I quarantanove racconti
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I quarantanove racconti

  1. 498 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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I quarantanove racconti

Informazioni su questo libro

«Andando dove devi andare, e facendo quello che devi fare, e vedendo quello che devi vedere, smussi e ottundi lo strumento con cui scrivi. Ma io preferisco averlo storto e spuntato, e sapere che ho dovuto affilarlo di nuovo sulla mola e ridargli la forma a martellate e renderlo tagliente con la pietra, e sapere che avevo qualcosa da scrivere, piuttosto che averlo lucido e splendente e non avere niente da dire.» Così, nella prefazione a questa raccolta, Hemingway descrive il suo duro lavoro sulla scrittura, fucina di uno stile inconfondibile. Uno stile asciutto e rigoroso, capace di dare risonanza all'esperienza individuale senza perdere il contatto con gli elementi della realtà che la fondano.
I quarantanove racconti, riuniti in volume dall'autore nel 1938, sono stati considerati fin dal loro apparire una delle opere fondamentali di Ernest Hemingway, forse il punto più alto e rappresentativo della sua tecnica narrativa. Accanto a un gruppo di storie che hanno per protagonista Nick Adams - alter ego dell'autore -, spiccano alcuni racconti dall'architettura perfetta, fra cui Le nevi del Kilimangiaro, La breve vita felice di Francis Macomber e Colline come elefanti bianchi.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804495888
eBook ISBN
9788852020728
Argomento
Letteratura
Categoria
Classici

L’envoi

Il re stava lavorando nel giardino. Parve molto lieto di vedermi. Passeggiammo per il giardino. Questa è la regina, disse lui. La regina stava potando una pianta di rose. Oh, piacere, disse. Ci sedemmo a un tavolo sotto un grosso albero e il re ordinò whisky and soda. In ogni modo abbiamo del buon whisky, disse. Il comitato rivoluzionario, mi spiegò, non gli permetteva di uscire dal parco del palazzo. Plastiras mi sembra una bravissima persona, disse, ma è assolutamente intrattabile. Credo però che abbia fatto bene a fucilare quei tizi. Se Kerenskij avesse fucilato qualcuno, forse le cose sarebbero andate in un modo del tutto diverso. Naturalmente, l’importante in queste cose è non farsi fucilare!
Era molto allegro. Conversammo a lungo. Come tutti i greci, anche lui voleva andare in America.

L’invitto

Manuel García salì le scale fino all’ufficio di don Miguel Retana. Depose la valigia e bussò all’uscio. Non ci fu nessuna risposta. Manuel, ritto nel corridoio, sentiva che c’era qualcuno nella stanza. Lo sentiva attraverso la porta.
«Retana» disse, tendendo l’orecchio.
Non ci fu nessuna risposta.
È lì, accidenti, pensava Manuel.
«Retana» disse, e picchiò sulla porta.
«Chi è?» disse qualcuno nell’ufficio.
«Io, Manolo» disse Manuel.
«Cosa vuoi?» chiese la voce.
«Voglio lavorare» disse Manuel.
Qualcosa nella porta scattò diverse volte e il battente girò sui cardini e si aprì. Manuel entrò, con la valigia in mano.
Un ometto sedeva dietro una scrivania in fondo alla stanza. Sopra la sua testa c’era una testa di toro, impagliata da un tassidermista di Madrid; sui muri c’erano delle foto in cornice e dei manifesti di corride.
L’ometto restò seduto guardando Manuel.
«Credevo che ti avessero ammazzato» disse.
Manuel batté le nocche sulla scrivania. L’ometto restò seduto guardandolo da dietro la scrivania.
«Quante corride hai fatto quest’anno?» chiese Retana.
«Una» rispose l’altro.
«Solo quella?» chiese l’ometto.
«Tutto lì.»
«L’ho letto sui giornali» disse Retana. Si appoggiò alla spalliera e guardò Manuel.
Manuel alzò lo sguardo al toro impagliato. Lo aveva già visto tante di quelle volte che provava per lui un certo interesse familiare. Quel toro aveva ucciso suo fratello, quello che prometteva bene, circa nove anni prima. Manuel ricordava quel giorno. C’era una targa di ottone sullo scudo di quercia dov’era montata la testa del toro. Manuel non sapeva leggere, ma immaginava che fosse alla memoria di suo fratello. Be’, era stato un bravo ragazzo.
La targa diceva: “Il toro Mariposa del duca di Veragua, che ricevette nove colpi di vara da sette caballos e causò la morte del novillero Antonio García, 27 aprile 1909”.
Retana notò che Manuel guardava la testa di toro impagliata.
«Quelli che il duca mi ha mandato per domenica faranno scandalo» disse. «Sono tutti deboli di zampe. Che ne dicono al caffè?»
«Non so» disse Manuel. «Sono appena arrivato.»
«Già» disse Retana. «Hai ancora la valigia.»
Guardò Manuel, appoggiandosi alla spalliera dietro la grande scrivania.
«Siediti» disse. «Levati il berretto.»
Manuel si mise a sedere; senza berretto la sua faccia era diversa. Era pallido, e la coleta appuntata in avanti sulla testa, in modo che non si vedesse sotto il berretto, gli dava un’aria strana.
«Non hai una bella cera» disse Retana.
«Sono appena uscito dall’ospedale» disse Manuel.
«Avevo sentito dire che ti avevano tagliato la gamba» disse Retana.
«No» disse Manuel. «È andata bene.»
Retana si sporse in avanti sopra la scrivania e spinse verso Manuel una scatola di legno piena di sigarette.
«Prendi una sigaretta» disse.
«Grazie.»
Manuel l’accese.
«Fumi?» disse, offrendo il fiammifero a Retana.
«No» disse Retana con un cenno della mano. «Non fumo mai.»
Retana guardò Manuel che fumava.
«Perché non ti cerchi un impiego e non ti metti a lavorare?» disse.
«Non voglio lavorare» disse Manuel. «Sono un torero, io.»
«Di toreri non ce ne sono più» disse Retana.
«Io sono un torero» disse Manuel.
«Sì, quando sei là dentro» disse Retana.
Manuel rise.
Retana restò seduto, senza dir niente e guardando Manuel.
«Ti metto in una notturna, se vuoi» propose Retana.
«Quando?» chiese Manuel.
«Domani sera.»
«Non faccio la riserva di nessuno» disse Manuel. Era così che si facevano ammazzare, tutti quanti. Così si era fatto ammazzare Salvador. Manuel tamburellò con le nocche sul tavolo.
«È tutto quello che ho» disse Retana.
«Perché non mi metti nella settimana prossima?» suggerì Manuel.
«Non verrebbe nessuno» disse Retana. «Vogliono solo Litri e Rubito e La Torre. Sono in gamba, quei ragazzi.»
«Il mio rientro verrebbero a vederlo» disse Manuel, pieno di speranza.
«No che non verrebbero. Non sanno più chi sei.»
«Conosco il mio mestiere» disse Manuel.
«Se vuoi, ti metto per domani sera» disse Retana. «Puoi lavorare col giovane Hernández e ammazzare due novillos dopo i Charlot.»
«Di chi sono questi novillos?» chiese Manuel.
«Non so. Quello che hanno nei corral. Quello che i veterinari boccerebbero di giorno.»
«Non mi piace fare la riserva» disse Manuel.
«Prendere o lasciare» disse Retana. Si sporse in avanti sopra le carte. La cosa non lo interessava più. La simpatia che per un attimo Manuel aveva risvegliato in lui, quando aveva pensato ai vecchi tempi, era svanita. Lo avrebbe preso volentieri come sostituto di Lama perché poteva averlo per poco. Anche altri si potevano avere per poco. Pure, lo avrebbe aiutato volentieri. L’occasione gliel’aveva offerta. Ora stava a lui.
«Quanto prendo?» domandò Manuel. Si trastullava ancora con l’idea di rifiutare. Ma sapeva di non poterselo permettere.
«Duecentocinquanta pesetas» disse Retana. Aveva pensato a cinquecento, ma quando aprì la bocca questa disse duecentocinquanta.
«A Villalta ne dai settemila» disse Manuel.
«Tu non sei Villalta» disse Retana.
«Lo so» disse Manuel.
«Villalta richiama il pubblico, Manolo» disse Retana a mo’ di spiegazione.
«Certo» disse Manuel. Si alzò. «Dammene trecento.»
«D’accordo» acconsentì Retana. Cercò un pezzo di carta nel cassetto.
«Posso averne subito cinquanta?» chiese Manuel.
«Certo» disse Retana. Tolse dal portafoglio un biglietto da cinquanta pesetas e lo posò, ben steso, sul tavolo.
Manuel lo prese e se lo mise in tasca.
«E la cuadrilla?» domandò.
«Sono i ragazzi che mi fanno tutte le notturne» disse Retana. «Sono in gamba.»
«E i picadores?» chiese Manuel.
«Non valgono granché» ammise Retana.
«Mi serve un buon picador» disse Manuel.
«Tròvatelo» disse Retana. «Vattelo a cercare.»
«Non con questi» disse Manuel. «Non pago nessuna cuadrilla con sessanta duros.»
Retana non disse nulla, ma guardò Manuel da dietro la grande scrivania.
«Lo sai che devo avere almeno un buon picador» disse Manuel.
Retana non disse nulla, ma guardava Manuel da molto lontano.
«Non è giusto» disse Manuel.
Retana lo stava ancora studiando, con le spalle appoggiate alla poltrona, lo stava studiando da molto lontano.
«Sono i soliti picadores» suggerì.
«Lo so» disse Manuel. «Li conosco, i tuoi picadores.»
Retana non sorrise. Manuel capì che il colloquio era finito.
«Voglio solo una battaglia ad armi pari» disse Manuel in tono ragionevole. «Quando sarò là fuori, gli ordini al toro voglio poterli dare io. Per questo basta un buon picador.»
Stava parlando a un uomo che non lo ascoltava più.
«Se vuoi qualcosa extra» disse Retana «vattela a cercare. Nell’arena ci sarà una cuadrilla regolamentare. Pòrtati tutti i picadores che vuoi. La charlotada finisce alle dieci e mezzo.»
«D’accordo» disse Manuel. «Se la pensi così.»
«Così» disse Retana.
«Ci vediamo domani sera» disse Manuel.
«Ci sarò» disse Retana.
Manuel raccolse la valigia e uscì.
«Chiudi la porta» esclamò Retana.
Manuel si voltò indietro. Retana stava guardando delle carte, curvo sulla scrivania. Manuel tirò la porta finché sentì uno scatto.
Scese le scale e uscì nel caldo e nella luce della strada. Nella strada faceva molto caldo, e la luce sugli edifici bianchi era dura e improvvisa nei suoi occhi. Manuel scese verso la Puerta del Sol camminando sul lato in ombra della strada scoscesa. L’ombra era fresca e compatta come acqua corrente. Il calore lo investiva all’improvviso quando attraversava gli incroci. Fra tutte le persone che incontrò, Manuel non ne vide una sola di sua conoscenza.
Poco prima della Puerta del Sol entrò in un caffè.
Nel caffè t...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Ernest Hemingway
  4. Bibliografia
  5. I quarantanove racconti
  6. Prefazione
  7. La breve vita felice di Francis Macomber
  8. La capitale del mondo
  9. Le nevi del Kilimangiaro
  10. Vecchio al ponte
  11. Su nel Michigan
  12. Sul molo di Smirne
  13. Capitolo I
  14. Capitolo II
  15. Capitolo III
  16. Capitolo IV
  17. Capitolo V
  18. Capitolo VI
  19. Capitolo VII
  20. Capitolo VIII
  21. Capitolo IX
  22. Capitolo X
  23. Capitolo XI
  24. Capitolo XII
  25. Capitolo XIII
  26. Capitolo XIV
  27. Capitolo XV
  28. L’envoi
  29. Copyright