Le avventure di Oliver Twist
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Le avventure di Oliver Twist

  1. 512 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le avventure di Oliver Twist

Informazioni su questo libro

Un grande classico riccamente illustrato a colori.
Oliver Twist ha vissuto fino a nove anni all'orfanotro dei poveri. Ma questa è solo la prima delle sue sfortune: mandato a lavorare in un'impresa di pompe funebri, riesce a fuggire e a raggiungere Londra, dove viene costretto a unirsi a una banda di ladruncoli e a partecipare a furti e a rapine agli ordini del sinistro Fagin. Sarà solo dopo innumerevoli, tragiche peripezie, e con l'aiuto di chi si affezionerà a lui, che Oliver troverà la strada verso la felicità e la sicurezza di sé.
Maestro ineguagliabile dell'intreccio e delle profonde emozioni, capace di fondere mirabilmente la tensione drammatica degli eventi all'umorismo nero e alla sferzante satira sociale, Dickens ha intessuto una storia che, attraverso continui colpi di scena, non conosce un attimo di sosta, una storia che continua ad avvincere e a commuovere i lettori di ogni paese e di ogni età.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804612681
eBook ISBN
9788852022043

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Tra gli altri edifici pubblici di una certa cittadina che, per svariati motivi, sarà prudente astenersi dal nominare e alla quale non attribuirò alcun nome immaginario, ve n’è uno che si trova in quasi tutti i centri abitati, grandi o piccoli, vale a dire l’ospizio per i poveri; e in questo ospizio nacque, un giorno di un anno che non starò a precisare in quanto, almeno per il momento, la cosa non può rivestire la benché minima importanza per il lettore, quell’appartenente al genere umano il cui nome figura nell’intestazione del presente capitolo.
Per molto tempo dopo che era stato aiutato dal medico condotto a venire in questo mondo di sofferenze e di guai, si continuò a dubitare seriamente che il bambino potesse sopravvivere e avere un nome; nel qual caso, con ogni probabilità, queste memorie non sarebbero mai apparse, o, qualora fossero state pubblicate, non occupando più di un paio di pagine, avrebbero avuto il merito inestimabile di essere la biografia più concisa e più fedele esistente nella letteratura di ogni Paese e di ogni epoca. Sebbene io non sia affatto disposto a sostenere che nascere in un ospizio sia di per sé la circostanza più fortunata e più invidiabile che possa toccare a un essere umano, affermo tuttavia che, in quel caso particolare, a Oliver Twist non sarebbe potuto accadere niente di meglio. In effetti, risultò notevolmente difficile persuadere Oliver ad assumersi il compito di respirare – una fatica noiosa, ma, ciò nonostante, indispensabile alla nostra sopravvivenza – e per qualche tempo egli giacque boccheggiante su un materassino di cascami di lana, alquanto squilibrato tra questo mondo e quell’altro, lo squilibrio essendo decisamente a favore del secondo. Orbene, se in quei pochi minuti Oliver fosse stato circondato da affettuose nonne, da ansiose zie, da esperte infermiere e da medici dalla profonda saggezza, sarebbe inevitabilmente e indubbiamente morto in men che non si dica. Invece, non essendovi nessuno accanto a lui tranne una povera vecchia, il cui cervello era alquanto annebbiato da un’insolita bevuta di birra, e il medico condotto, obbligato per contratto ad assistere le partorienti, la questione venne dibattuta tra Oliver e la Natura. Con il risultato che, dopo alcuni sussulti, il bambino respirò, starnutì e si accinse a far sapere ai ricoverati nell’ospizio che un nuovo fardello era stato imposto alla parrocchia lanciando uno strillo tanto acuto quanto sarebbe stato logico aspettarsi da un maschietto il quale possedeva quell’utile strumento che è la voce da non più di tre minuti e quindici secondi.
Mentre Oliver forniva questa prima prova del libero e ottimo funzionamento dei propri polmoni, la coperta malconcia gettata con noncuranza sul letto di ferro si mosse frusciando, il viso pallido di una donna giovane si sollevò debolmente dal guanciale e una voce fioca pronunciò, alquanto confusamente, le parole: — Lasciatemi vedere il bambino e poi morire.
Il medico si era messo a sedere con la faccia voltata verso il fuoco, ora riscaldandosi le mani, ora massaggiandosele; ma, non appena la giovane ebbe parlato, si alzò e, avvicinatosi al capezzale, disse, con più bontà di quanta ci si sarebbe potuti aspettare da lui: — Oh, non dovete parlare di morire, ancora.
— Che Dio la benedica, povera creatura, no di certo — intervenne l’infermiera, affrettandosi a nascondere nella tasca del grembiule una bottiglia di vetro verde, il cui contenuto aveva gustato in un angolo della stanza con ovvia soddisfazione. — No, che Dio la benedica, quando avrà vissuto a lungo quanto me, signore, e avuto tredici figli, morti tutti quanti tranne due, che si trovano qui nell’ospizio con me, allora non la prenderà più così sul tragico, poverina! Comprenderà, allora, quanto è bello essere madre, la cara, giovane creatura.
A quel che parve, questo modo consolante di prospettare il futuro di una madre non riuscì a produrre l’effetto voluto. La paziente scosse la testa e tese le mani verso il bambino.
Il medico le mise la creaturina tra le braccia. Lei premette appassionatamente le labbra esangui e gelide sulla fronte del bambino, si passò le mani sul viso, si guardò attorno con terrore e sgomento, venne percorsa da lunghi brividi, ricadde sul guanciale… e morì.
Le massaggiarono il petto, le mani, le tempie; ma il sangue si era gelato per sempre. Le parlarono di speranza e di benessere. Ma lei, per troppo tempo, non aveva saputo che cosa fossero.
— È tutto finito, signora Thingummy — disse infine il medico.
— Ah, povera creatura, proprio così — disse l’infermiera, raccattando il tappo della bottiglia verde caduto sul guanciale mentre lei si chinava per prendere in braccio il bambino. — Povera creatura!
— Potete fare a meno di mandarmi a chiamare se il bambino strilla, infermiera — disse il medico, infilandosi i guanti con somma decisione. — È molto probabile che si agiti e strilli; in tal caso dategli un po’ di pappina. — Si mise il cappello, poi, soffermatosi accanto al letto mentre andava verso la porta, soggiunse: — Era una bella ragazza, per giunta. Da dove veniva?
— L’hanno portata qui la scorsa notte — rispose la vecchia — per ordine del direttore. Era stata trovata lunga distesa per la strada… Doveva aver camminato a lungo, poiché le scarpe erano a pezzi; ma da dove venisse, o dove fosse diretta, nessuno lo sa.
Il medico si chinò sulla poveretta e le sollevò delicatamente la mano sinistra.
— La solita storia — disse, scuotendo la testa. — Non ha l’anello nuziale, a quanto vedo. Ah! Buonanotte!
Poi andò a cena; e l’infermiera, dopo aver portato alla bocca, una volta di più, la bottiglia verde, si accinse a vestire il neonato.
Quale esempio eccellente del potere dell’abito fu il piccolo Oliver Twist! Avvolto nella coperta che fino a quel momento era stata la sua sola protezione, sarebbe potuto essere tanto il figlio di un nobile, quanto il figlio di un accattone. Anche l’estraneo più sicuro di sé avrebbe trovato difficile stabilire quale fosse il suo posto nella società. Ma, dopo che era stato infagottato nelle vecchie fasce di cotone, ingiallite a furia di essere adoperate, venne a essere in tal modo segnato, etichettato e destinato al proprio posto: un bambino a carico della parrocchia, un orfano dell’ospizio, l’umile servo mezzo morto di fame la cui sorte a questo mondo sarebbe stata quella di essere maltrattato e disprezzato da tutti, e mai compatito da nessuno.
Oliver strillò a tutto spiano. Se avesse saputo di essere orfano e affidato all’affettuosa misericordia di collaboratori della parrocchia e direttori di ospizi, forse avrebbe strillato ancora più forte.

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Negli otto o dieci mesi che seguirono, Oliver fu la vittima di un sistematico susseguirsi di tradimenti e di inganni.
La situazione di inedia e di abbandono del neonato orfano venne debitamente riferita dalle autorità dell’ospizio alle autorità della parrocchia. Le autorità della parrocchia domandarono dignitosamente alle autorità dell’ospizio se in quel momento non si trovasse nella “casa” una donna in grado di dare a Oliver Twist l’affetto e il nutrimento che gli erano necessari. Le autorità dell’ospizio risposero umilmente che una donna in grado di fare questo non esisteva. Dopodiché, le autorità della parrocchia magnanimamente e umanitariamente decisero che Oliver doveva essere “mandato in campagna”, vale a dire, in altri termini, affidato a una dipendenza dell’ospizio situata a circa cinque chilometri di distanza; là, altri venti o trenta piccoli trasgressori delle leggi sui poveri si rotolavano tutto il giorno sul pavimento senza l’inconveniente di una superalimentazione o di un eccesso di capi di vestiario, maternamente sorvegliati da una donna anziana che ospitava i colpevoli per un contributo settimanale di sette penny e mezzo a testa. Sette penny e mezzo alla settimana consentono di nutrire abbondantemente un bambino; molti generi alimentari potevano essere acquistati con questa sommetta, quanto bastava per sovraccaricare lo stomaco e causare mal di pancia. La vecchia era una donna ricca di saggezza e di esperienza; sapeva che cosa giovava ai bambini e aveva un’idea molto chiara e precisa di quello che giovava a lei. Per conseguenza destinava a se stessa la maggior parte del contributo settimanale e nutriva gli orfanelli della parrocchia con razioni ancora più scarse di quelle previste inizialmente, scavando così, sotto il già profondo abisso, un abisso ancor più profondo e dimostrando di essere una grandissima filosofa sperimentale.
Tutti conoscono un altro filosofo sperimentale secondo la cui straordinaria teoria un cavallo poteva sopravvivere senza essere nutrito; egli la dimostrò così bene che riuscì a ridurre la razione del suo cavallo a un solo filo di fieno al giorno, e, incontestabilmente, sarebbe riuscito a farne un animale molto focoso e sfrenato se il cavallo non fosse morto esattamente ventiquattr’ore prima del pasto consistente in una piacevole boccata d’aria pura. Purtroppo per la filosofia sperimentale della vecchia alle cui protettive cure era stato affidato Oliver Twist, l’applicazione del suo sistema conduceva di solito a risultati analoghi. Infatti, proprio quando un bambino era riuscito a sopravvivere con la minima razione possibile del cibo meno nutriente che esistesse, in otto casi su dieci accadeva perversamente o che si ammalasse di fame e di freddo, o che cadesse nel fuoco non essendo sorvegliato, o che soffocasse in seguito a una disgrazia, tutte circostanze a causa delle quali l’infelice, piccola creatura finiva di solito all’altro mondo, dove si riuniva con i genitori mai conosciuti in questo.
Occasionalmente, quando veniva svolta un’inchiesta più interessante del solito, a proposito di qualche bambino della parrocchia soffocato sotto un materasso rivoltato senza che il poverino fosse stato veduto, o ustionato a morte dall’acqua troppo calda durante i lavacri – sebbene quest’ultimo incidente fosse rarissimo, in quanto i lavacri, nella fattoria, costituivano un evento straordinario – i componenti della giuria si mettevano in mente di porre domande importune, oppure i parrocchiani, ribellandosi, apponevano la loro firma a una protesta scritta: ma tali impertinenze venivano rapidamente bloccate dalla deposizione del medico e dalla testimonianza del messo parrocchiale; il primo, invariabilmente, eseguiva l’autopsia e non trovava niente nella vittima (la qual cosa era invero possibilissima), e il secondo individuo giurava ogni volta qualsiasi cosa volesse la parrocchia1, e questa era una gran bella prova di devozione. Inoltre, il consiglio di amministrazione dell’ospizio si recava a fare pellegrinaggi periodici alla fattoria e, invariabilmente, mandava il giorno prima il messo parrocchiale ad avvertire che vi sarebbe stata l’ispezione. All’arrivo del consiglio, i bambini erano puliti e lindi. Che altro avrebbe potuto volere la gente?
Non ci si poteva aspettare che un simile sistema di coltivazione producesse un raccolto abbondante o fuori dal comune. Al suo nono compleanno, Oliver Twist era un bambino pallido e sparuto, alquanto piccolo di statura, e con una circonferenza toracica decisamente scarsa. Ma la natura e l’ereditarietà avevano fatto sì che nel petto di Oliver si celasse una gagliarda capacità di resistenza, la quale era riuscita a trovare spazio in abbondanza in cui espandersi, grazie forse alla scarsa alimentazione nell’ospizio; e a questa circostanza può probabilmente essere dovuto il fatto che egli fosse arrivato al nono compleanno. Comunque stessero le cose, in ogni modo, era il suo nono compleanno e Oliver lo stava festeggiando nella carbonaia, con la scelta compagnia di altri due signorini che, dopo essersi buscati insieme a lui una buona dose di bacchettate, erano stati rinchiusi lì per avere spudoratamente affermato di essere affamati, quando la signora Mann, la buona direttrice dell’ospizio, venne colta di sorpresa dall’arrivo del messo parrocchiale, il signor Bumble, che stava sforzandosi di aprire il cancelletto del giardino.
— Bontà del cielo! Siete voi, signor Bumble? — esclamò la signora Mann, sporgendosi dalla finestra e simulando assai bene l’estasi della felicità. (— Susan, porta di sopra Oliver e gli altri due marmocchi e lavali immediatamente.) — Santo cielo! Quanto sono lieta di vedervi, mio caro signor Bumble!
Orbene, il signor Bumble era un uomo grasso, e anche collerico, per cui, anziché rispondere con altrettanta cordialità a un saluto così cordiale, preferì scrollare il cancelletto con estrema energia e poi sferrargli un calcio del quale soltanto un messo parrocchiale sarebbe potuto essere capace.
— Santo cielo! — esclamò la signora Mann, uscendo di corsa, poiché nel frattempo i tre bimbetti erano stati portati di sopra. — Pensate un po’! Avevo dimenticato che il cancello era chiuso dall’interno a causa dei cari fanciulli! Accomodatevi, signore! Entrate, ve ne prego, signor Bumble!
— Secondo voi è questo un comportamento rispettoso e decoroso, signora Mann? — domandò il signor Bumble, impugnando il bastone da passeggio. — Fare aspettare al cancello del giardino i funzionari della parrocchia quando vengono qui per questioni parrocchiali relative agli orfani della parrocchia stessa? Vi rendete conto, signora Mann, del fatto che voi siete, potrei dire, una delegata parrocchiale e una stipendiata della parrocchia?
— Ecco, signor Bumble, il fatto è che stavo dicendo a uno o due di quei cari pargoletti, i quali vi sono tanto affezionati, del vostro arrivo qui — rispose la signora Mann, con somma umiltà.
Il signor Bumble era convinto di essere un oratore abilissimo e un uomo importantissimo. Ora che aveva fatto sfoggio delle proprie capacità oratorie e ostentato la propria importanza, si calmò.
— Bene, bene, signora Mann — disse in un tono di voce più placido. — Può essere che sia proprio come voi dite; può essere. Fatemi strada, signora Mann, poiché vengo per motivi di lavoro e ho qualcosa da dirvi.
La signora Mann fece entrare il messo in un salottino dal pavimento di mattoni; spostò una sedia per lui e, premurosa, tolse dalle sue mani cappello a tricorno e bastone che mise poi sul tavolo. Il signor Bumble, affaticato, si asciugò sulla fronte il sudore causato dalla passeggiata, sbirciò compiaciuto il cappello a tricorno e sorrise. Sorrise, sì; anche i messi parrocchiali sono uomini, e il signor Bumble sorrise.
— Non offendetevi a causa di quanto sto per dire — mormorò la signora Mann, con una incantevole soavità. — Ma avete percorso un lungo tratto a piedi, vedete, altrimenti non oserei. Dunque, non gradireste un goccetto di qualcosa, signor Bumble?
— No, grazie. No, grazie — disse il messo parrocchiale facendo dignitosamente, ma anche placidamente, segno di no con la mano destra.
— Credo invece che lo gradireste — disse la signora Mann, alla quale non erano sfuggiti né il tono del rifiuto, né il gesto che lo aveva accompagnato. — Soltanto un goccettino, con un po’ d’acqua fresca e una zolletta di zucchero.
Il signor Bumble tossicchiò.
— Suvvia, soltanto un goccetto — insistette, persuasiva, la signora Mann.
— Un goccetto di che cosa? — domandò il messo.
— Be’, di quello che sono costretta a tenere qui, per metterlo nella medicina dei miei cari tesorucci quando non stanno bene, signor Bumble — rispose la signora Mann, aprendo la credenza d’angolo e togliendone una bottiglia e un bicchiere. — Si tratta di gin. Non voglio ingannarvi, signor Bumble. Sì, è gin.
— E date la medicina con il gin ai bambini, signora Mann...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Le avventure di Oliver Twist
  3. 1. Dove e come Oliver Twist venne al mondo 5
  4. 2. Le delizie della crescita, dell’istruzione e del vitto di Oliver Twist
  5. 3. In qual modo Oliver Twist soltanto per poco non trovò un lavoro che non sarebbe stato una sinecura
  6. 4. Oliver, essendogli stata offerta un’altra occupazione, fa le prime esperienze fuori dall’ospizio
  7. 5. Oliver frequenta nuovi compagni. Recatosi per la prima volta a un funerale, si fa un’idea poco lusinghiera del lavoro del suo padrone
  8. 6. Oliver, pungolato dagli insulti di Noah, reagisce e lo stupisce alquanto
  9. 7. Oliver continua a essere caparbio
  10. 8. Oliver si reca a piedi fino a Londra e per la strada incontra uno strano tipo di giovane gentiluomo
  11. 9. Con altri particolari concernenti il simpatico, anziano signore e i suoi speranzosi allievi
  12. 10. Oliver conosce meglio il carattere dei suoi nuovicompagni e diviene più esperto, ma a caro prezzo. È questo un capitolo breve, ma molto importante, del nostro racconto
  13. 11. Parla del signor Fang, il magistrato di polizia, e dà un’idea del suo modo di amministrare la giustizia
  14. 12. Nel quale Oliver viene trattato meglio di quanto sia mai accaduto. E nel quale si precisano alcuni particolari concernenti un certo dipinto
  15. 13. Alcune nuove conoscenze sono presentate all’intelligente lettore e insieme a esse vengono riferite varie piacevoli cose concernenti questo racconto
  16. 14. Con ulteriori particolari sul soggiorno di Oliver nella dimora del signor Brownlow e con la straordinaria predizione di un certo signor Grimwig quando lo vide uscire per una commissione
  17. 15. Nel quale si dimostra quanto l’allegro ebreo e la signorina Nancy fossero affezionati a Oliver
  18. 16. Dove si racconta quello che accadde a Oliver Twist dopo essere stato rivendicato da Nancy
  19. 17. Il destino di Oliver, continuando a essere avverso, conduce a Londra un grand’uomo per diffamarlo
  20. 18. Come trascorreva il tempo Oliver nell’edificante compagnia dei suoi stimati amici
  21. 19. Nel quale viene discusso e deciso un piano importante
  22. 20. Nel quale Oliver viene consegnato al signor William Sikes
  23. 21. La spedizione 188
  24. 22. Il furto 194
  25. 23. Contiene il succo di una piacevole conversazione tra il signor Bumble e una dama. E dimostra che anche un messo parrocchiale può essere sensibile sotto certi aspetti
  26. 24. Tratta un assai misero argomento. Ma è breve e può essere considerato importante ai fini del presente racconto
  27. 25. Nel quale il racconto torna al signor Fagin e compagni 217
  28. 26. Nel quale entra in scena un personaggio del tutto misterioso e vengono inoltre compiute molte cose connesse al nostro racconto
  29. 27. Fa ammenda dopo la scortesia di un capitolo precedente per aver piantato in asso quanto mai villanamente una signora
  30. 28. Si occupa di Oliver e continua a narrarne le avventure
  31. 29. Fa una descrizione introduttiva degli abitanti della casa nella quale si rifugiò Oliver
  32. 30. Riferisce quello che le visitatrici di Oliver pensarono di lui
  33. 31. Tratta di una situazione critica
  34. 32. Descrive la lieta esistenza che Oliver cominciò a condurre con i suoi buoni amici
  35. 33. Nel quale la felicità di Oliver e delle sue amiche viene turbata all’improvviso
  36. 34. Con alcuni particolari introduttivi concernenti un giovane gentiluomo che entra ora in scena e una nuova avventura toccata a Oliver
  37. 35. A proposito della conclusione insoddisfacente dell’avventura di Oliver e di un colloquio alquanto importante tra Harry Maylie e Rose
  38. 36. È brevissimo e può sembrare che a questo punto non rivesta molta importanza. Tuttavia dovrebbe essere letto ugualmente, come seguito del precedente anche perché è una chiave per capire gli eventi successivi
  39. 37. Nel quale il lettore può assistere a un litigio non inconsueto tra coniugi
  40. 38. Con la descrizione di quanto accadde tra il signor Bumble e signora e il signor Monks in occasione del loro incontro notturno
  41. 39. Tornano alcuni rispettabili individui dei quali il lettore ha già fatto conoscenza, e Monks e l’ebreo hanno un conciliabolo
  42. 40. Uno strano colloquio fa seguito al capitolo precedente
  43. 41. Nel quale si fanno nuove scoperte e si dimostra che le sorprese, come le disgrazie, non vengono mai sole
  44. 42. Un vecchio conoscente di Oliver, esibendo le inequivocabili caratteristiche del genio, diviene un personaggio pubblico nella metropoli
  45. 43. Nel quale è descritto in qual modo il Furbacchione si cacciò nei guai
  46. 44. Giunge per Nancy il momento di mantenere la promessa fatta a Rose, ma il tentativo fallisce
  47. 45. Noah Claypole viene impiegato da Fagin per una missione segreta
  48. 46. L’appuntamento
  49. 47. Conseguenze fatali
  50. 48. La fuga di Sikes
  51. 49. Monks e il signor Brownlow si incontrano, infine. Il risultato del loro colloquio
  52. 50. L’inseguimento e la fuga
  53. 51. Nel quale vengono chiariti numerosi misteri e si parla di una proposta di matrimonio fatta senza accennare né alla dote né allo spillatico
  54. 52. L’ultima notte di Fagin
  55. 53. Capitolo cinquantatreesimo… e ultimo
  56. Copyright