Hourglass (Versione italiana)
eBook - ePub

Hourglass (Versione italiana)

  1. 304 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Hourglass (Versione italiana)

Informazioni su questo libro

Bianca non è ancora un vampiro, ma è destinata a diventarlo. Lucas è l'erede di un'antica congrega di cacciatori di vampiri, la Croce Nera. Il loro amore impossibile è nato tra i corridoi di Evernight, un college esclusivo dove i vampiri imparano a confondersi meglio tra gli umani. Per rimanere insieme a Lucas, Bianca è disposta a rinunciare alla propria famiglia e al proprio destino: finché non ucciderà nessun essere umano, infatti, la trasformazione non si compirà. Ma il suo corpo inizia a bramare sangue, e la sete si fa sempre più insostenibile. Mentre la sua vera natura la reclama, anche qualcun altro è interessato alla ragazza: gli spettri che avevano stretto un patto con i genitori di Bianca per permetterne la nascita ora sono sulle sue tracce.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804605652
eBook ISBN
9788852018022

Prologo

— Vattene — lo supplicai. — Vattene dalla città per sempre. Così non saremo costretti a ucciderti.
Il vampiro ringhiò: — Cosa vi fa pensare che ci riuscirete?
Lucas gli saltò addosso e i due caddero sull’asfalto. Per Lucas la lotta era impari; il corpo a corpo favorisce i vampiri, perché la loro arma migliore sono i canini. Mi avvicinai di corsa, decisa a fare la mia parte.
— Sei più forte di un umano — ansimò il vampiro.
Lucas rispose: — Sono umano quanto basta.
Il vampiro mi rivolse un sorriso incoerente con la situazione disperata in cui si trovava, e perciò ben più spaventoso. — Ho sentito che qualcuno cercava una delle nostre bambine — mormorò a Lucas. — Uno dei membri più potenti della mia tribù. Una signorina di nome Charity. Mai sentita?
La tribù di Charity. Un brivido di panico mi invase.
— Sì, conosco Charity. Anzi, una volta l’ho anche trafitta — rispose Lucas, mentre cercava di torcere il braccio del vampiro dietro la sua schiena. — Pensi che non possa trafiggere anche te? Vedrai che ti sbagli. — Ma Lucas non riusciva a sopraffarlo. Le loro forze si equivalevano. Non aveva neanche i paletti a portata di mano. Il suo avversario poteva capovolgere la situazione da un secondo all’altro.
Perciò toccava a me salvarlo. Uccidendo un altro vampiro.

Capitolo primo

Ansimai in cerca d’aria con tale foga da sentire male al petto. Mi sentivo la faccia calda e i capelli mi si appiccicavano a ciocche sulla nuca sudata. Ogni singolo muscolo mi doleva.
Davanti a me c’era Eduardo, uno dei capi della cellula della Croce Nera, con un paletto in mano. Intorno a noi i cacciatori di vampiri, un esercito malandato in jeans e camicie di flanella, ci guardavano in silenzio. Nessuno mi poteva aiutare. Eravamo isolati dal gruppo, al centro della stanza. Dall’alto, la luce violenta lo dipingeva a tratti decisi.
— Forza, Bianca. Fatti avanti. — Quando voleva, la sua voce diventava un ringhio, e ogni parola riecheggiò tra il pavimento di cemento e le pareti di lamiera del deposito abbandonato. — È un combattimento all’ultimo sangue, questo. Non provi neanche a fermarmi?
Se gli fossi saltata addosso nel tentativo di strappagli l’arma o di abbatterlo, mi avrebbe gettata a terra. Eduardo era più veloce e cacciava da anni. Probabilmente aveva ucciso centinaia di vampiri, tutti più vecchi e potenti di me.
Lucas, cosa faccio?
Ma non osavo cercarlo con gli occhi. Sapevo che se per un istante avessi distolto lo sguardo dall’avversario, la battaglia sarebbe finita.
Feci due passi indietro, ma inciampai. Le scarpe che mi avevano prestato erano troppo grandi, una mi scivolò via dal piede.
— Goffa — commentò Eduardo. Girò il paletto che stringeva tra le dita, come a immaginare diverse angolazioni di attacco. Davanti al suo sorriso compiaciuto e fiero, la mia paura si trasformò in rabbia.
Afferrai la scarpa e gliela lanciai in faccia con tutte le mie forze.
Lo colpii sul naso e il pubblico scoppiò a ridere. Qualcuno applaudì. La tensione calò subito, ero di nuovo una della banda, o perlomeno così credevano.
— Brava — fece Lucas uscendo dal gruppo di spettatori e cingendomi le spalle con il braccio. — Molto brava.
— Non sono quel che si dice una cintura nera. — Ero rimasta senza fiato. Gli allenamenti mi fiaccavano sempre ed era la prima volta che non finivo gambe all’aria.
— Hai un buon istinto. — Con le dita, Lucas mi tastò i muscoli irrigiditi alla base del collo.
Eduardo non aveva trovato divertente ricevere una scarpa in faccia. Mi guardò torvo, con un’espressione che avrei definito spaventosa se il suo naso non fosse stato rosso fuoco. — Bell’idea, in allenamento. Ma se credi che un numero del genere ti salverà nella realtà…
— La salverà se l’avversario la sottovaluta — lo interruppe Kate. — Come hai appena fatto tu.
Tanto bastò per zittire Eduardo, che sorrise a malincuore. Ufficialmente, lui e Kate erano i capi della cellula, ma quattro giorni con loro mi erano bastati per capire che aveva più influenza Kate. A Eduardo la cosa non importava più di tanto. Se con gli altri era permaloso e suscettibile, di lei si fidava ciecamente.
— Non importa come li abbatti, basta che cadano — aggiunse Dana. — Adesso mangiamo o no? Secondo me Bianca muore di fame.
Pensai al sangue, saporito, rosso e caldo, più delizioso di qualsiasi cibo al mondo, e provai un piccolo brivido. Lucas se ne accorse e mi cinse i fianchi per avvicinarmi a sé, fingendo un abbraccio. — Tutto bene?
— Ho solo un po’ fame.
I suoi occhi verdi incrociarono i miei. Il mio bisogno di sangue lo metteva a disagio, ma era comprensibile.
Eppure, neanche lui poteva aiutarmi. Al momento eravamo intrappolati.
Quattro giorni prima, la mia scuola, l’Accademia di Evernight, era stata messa a ferro e fuoco dalla Croce Nera. I cacciatori conoscevano il segreto di Evernight: era un rifugio di vampiri, il luogo in cui si aggiornavano sul mondo. Ciò la rendeva un bersaglio ideale per la Croce Nera, una banda di letali cacciatori di vampiri addestrati a uccidere.
Non sapevano che io non ero una dei tanti umani che, ignari della realtà, studiavano fianco a fianco con i vampiri di Evernight. Io ero una vampira.
Be’, non del tutto. Se fossi riuscita a fare di testa mia, non lo sarei mai diventata. Ma ero figlia di due vampiri e malgrado fossi viva, in carne e ossa, avevo alcuni poteri e bisogni tipici di questa specie.
Per esempio, la sete di sangue.
Dal giorno dell’attacco a Evernight, per la cellula era scattato il coprifuoco. Ciò significava che dovevamo nasconderci in un posto sicuro, precisamente un capannone che puzzava di copertoni vecchi, in cui dormivamo su delle brandine e che aveva il pavimento di cemento grezzo imbrattato d’olio. Usciva soltanto chi era di pattuglia, a controllare che nessun vampiro venisse a vendicare l’assalto. Dovevamo passare letteralmente ogni secondo di veglia a prepararci alle successive battaglie. Io, per esempio, avevo imparato ad affilare i coltelli e avevo provato l’esperienza davvero surreale di fare la punta a un paletto. E adesso volevano insegnarmi a combattere.
Privacy? Potevamo scordarcela. Il massimo era la porta del bagno. Di conseguenza, io e Lucas avevamo rarissime possibilità di stare soli e, quel che era peggio, non bevevo sangue da quattro giorni.
Senza sangue mi indebolivo. Diventavo famelica. Il desiderio mi controllava sempre di più, non sapevo cosa sarebbe successo se le cose fossero andate avanti così ancora a lungo.
Per nessuna ragione potevo bere sangue di fronte a un membro della Croce Nera, a parte Lucas. Quando mi aveva vista mordere un altro vampiro, durante l’anno passato all’Accademia di Evernight, pensavo che mi avrebbe abbandonata per sempre. Invece aveva ignorato le regole che la Croce Nera gli aveva inculcato e non aveva smesso di amarmi. Dubitavo che gli altri cacciatori fossero capaci della stessa tolleranza. Se qualcuno mi avesse vista bere sangue e avesse intuito la verità, sapevo che mi avrebbero aggredita all’istante.
Persino Dana, una delle migliori amiche di Lucas, che ancora ridacchiava della mia piccola vittoria su Eduardo. Persino Kate, che mi era grata per aver salvato la vita a Lucas. Persino Raquel, la mia ex compagna di stanza in collegio che si era unita insieme a me alla Croce Nera. Ogni volta che guardavo uno di loro, dovevo ricordarmelo: se sapessero, mi ucciderebbero.
— Ancora burro d’arachidi? — gemette Dana, seduta con alcuni di noi sulle brande a consumare la nostra misera cena. — Cioè, una volta il burro d’arachidi mi piaceva anche, ma forse ricordo male.
— Sempre meglio della pasta al burro — commentò Lucas. Dana fece una smorfia. In risposta al mio sguardo curioso, lei raccontò: — L’anno scorso, per un po’, non ci siamo potuti permettere altro. Sul serio, un mese intero di spaghetti al burro. La prossima volta che voglio mangiarli è mai più.
— E chi se ne importa? — Raquel spalmava il burro d’arachidi sul pane come fosse caviale. Non smetteva di sorridere da quattro giorni, da quando la Croce Nera ci aveva accettate. — Non andiamo tutte le sere in un ristorante di lusso. E allora? Stiamo facendo qualcosa di importante. Qualcosa di vero.
Commentai: — Certo, siamo seppelliti in un deposito a mangiare pane e burro d’arachidi senza gelatina, tre volte al giorno.
Raquel non si scompose minimamente. — Fa parte del sacrificio da compiere. Ne vale la pena.
Dana spettinò i capelli corti e sparati di Raquel con un gesto d’affetto. — Un discorso da vera neofita. Vediamo cosa dici tra cinque anni. — Raquel si illuminò. Era entusiasta all’idea di far parte della Croce Nera per cinque anni, per dieci, per tutta la vita. Dopo che i vampiri l’avevano perseguitata a scuola e gli spettri a casa, non desiderava altro che prendere a calci qualche sedere soprannaturale. Per strani e affamati che fossero quei giorni, non l’avevo mai vista più felice.
— Luci spente tra un’ora! — gridò Kate. — Fate quel che dovete.
Contemporaneamente, Dana e Raquel si riempirono la bocca con le ultime briciole di panino e scattarono verso la doccia improvvisata, allestita sul retro. Soltanto i primi arrivati riuscivano a lavarsi, e soltanto un paio con l’acqua calda. Prevedevano di litigare per il turno? L’unica alternativa era fare la doccia insieme.
Io ero troppo esausta per pensare di spogliarmi, per sudata che fossi. — Domattina — dissi, un po’ a Lucas e un po’ a me stessa. — Domattina avrò tempo di lavarmi.
— Ehi. — La sua mano si posò sul mio braccio, calda, rassicurante e forte. — Stai tremando.
— Temo di sì.
Lucas si sedette accanto a me. Era alto, muscoloso ma asciutto, mi faceva sentire delicata e piccola, e i suoi capelli dorati sembravano splendere anche in un ambiente così tetro. Il suo calore, per me, valeva quello di un camino in inverno. Mi cinse le spalle con un braccio, posai la testa dolorante su di lui e chiusi gli occhi. Solo così potevo fingere che non ci fossero una dozzina di persone che intorno a noi parlavano e ridevano. Che non fossimo in un vecchio e brutto magazzino che puzzava di gomma. Che al mondo ci fossimo soltanto io e Lucas.
Al mio orecchio, mormorò: — Sono preoccupato per te.
— Anch’io sono preoccupata per me.
— Il coprifuoco non durerà a lungo. Poi riusciremo a recuperare qualcosa, cioè, qualcosa da mangiare per te, e a quel punto decideremo cosa fare.
Sapevo a cosa si riferiva. Volevamo scappare, come avevamo progettato prima dell’attacco a Evernight. Lucas voleva uscire dalla Croce Nera quanto me. Ma per farlo ci servivano soldi, libertà e un’occasione per organizzarci in privato. Fino ad allora, l’unica possibilità era resistere.
Guardai Lucas e vidi la preoccupazione nei suoi occhi verde scuro. Gli avvicinai una mano alla guancia e sentii la barba corta e ruvida. — Ce la faremo. Lo so.
— Dovrei essere io a prendermi cura di te. — Non smetteva di studiarmi, come se sul mio viso potesse scorgere la risposta ai nostri problemi. — Non il contrario.
— Uno si prende cura dell’altro.
Lucas mi abbracciò stretta e per qualche secondo non dovetti fingere di essere altrove.
— Lucas! — La voce di Eduardo riecheggiò sul cemento e sul ferro. Alzammo gli occhi e ce lo trovammo lì accanto, a braccia conserte. Il sudore gli disegnava una V sul petto. Io e Lucas sciogliemmo l’abbraccio. Non che ci vergognassimo, ma nessuno riusciva a uccidere il romanticismo più in fretta di Eduardo. — Voglio che ti occupi di coprire il primo turno, stanotte.
— Sono uscito due notti fa — protestò Lucas. — Non tocca ancora a me.
Così non fece che incupire lo sguardo già torvo di Eduardo. — Da quando ti lamenti dei turni come un bambino che al parco giochi vuole l’altalena?
— Da quando hai smesso persino di fingere di essere imparziale. Datti una regolata, okay?
— Oppure? Corri dalla mamma? Perché Kate vuole che ci dimostri il tuo impegno, Lucas. Tutti lo vogliamo.
Il motivo ero io. Lucas aveva infranto molte regole della Croce Nera per stare con me, più di quante gli altri sospettassero.
Lucas non cedette. — Non dormo una notte intera da quando c’è stato l’incendio. No...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Hourglass
  3. Prologo
  4. Colophon