Le leggende di Shannara - 1. L'ultimo cavaliere
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Le leggende di Shannara - 1. L'ultimo cavaliere

  1. 372 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Le leggende di Shannara - 1. L'ultimo cavaliere

Informazioni su questo libro

Da più di trent'anni Terry Brooks è il maestro incontrastato del fantasy mondiale. Con L'ultimo cavaliere si apre un nuovo entusiasmante capitolo del leggendario ciclo di Shannara. Sono passati cinquecento anni dalle Grandi Guerre, fomentate dai demoni, che avevano lasciato solo morte e rovina, sterminando quasi completamente il genere umano. I superstiti, un piccolo gruppo di Uomini e di Elfi, fuggiti sotto la guida del giovane Falco - una creatura magica dalle sembianze umane -, avevano trovato rifugio in una valle remota e inaccessibile che lo stesso Falco era riuscito a isolare dai pericoli esterni con la magia, esaurendo tutto il suo potere. Uomini, Elfi e mutanti avevano trovato un luogo che credevano sarebbe stato la loro patria per sempre. Ma si sbagliavano. Avviene infatti ciò che non era immaginabile: dopo cinque secoli, la barriera della nebbia magica che protegge la valle comincia ad affievolirsi e quando Sider Ament, l'unico discendente sopravvissuto dei Cavalieri del Verbo, sorprende alcune creature ostili provenienti dall'esterno che aggrediscono due cercatori di piste, teme il peggio. Il rifugio un tempo sicuro è ora diventato vulnerabile e lui solo è in grado di fronteggiare e sconfiggere i misteriosi nemici che stanno penetrando nel loro mondo.
Ben pochi tra gli abitanti, però, sembrano credere al pericolo.
Insieme ai due giovani cercatori di piste e a una coraggiosa principessa degli Elfi, Sider guida la difesa della patria, impresa decisamente complicata, aggravata dal tradimento di chi vuole impadronirsi del potere, mentre all'esterno un esercito di Troll si prepara all'invasione. Sider e i suoi compagni scoprono che i nemici sono molto più forti del previsto e che per avere qualche possibilità di salvezza dovranno di nuovo imparare a servirsi delle Pietre Magiche.
I milioni di appassionati lettori di Terry Brooks saranno certamente catturati da questo romanzo, primo della nuova serie "Le leggende di Shannara", che conferma le straordinarie doti narrative di un grande autore.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804607052
eBook ISBN
9788852018572

1

Un sottile strato di ghiaccio nero ricopriva il terreno: ghiaccio duro come pietra a causa della temperatura di quella notte, scesa bruscamente al di sotto del punto di congelamento. Quel ghiaccio era una patina scivolosa che sfidava la presa delle suole dei suoi stivali di cuoio indurito ma non conciato. Eppure l’Uomo Grigio passava con grazia e agilità sulla lamina liscia e insidiosa, non perché ignorasse il pericolo, ma perché era abituato a rischiare la vita su quei monti. Attraversava il bosco lungo la linea della neve perenne, a breve distanza dal confine della vallata, ed era pressoché invisibile: quasi come uno degli spettri a cui veniva spesso paragonato. Nell’oscurità, fra i tronchi, i rami e il verde cupo degli aghi di conifera, non era che una delle tante ombre della notte.
Ma solo finché non gli si arrivava così vicino da comprendere che non era un frutto dell’immaginazione, bensì altrettanto reale quanto il silenzio – accompagnato da sussurri e lunghe esitazioni – che scendeva tra gli abitanti della valle quando si parlava di lui; ma, nello stesso tempo, l’Uomo Grigio era molto più di quel che si diceva di lui.
Per tutto il tempo che impiegò la notte a ritirarsi progressivamente dalla vallata, l’uomo continuò il suo lento cammino sulle montagne, tenendo d’occhio il cielo al di sopra del confine orientale del territorio, in attesa che la luce dell’alba lo illuminasse: una luce ancora così lontana da essere poco più di un chiarore velato dalla foschia.
L’Uomo Grigio si era messo in marcia da parecchie ore, perché il suo sonno non durava mai a lungo. Ogni giorno lo trovava in un luogo diverso e, anche se percorreva sempre lo stesso tragitto parallelo al margine della valle, dalla cima della montagna alla catena brulla, alla rupe e di nuovo alla montagna, non si preoccupava mai della durata e della rapidità del suo itinerario, ma solo dell’ordine in cui percorreva i vari tratti. Era suo compito attraversare le alture da un passo montano all’altro, dall’uscita di una valle all’imboccatura della successiva, sempre alla ricerca di un’apertura che conducesse all’esterno o che viceversa permettesse a qualcuno di entrare.
Le pareti di nebbia che avevano sigillato la valle fin dall’epoca del Falco non si erano ancora dissolte, ma quella situazione non poteva prolungarsi per molto tempo ed era destinata a terminare nel corso della sua vita.
Lo sapeva perché lo aveva appreso dai suoi sogni.
Fin dall’inizio era previsto che la parete di nebbia – la quale teneva ermeticamente chiusi in quella valle i superstiti delle Grandi Guerre e vietava l’ingresso ai mostri che vagavano all’esterno, in cerca di prede – non durasse per sempre, anche se molti, oggigiorno, la pensavano in modo diverso. La parete era stata evocata da un potere magico assai diverso da qualunque magia che l’Uomo Grigio riusciva a immaginare, benché lui stesso possedesse in misura considerevole quel tipo di poteri. Del resto non esisteva mai nulla di permanente: ogni cosa era destinata a cambiare. E la vita, senza badare alle convinzioni degli uni e ai desideri degli altri, era abituata a presentarti ogni volta qualche sorpresa.
In alto, sopra di lui, un falco che descriveva un cerchio nell’aria, sui campi di neve e i promontori rocciosi, lanciò un richiamo e qualcosa, nel timbro di quel grido, ricordò all’Uomo Grigio che il tempo scivolava via e il passato stava per raggiungerlo.
Affrettò l’andatura, muovendosi silenziosamente attraverso la parte del bosco in cui gli alberi erano più fitti. Le falde del vecchio mantello ondeggiavano dietro la sua figura sottile. Più che camminare in mezzo agli alberi, la forma dell’Uomo Grigio pareva fluire: era una creatura a sé stante, formata di lampi di colore e di macchie di fumo, di aria e di luce. Mentre passava accanto agli oggetti, l’uomo li toccava, li sfiorava brevemente o vi premeva contro per un attimo la punta delle dita, niente di più, e così facendo leggeva in ciascuno di essi qualche particolare del mondo che lo circondava. Annusava l’aria e studiava l’aspetto delle minuscole foglie in cima ai rami.
Infatti, ogni cosa aveva un messaggio da rivelargli. In quella zona era passato un koden. Non lontano, in quella direzione, c’era della chiara acqua di fonte. I giovani corvi che avevano messo le penne avevano lasciato il nido la scorsa estate e si erano allontanati per formare la propria famiglia. Un branco di scoiattoli neri abitava nell’ultimo gruppo di abeti e forse proprio in quel momento lo osservava mentre passava. Tutte quelle indicazioni erano perfettamente disponibili per chi sapesse leggerle, ma solo una manciata di persone come lui era in grado di interpretarle.
Dopotutto, era una dote che lui aveva nel sangue.
L’Uomo Grigio era alto e slanciato come i montanari e i Cercatori di Piste, capaci di seguire una traccia per miglia e miglia, indipendentemente dal fatto che fossero Uomini o Elfi, e aveva le spalle larghe e la resistenza dei Lucertola, anche se non era appesantito dalla loro pelle corazzata. Era rapidissimo quando gli serviva esserlo e lento se l’eccessiva velocità rischiava di portarlo alla morte. Pericoloso, però, lo era sempre. In ogni insediamento si raccontavano storie sul suo conto, in ogni villaggio, rifugio e punto di ristoro per viaggiatori: storie che conosceva anche lui. Alcune contenevano una parte di verità, anche se nessuna era completa. Lui era l’unico del suo genere e, inoltre, sarebbe stato anche l’ultimo se non fosse riuscito a trovare un successore.
Quello della successione, comunque, era un particolare a cui dedicava di tanto in tanto qualche preoccupazione. Ma lo scarso tempo a disposizione non gli permetteva di allontanarsi dai suoi doveri, neanche per cercare e addestrare un erede, di cui si augurava di non avere ancora bisogno, almeno per parecchi anni.
Serrò le dita sul bastone nero che era il suo segno di riconoscimento e il simbolo della sua carica: sentì le profonde incisioni delle rune di cui il legno era coperto e, sotto le incisioni, il lento respiro della magia che obbediva alle rune. Ormai evocava raramente quel potere perché non ne aveva motivo, ma la presenza del bastone gli dava sicurezza. La magia del Verbo gli era stata affidata dal suo predecessore, e al suo predecessore era stata passata dal precedente portatore, e così via per un periodo di cinque secoli, attraverso una successione di Cavalieri del Verbo. L’Uomo Grigio era informato dell’origine del bastone, così come lo erano tutti coloro che l’avevano impugnato. Se l’erano debitamente raccontata l’un l’altro. Oppure, quando il tempo e le contingenze non avevano permesso una trasmissione regolare, ne erano venuti a conoscenza in un altro modo. L’Uomo Grigio non conosceva le esperienze di coloro che avevano portato il bastone nero prima di lui; conosceva solo le proprie. Non aveva mai ricevuto la visita della Signora che faceva da portavoce al creatore del bastone. La Signora non gli si era mai presentata nei sogni, diversamente da quanto era accaduto ad altri.
Davanti a lui, gli alberi si diradavano e il fianco della valle saliva verso un valico alto e stretto nel versante della rupe, a un’altitudine molto superiore. Lassù, nascosto in mezzo alle rocce, c’era il passo di Declan, che portava al mondo esterno. L’Uomo Grigio ci era già stato e da quel riparo, ai margini del proprio mondo, aveva cercato di osservare quel che stava al di là, ma aveva visto solo il grigiore della nebbia e si era chiesto che paesaggio avrebbe potuto scorgere se fosse riuscito ad attraversare quella distesa grigia. Nei primi tempi aveva persino provato un paio di volte a valicarlo, quando era giovane e non era ancora convinto che le cose stessero come dicevano tutti. Ma i suoi sforzi erano sempre stati respinti: la nebbia gli aveva fatto compiere un giro vizioso e l’aveva riportato indietro – anche se gli era sembrato di procedere in linea retta –, indipendentemente dalla sua determinazione. La magia che proteggeva la valle era inesorabile e rifiutava l’accesso a tutti, senza badare a chi fossero.
Ma ora doveva tenere conto dei sogni, i quali gli avevano rivelato che si stava avvicinando la conclusione di uno stato di cose che era durato per cinque secoli e che in passato aveva sempre dato l’impressione di essere destinato a durare in eterno.
Si lasciò alle spalle gli alberi e cominciò a salire. Neve fresca era caduta il giorno precedente e il suo bianco tappeto era immacolato e intatto. Ma, nonostante quella testimonianza, l’Uomo Grigio percepiva qualcosa di anomalo, una presenza che si nascondeva al di sotto di quella tranquillità, appena fuori della sua percezione. Non poteva ancora dire che cosa fosse, sapeva solo che non si lasciava riconoscere da lui.
Quella sensazione lo preoccupò e lo spinse ad accelerare il passo. Si arrampicò in fretta sulle rocce e lungo gli stretti canali; mentre avanzava, fiutava l’aria e sfiorava con le mani le rocce. Qualche creatura era passata di lì, scendendo dalle alture. Due, forse tre giorni prima, si era diretta verso la valle. Era scesa, non salita.
Ma era scesa da dove?
Le sue peggiori paure trovarono conferma quando raggiunse l’entrata del passo e scoprì che le sue protezioni non erano state semplicemente spezzate, bensì lacerate. Erano barriere resistenti: una rete di proibizioni che lui stesso aveva collocato lassù un mese prima. Protezioni della stessa forza e dello stesso spessore erano state poste da lui in ciascuno dei passi che portavano alla valle, con lo scopo di tutelare gli abitanti dall’impensabile.
E adesso l’impensabile era giunto.
Si inginocchiò per studiare la zona attorno ai brandelli di protezione che ancora aderivano alle rocce, nei punti in cui lui stesso li aveva ancorati. Gli occorse molto tempo, perché voleva essere certo di quanto percepiva. Ma non era possibile sbagliarsi: qualcosa era giunto dal passo ed era penetrato nella valle dal mondo esterno, dal territorio che la circondava. Più di una creatura, si corresse. Due, pareva: una coppia di predatori venuti in cerca di cibo. Due esseri grossi e pericolosi, a giudicare dalla dimensione, dalla profondità dei graffi sulle rocce e dall’evidente facilità con cui avevano distrutto le sue difese.
Si raddrizzò e scosse la testa per quella sorta di beffa del destino. Proprio mentre cercava di valutare quanto tempo gli rimanesse prima che i suoi sogni si concretizzassero, quei sogni gli erano piombati addosso con tutta la loro forza. In un batter d’occhio, la valle era stata raggiunta dal passato che lui credeva fosse ancora lontano. Dall’osservatorio naturale in cui si trovava, in alto sui monti, oltre la linea delle nevi perenni, l’Uomo Grigio fece correre lo sguardo sull’intera ampiezza della vallata. Nubi e foschie ne nascondevano la maggior parte, quel mattino, e occorreva attendere fino a mezzogiorno perché le nebbie si diradassero a sufficienza, al calore del sole, per permettere di scorgere gli insediamenti del fondovalle; in quel momento non si vedevano neppure i più vicini. Verso quale villaggio si erano diretti gli intrusi? Impossibile dirlo. Forse erano ancora nelle parti alte dei monti, protetti dalle rocce, ma qualunque strada avessero scelto lui aveva il dovere di dare loro la caccia e di eliminarli prima che fosse troppo tardi.
Sempre che non lo fosse già.
Si voltò nuovamente in direzione del passo e, con l’aiuto del bastone nero, cominciò a ricostruire le protezioni. Per evocare la magia tese il bastone davanti a sé e pronunciò le parole di potere, mentre nello stesso tempo, con l’altra mano, tracciava dei segni. Le rune presero subito ad ardere come glifi di luce, nella penombra dell’alba, e a pulsare debolmente in risposta ai suoi comandi. Sentì il potere fluire dal bastone al suo corpo e, come sempre, venne trasportato a un altro livello di sensazioni, talmente vicino all’euforia da risultare preoccupante, perché era il preavviso di una dipendenza a cui l’Uomo Grigio era già fin troppo vicino. La magia era come un elisir: ogni volta gli dava una tale soddisfazione, un tale senso di appagamento, da rendergli insopportabile il pensiero di smettere. Ma aveva imparato dove poteva portare quell’attrazione e ormai sapeva come evitare di esserne catturato.
Almeno, così diceva a se stesso.
Stese sul passo vari strati di protezioni, in modo che gli intrusi non potessero lasciare la valle senza dargli l’allarme. Impiegò molto tempo per ricostruire quelle difese, perché conosceva l’importanza di un lavoro completo, ma quando infine ebbe terminato tutte le barriere erano collocate al loro posto. Lasciò che il potere magico rientrasse nel bastone. Il chiarore svanì dalle rune, lo stato di euforia legato alla magia si allontanò da lui e il mondo tornò normale.
L’Uomo Grigio si soffermò a lungo davanti alle protezioni magiche, poi volse loro la schiena e si avviò lungo il confine della valle per seguire le tracce delle due creature giunte dall’esterno.
Il suo compito non era difficile. Gli intrusi erano grossi e lenti e le loro orme si scorgevano distintamente: erano impresse sotto forma di macchie di fango sulle rocce e sui campi di neve. Ora si muovevano verso occidente, nella direzione opposta a quella da cui era giunto lui, ma seguivano soltanto per un breve tratto la linea delle nevi perenni, per poi tuffarsi bruscamente nel fitto dei boschi, che permetteva loro di non essere visti.
Erano tuttora in cerca di prede, comprese l’Uomo Grigio, ma si mantenevano nelle vicinanze delle alture, che offrivano maggiore sicurezza, ed entro un raggio che permettesse loro di raggiungere in fretta il punto d’ingresso. Erano creature pensanti, anche se l’Uomo Grigio dubitava che la capacità di ragionare riuscisse a vincere i loro istinti primordiali. Erano bruti e avrebbero reagito come la loro natura ordinava. La mancanza di cautela non li rendeva certamente meno pericolosi, anzi, se la cosa era possibile, li rendeva ancor più una minaccia. Era indispensabile trovarli in fretta.
Rifletté per un momento sulle implicazioni della loro presenza. Significava che, dopo tanti anni, la parete di nebbia stava cedendo e il periodo di isolamento della valle era finito. La novità sarebbe stata accettata a fatica da molti abitanti della valle: Uomini, Elfi, Lucertola, Ragno e le strane creature che non avevano un’identità di gruppo. Per altri, invece, accettare il cambiamento sarebbe stato del tutto impossibile. Il gruppo di Uomini che si facevano chiamare i “Figli del Falco”, in attesa del ritorno della guida che li aveva portati alla valle per proteggerli, avrebbe respinto qualsiasi teoria riguardo alla sparizione delle nebbie che non fosse legata al ritorno del Falco stesso. Il loro dogma profetizzava che la barriera sarebbe durata finché non si fosse potuti uscire senza pericolo dalla valle e finché non fosse tornato il Falco a guidarli di nuovo, quella volta all’esterno.
Ogni altra affermazione sarebbe stata bollata come eresia: i Figli del Falco avrebbero lottato contro di essa finché non fossero stati messi davanti a prove concrete, e anche allora ci sarebbe stato il rischio che non credessero a quanto vedevano. Nessun discorso sarebbe riuscito a cambiare menti così congegnate: la fede nell’invisibile, quando si basa soltanto sulla convinzione personale, non lascia posto ad alternative.
Comunque l’Uomo Grigio contava di andare ad avvertirli. Se non ci avesse pensato lui, non lo avrebbe fatto nessun altro.
Guardò verso il fondovalle, per abitudine, e ricordò che il Serafico a capo dei Figli del Falco abitava nel villaggio di Bosco di Glensk. Che ironia sarebbe stata se le creature venute dal mondo esterno si fossero fatte strada, in qualche modo, fino alla sua comunità e si fossero mostrate a lui. I membri della setta avrebbero creduto alla scomparsa della nebbia, allora?
Quei pensieri agrodolci passarono nella sua mente sotto forma di un’ondata improvvisa, poi scomparvero come le nebbie del mattino.
La giornata si rischiarò con il passare delle ore; il sole fece irruzione attraverso le nubi e riscaldò l’aria. La foschia rimase solo sui monti più alti, agganciata alle vette e nascosta nei crepacci, e le ombre si raccolsero sotto forma di pozze scure nel fitto delle foreste. Dopo che le creature venute dall’esterno della valle ebbero lasciato la zona innevata, l’Uomo Grigio incontrò maggiori difficoltà a seguirne le tracce. Rimanevano comunque la scia del loro odore e qualche segno sulla superficie, e una persona con le sue doti di cercatore di piste era in grado di seguirli.
Ormai era giunto alla conclusione che il suo ritardo rispetto agli intrusi era di almeno ventiquattr’ore. Un periodo troppo lungo perché creature di quel genere non avessero trovato qualche preda. Poteva solo augurarsi che le vittime non camminassero su due gambe, anche se era una speranza assurda: Cacciatori e Tenditori di Trappole visitavano quei monti in tutte le stagioni dell’anno alla ricerca di selvaggina. Alcuni abitavano in capanne lungo la linea della neve perenne, altri avevano con sé la famiglia. Era gente dura e di grande esperienza, uomini e donne, ma non potevano lottare con qualche possibilità di salvezza contro le creature che l’Uomo Grigio stava seguendo.
Provava un senso di frustrazione al pensiero che l’evento tanto atteso fosse accaduto proprio in quel momento, che la barriera si fosse dissolta all’improvviso. Ci sarebbe stato da aspettarsi un avvertimento, qualche suggerimento che le cose stessero per cambiare. Non era quanto predicava il Serafico? Ma nessuno poteva essere pronto ad affrontare quel che era accaduto; nessuno sapeva cosa fare. Neppure lui, dovette ammettere l’Uomo Gri...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’ultimo cavaliere
  4. Capitolo 1
  5. Capitolo 2
  6. Capitolo 3
  7. Capitolo 4
  8. Capitolo 5
  9. Capitolo 6
  10. Capitolo 7
  11. Capitolo 8
  12. Capitolo 9
  13. Capitolo 10
  14. Capitolo 11
  15. Capitolo 12
  16. Capitolo 13
  17. Capitolo 14
  18. Capitolo 15
  19. Capitolo 16
  20. Capitolo 17
  21. Capitolo 18
  22. Capitolo 19
  23. Capitolo 20
  24. Capitolo 21
  25. Capitolo 22
  26. Capitolo 23
  27. Capitolo 24
  28. Capitolo 25
  29. Capitolo 26
  30. Capitolo 27
  31. Capitolo 28
  32. Capitolo 29
  33. Capitolo 30
  34. Capitolo 31
  35. Copyright