La Ragazza Drago - 4. I gemelli di Kuma
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La Ragazza Drago - 4. I gemelli di Kuma

  1. 304 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La Ragazza Drago - 4. I gemelli di Kuma

Informazioni su questo libro

La battaglia finale per la salvezza del mondo è vicina. Per Sofia e i suoi compagni ogni gesto può significare il passo decisivo verso la vittoria o la caduta nell'abisso.
Manca un solo Dormiente per riunire la schiera di Draghi della Guardia che un tempo difesero l'Albero del Mondo dalle brame di Nidhoggr, la malvagia viverna, e che ora vivono nei corpi di cinque ragazzi.
Accompagnata dal professor Schlafen e dai suoi fedeli amici, Sofia parte per Edimburgo, dove ha percepito la presenza di uno dei frutti dell'Albero. Ma Nidhoggr ha infranto il sigillo che lo teneva prigioniero e si è impossessato di un corpo umano, un umano che potrà compromettere per sempre l'esito della missione.
Nell'impresa più emozionante e pericolosa della sua vita, Sofia affronterà un viaggio che la trascinerà nel ventre della paura, tra le lapidi di un cimitero infestato, la promessa di un antico nemico e una verità insospettabile che la metterà a confronto con la parte più oscura e luminosa di se stessa.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804608448
eBook ISBN
9788852019555
1

Un’ombra sul futuro

Era una distesa erbosa, ma non un prato qualsiasi; a intervalli più o meno regolari, qualcosa spuntava dal terreno. L’immagine si definì rapidamente: lapidi, una selva di lapidi di pietra. Ce n’erano di vari tipi: semplicemente rettangolari, alte, basse, molte a forma di croce, finemente intagliate. Tra tomba e tomba passeggiava un cane di piccola taglia, spelacchiato e dall’aspetto triste.
Poi, d’un tratto, le forme si sciolsero per annegare in un viola brillante e indistinto, illuminato da vortici e bagliori. Durò poco, perché presto fu chiara la natura di quel colore: era uno dei frutti, appeso ai rami di un albero splendido. Accanto c’erano anche gli altri: rosa, oro, azzurro, verde. Brillavano vividi, nel pieno del loro fulgore. E così era anche l’albero, con le foglie carnose e piene di vita, i rami robusti, il tronco forte e ben piantato. L’Albero del Mondo, fonte di ogni bene. Si sentì scaldare il cuore.
Una voce che conosceva lo distolse dalla contemplazione.
«È splendido, non trovi anche tu?»
Era un drago enorme, bellissimo, una macchia verde cupo che stemperava in un giallo tenue sul ventre. Era magnifico. Il corpo vibrava di potenza, i muscoli guizzavano sotto il velo della pelle coriacea.
Sentì di amarlo profondamente, percepì un legame indissolubile tra sé e quella creatura.
Si sorrisero. Era tutto perfetto, immerso in una pace così completa da sembrare irreale.
E infatti qualcosa turbava quel quadro, qualcosa che lui non era ancora in grado di comprendere. D’un tratto i colori parvero meno vividi, come se la patina di perfezione lentamente scolorisse.
Si sentì avvolgere da una nostalgia dolorosa, da un pungente senso d’inquietudine. I suoi occhi andarono istintivamente agli artigli del compagno, avvolti attorno all’Albero del Mondo. Forse troppo affilati, forse stretti in una presa che non aveva nulla di protettivo, e che parlava invece di un’oscura brama di possesso.
Fu allora che ogni cosa perse colore per lasciare posto a un’immagine in bianco e nero, e il quadro si spense definitivamente. Il cielo divenne scuro come l’inchiostro, gravido di minacce, e la città intorno, la splendida Draconia, si tinse di sangue.
Thuban gridò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre precipitava verso un abisso di cui, lo sapeva, non esisteva fine.
Sofia si tirò su di scatto, urlando. Ci mise qualche secondo a capire dove fosse, mentre il sudore sulla fronte pian piano si faceva gelido.
Nella penombra andò a definirsi il profilo di oggetti familiari, e il chiarore della luna indicò la posizione della finestra. Sospirò sollevata. Era nella sua stanza, a Castel Gandolfo.
Si alzò e andò a piedi nudi verso la finestra. Scostò la tenda e guardò fuori, con la fronte appoggiata al vetro freddo. Il calore della sua pelle disegnò sulla superficie una nuvoletta opaca, che subito si dissolse, come l’incubo da cui era riemersa.
Non era la prima volta che faceva quel sogno. Di recente le capitava spesso. Soprattutto il cimitero: era la terza notte di seguito che lo sognava.
“Dovrò parlarne con il prof, domattina” pensò, e si apprestò a tornare a letto. Qualcosa però attirò il suo sguardo.
La notte era serena, la luna piena. Per questo la notò subito: una vasta nube nera, innaturalmente compatta e scura. Quando passò davanti alla luna, la spense del tutto, come se fosse una cortina di velluto. Sofia sentì un lungo brivido correrle giù per la schiena.
“Sta cambiando il tempo” si disse per tranquillizzarsi, e tornò verso il letto.
Si infilò sotto le coperte e se le tirò fin sul naso. La sensazione di gelo e di paura, però, non se ne andò, e le impedì di riaddormentarsi.
Il mattino dopo, la faccia del professor Schlafen indicava che non era stata una bella nottata neppure per lui.
Sofia lo raggiunse in cucina camminando come uno zombie. Se le toglievi le sue otto ore di sonno, la mattina seguente non connetteva.
«Buongiorno prof, ciao Thomas» disse sbadigliando. Cioccolata calda e cornetti. Be’, almeno poteva tirarsi su con una bella sferzata di energia.
“Sì, che ti finirà tutta sul sedere, visto quanto sono burrosi questi cornetti” pensò mentre addentava il primo con un vago senso di colpa.
Non ci volle molto e scesero anche Lidja e Karl, la prima con un vistoso paio di occhiaie, il secondo con la faccia tirata. A quanto sembrava era stata una notte complicata per tutti.
Da quando erano tornati da Monaco, Karl stava con loro. Dopo la morte di Effi non aveva più ragione di rimanere in Germania, e il professore aveva detto che era preferibile che tutti i Draconiani vivessero insieme. Li aspettava una missione pericolosa, e dunque era meglio affrontarla uniti, combinando le forze e proteggendosi a vicenda dagli attacchi nemici. Un discorso perfettamente logico e ragionevole, che però non aveva convinto Fabio.
Sofia ci pensava ogni mattina. A Monaco mangiavano tutti assieme; adesso, invece, lui non c’era.
«Sapete dove trovarmi. Se avete bisogno, fate un fischio» aveva detto infilando un biglietto con un numero di cellulare in mano al professore. Spiegargli che da solo sarebbe stato più vulnerabile e che lì avrebbe potuto allenarsi non era servito a niente. Lui aveva insistito per stare per conto suo.
Lidja aveva protestato accusandolo come al solito di egoismo e indolenza, il professore aveva fatto un ultimo tentativo per convincerlo. Ma solo Sofia aveva capito. Quello che era accaduto a Monaco, quando Fabio aveva ucciso Ratatoskr, aveva scavato un ulteriore solco tra loro. Se soltanto avesse accettato di farsi aiutare, se avesse cercato di parlare di ciò che provava, di come si sentiva…
“Forse potresti fare tu il primo passo, no?” si era detta. “Potresti dirgli che non deve sentirsi in colpa, che era l’unica cosa da fare, e che la sua sofferenza indica che è uno di noi, e mai e poi mai sarà un servo di Nidhoggr.”
Invece gliene era mancato il coraggio, e in silenzio lo aveva guardato andar via.
Scosse la testa. Non aveva senso continuare a rimuginarci sopra. Fabio non era con loro, punto e basta: doveva farsene una ragione.
«Sbaglio, o abbiamo avuto tutti una nottata pesante?» disse.
«Sarà il cambiamento del tempo… Hai visto che nuvolone? Poi però non è piovuto…» rispose Lidja.
«Non era una semplice nuvola» osservò grave il professore, gli occhi chini sul suo cappuccino. I Draconiani lo guardarono interrogativi e lui sollevò la testa. Sofia non l’aveva mai visto così teso. «Il sigillo che Thuban pose su Nidhoggr quando lo sconfisse non è eterno, lo sapete. Si sta indebolendo ogni giorno di più, e cominciamo ad avvertirne gli effetti. Quella nube portava il suo marchio» annunciò.
Tutti tacquero in un silenzio atterrito.
Lidja fu la prima a romperlo: «Quanto tempo abbiamo?»
«Sempre meno, ma non saprei quantificarlo. Dobbiamo assolutamente sbrigarci a trovare gli ultimi due frutti dell’Albero del Mondo.»
Sofia rimestò la sua cioccolata. Lo stomaco le si era completamente chiuso. L’immagine della nube rievocò all’improvviso quella del sogno.
«Prof… a questo proposito… È qualche notte che ho strani incubi.»
Raccontò per filo e per segno quanto aveva sognato la notte prima; parlò del cimitero, del cane e del drago bellissimo e inquietante.
«C’era qualcosa in lui che… non lo so… non mi è piaciuto. Com’era Kuma, l’ultimo Drago della Guardia?»
Il professore scrollò le spalle. «Come tutti gli altri, direi, almeno a quel che ricordo. Devoto alla missione, coraggioso… Fu il primo a morire, durante la battaglia decisiva, e il suo corpo non fu mai ritrovato. Era un guerriero sopraffino, il più forte sul campo di battaglia. In ogni caso, l’elemento davvero interessante del tuo sogno è la parte del cimitero e del cane. Sospetto possa trattarsi di un indizio sulla posizione del quarto frutto. Bisognerà fare qualche ricerca…»
«Ci penso io, prof» esclamò Karl saltando giù dalla sedia. Era patito di tutto ciò che aveva a che fare con tecnologia e computer. In stanza ne aveva un paio, sui quali trafficava di continuo. Quando si trattava di fare ricerche, si offriva sempre volontario. La rete per lui non aveva segreti, ed era di un’abilità senza pari a destreggiarsi nel mare di notizie improbabili che si trovavano su Internet per tirarne fuori le informazioni davvero utili.
Lo videro dunque trotterellare verso la sua stanza, infagottato in uno dei suoi pigiami con gli orsacchiotti. A vederlo non si sarebbe certo detto un mago del computer.
Riemerse dalla camera più o meno a metà mattina e convocò tutti in salotto. Attese che si fossero seduti, tossicchiò un paio di volte, tirò in fuori il petto. Lidja alzò platealmente gli occhi al cielo e Sofia ridacchiò. A Karl piaceva sempre fare un po’ di scena quando combinava qualcosa di buono.
«Dunque, a giudicare dalle lapidi che mi hai descritto, quelle con la croce celtica in particolare, il cimitero deve essere nel Regno Unito o in Irlanda. Ma abbiamo anche l’elemento cane che, sempre dalla tua descrizione, sembrerebbe un terrier o qualcosa del genere.»
«Guarda che sappiamo cosa ha sognato Sof, vieni al dunque» disse Lidja tanto per punzecchiarlo.
Karl arrossì e si produsse in altri colpetti di tosse. Sofia stava per scoppiare a ridere.
«Va bene, dovrebbe essere il cimitero di Greyfriars.»
L’unico volto che parve illuminarsi di una qualche forma di comprensione fu quello del professore; Lidja e Sofia avevano due punti interrogativi stampati in faccia.
«Non lo conoscete?» fece Karl in tono di sufficienza. «È un famoso cimitero di Edimburgo; lì fu sepolto John Gray, un poliziotto. Be’, il suo cane Bobby passò il resto della sua vita, e stiamo parlando di ben quattordici anni, a gironzolare per il cimitero nei dintorni della tomba del padrone.»
«Torna, eccome se torna!» esclamò Sofia.
Il professore si batté le mani sulle cosce. «Allora, a quanto pare, Edimburgo sarà la nostra prossima meta. Gli indizi sembrerebbero condurci proprio lì. Vado a fare i biglietti» disse alzandosi.
«Ti toccherà prendere di nuovo l’aereo» osservò Lidja guardando l’amica con ironia.
Sofia, che già stava fantasticando sulla Scozia e i suoi paesaggi, sentì un senso di nausea stringerle la bocca dello stomaco.
“Cavoli, di nuovo l’aereo! No…”

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La ragazza drago - 4. I gemelli di Kuma
  4. Prologo
  5. 1. Un’ombra sul futuro
  6. 2. Edimburgo
  7. 3. Un tuffo al cuore
  8. 4. La casa di Gillian
  9. 5. I gemelli
  10. 6. Il frutto di Kuma
  11. 7. Aria di casa
  12. 8. Attacco!
  13. 9. Il nascondiglio
  14. 10. Un’improbabile alleanza
  15. 11. Il patto
  16. 12. Una storia antica
  17. 13. Ribellione
  18. 14. Una nuova vita
  19. 15. Incontri notturni
  20. 16. Un piano
  21. 17. Battaglia al cimitero
  22. 18. Gli ultimi preparativi
  23. 19. Sottoterra
  24. 20. Fumo nero
  25. Epilogo
  26. Copyright