Generazione Bim Bum Bam
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Generazione Bim Bum Bam

Risposte precise a domande precise: autobiografia di 10 milioni di italiani

  1. 216 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Generazione Bim Bum Bam

Risposte precise a domande precise: autobiografia di 10 milioni di italiani

Informazioni su questo libro

"Perché gli italiani passano il tempo a darsi degli imbecilli a vicenda? Per via di quello che è successo negli anni Ottanta."
Alessandro Aresu è nato nel 1983, è cresciuto negli anni in cui la televisione commerciale è diventata un fenomeno di massa e i cartoni animati uno dei miti fondativi dei ragazzi di allora, oggi giovani adulti in una società gerontocratica che non solo offre poche possibilità di esprimere i loro talenti ma che, soprattutto, non riconosce o sottovaluta la "generazione Bim Bum Bam". Nati tra il 1975 e il 1990, i suoi rappresentanti sono cresciuti con Uan e BatRoberto, mentre la vecchia Italia si dibatteva tra debito pubblico e stragi di Stato e la Cina cominciava il suo travolgente processo di trasformazione.
Per raccontare la storia di questa generazione ci sono due alternative: "Una è giocare e fare sul serio allo stesso tempo, e l'altra è pensare di essere un popolo di imbecilli e darci degli imbecilli a vicenda. La prima è divertente, la seconda inutile. Questo libro sceglie la prima strada per sbarazzarsi della seconda". Domanda precisa: Cosa è successo nel 1981? Risposta precisa: Provano ad ammazzare Reagan ma anche (non secondario) Cristina D'avena e Alessandra Valeri Manera si incontrano a Bologna e nasce Bim Bum Bum.
Domanda precisa: Quanto duravano i discorsi di Aldo Moro?
Risposta precisa: Infinite sigle dei cartoni animati. Domanda precisa: Che cos'è la cei?
Risposta precisa: La Certezza di Essere Incapaci di risolvere qualunque problema.
Domanda precisa: Quanto duravano i discorsi di Deng Xiaoping nel 1992? Risposta precisa: Due sigle dei cartoni animati. Dopo, la gente doveva tornare al lavoro.
Domanda precisa: Se Bim Bum Bam è finito come facciamo a riprendere il suo spirito?
Risposta precisa: Internet.
Giocando attraverso 131 "domande e risposte precise ", Alessandro Aresu ci svela cos'è stato sul serio il "trentennio perduto", dal 1981 a oggi, attraverso un racconto ricco di ironia pungente e leggerezza, ma anche capace di intuire acutamente le ragioni della nostra decadenza. Passando per Cristina D'Avena, Travaglio, la Prima Repubblica, la Cina, Lady Oscar, Berlusconi, Prodi, Max Pezzali, Scalfari, Mattei, Dagospia e tanti altri, scopriremo, giovani e meno giovani, che "molti dei nostri problemi derivano dal mancato riconoscimento dell'importanza della Generazione Bim Bum Bam. Immersi in questa sottovalutazione, dimentichiamo i sogni e, messi davanti alla realtà, non sappiamo che fare".
Un libro che costruisce in maniera sorprendente l'immaginario, lo stile e l'universo culturale di una generazione mal rappresentata dalle analisi del censis: circa dieci milioni di giovani italiani, superficialmente bollati come "bamboccioni", che rappresentano invece una collettività più viva che mai, oggi cruciale per il futuro del nostro paese.

Domande frequenti

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Informazioni

Parte seconda

VI

La gioia incontenibile
di essere democristiani

Quando anche Toni Negri capì che era giunto il momento di parlare non tedesco, non latino, nemmeno una delle lingue inventate in gioventù da Alessandro Bausani, ma inglese, sostituì le Gesammelte Werke di Hegel con un Oxford Dictionary qualsiasi. Infine, si arrese all’usanza barbara del dizionario online. Era bello scrivere in inglese, temere l’avvento del Millennium Bug, come tutti, e andare di speech in speech per il mondo a parlare della new economy. Un millennio stava per finire. Lo spirito del mondo si era poggiato dapprima su Napoleone che passeggiava a cavallo per Jena, poi su Stalin, infine su José Bové che fracassava un Mc Donald’s: erano tutti accomunati da una spiccata sottovalutazione dei cinesi.
Toni Negri, come tutti gli spettatori di Friends di sesso maschile che bazzicavano per New York, voleva trovare il bar Central Perk per provarci con Rachel, la bionda cameriera di ascendenze greche. Il professor Negri aveva un piano: voleva convincerla che il kairos, secondo i greci, era il momento in cui lei avrebbe accettato di prendere un caffè con lui, considerando che un caffè alla fine del millennio implica imprevedibili note a piè di pagina, quasi tantriche. Ma Negri non trovò mai il Central Perk di Friends, perché non esiste, e si rintanò da Starbucks. Visibilmente infastidito per l’esistenza di Ross, il ragazzo storico di Rachel che era riuscito a irretirla e metterla incinta parlando di dinosauri, il professor Negri si soffermò a osservare la tazza da caffè di Starbucks, in quello scorcio di fine millennio.
In seguito, Rachel sposò Brad Pitt, e Toni Negri diede la colpa alla dittatura delle multinazionali, come Starbucks. Soffiava un vento rivoluzionario e l’America brillava di luce imperiale. L’Impero, coi suoi dispositivi capitalistici neoliberali incarnati nelle serie televisive, invadeva le camerette del mondo, senza più possedere il contropotere di Alessandra Valeri Manera e Cristina D’Avena, che per eterogenesi dei fini erano riuscite a contrastare l’adorazione per Bayside School, Beverly Hills 90210 e gli altri telefilm. Ma cosa poteva fare la Fininvest contro Alf, Super Vicky e Screech, che, assieme al Vaticano e ai messaggi subliminali nascosti nelle canzoni del catechismo, ci hanno sempre condizionato e impedito di essere una democrazia normale, una democrazia dove sono ovviamente comprese, per via della laicità, le persone colte che incitano al sabotaggio? Fu così che, nell’anno di grazia 2000, l’anno in cui – ignari del prossimo avvento del 3+2 ed esaltati per la new economy – molti membri della Generazione Bim Bum Bam scoprivano la gioia della pornografia su Internet, Toni Negri lanciò la «gioia incontenibile di essere comunista». A essa affidò la necessità di redenzione dei popoli che non sanno che fare. Nella redenzione era compresa la stessa nazione del sangue e del mistero, anche se Toni Negri non aveva totalmente abbandonato il sogno greco-newyorchese-californiano di Rachel, viveva a Parigi, la Francia era un faro della laicità e nel 2000 batté l’Italia agli Europei, maledetto Trezeguet. Trezeguet era francese o marocchino? Si rischiava di aprire il vaso di Pandora coloniale. Insomma, che casino.
Domanda precisa n. 72: Ma nel mentre, che fine aveva fatto il comunismo?
Risposta precisa n. 72: Era stato sconfitto dalla storia.
Domanda precisa n. 73: Sicuri che non gli fossero rimaste altre vite, come nei gatti o nei videogiochi?
Risposta precisa n. 73: Erano rimasti i cubani e il Kerala, dopo la conquista di Bologna da parte di Guazzaloca. Poi c’era il Partito comunista cinese, ma non era il comunismo. Erano i cinesi.
Però che bello, quando Toni Negri spiegava che i comunisti erano come san Francesco, parlavano con il lupo e l’agnello, con la volpe e l’uva, cani e gatti che vivono insieme, costruivano a mani nude e pugni chiusi una società nuova, tra canzoni e cori, visto che la gente vuole cantare. Una società dove tutti possiamo andare a Parigi, parlare di libri importanti, cullarci nell’ebbrezza della rivoluzione mentre diciamo «grazie, un pastis» al cameriere algerino. Ed era bello, anzi era parecchio figo, quando il pellegrino Toni Negri, dopo l’esodo e tutte le immagini bibliche, offriva ai suoi discepoli il pane degli angeli: la «gioia incontenibile» di essere comunisti. Allora il ragazzino che con una schifosa connessione 28.8 k nuova di zecca sogna l’avvento della banda larga (di cui già si parlava negli Stati Uniti) si sente in marcia contro l’Impero, anche se sta solo cercando di vedere da vicino le tette di Pamela Anderson. Tutti quelli che in un unico attimo (l’exaiphnes di cui già si parlava in Platone) fumano una canna con almeno mezzo grammo di erba (non importa che erba sia) sono il Controimpero, l’esercito in marcia verso una società dove non ci sono più classi, dove si può parlare di Lenin, Stalin e Chávez al bar in santa pace, dove il sabotaggio emerge in tutta la sua dignità metafisica rispetto alla dittatura neoliberale della Banca mondiale. È il GSM, il Grande Sabotaggio Mondiale, un metodo di comunicazione parallelo che sfrutta la rete di telefonia mobile più diffusa al mondo. Fino al paradosso che si crea quando non c’è più niente da sabotare, perché abbiamo spaccato tutto, non lavora più nessuno. Enrico Mattei è morto da decenni. La creatività è al potere. Poi resta sempre una domanda implicita.
Domanda precisa n. 74: Chi paga?
Risposta precisa n. 74: Boh.
Non è un aspetto di poco conto, ma la gioia è un’altra cosa, la gioia non va mai sottovalutata, che sia provata mentre si guardano i cartoni animati, mentre si addenta un panino, mentre si gioca ad acchiappare o si clicca «Mi piace» su Facebook. Naturalmente, Starbucks o no, attribuire la gioia al comunismo è una fesseria. Dobbiamo specificare che Toni Negri, ispirando il sabotaggio universale contro le alte sfere dell’Organizzazione mondiale del Commercio, non si riferiva al Partito comunista italiano, all’educazione sentimentale dei suoi militanti, al patriottismo dei comunisti. Non si riferiva nemmeno al Partito comunista cinese, e quindi al socialismo con caratteristiche cinesi, alla dottrina di Deng Xiaoping, ai tre rappresentanti, allo sviluppo scientifico, all’ascesa pacifica, ai panda giganti, insomma a tutte le cose dei cinesi. No: si riferiva proprio al comunismo. Non era possibile. C’era dietro qualcosa, come sempre in Italia, paese del sangue e del mistero.
In fondo anche Toni Negri aveva sempre saputo che la gioia incontenibile non apparteneva al Partito comunista, ma alla Democrazia cristiana. Non a caso veniva dall’Azione cattolica. In gioventù, anche lui aveva pregato con voce sommessa, aggrappandosi da bambino alla santità di san Paolo – poi reinterpretato attraverso la linea obbligatoria Schmitt-Taubes e rinominato «Paolo», come Bonolis – nella paura di finire all’inferno per uno spergiuro. E davanti alla consapevolezza di non ardere tra le fiamme, ma di correre felice sui prati di un piccolo paradiso terrestre, aveva provato gioia. La gioia è un concetto religioso e, da ultimo, democristiano. Silenziosamente quel partito morto, in un periodo in cui per non affrontare il presente ci riempiamo la bocca col futuro, si muoveva per conquistare l’altra età reale in cui vive l’abitante della nazione del sangue e del mistero: il passato. Com’era possibile?
Orwell aveva descritto il comunismo come la fattoria in cui tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Nel 1981 Berlinguer, nella celebre intervista a Eugenio Scalfari sulla «Repubblica», affidava la soluzione dei problemi dell’Italia alla diversità comunista rispetto al resto della politica e della società italiana. Se la società italiana era caratterizzata dalla corruzione, dal malaffare, dai vizi atavici italioti che abbiamo affrontato in precedenza, qualcuno doveva pur prendere la parola e riportare al centro della politica la questione morale, affermando la propria diversità rispetto a un sistema di cui non si poteva essere complici.
Domanda precisa n. 75: Quindi Berlinguer è stato il primo a prevedere la degenerazione dei partiti e il crollo della cosiddetta Prima Repubblica?
Risposta precisa n. 75: No.
Domanda precisa n. 76: In che cosa consisteva, quindi, la diversità comunista?
Risposta precisa n. 76: Nel fatto che i comunisti magari si volevano bene ma non capivano dove andasse l’Italia né tantomeno dove andasse il mondo, e soprattutto, se lo capivano, non potevano dirlo.
All’affermazione della propria diversità non seguiva mai granché. Non una vera e propria autocritica. Non un progetto per andare al governo. Non un’elaborazione concreta in materia economica. Non una spiegazione dei nuovi rapporti di forza in politica estera. Non una ricerca sulle nuove professioni. Non un piano per la riduzione del debito pubblico. E nemmeno una canzone, perché l’austerità colpiva i compagni che cantavano l’Internazionale con eccessiva partecipazione. Ciò non vuol dire che le famiglie comuniste non si volessero bene, come mostrano le lettere all’«Unità» pubblicate da Fortebraccio, e non significa che a Berlinguer non si potesse voler bene come a una persona di famiglia, come hanno detto in contesti diversi Roberto Benigni e Natalia Ginzburg. Ma nella vita, oltre a dire «ci vogliamo bene» e riempire le piazze per i funerali delle persone a cui abbiamo voluto bene, bisogna pur combinare qualcosa, altrimenti uno va in letargo, si sveglia e vede che in giro ci sono solo i cinesi, i filippini, qualche marocchino e il debito pubblico.
Per esempio, proprio in quegli anni un altro comunista, Deng Xiaoping, si trovava davanti un «paese da rifare da cima a fondo». Aveva qualche idea in proposito. Sul fronte della gioia incontenibile di essere comunisti (quella vera, quella del Partito, mica il sabotaggio di Toni Negri), vi furono infinite analisi della sconfitta e, soprattutto, tributi, rimpianti, dubbi, mozioni e interrogazioni poste a ogni segretario di sezione, che per il centralismo democratico doveva comunque affermare, seppur vagamente, la linea. Come certe leggi che sopravvivono al fascismo, quelle interrogazioni sono sempre lì, e vengono continuamente ripetute, anche se non sono importanti come la GDN, di cui parleremo in seguito.
Ora, mentre si parla di queste cose, qualcuno dovrà pur lavorare, in particolare quando bisogna comprare il gas altrui per avere il riscaldamento, come avviene nella nazione del sangue e del mistero, nonostante Enrico Mattei, senza il quale forse non sarebbe nemmeno possibile comprare il gas degli altri. Però mentre le persone lavorano, dovrebbe esserci un governo. Chi ha governato l’Italia, per il periodo in cui l’Italia è stata effettivamente governata, sono stati i democristiani. A loro è anche spettato, storicamente, di ricostruire un paese da cima a fondo. Le nazioni non si unificano da sole e non si ricostruiscono da sole, e nemmeno lamentandosi per il fatto che non siamo svedesi e non siamo abbastanza civili. Ci vogliono i democristiani.
Molti, a cavallo tra due millenni, pensavano che la DC, la vecchia Balena bianca, fosse spiaggiata per sempre, uccisa dall’Achab della corruzione che portava in seno. Erano anche convinti che il lavoro fosse sopravvalutato, finito, perché l’aveva detto Jeremy Rifkin. Erano inoltre certi che alla fine del lavoro, e alla fine delle ideologie, sarebbe rimasta la pornografia, per via di connessioni sempre più veloci che annullano la distanza tra le nostre camerette. Erano peraltro convinti che, in omaggio alla suddetta fine delle ideologie saremmo andati al funerale di Alberto Sordi a esclamare in coro: «Quant’è bella Roma». Erano financo sicuri di sentire nell’aria il profilo di una rivoluzione. Tutto sembra possibile quando la storia si mette in movimento: per dire, Bruce Willis per un breve tempo rese la calvizie di moda. Quando gli incantesimi si spezzano questi episodi, come fantasmi, si dissolvono nell’aria, nell’aria sottile. Altre voci e altre figure avanzano dal passato e si fanno sempre più vicine. Da lontano si scorge la pappagorgia, annunciata da un profumo d’incenso, oramai sdoganato dalla passione per tutto ciò che è etnico. Sono loro. Sono proprio i democristiani. Gli stessi appartenenti alla Generazione Bim Bum Bam, a un certo punto, non ne possono più della favoletta dei miracoli e vengono colti dalla nostalgia per ciò che non hanno vissuto. Tanto vale far tornare i democristiani. Allora ci si ritrova tutti a gridare, come a un concerto di Cristina D’Avena: «Aridatece la DC».
Domanda precisa n. 77: Quando ormai il comunismo era finito, quale quotidiano ha intitolato un suo articolo Aridatece la DC?
Risposta precisa n. 77: L’«Unità».
Domanda precisa n. 78: Chi era l’autore dell’articolo Aridatece la DC?
Risposta precisa n. 78: Marco Travaglio.
Marco Travaglio, che ci ha fatto cantare e divertire paragonando Giuliano Amato a Sir Biss, ha iniziato con questa formula la sua stupenda commemorazione di Beniamino Andreatta che nel 2007, dopo essere stato a lungo in coma, è morto come tanti altri nonni. Lo stesso Travaglio, durante uno dei suoi lunghi videoblog per Beppe Grillo, definì il Romano Prodi dei ruggenti anni Novanta un «candidato molto forte» e Nino Andreatta un «genio della politica». Romano Prodi amava i cinesi, fin da quando studiava il destino delle imprese italiane sgranocchiando i Pan di Stelle, i biscotti al cioccolato del Mulino Bianco. I cinesi non sapevano chi fosse Beppe Grillo. I Pan di Stelle erano importanti, per Prodi e per la questione cattolica. Dio aveva chiamato Abramo, sradicandolo dalla sua terra, mettendolo alla prova con il sacrificio supremo, ma promettendogli una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Ora le stelle, grazie al Mulino Bianco, erano finite in un biscotto, e gli italiani potevano sgranocchiarlo, finendo la confezione in pochi secondi, con rigore, serietà e serenità, accompagnate dalle briciole che sporcano l’abito e rendono codesta valle di lacrime un po’ più giocosa. Questo era il cammino di un paese moderno. Non conosciamo i rapporti di forza tra Il Mulino e Il Mulino Bianco, ma quando Travaglio dice «Aridatece la DC», intende che la Democrazia cristiana, con tutti i suoi difetti, a volte sembrava un partito formato da gente seria. Meritava un processo, senz’altro, perché non ha risolto in nessun modo la questione meridionale e ha accentuato la questione clientelare. Ma ciò non deve farci dimenticare che, in seguito, nessun altro ha risolto la questione meridionale o la stessa questione clientelare, occupandosi di dare la colpa agli altri in modo ridicolo o blaterare la propria diversità in modo più o meno austero o chiacchierone.
Per ora, invece di scorgere le soluzioni di questi problemi, ciò che si vede al di là di ogni ragionevole dubbio sono i cinesi e i ristoranti giapponesi, in particolare i ristoranti giapponesi gestiti dai cinesi. Al posto di queste istituzioni, un tempo esistevano i partiti. Oggi i «partiti» sono oggetti misteriosi, l’unica cosa che si sa è che sono sfigati. Ne abbiamo sentito parlare in televisione, da Travaglio o dai suoi imitatori, anche se molto meno delle «riforme istituzionali». La verità è che alla fine del millennio, mentre Toni Negri attaccava le multinazionali con la complicità di Rachel, Ross e Brad Pitt che rispon...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Generazione Bim Bum Bam
  3. Parte prima
  4. Parte seconda
  5. Ringraziamenti
  6. Copyright