Centouno camminate in montagna
eBook - ePub

Centouno camminate in montagna

  1. 456 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Centouno camminate in montagna

Informazioni su questo libro

Dalle Alpi agli Appennini, dalla Sardegna alla Sicilia, Paola Lugo ci fa da guida nelle passeggiate più belle d'Italia. A volte il percorso si dipana in zone famose, altre volte l'autrice ci invita invece a scoprire escursioni in zone meno rinomate ma altrettanto affascinanti. Oltre a una precisa descrizione del percorso da un punto di vista tecnico, gli itinerari sono arricchiti da notizie di carattere storico, paesaggistico, scientifico che rende i percorsi ancora più godibili. Ogni passeggiata è corredata da una dettagliata carta escursionistica disegnata ad hoc e da una utile legenda che ne descrive a colpo d'occhio i dettagli.
"Questo libro creerà proseliti della camminata stimolerà ad alzare il sedere e partire anche i più riottosi. È un libro convincente, che convince a partire. Un lavoro fatto bene. Non è noioso, anzi, incuriosisce, spinge a proseguire nella lettura, riga dopo riga, a cercare, anche senza necessariamente camminarvi sopra, i siti più affascinanti e spesso inediti scovati nella nostra bella Italia."

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804598039
eBook ISBN
9788852018992
Categoria
Travel
ALTO ADIGE
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42 VAL D’ULTIMO
La vecchia strada della Val d’Ultimo/
Ultner Höfeweg
IN VISITA A LARICI MILLENARI E ANTICHI MASI
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TEMPO DI PERCORRENZA > 5 h
DISLIVELLO COMPLESSIVO > 350 m circa
MASSIMA ALTITUDINE RAGGIUNTA > 1488 m
PUNTO DI PARTENZA > Pracupola (1147 m)
DIFFICOLTÀ > T (escursione ad anello molto lunga, 18 km circa, ma con scarso dislivello)
PUNTI DI APPOGGIO > Bar e ristoranti a Pracupola, San Nicolò/St. Nikola e Santa Gertrude/St. Gertraud
PERIODO CONSIGLIATO > Da aprile a novembre
CARTOGRAFIA > Val d’Ultimo, Carta topografica per escursionisti n. 042, 1:25. 000 (Tabacco)
COME ARRIVARE AL PUNTO DI PARTENZA > Dall’uscita Bolzano Sud della A22 proseguire con la superstrada MEBO in direzione Merano fino all’uscita Merano Sud (zona industriale di Lana) e seguire la segnaletica per la Val d’Ultimo. Superato San Pancrazio, si arriva poco dopo a Pracupola, in prossimità della partenza degli impianti di risalita
Mario Rigoni Stern apre il suo Arboreto salvatico con un breve capitolo dedicato al larice, albero cosmico delle primitive popolazioni siberiane, ai cui rami venivano appese le pellicce più belle. I larici, continua lo scrittore asiaghese «sono lì nei secoli a sfidare i fulmini e le bufere, sono contorti e con profonde cicatrici prodotte dalla caduta delle pietre, i rami spezzati, ma sempre, a ogni primavera quando il merlo dal collare torna a nidificare tra i mughi, si rivestono di luce verde e i loro fiori risvegliano gli amori degli urogalli. E all’autunno, quando la montagna ritorna silenziosa, illuminano d’oro le pareti». Poche righe prima ha ricordato i tre larici millenari della Val d’Ultimo, forse tra gli alberi più antichi delle Alpi. La visita ai loro tronchi contorti e alle loro cime spezzate vale sicuramente il viaggio fino al piccolo paese di Santa Gertrude; tanto meglio se possiamo salutarli dopo una lunga, ma non faticosa passeggiata tra i masi più belli delle Alpi. Non ci sono panorami mozzafiato o cime famose in Val d’Ultimo, ma l’omaggio che consente alla civiltà del maso e ai tre patriarchi di Santa Gertrude giustifica pienamente l’inserimento dell’Ultner Höfeweg, la "vecchia strada della Val d’Ultimo", tra le passeggiate più belle d’Italia.
I masi che incontreremo sono abitati tutto l’anno, e la sopravvivenza di quest’antica economia ha permesso alla valle di non subire le "valorizzazioni turistiche" che hanno devastato negli anni passati le altre vallate alpine. L’istituto giuridico del "maso chiuso", codificato fin dal Medioevo, ne stabiliva l’indivisibilità: il maso veniva ereditato solo dal figlio primogenito. Una legge provinciale del 2001 regolamenta oggi il maso chiuso, adattandolo alla legislazione italiana e alla mutata condizione socioeconomica della regione: sono oltre 12.000 i masi chiusi riconosciuti in Alto Adige e i loro effetti benefici sul territorio li avremo costantemente sotto gli occhi durante l’escursione: non troveremo prati incolti o case cadenti, e nemmeno i finti rustici per turisti a cui ci hanno abituato troppe località montane. È una passeggiata da fare lentamente, senza fretta, prendendosi tutto il tempo necessario per ammirare gli antichi masi in legno e pietra e i soliti stupefacenti prati altoatesini.
DESCRIZIONE IN BREVE DELL’ITINERARIO > Posteggiata l’auto a Pracupola, in prossimità dell’impianto di risalita Schwemmalm, percorriamo una strada asfaltata seguendo la segnaletica per l’Ultner Höfeweg che ci accompagnerà per tutto il percorso. Dopo 5 minuti di cammino l’asfalto finisce nei pressi di due splendidi masi, Unterhof e Oberhof, e continuiamo in piano, tra una staccionata e un muretto in pietra. Siamo sul versante più soleggiato della valle, e possiamo già individuare sull’opposto versante la traccia del percorso di ritorno, per lo più nel bosco e vicino al torrente. I masi che incontriamo sono tutti splendidi: la maggior parte molto antichi, alcuni più recenti, ma comunque perfettamente inseriti nell’ambiente circostante. È meglio non pensare ai masi trecenteschi ricoperti per sempre, insieme ai migliori pascoli della valle, dal bacino artificiale del Lago di Zoccolo, che abbiamo costeggiato con l’auto, costruito alla fine degli anni Cinquanta. Ritroviamo l’asfalto e in breve, dopo circa 1 ora e 30 di cammino, arriviamo a San Nicolò. Giunti all’incrocio in prossimità della chiesa, prendiamo la strada in leggera salita che punta verso la testata della valle e, superate le ultime case, entriamo nel bosco. Se siamo a giugno o a inizio luglio, saremo notevolmente rallentati dall’abbondanza di fragole che crescono lungo il sentiero; se è un’altra stagione, pazienza: i motivi per sentirci felici e soddisfatti non mancano di certo. La vecchia strada della Val d’Ultimo continua alternando stretti sentieri a piccoli nastri d’asfalto fino ai masi più alti dell’itinerario, a 1488 m, da dove scendiamo a Santa Gertrude. Oltrepassiamo il torrente Valsura e, sempre seguendo le indicazioni per l’Ultner Höfeweg, saliamo ai larici millenari, che raggiungiamo in circa 20 minuti di cammino. Alti fino a 36 m, contorti e spaccati dai secoli e dai fulmini, vantano oltre duemila anni. Seduti sulle panchine poste al loro fianco, possiamo perderci nelle meditazioni del caso, senza dimenticare che abbiamo ancora 2 ore di cammino, sia pure in piacevole discesa nel bosco. Superata la Cascata di Klapfenberger su un ponticello in legno, arriviamo a una curiosa costruzione in stile liberty con un’elegante torretta in legno, assai diversa dai tradizionali masi che abbiamo incontrato fin qui. Si tratta della Villa Hartung, costruita negli anni 1903-1906 da Christoph Hartung, medico illuminato che curò con sistemi rivoluzionari per l’epoca anche Franz Kafka e Heinrich Mann. Animato da ideali democratici, Hartung seguiva metodi naturalistici quali la dieta vegetariana, l’elioterapia e l’ipnosi. Sicuramente i boschi e i prati della valle avranno offerto ai suoi malati quel connubio tra benessere fisico e spirituale che il professore riteneva indispensabile per ogni cura. Continuiamo a seguire la strada, ormai quasi pianeggiante, per giungere dopo circa 2 ore a Pracupola. Naturalmente l’itinerario può essere abbreviato in diversi tratti, scendendo sulla strada provinciale e ritornando al punto di partenza con un autobus di linea.
43 VAL PASSIRIA
Il Rifugio Monteneve
IL MUSEO ALL’APERTO DEL PIÙ ALTO VILLAGGIO MINERARIO D’EUROPA
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TEMPO DI PERCORRENZA > 4 h 30 min. + 1 h 30 min. se si sceglie di salire al Lago Nero
DISLIVELLO COMPLESSIVO > 680 m (950 m se si sale al Lago Nero)
MASSIMA ALTITUDINE RAGGIUNTA > 2355 m (Rifugio Monteneve); 2628 m (Lago Nero)
PUNTO DI PARTENZA > Parcheggio presso il Passo del Rombo (1675 m)
DIFFICOLTÀ > E
PUNTI DI APPOGGIO > Rifugio Monteneve (tel. 0473/647045)
PERIODO CONSIGLIATO > Da giugno a ottobre
CARTOGRAFIA > Sterzing/Vipiteno, Carta escursioni, bike e sci alpinismo n. 44, 1:50.000 (Kompass)
COME ARRIVARE AL PUNTO DI PARTENZA > Da Merano imboccare la SS44 della Val Passiria. A San Leonardo seguire le indicazioni per il Passo del Rombo, svoltando sulla SS44 bis. Superato Moso, proseguire verso il passo per altri 11 km, fino al parcheggio lungo la strada (1 km dopo il Gasthof Saltnuss)
Sulle montagne che dividono la Val Passiria dalla Val Ridanna (tra i 2000 e i 2500 m di quota), l’attività estrattiva delle miniere di Monteneve/Schneeberg è continuata per circa 800 anni. Il primo documento che cita l’"argentum bonum de Sneberch" risale infatti al 1237: con ogni probabilità quell’argento veniva utilizzato per coniare le monete dei conti del Tirolo. È una lunga storia, quindi, quella che scopriremo salendo al Rifugio Monteneve, affascinante e terribile al tempo stesso, un’ulteriore prova di come le terre alte siano state vissute e sfruttate anche in tempi remoti. La ricchezza delle miniere attirò molti imprenditori non solo del Tirolo: nel 1524, nel periodo di maggiore sviluppo dell’attività (circa 1000 minatori per 70 gallerie di scavo), anche la potente famiglia dei Fugger di Augusta comprò molti campi minerari, attirata dagli ingenti guadagni. La particolarità di Monteneve, rispetto a tanti altri complessi minerari, risiede proprio nella quota elevata a cui è situato: 2355 m. I minatori, che vi risiedevano tutto l’anno, erano costretti ad adattarsi a difficilissime condizioni climatiche: nel 1951 c’erano 7 m di neve e misurando gli strati formatisi dopo le successive nevicate si arrivò a 24 m! L’immagine più antica del villaggio si trova nel Codice di Schwaz del 1556, che, pur essendo poco preciso (molto probabilmente l’autore non salì mai fino al Monteneve), ci svela alcuni particolari molto interessanti. Sappiamo che c’erano una Schmiten (fucina) e una Fleischpankh (macelleria), il che testimonia che non si trattava di un semplice agglomerato di baracche, bensì di un insediamento a tutti gli effetti, naturalmente con tanto di osteria per i lavoratori. La presenza dell’osteria attirò i primi turisti: già dal 1795 alcuni escursionisti curiosi cominciarono a salire quassù e durante il XIX secolo il locale divenne il punto di partenza per le salite sui ghiacciai vicini. Nel 1979 la miniera venne chiusa, e l’intero complesso fu abbandonato, correndo anche il rischio di essere demolito per motivi di sicurezza. Oggi fortunatamente sia gli edifici che ospitarono le maestranze che buona parte delle gallerie sono visitabili, mentre i sentieri che salgono al Monteneve ci riservano il fascino inconfondibile dei prati e dei panorami dell’Alto Adige, a cui si aggiunge la confortante prospettiva di gustare il "piatto del minatore" al rifugio. Una volta ristorati, abbiamo la possibilità di salire in circa 40 minuti al vicino Lago Nero, escursione interessante che offre un bel quadro d’insieme dall’alto dell’intero complesso.
DESCRIZIONE IN BREVE DELL’ITINERARIO > Vi sono in realtà 4 diversi itinerari di accesso a Monteneve, tra cui il sentiero didattico n. 31 che parte dal ponte di Monteneve, alcuni chilometri prima del nostro parcheggio. L’escursione che propongo ha il vantaggio di essere un percorso circolare, con uno splendido ritorno lungo un panoramico sentiero in costa. Lasciata l’auto, saliamo lungo la strada forestale col segnavia n. 29, di pendenza moderata, che ci porta in breve alla Obere Gostalm (1990 m / 30 min.). Qui la strada forestale si tramuta in un sentiero che sale nel bosco, per poi diventare quasi pianeggiante. Il percorso è estremamente panoramico e assai piacevole e ben presto iniziamo a vedere i resti dell’impianto minerario e i depositi di materiale ferroso.
Giunti alla conca di Seemos, incantevole anche dal punto di vista naturalistico, veniamo inevitabilmente catturati dal fascino della miniera. La conca, denominata anche Unterer Berg, presenta tantissimi resti di macchinari e di rotaie: nel 1870, infatti, per il trasporto del materiale, che fino ad allora veniva effettuato utilizzando animali da soma, fu costruito quello che probabilmente è il più grande impianto a cielo aperto su rotaia del mondo. Lungo oltre 27 km, partiva da San Martino sul Monteneve per raggiungere la stazione di Vipiteno. Superato il ponte in legno, lasciamo a sinistra il sentiero più agevole che sale al Monteneve per proseguire in direzione della costruzione a fianco dello scivolo in pietra delle rotaie. Ora il sentiero sale con ripidi tornanti a fianco dell’edificio fino al pianoro del villaggio (2355 m / 2 h 15 min.). Il bacino minerario ci appare come una conca disseminata di costruzioni e di resti dell’antica attività (gallerie, pozzi, silos, calchere e discariche di detriti) e circondata da un panorama di grande bellezza: la cima dello Sprinzenwand verso nord e alle nostre spalle il lontano gruppo della Giogaia di Tessa. La piccola chiesetta Maria Schnee (Madonna della Neve) venne costruita nel XVIII secolo a ricordo di 27 minatori uccisi da una valanga che aveva seppellito la loro abitazione. Distrutta da un incendio nel 1955, la chiesetta è stata ricostruita nel 1993, e richiama ogni anno, in occasione della festività del 15 agosto, moltissimi fedeli. Il Rifugio Monteneve è nato dall’unione tra la vecchia casa delle maestranze (Herrenkaue), ovvero l’edificio che ospitava i locali di lavoro e le abitazioni degli ingegneri e delle loro famiglie, e l’osteria. Distrutti da un incendio e abbandonati nel 1955, questi locali vennero adibiti a rifugio nel 1972 da un ex minatore. Acquisito in seguito dal Museo Provinciale delle Miniere e restaurato nella sua forma attuale, il rifugio presenta una straordinaria Stube in legno (interessantissime le fotografie d’epoca alle pareti) e moderne e confortevoli camere. Volendo, si può continuare verso il Lago Nero (2628 m / 40 min. dal rifugio), attraversando la conca dove si trovano tutti gli altri edifici (la scuola, il piccolo ospedale, lo sp...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. 101 Camminate in montagna
  3. Prefazione Di Mauro Corona
  4. Introduzione
  5. Liguria
  6. Piemonte
  7. Valle D’aosta
  8. Lombardia
  9. Trentino
  10. Alto Adige
  11. Veneto
  12. Friuli-venezia Giulia
  13. Emilia Romagna
  14. Toscana
  15. Marche
  16. Umbria
  17. Abruzzo
  18. Lazio
  19. Calabria-basilicata
  20. Sicilia
  21. Sardegna
  22. Dello stesso autore
  23. INSERTO FOTOGRAFICO
  24. Copyright