Le tigri di Mompracem
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Le tigri di Mompracem

  1. 432 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le tigri di Mompracem

Informazioni su questo libro

Un grande classico riccamente illustrato a colori.
Sandokan, principe di un sultanato del Borneo, spodestato dal trono dagli inglesi che gli hanno sterminato la famiglia, è la temuta Tigre della Malesia, capo dei feroci pirati le cui scorrerie insanguinano i mari. Il suo rifugio è una piccola isola, Mompracem, un luogo inespugnabile dove vive circondato dai suoi fedeli Tigrotti, "uomini coraggiosi fino alla pazzia". Affiancato dall'amico Yanez - l'avventuriero portoghese suo braccio destro - Sandokan passa di lotta in lotta, di arrembaggio in arrembaggio, finché finisce ferito sulle coste di Labuan, isola controllata dai suoi nemici. Qui verrà soccorso da lord Guillonk che, ignaro della sua vera identità, non solo gli salverà la vita, ma gli farà conoscere sua nipote, Marianna, la cui leggendaria bellezza le ha meritato il soprannome di Perla di Labuan. Da quel momento la Tigre della Malesia sarà disposta a rischiare tutto - la sua isola, i suoi fidati Tigrotti, la sua stessa vita - per fare della Perla di Labuan la Regina di Mompracem. Nasce così, dalla penna di Salgari, il pirata dagli occhi fiammeggianti che ha conquistato il nostro immaginario.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2012
Print ISBN
9788804605690
eBook ISBN
9788852022012

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La notte del 20 dicembre 18491 un uragano violentissimo imperversava sopra Mompracem2, isola selvaggia, di fama sinistra, covo di formidabili pirati3, situata nel mare della Malesia, a poche centinaia di miglia dalle coste occidentali del Borneo.
Pel cielo, spinte da un vento irresistibile, correvano come cavalli sbrigliati, e mescolandosi confusamente, nere masse di vapori, le quali, di quando in quando, lasciavano cadere sulle cupe foreste dell’isola furiosi acquazzoni; sul mare, pure sollevato dal vento, s’urtavano disordinatamente e s’infrangevano furiosamente enormi ondate, confondendo i loro muggiti cogli scoppi ora brevi e secchi e ora interminabili, delle folgori.
Né dalle capanne allineate in fondo alla baia dell’isola, né sulle fortificazioni che le difendevano, né sui numerosi navigli ancorati al di là delle scogliere, né sotto i boschi, né sulla tumultuosa superficie del mare, si scorgeva alcun lume; chi però, venendo da oriente, avesse guardato in alto, avrebbe scorto sulla cima di un’altissima rupe, tagliata a picco sul mare, brillare due punti luminosi, due finestre vivamente illuminate.
Chi mai vegliava in quell’ora e con simile bufera, nell’isola dei sanguinari pirati? Tra un labirinto di trincee sfondate, di terrapieni cadenti, di stecconati divelti, di gabbioni sventrati presso i quali scorgevansi ancora armi infrante e ossa umane, una vasta e solida capanna s’innalzava, adorna sulla cima di una grande bandiera rossa4 con nel mezzo una testa di tigre.
Una stanza di quell’abitazione è illuminata, le pareti sono coperte di pesanti tessuti rossi, di velluti e di broccati di gran pregio, ma qua e là sgualciti, strappati e macchiati, e il pavimento scompare sotto un alto strato di tappeti di Persia, sfolgoranti d’oro, ma anche questi lacerati e imbrattati. Nel mezzo sta un tavolo d’ebano intarsiato di madreperla e adorno di fregi d’argento, carico di bottiglie e di bicchieri del più puro cristallo; negli angoli si rizzano grandi scaffali in parte rovinati, zeppi di vasi riboccanti di braccialetti d’oro, di orecchini, di anelli, di medaglioni, di preziosi arredi sacri contorti o schiacciati, di perle provenienti senza dubbio dalle famose peschiere di Ceylan, di smeraldi, di rubini e di diamanti5 che scintillano come tanti soli sotto i riflessi di una lampada dorata sospesa al soffitto.
In un canto sta un divano turco colle frangie qua e là strappate; in un altro un armonium di ebano colla tastiera sfregiata e all’ingiro in una confusione indescrivibile stanno sparsi tappeti arrotolati, splendide vesti, quadri dovuti forse a celebri pennelli, lampade rovesciate, bottiglie ritte o capovolte, bicchieri interi o infranti e poi carabine indiane rabescate, tromboni di Spagna, sciabole, scimitarre, accette, pugnali, pistole.
In quella stanza così stranamente arredata un uomo sta seduto su una poltrona zoppicante: è di statura alta, slanciata, dalla muscolatura potente, dai lineamenti energici, maschi, fieri e d’una bellezza strana.
Lunghi capelli gli cadono sugli omeri: una barba nerissima gli incornicia il volto leggiermente abbronzato.
Ha la fronte ampia, ombreggiata da due stupende sopracciglia dall’ardita arcata, una bocca piccola che mostra dei denti acuminati come quelli delle fiere e scintillanti come perle; due occhi nerissimi, d’un fulgore che affascina, che brucia, che fa chinare qualsiasi altro sguardo.
Era seduto da alcuni minuti, collo sguardo fisso sulla lampada, colle mani chiuse nervosamente attorno alla ricca scimitarra, che gli pendeva da una larga fascia di seta rossa, stretta attorno a una casacca di velluto azzurro a fregi d’oro.
Uno scroscio formidabile che scosse la gran capanna fino alle fondamenta, lo strappò bruscamente da quella immobilità. Si gettò indietro i lunghi e inanellati capelli, si assicurò sul capo il turbante6 adorno di uno splendido diamante grosso quanto una noce, e si alzò di scatto, gettando all’intorno uno sguardo nel quale leggevasi un non so che di tetro e di minaccioso.
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— È mezzanotte, — mormorò egli. — Mezzanotte e non è ancora tornato!
Vuotò lentamente un bicchiere pieno di un liquido color dell’ambra, poi aprì la porta, s’inoltrò con passo fermo fra le trincee che difendevano la capanna e si fermò sull’orlo della gran rupe, alla cui base ruggiva furiosamente il mare. Stette là alcuni minuti colle braccia incrociate, fermo come la rupe che lo reggeva, aspirando con voluttà i tremendi soffi della tempesta e spingendo lo sguardo sullo sconvolto mare, poi si ritirò lentamente, rientrò nella capanna e si arrestò dinanzi all’armonium. — Quale contrasto! — esclamò. — Al di fuori l’uragano e qua io! Quale il più tremendo?
Fece scorrere le dita sulla tastiera traendo dei suoni rapidissimi e che avevano qualche cosa di strano, di selvaggio e che poi rallentò finché si spensero fra gli scrosci delle folgori e i fischi del vento.
Ad un tratto volse vivamente il capo verso la porta lasciata semiaperta. Stette un momento in ascolto, curvo innanzi, cogli orecchi tesi, poi uscì rapidamente, spingendosi fino sull’orlo della rupe.
Al rapido chiarore di un lampo vide un piccolo legno, colle vele quasi ammainate, entrare nella baia e confondersi in mezzo ai navigli ancorati.
Il nostro uomo accostò alle labbra un fischietto d’oro e mandò tre note stridenti; un fischio acuto vi rispose un momento dopo.
— È lui, — mormorò con viva emozione. — Era tempo!
Cinque minuti dopo un essere umano avvolto in un ampio mantello grondante d’acqua, si presentava dinanzi alla capanna.
— Yanez! — esclamò l’uomo dal turbante, gettandogli le braccia al collo.
— Sandokan7! — esclamò il nuovo venuto, con un accento straniero marcatissimo. — Brrr! Che notte d’inferno, fratellino mio.
— Vieni!
Attraversarono rapidamente le trincee ed entrarono nella stanza illuminata, chiudendo la porta.
Sandokan riempì due bicchieri8 e porgendone uno allo straniero che si era sbarazzato del mantello e della carabina che portava ad armacollo, gli disse, con accento quasi affettuoso:
— Bevi, mio buon Yanez.
— Alla tua salute, Sandokan.
— Alla tua.
Vuotarono i bicchieri e si assisero dinanzi al tavolo.
Il nuovo arrivato era un uomo sui trentatré o trentaquattro anni, cioè un po’ più anziano del compagno. Era di media statura, robustissimo, dalla pelle bianchissima, i lineamenti regolari, gli occhi grigi, astuti, le labbra beffarde, e sottili, indizio di una ferrea volontà. A prima vista si capiva che era un europeo non solo, ma che doveva appartenere a qualche razza meridionale.
— Ebbene, Yanez, — chiese Sandokan, con una certa emozione, — hai veduta la fanciulla dai capelli d’oro?
— No, ma so quanto volevi sapere.
— Non sei andato a Labuan9?
— Sì, ma capirai che su quelle coste guardate dagli incrociatori inglesi, riesce difficile lo sbarco a gente della nostra specie.
— Parlami di questa fanciulla. Chi è?
— Ti dirò che è una creatura meravigliosamente bella, tanto bella da essere capace di stregare il più formidabile pirata.
— Ah! — esclamò Sandokan.
— Mi dissero che ha i capelli biondi come l’oro, gli occhi più azzurri del mare, le carni bianche come l’alabastro. So che Alamba, uno dei nostri più feroci pirati, la vide una sera passeggiare sotto i boschi dell’isola e che fu tanto colpito da quella bellezza, da fermare la sua nave per meglio contemplarla, a rischio di farsi massacrare dagli incrociatori inglesi.
— Ma a chi appartiene?
— Da alcuni si dice che sia figlia di un colono, da altri di un lord, da altri ancora che sia nientemeno che parente del governatore di Labuan.
— Strana creatura, — mormorò Sandokan, comprimendosi colle mani la fronte.
— E così?... — chiese Yanez.
Il pirata non rispose. Si era bruscamente alzato in preda a una viva emozione e si era portato dinanzi all’armonium, facendo scorrere le dita sui tasti.
Yanez si limitò a sorridere e staccata da un chiodo una vecchia mandola, si mise a pizzicare le corde, dicendo:
— Sta bene! Facciamo un po’ di musica.
Aveva però appena cominciato a suonare un’arietta portoghese, allorquando vide Sandokan avvicinarsi bruscamente al tavolo, puntandovi sopra le mani con tale violenza, da farlo piegare.
Non era più lo stesso uomo di prima: la sua fronte era burrascosamente aggrottata, i suoi occhi mandavano cupi lampi, le sue labbra, ritiratesi, mostravano i denti convulsivamente stretti, le sue membra fremevano. In quel momento egli era il formidabile capo dei feroci pirati di Mompracem, era l’uomo che da dieci anni insanguinava le coste della Malesia, l’uomo che per ogni dove aveva dato terribili battaglie, l’uomo la cui straordinaria audacia, e l’indomito coraggio gli avevano valso il nomignolo di Tigre della Malesia.
— Yanez! — esclamò egli con un tono di voce, che più nulla aveva d’umano. — Cosa fanno gl’inglesi a Labuan?
— Si fortificano, — rispose tranquillamente l’europeo.
— Forse che tramano qualche cosa contro di me?
— Lo credo.
— Ah! Tu lo credi? Che osino alzare un dito contro la mia Mompracem! Di’ a loro che si provino a sfidare i pirati nei loro covi! La Tigre li distruggerà fino all’ultimo e berrà tutto il loro sangue. Dimmi, che cosa dicono di me?
— Che è ora di finirla con un pirata così audace.
— E mi odiano molto?
— Tanto che s’accontenterebbero di perdere tutte le loro navi, pur di appiccarti10.
— Ah!
— Dubiti forse? Fratellino mio, sono molti anni che tu ne commetti una peggiore dell’altra. Tutte le coste portano le traccie delle tue scorrerie; tutti i villaggi e tutte le città sono state da te assalite e saccheggiate; tutti i forti olandesi, spagnuoli e inglesi hanno ricevuto le tue palle e il fondo del mare è irto di navi da te mandate a picco.
— È vero, ma di chi la colpa? Forse che gli uomini di razza bianca non sono stati inesorabili con me? Forse che non mi hanno detronizzato col pretesto che io diventavo troppo potente? Forse che non hanno assassinato mia madre, i miei fratelli e le mie sorelle per distruggere la mia discendenza? Quale male avevo io fatto a costoro? La razza bianca non aveva mai avuto da dolersi di me, eppure mi volle schiacciare. Ora io l’odio, siano spagnuoli, od olandesi, o inglesi o portoghesi tuoi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Le tigri di Mompracem
  3. 1. I pirati di Mompracem
  4. 2. Ferocia e generosità
  5. 3. L’incrociatore
  6. 4. Tigri e leopardi
  7. 5. La Perla di Labuan
  8. 6. Lord James Guillonk
  9. 7. Guarigione e amore
  10. 8. La caccia alla tigre
  11. 9. Il tradimento
  12. 10. La caccia al pirata
  13. 11. Giro-Batol
  14. 12. La canoa di Giro-Batol
  15. 13. In rotta per Mompracem
  16. 14. Amore ed ebbrezza
  17. 15. Il caporale inglese
  18. 16. La spedizione contro Labuan
  19. 17. L’appuntamento notturno
  20. 18. Due pirati in una stufa
  21. 19. Il fantasma delle giacche rosse
  22. 20. Attraverso le foreste
  23. 21. L’assalto della pantera
  24. 22. Il prigioniero
  25. 23. Yanez alla villa
  26. 24. La moglie della Tigre
  27. 25. A Mompracem
  28. 26. La regina di Mompracem
  29. 27. Il bombardamento di Mompracem
  30. 28. Sul mare
  31. 29. I prigionieri
  32. 30. La fuga
  33. 31. Yanez
  34. 32. L’ultima pugna della Tigre
  35. Copyright