La magica storia di re Artù
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La magica storia di re Artù

  1. 192 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La magica storia di re Artù

Informazioni su questo libro

Fra tornei e duelli, prodi cavalieri e infide donzelle, il giovane Artù impara a regnare, aiutato dal saggio Merlino e circondato dai suoi amici fidati, primo fra tutti l'imbattibile ser Lancillotto. Ma non mancano l'incantevole Ginevra che gli regala una strana tavola rotonda, la crudele Morgana che insidia il suo regno e la prodigiosa Excalibur. Ecco quello che troverete in un libro antico e nuovo nello stesso tempo: antico perché narra ancora una volta le meravigliose storie del ciclo arturiano, nuovo nel linguaggio moderno e nel ritmo incalzante di una efficacissima riscrittura.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804605614
eBook ISBN
9788852018046

EXCALIBUR

LA SIGNORA DEL LAGO

I due cavalieri si fermano sul sentiero della collina. Il sole inonda la vallata, le erbe alte e verdi, i filari di alberi scuri. Ma in basso, ai piedi delle alture, il resto del mondo è nascosto sotto una coltre spessa che sembra fatta di piume bianche e soffici.
— Andiamo — ordina il cavaliere più anziano.
È avvolto in un mantello nero, con il cappuccio calato fin sugli occhi. Anche il cavallo è nero, con le zampe chiazzate di bianco appena sopra gli zoccoli e una stella bianca sulla fronte.
L’altro cavaliere è un ragazzo: ha il viso serio, gli occhi abbassati. Indossa una tunica bianca e un mantello rosso, che ricade fin sulla groppa del cavallo bianco. I capelli lunghi ondeggiano leggeri, come pallidi fili d’oro.
La strana coppia, il cavaliere nero e quello bianco, scendono verso la nube candida e spessa, tenendo i cavalli al passo. Lentamente si addentrano nella nebbia e scompaiono alla vista.
Il ragazzo si stringe nel mantello, se lo tira fin sul viso: ha l’impressione che freddi, impalpabili veli gli corrano incontro. La luce filtrata dalla nebbia colora tutto d’un lieve azzurro e gli alberi sono ombre nere. D’un tratto, scorge il lago: è immobile come una lastra d’acciaio. Il cavaliere incappucciato fa cenno di fermarsi. Cala un gran silenzio, l’acqua non si muove, non si sentono fruscii d’ali o richiami d’uccelli.
Il cavaliere nero scende dal cavallo e il ragazzo lo imita. Legano gli animali a un albero e si avvicinano all’acqua. Aspettano.
Un leggero colpo di vento increspa la superficie del lago e un canto si alza lentissimo. Il ragazzo si guarda intorno. L’uomo accanto a lui, invece, è rimasto immobile, come una figura di pietra. Il canto, intonato da una voce femminile, sembra venire da lontano, ma a poco a poco si avvicina.
Davanti al ragazzo, all’improvviso, appare una donna dai lunghi capelli d’argento. Lui indietreggia di qualche passo, inciampa e quasi cade per terra.
— Accidenti! Ma… da dove salta fuori?
La donna sorride, gli occhi neri brillano come se dentro avessero una luce.
Il cavaliere incappucciato si avvicina al ragazzo e gli sussurra in un orecchio: — Inginocchiati.
Il ragazzo è confuso, lo guarda stupito e obbedisce. La donna gli tende la mano e dice con voce dolce: — Alzati, Artù.
Artù si alza, e lei sorride di nuovo.
— Hai fatto un lungo viaggio per incontrarmi.
— La Signora del Lago… — mormora il ragazzo.
La superficie dell’acqua si increspa ancora, ma non c’è un alito di vento. La nebbia impedisce di vedere dove finisce il lago.
La Signora prende una mano del ragazzo e dice con voce severa: — Artù, figlio di Uter Pendragon, legittimo re di tutta la Britannia, guarda le cose più sacre di tutta la terra!
Posati sul lago come fosse una lastra di vetro, appaiono un piatto e una coppa d’oro, una lancia, una spada con l’elsa decorata di pietre preziose, un fodero d’oro e argento. Una lama di luce attraversa la nebbia e fa risplendere l’oro e le pietre preziose.
Artù spalanca gli occhi, si volta appena verso l’uomo incappucciato, che è rimasto immobile e silenzioso.
— Che significa?
La Dama lo fissa con quegli occhi neri e profondi e chiede: — Artù figlio di Pendragon, re di Britannia, giuri che regnerai secondo giustizia e ti farai guidare dalla saggezza di colui che ti ha condotto qui e dall’antica sapienza che rappresenta?
Il ragazzo getta uno sguardo alla figura immobile accanto a lui.
— Un re decide da solo, non posso lasciarmi guidare da qualcun altro. Sei stato tu a insegnarmelo. Non dici nulla? Su, Merlino, parla! Non startene lì come una statua.
Il cavaliere incappucciato non si volta, ma la sua voce profonda dice: — Tu sarai il re e il signore di queste terre e tu deciderai ciò che è bene e ciò che è male. Sarai la legge e la giustizia, ma se non conoscerai la verità, non potrai essere giusto con gli altri. Dovrai ascoltare la voce della tua coscienza e del tuo cuore.
Artù aggrotta la fronte.
— Mi ordini di giurare?
Il cavaliere ribatte, stizzito: — Io sono un druido, non comando nessuno. Non è in mio potere, anche se mi chiamano mago e stregone.
La Signora del Lago li guarda accigliata: — Molto bene. Si può sapere cosa avete deciso, voi due? Devo aspettare ancora?
Merlino le dice con voce dolce: — Abbi pazienza, Viviana. Il ragazzo ha sempre bisogno di spiegazioni. È puntiglioso.
— D’accordo. — La Signora incrocia le mani sul petto. — Vi do ancora due minuti, poi non mi vedrete più. E sarà finita. Mi hai capito, Merlino?
Il cavaliere le fa cenno di avere pazienza e si avvicina ad Artù, lo prende sottobraccio e si allontana di qualche passo.
— Vuoi farla arrabbiare? Bada che non ti darà la spada! Ti chiede di giurare che sarai giusto e saggio. Cos’è? Hai deciso che sarai un re prepotente e stupido?
— Non è questo. Solo che non mi piace come mi guarda, dicendo che regnerò solo se obbedisco a quello che mi dicono gli altri! Devo fare il re o il burattino?
Merlino sospira e alza gli occhi al cielo: — Ma è solo la formula del giuramento! Non fare storie, Artù. Limitati a giurare che sarai giusto e saggio, secondo gli antichi insegnamenti. Va bene?
Artù annuisce. Tornano accanto alla Signora del Lago e il ragazzo si inginocchia. La donna tende di nuovo la mano verso la testa del ragazzo.
— Bene… Riprendiamo da dove eravamo rimasti e niente interruzioni, per favore. Dunque, Artù figlio di Pendragon… questa parte l’ho già detta… giuri?
A voce bassa, Artù recita solennemente: — Io giuro e accetto la spada!
— Oh, finalmente! — esclama la Signora.
Una luce le circonda il capo e i capelli d’argento risplendono come una corona.
Dal lago immobile e grigio emerge lentissima una spada, che una mano regge saldamente per l’impugnatura.
— Ecco la tua spada: Excalibur! La sua lama non è di ferro, non appartiene a questa terra. È una spada speciale, fatta con il metallo caduto dal cielo nei tempi più remoti, una spada sacra.
Artù la guarda scintillare nell’aria. In un attimo la spada è tra le braccia della Signora del Lago, che la porge al ragazzo. Lui impugna l’elsa e si alza, osservando affascinato la lama che manda bagliori azzurri.
— C’è qualcos’altro.
La Signora gli porge un fodero di pelle e velluto, decorato d’oro.
— Ah, sì, grazie. Stavo per scordarlo. Il fodero, no?
La Signora del Lago sospira: — Ma Merlino non ti ha insegnato proprio nulla! Osserva bene questo fodero, non è un oggetto qualunque. E non c’entra niente con la spada. Devi scegliere: il fodero o la spada?
Artù getta un’occhiata al fodero: — Be’, sì, è molto bello. Si vede che è un oggetto di valore. Ma io sono un cavaliere, preferisco la spada.
Merlino si toglie il cappuccio, gettandolo indietro.
— Ma insomma! La Signora ha ragione: non hai imparato nulla da me! — Si tira la barba bianca, furibondo. — Non è possibile essere così sciocchi. Il fodero non è solo una cosetta carina da mettersi al fianco! È un oggetto magico, che rende invulnerabili!
— Ah, sì? E se scelgo il fodero, che cosa ci metto dentro? La spada che ho trovato nella roccia, quella che mi ha fatto eleggere re della Britannia? Rispetto a questa è un ferro arrugginito!
— Potresti metterci quella testaccia dura che hai sulle spalle! — sbotta Merlino, e batte un piede a terra dalla rabbia.
— Su, su, ragazzi, non litigate — interviene la Signora del Lago. — Merlino, hai già detto che Artù è impulsivo, giovane… E poi ha ragione: senza spada, che se ne fa di un fodero? Io credo che sia meglio accontentare il nostro re.
Porge il fodero ad Artù e lo fissa ancora, con quello sguardo intenso.
— Artù, re di Britannia, accetta questo fodero incantato, che fu fabbricato per te nella magica terra di Avalon. Esso ti proteggerà: la tua vita è preziosa. E adesso vai, nobile re, e governa in pace e giustizia questa terra.
Artù prende il fodero e allaccia la spada alla cintura. Sembra diventare più alto e forte. La nebbia lentamente si dirada, la Signora del Lago sorride: — Addio Artù, e che la tua opera si compia.
Proprio com’era apparsa, d’improvviso scompare. Nell’aria rimane solo l’eco di una voce che sbuffa: — Uff, anche questa è fatta.
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NEL BOSCO

— Curioso modo di andare e venire. Usa la magia?
Artù risale le pendici della collina e il sole fa scintillare il fodero d’oro al suo fianco.
— Ancora non hai capito che ci sono cose inspiegabili, diverse dal mondo reale — risponde il suo compagno.
Artù sorride.
— Molto diverse! La Signora è una fata? Una maga? Perché ci teneva tanto a farmi giurare?
— Perché tu sarai il re che porta tra gli uomini la pace e l’alleanza, la giustizia, la legge. E questo era scritto.
— Merlino, toglimi una curiosità. Che vuol dire Excalibur?
Il druido stringe appena gli occhi, come fa ogni volta che sta per raccontare qualcosa di importante.
— Excalibur significa “temprata nell’acciaio”. Quella non è una spada comune, e la lama non è di ferro.
Si schiarisce leggermente la voce, guarda verso l’alto. Il cielo senza nubi è immenso e vuoto. Solo una poiana disegna ampi cerchi. Lassù sembra piccola come una mosca.
— Molto tempo fa una stella cadde dal cielo e, arrivata sulla terra, si spense e diventò simile a una grossa pietra scura. Nel cuore di quella roccia era nascosto un metallo meraviglioso, sconosciuto. La spada fu forgiata dai fabbri celti, i grandi fabbricanti di lance e spade. La sua lama ha la forma di una lunga foglia di acanto ed è tagliente come nessun’altra.
— È strano — lo interrompe Artù, portando la mano all’elsa. — Fino a poco tempo fa non possedevo nemmeno una spada. Ora ne ho due e tutte e due speciali!
— Fino a poco tempo fa tu non dovevi sapere chi eri! — esclama Merlino. — Per la salvezza della tua vita io stesso ti ho portato via, appena nato, dal castello del re Uter e della regina Igraine. Tuo padre era sempre in guerra, a difendere la Britannia dai Sassoni, e il castello non era sicuro: molti volevano eliminare il successore del re.
Artù sospira. — Uter Pendragon… mio padre. Non l’ho mai visto, non mi sembra reale. Ho sempre pensato a Ettore come mio padre e quando l’ho visto inginocchiarsi davanti a me, mi è venuto proprio da ridere.
Si volta verso l’anziano maestro, con un’espressione incerta sul viso. — Sembra che tutti i più nobili signori abbiano deciso di accettarmi come loro re solo per questo trucco della spada… Cosa c’entra una spada con l’essere re? Cos’è, una specie di incantesimo?
Merlino scoppia a ridere. Gli lancia una lunga occhiata e poi commenta: — Tu credi che io sia una specie di illusionista da quattro soldi, eh? Uno di quelli che divertono la gente alle fiere. — Alza la voce e agita un braccio in aria, come se richiamasse una folla: — Vengano, vengano signori, ecco il portentoso mago Merlino! — Il mantello nero si gonfia d’aria dietro di lui. Gli occhi hanno un lampo. — Il mago che adesso chiamerà nere nubi di pioggia! Corri, Artù!
Lancia il cavallo al galoppo, seguito dal ragazzo confuso.
— Che vuoi dire Merlino? Merlino! — grida Artù, inseguendolo.
Il cielo si sta rannuvolando in fretta. Sul cavallo nero lanciato al galoppo, con il mantello che svolazza dietro di lui, Merlino sembra una cornacchia che vola bassa sull’orizzonte.
Artù sprona il cavallo. Il vento che prima si era alzato impetuoso adesso ha smesso di soffiare. Grosse gocce cominciano a cadere e lo colpiscono in faccia e sul petto come sassi. Merlino è arrivato vicino a un fitto gruppo di alberi con la chioma ampia, a ombrello. Rallenta l’andatura e Artù gli è subito dietro. Sta piovendo con furia. I due scendono da cavallo e si riparano nella parte più fitta del bosco, sotto una grande quercia.
— Appena in tempo! — commenta il ragazzo.
Merlino strizza l’occhio. — Sono o non sono un grande mago?
— Sei stato davvero tu a far piovere?
Gli occhi azzurri di Artù si spalancano. L’altro scuote la testa.
— Quello zoticone di ser Ettore non ha fatto nulla per la tua educazione! Bisog...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La magica storia di re Artù
  3. Presentazione
  4. Excalibur
  5. La Tavola Rotonda
  6. Il ragazzo che divenne cavaliere
  7. Dello stesso autore
  8. Copyright