School of Baz
eBook - ePub

School of Baz

  1. 144 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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School of Baz

Informazioni su questo libro

Nel garage n. 27 ci sono due amici pieni di sogni e di energia. il primo si chiama Alex, ed è un normale ragazzino con poca voglia di studiare e la testa fra le nuvole.
Il secondo invece è un tipo davvero speciale. Ha i capelli sparati verso l'alto, gli occhi spalancati sul mondo, una maglietta giallissima, ed è un genio dell'informatica.
"Baz, ci sarà un concorso musicale qui in città, e la band vincitrice aprirà tutte le date del tour dei Party Crashers! E poi Camilla della 2a C ora sa che esisto!!! Capisci?"
"Ma tu sai suonare?"
"No, però canto!"
Baz guardò Alex dritto negli occhi e sfoderò la sua collezione di CD: "Allora fammi sentire! Io suono e tu canti, ok?".

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804612827
eBook ISBN
9788852020384
Mondadori

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CHI TROVA UN AMICO DIVENTA UNA STAR

A Daniele e Andrea
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Dispositivo N° 842
Disc N° 771
Report N° 0008122
Ore 22.34

Sono in questa nuova città da trentun giorni, tredici ore, quindici minuti e venticinque secondi e sembra che le cose vadano tutte per il verso giusto.
La mia nuova famiglia è un bel po’ strana. Ha una gerarchia tuutta sua che riesce – non so in che modo – a far funzionare le cose come un orologio.
Ho capito che capo supremo e indiscusso è la mamma, la signora Emma. Una signora molto bella, che passa molto tempo in casa ed è una suuper maniaca dell’ordine e della pulizia. Oggi una signora le ha fatto i complimenti per il suo pollice verde (anche se a me i suoi pollici sembrano normali).
La casa è sempre più invasa dalle piante e lei ci parla spesso quando tutti escono.
Secondo me ne ha messe un po’ troppe, per andare dalla cucina al salone ci vuole il machete!
Ho appena scoperto che il segreto del suo potere è la parola “NON”. Quando vuole che qualcuno faccia qualcosa immediatamente, ce la mette sempre!
«Antonio, se stasera NON rientri in tempo per cena vedrai…»
E Antonio arriva puntuale.
«Antonio, se quando ripasso in camera NON hai ancora appeso l’abito per bene domani te lo stiri da solo.»
E Antonio subito appende l’abito per bene.
«Antonio, se sabato NON mi porti al cinema, domenica non ti faccio vedere la partita!»
E Antonio sabato la porta al cinema… Ma domenica non vede la partita!
Mah, misteri del NON
Il signor Antonio per difendersi dalla dittatura della signora Emma stamattina, prima di quella che loro chiamano colazione, ha stretto un patto con Alex: chissà se uniti contro la forza suprema ce la faranno!
Alex ora è a scuola, non vedo l’ora che torni, mi diverto un sacco con lui. Be’, tranne quando vuole che lo aiuti con la matematica.

«O-enzi! Alla catted-a!»
Avere il proprio cognome che inizia per “elle” è una sfortunissima di dimensioni galattiche. Proprio nel bel mezzo dell’alfabeto! E quindi anche nel bel mezzo del registro di classe.
Alex Lorenzi era appena arrivato in quella scuola, ma la fregatura della lettera “elle” restava sempre la stessa. E anche il perfido rituale delle interrogazioni era più o meno sempre quello.
È una cosa risaputa da tutti gli studenti di tutto il mondo, del resto: negli anni i professori hanno escogitato diverse tecniche per vedere aumentare il terrore negli occhi dei ragazzi durante quegli interminabili momenti che li separano dall’interrogazione. La De Martis, temutissima professoressa di matematica, non faceva eccezione.
Anzi…
Il modo che lei aveva di compiere il rituale era reso ancora più terrificante da quel suo dito adunco e coperto di anelli che faceva sadicamente su e giù per il registro. Il dito più famoso di tutta la Scuola Media G. Marconi, tanto famoso da essere chiamato per nome! E il suo nome era… ESSO!
La De Martis aveva tre diversi metodi per scegliere le sue vittime:
METODO N° 1
ESSO scorre sui nomi del registro con velocità proporzionale ai sussulti dei poveri studenti. Ogni volta che qualcuno deglutisce, ESSO rallenta. Appena qualcuno sospira perché crede che il dito abbia sorpassato il proprio nome, ESSO, spietatamente, si ferma di colpo.
L’unico caso in cui ESSO viaggia spedito è quando la prof De Martis ha bene in mente chi interrogare. Gli scienziati stanno ancora cercando di capire con quale criterio gli insegnanti scelgano la loro preda. Alcuni sostengono che i prof ricevano i nominativi in sogno, dai professori andati in pensione e ritiratisi in monasteri orientali dove, con l’aiuto di santoni, decidono le sorti del mondo della scuola.
La prof
DE MARTIS
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ETÀ: NESSUNO LA CONOSCE, PERÒ CHI L’HA VISTA IN COSTUME DA BAGNO DICE CHE NON HA TATUAGGI MA GRAFFITI DEL PALEOLITICO.
SEGNO ZODIACALE: IENA.
OCCHI: DOLCI E RASSICURANTI. COME QUELLI DI MARILYN MANSON.
ABBIGLIAMENTO: ORRENDE GONNE SCOZZESI CHIUSE DA ENORMI SPILLE A FORMA DI ARMI MEDIEVALI, CAMICETTE DI TESSUTO VEDO/NON VEDO (SICURAMENTE MEGLIO NON VEDO) E CAPPOTTI CHE ANCHE MARGHERITA HACK SI VERGOGNEREBBE DI INDOSSARE.
SEGNI PARTICOLARI: NON RIESCE A PRONUNCIARE UNA DECINA DI CONSONANTI, PER QUESTO QUALSIASI FRASE, ANCHE LA PIÙ SERIA, PROVOCA RISATE (IL PIÙ DELLE VOLTE SOFFOCATE PER EVITARE NOTE SUL REGISTRO O INTERROGAZIONI POCO DESIDERATE).
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METODO N° 2
La prof De Martis apre il registro e comincia una frase che lascia subito in sospeso: «Oggi…».
A quel punto nella classe comincia a diffondersi un panico che travolge tutti. Tramite un algoritmo difficilissimo la prof determina la percentuale di secchioni, “preparati dell’ultimo minuto”, “asinicalzati-e-vestiti”, e “professionisti del suggerimento”, per scegliere con più precisione la sua vittima.
La frase intanto prosegue, lenta come una tortura cinese: «… interroghiamo…».
In quel preciso istante, la gente inizia a fare cose delle quali si vergognerà per il resto della vita: c’è chi comincia a elaborare scuse complicatissime e assurde, chi guarda dalla finestra come se là fuori si stessero verificando fenomeni paranormali mai visti, chi fruga nello zaino senza una ragione apparente, i più coraggiosi guardano la prof dritto negli occhi ostentando una sicurezza che è tuttavia pronta a scomparire dalle loro facce in un millisecondo netto, se la prof pronuncia il loro cognome.
METODO N° 3
La prof prende un libro a caso, apre una pagina a caso e solitamente quello che succede è:
«136: 1+3+6 fa 10, O-enzi alla catted-a!»
«19: 1+9 fa 10, O-enzi alla catted-a!»
«1428: 1+4+2+8 fa 15, Minucci , che pe-ò oggi è assente. Dài O-enzi, vieni tu!»
Inutile dire che la De Martis, fanatica dei numeri, preferiva il metodo N° 3.
«O-enzi! Alla catted-a!»
Dopo queste tre parole tutta la classe tirò, all’unisono, un gigantesco sospiro di sollievo. Tutta la classe tranne Alex, ovviamente, dalla cui bocca uscì invece un sofferto «Maporcamiseriamannaggiallaeccheccavolmiseriaccia…».
Il colorito di Lince passò intanto dal “verdognolo attesa terrorizzata” al più roseo “color l’ho-scampata-bella”. Lince era il compagno di banco di Alex, l’unico che per ora gli rivolgeva la parola nella nuova scuola. Il soprannome di “Lince” era dovuto allo spessore delle sue lenti leggerissimamente sopra la media. Alex pensava che l’unica spiegazione per gli occhiali di Lince fosse che nessuno aveva ancora inventato un binocolo con le stanghette!
La prof De Martis incombeva.
«Allo-a O-enzi, l’atta votta on hai studiato, vediamo se oggi mi fai di nuovo dispe-a-e oppu-e se hai finammente messo a testa su i-ccollo.»
«Be’, studiato, professoressa…» attaccò Alex con aria seria «diciamo che mi sto avvicinando a una comprensione globale dei concetti matematici che stiamo affrontando, e questo le fa capire che il mio impegno verso lo studio della materia in questione è assolutamente totale!»
Alex era un vero mago con quel tipo di frasi a effetto, che suonavano benissimo pur non volendo dire un bel tubo di niente.
Ma la De Martis aveva centoquindici anni d’insegnamento sul groppone e non se la bevve neanche per un secondo.
«Ma che cosa vai bate-ando, O-enzi!» incalzò.
Alex capì che il suo tentativo era fallito e passò al piano B: la supplica spudorata!
«La prego m’interroghi un’altra volta! Le prometto che studierò come non mai… Ma non mi metta un impreparato sul registro!!!» piagnucolò. In quel preciso istante, il suono della campanella risuonò nell’aria come una sirena di salvezza.
«Sììììì!! Evvvvvai! Ma vieeeeeeeni!» esultò Alex. «Mi dispiace un sacco prof, sarà per la prossima volta. Davvero, sento che oggi avrei potuto dare il meglio, sa? Avrei deliziato le sue orecchie snocciolando teoremi e formule a manetta! Che peccato…» aggiunse, sentendosi ormai al sicuro.
Ma fu qui che arrivò la doccia fredda.
Freddissima.
Ghiacciata.
«Oh, ma non ti p-eoccupa-e, benedetto agazzo… Oggi a p-ofesso-essa di italiano on può veni-e e mi ha chiesto di sostituilla, quindi snoccioa pu-e, sono tutta o-ecchi!» lo esortò la De Martis con un sorrisetto perfido.
A quel punto Alex si afflosciò come una mongolfiera bucata e, per la seconda volta in pochi minuti, borbottò: «Maporcamiseriamannaggiallaeccheccavolmiseriaccia…».
Quell’ultima ora fu UNO STRAZIO. Alex fece scena muta e la sua voce risuonò nell’aula solo dopo che la De Martis ebbe annunciato il voto che gli aveva appena appioppato.
«Tre e mezzo?!» protestò il ragazzo. «Ma cosa le costava darmi almeno quattro, prof… È più recuperabile! Ma tre e mezzo… Per avere la sufficienza in pagella devo prendere un otto e mezzo!»
La prof De Martis fu, come al solito, irremovibile e ad Alex non restò che ricordare l’ultima (e unica) volta che aveva preso un otto e mezzo: l’anno prima, nella vecchia scuola, in educazione fisica! Tutto merito di un colpo di singhiozzo che era arrivato al momento giusto, facendogli segnare il record della scuola nel lancio del peso…
Uno strano frastuono oltre la porta dell’aula distolse Alex da quei ricordi gloriosi.
«O-enzi, pecché invece di di-e chetinate, non vedi di capi-e che diavoo succede à fuo-i?» suggerì la prof De Martis.
Alex ciondolò fino al corridoio. C’erano un paio di classi che stavano rientrando dall’ora di ginnastica e si era formata una bolgia incredibile intorno a qualcosa di invisibile e misterioso. Il ragazzo si fece largo a forza di gomiti per capire di che cosa si trattava. Era una pi...

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