabili orrori nel vano tentativo di salvarlo dalla sua stessa brutale follia? Non hai idea di quello che potrebbe accadere se questa marmaglia di assassini prendesse il controllo della Fuwalda.
— Il dovere è dovere, marito mio, e nessun ragionamento capzioso può cambiarlo. Non sarei una moglie all’altezza di un Lord inglese se gli permettessi di non fare il suo dovere a causa mia. Mi rendo conto del pericolo che potrà esserci, ma con te posso af...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Tarzan delle scimmie
  3. 1. In mare
  4. 2. La casa nella foresta
  5. 3. Vita e morte
  6. 4. Le scimmie
  7. 5. La scimmia bianca
  8. 6. Lotte nella giungla
  9. 7. La luce della conoscenza
  10. 8. Il cacciatore in cima agli alberi
  11. 9. Uomo con uomo
  12. 10. Il fantasma della paura
  13. 11. Re delle scimmie
  14. 12. La Ragione dell’uomo
  15. 13. La sua gente
  16. 14. Alla mercé della giungla
  17. 15. Il dio della foresta
  18. 16. Davvero notevole
  19. 17. Sepolture
  20. 18. Il tributo della giungla
  21. 19. Il richiamo ancestrale
  22. 20. Ereditarietà
  23. 21. Il villaggio della tortura
  24. 22. La spedizione di ricerca
  25. 23. Fratellanza
  26. 24. Il tesoro perduto
  27. 25. L’avamposto del mondo
  28. 26. In mezzo alla civiltà
  29. 27. Il gigante riappare
  30. 28. Epilogo
  31. Copyright