Aspettando al semaforo
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Aspettando al semaforo

L'unica biografia di Enzo Jannacci che racconti qualcosa di vero

  1. 180 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Aspettando al semaforo

L'unica biografia di Enzo Jannacci che racconti qualcosa di vero

Informazioni su questo libro

L'unica biografia di Enzo Jannacci che racconti qualcosa di vero scritta dal figlio Paolo, musicista e direttore d'orchestra.
Un Jannacci al quadrato perché Enzo è Jannacci, ma anche Paolo è Jannacci. Però a modo suo. Dentro lo stesso genere, due voci diverse, dallo stesso timbro, inconfondibile. La storia di Enzo è quella di uno dei più grandi e creativi artisti italiani, che ha inventato un linguaggio originale, sempre in bilico tra comicità e sentimento, tra paradosso e poesia. La storia di Enzo è quella di "un cardiochirurgo dalla discreta manina", che interrompe la sua carriera d'artista per specializzarsi in America e finire in Sudafrica a lavorare con Christiaan Barnard, il cardiochirurgo assurto a fama mondiale perché fece il primo trapianto di cuore della storia della medicina. Aspettando al semaforo è un libro originalissimo, fatto di racconti e di dialoghi. Il padre e il figlio s'incontrano per caso al semaforo e parte un viaggio filosofico, stralunato e comico nell'universo di un artista che ha scompaginato tutti gli schemi. L'autoritratto di un maestro che ha saputo regalare le suggestioni più diverse, insegnando a tutti: nella musica, nel teatro, nel cabaret, ma soprattutto nella vita. Che Jannacci s'è inventato con fantasia, genio e straordinaria umanità. Il lettore deve prima resistere allo stupore poi abbandonarsi al flusso, esilarante e coinvolgente, delle parole che raccontano la commedia umana di questo artista così fiabesco.
La guerra, la medicina, la Milano della mala, il Milan di Anquilletti e di Rivera, il Derby e il Santa Tecla, Beppe Viola, Giorgio Gaber, Dario Fo, Adriano Celentano, Mina, Luigi Tenco, Paolo Conte, un bel gruppo di amici e di cervelli, persino un Nobel, nel racconto dell'autore di L'ombrello di mio fratello, El purtava i scarp del tennis, Sfiorisci bel fiore, Vengo anch'io. No, tu no, Ho visto un re, L'Armando, Vincenzina e la fabbrica, Quelli che...
Guest star: Claudio Bisio, in un esilarante dialogo con Paolo Jannacci in omaggio all'arte di Enzo. Aspettando al semaforo. Una vita. Vera. Tra padre e figlio.

Domande frequenti

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Aspettando al semaforo

Viaggiando per la città in automobile si incontrano strani tipi, soprattutto quando ti fermi a un semaforo e mentre aspetti il tuo bel verde fai un sunto di quello che potrebbe accaderti nei prossimi venti secondi o vent’anni.
Questo qui è talmente strano che mi devo fermare; anche perché è mio padre...
Paolo: Vabe’ ma... che cosa stiamo aspettando?
Enzo: Io lo so cosa sto aspettando... è lei che... che colore è ’sta macchina qui? Non è rossa...
P. Grigia, sono tutte grigie...
E. No, si vede che prima era un rossiccio, una roba tipo mattone. Lei non sa... non sa neanche che auto ha.
P. No.
E. Ecco. È quello il problema, che uno va in giro e poi viene a domandare a me cosa sto ad aspettare al semaforo. Aspetto uno che passi con l’auto mattone, capisci? Non è un autobus.
P. È la solita vecchia 127 color mattone.
E. No.
P. Sì.
E. È tipo filobus, più lungo, un po’ più lungo.
P. Adesso i filobus sono verdi.
E. Chi?
P. I filobus, non sono più mattoni arancioni.
E. Filobus si chiamano? Non si chiamavano autobus?
P. Eh, ma ci sono gli autobus col filo.
E. Ah, la filovia, la filovia.
P. Gli altri sono a gasolio, o a metano.
E. Non ho capito.
P. Neanch’io.
E. Cioè lei è uno che si capisce che non sa distinguere perfettamente una filovia da un...
P. Io... no, io mi intendo molto bene di tutte le apparecchiature...
E. A metano.
P. Non a metano, elettroniche e meccaniche, soprattutto quelle dell’ATM. Il tram 29 è una linea particolare. Meglio però il 23.
E. Perché?
P. Perché, a parte il tragitto, le carrozze sono migliori.
E. Verdi, non sono verdi i tram?
P. Non sono più verdi.
E. Come?
P. Erano arancioni e talvolta gialli.
E. No, ma io mi ricordo. Era quella che passava vicino a Piceno? No... a Premuda?
P. Sì, ma nel ’50 erano verdi.
E. Lascia stare nel ’50, ’40, ’30, non è che... non stiamo qui a...
P. Adesso ci sono le carrozze gialle, che hanno rimesso a posto, che sono quelle vecchie...
E. Verdi...
P. Probabilmente. E le signore non riescono più a salire.
E. Perché?
P. Eh, sono alte un metro e ti devi buttare dentro. Tipo marine.
E. Ti devi buttare dentro?
P. Sì, come un marine.
E. Ah... come un marine, cioè quelli che gonfiano il petto.
P. Sì, be’, un soldato, un soldato americano.
E. Quello lì è un modo di fare per buttarsi nel tram?
P. Sì.
E. Cioè, gonfiare il petto, i bicipiti, i muscoli, con in testa l’elmetto.
P. L’elmetto, con l’elmetto, sì.
E. E ti butti nel tram?
P. E ti butti nel tram.
E. Ha deciso di stare qui molto? Perché io non è che posso parlare... che ho un’autonomia di parlare con una persona qualsiasi di tram, di marine, di petto, di mattoni, eccetera... cioè...
P. Ha un tempo limitato?
E. Sì.
P. Be’, ma è lei che mi dice... allora, siamo qua per...
E. Ah, allora cambia tutto il discorso.
P. Siamo qui per conoscerci.
E. Siamo qui per conoscerci? Noi non ci conoscevamo prima? Be’, è un bel fatto questo qui, eh?
P. Ci conosciamo...
E. Ci conosciamo come per caso, ecco.
P. Come per caso.
E. Ah, eccolo lì. Mi sembrava di conoscerlo e invece era un caso, è così?
P. Finché non si scrivono, le cose non si conoscono. Finché non si scrivono e non si leggono, ma soprattutto finché non si scrivono.
E. E se si leggono? È bell’e che fatto.
P. Eh, ma bisogna prima scriverle.
E. No guardi io non... io proprio per partito preso non scrivo niente. Anche perché non so scrivere, capisce?
P. E infatti scrivo io la sua storia.
E. Ah sì?
P. Eh sì.
E. E questo è un bel fatto, eh?
P. È un bel fatto, sì.
E. Cioè c’è qualcuno che ci ha fatto incontrare, a me e a lei vicino al semaforo...?
P. In realtà, sì, c’è un regista oscuro.
E. Chi è?
P. Eh... un regista oscuro che ci fa incontrare per farci conoscere.
E. Ah, è un uomo misterioso?
P. Sì.
E. Un uomo misterioso. Un uomo misterioso che... guardi che io posso parlare di lei...
P. Di me e di lei, insieme.
E. Che lei parli di me e...
P. E viceversa.
E. Nel frattempo si capisce che parla anche di se stesso, cioè di me e di lei insieme, di lei stesso...
P. E viceversa.
E. Mi è venuta una scalmana. Lo sa che io ho dei problemi cardiocircolatori molto bestiali?
P. Sì, lo supponevo.
E. No, non c’è da supporre. Io ero fermo qua che stavo abbastanza benino con tutto il mio fiato che lo stavo usando al vento...
P. Ah, ecco, ecco. Questo... ecco ma perché ci diamo del lei?
E. Perché è giusto.
P. È giusto. Per una questione di rispetto?
E. Esatto, di rispetto. Ma, secondo lei, io sono qui da una vita a buttar via il fiato e non mi ritorna più dentro quello di prima, eh?
P. Eh no, una volta che lo butti fuori rimane fuori.
E. Una volt...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Aspettando al semaforo
  3. Enzo
  4. Gli anni Ottanta
  5. Il lato musicale
  6. Dario Fo
  7. Milanin Milanon
  8. Io
  9. Fare il produttore
  10. I soliti aneddoti
  11. La mamma
  12. Aspettando Enzo
  13. Aspettando al semaforo
  14. Il secondo incontro
  15. Smontare autoscontri
  16. Il teatro
  17. Milano
  18. Trattasi di Bisio
  19. Il dottore
  20. Il Milan
  21. Il motorino vivente
  22. Guerra
  23. Amici
  24. Il domani
  25. Appendice
  26. Album di Enzo Jannacci
  27. Inserto fotografico
  28. Copyright