Alex
eBook - ePub

Alex

  1. 348 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Mentre cammina per le strade di Parigi, Alex, una giovane donna di trent'anni, viene seguita da uno sconosciuto che, dopo averla aggredita e picchiata selvaggiamente, la carica su un anonimo furgone bianco facendo perdere le sue tracce. Portata in un magazzino abbandonato, la ragazza viene rinchiusa in una gabbia di legno appesa a due metri da terra.
Per lei non c'è via d'uscita: non sa dove si trova, né cosa voglia quell'uomo che non le rivolge mai la parola. I giorni passano tra mille sofferenze. Piegata dentro quella gabbia che non le permette il minimo movimento, in quel luogo umido e buio, Alex sente che il suo destino è segnato e che nessuno verrà a soccorrerla. Ha una sola certezza: il suo rapitore vuole vederla morire.
C'è però un testimone che ha assistito al rapimento, e grazie alla sua segnalazione il comandante di polizia Camille Verhoeven, un uomo fuori dal comune, con un tragico trascorso personale e modi formidabili, inizia a indagare sulla vicenda. Chi è il sequestratore? Perché ha architettato tutto questo? E, soprattutto, chi è davvero Alex?
Quando l'aguzzino viene finalmente identificato e la polizia fa irruzione nel luogo del sequestro, la gabbia è vuota. La ragazza si è volatilizzata. Da questo momento l'enigma di Alex e del suo passato terrà il lettore con il fiato sospeso fino alla fine, trascinandolo in un vortice diabolico che non lascia scampo.
Con Alex Pierre Lemaitre dà vita a un thriller dalla costruzione magistrale, con atmosfere agghiaccianti, una storia assolutamente imprevedibile e con una protagonista femminile che non si può dimenticare.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804613596
eBook ISBN
9788852021046

Prima parte

1

Ad Alex piace da impazzire. È quasi un’ora che va avanti, esita, esce, torna indietro, fa altre prove. Parrucche e toupet. Potrebbe passare pomeriggi interi lì dentro.
Ha scoperto questo negozio in boulevard de Strasbourg per caso, tre o quattro anni prima. Si può dire che è entrata quasi senza guardare, per curiosità. È rimasta così colpita a vedersi rossa, trasformata a tal punto, da decidere all’istante che quella parrucca doveva essere sua.
Alex può permettersi di portare quasi qualunque cosa perché è davvero bella. Non è sempre stato così, tutto ha avuto inizio con l’adolescenza. Prima era una bambina piuttosto brutta e tremendamente magra. Ma quando la metamorfosi si è scatenata è stato come un’ondata, il suo corpo è mutato quasi all’improvviso e in pochi mesi, come in un morphing accelerato, Alex è diventata incantevole. Così, dal momento che nessuno, a cominciare da lei, se l’aspettava più, a questa grazia fulminea non ha mai creduto sul serio. E ancora oggi è così.
Non avrebbe immaginato, per esempio, che una parrucca rossa potesse donarle tanto. È stata una scoperta. Non aveva sospettato la portata del cambiamento, la sua forza. Una parrucca è un elemento secondario, ma, inspiegabilmente, lei ha avuto la sensazione che nella sua vita stesse accadendo qualcosa di nuovo.
Quella parrucca in realtà non l’ha mai messa. Rientrata a casa si è subito resa conto che era di scarso valore. C’era un che di falso, di brutto, e anche di misero. L’ha buttata. No, non nella spazzatura, in un cassetto del comò. Di tanto in tanto l’ha tirata fuori. Per quanto fosse orrenda, del genere che grida “Sono sintetica e di qualità scadente”, ciò non aveva impedito che Alex, studiandosi allo specchio, vi cogliesse un potenziale a cui aveva voglia di credere. È tornata in boulevard de Strasbourg e si è presa il tempo di guardare le parrucche migliori, a volte un po’ care per il suo stipendio da infermiera interinale, ma che si potevano portare. E si è lanciata.
All’inizio non è facile, bisogna osare. Ma quando di natura si è piuttosto timidi, come Alex, trovare l’audacia per farlo richiede un pomeriggio intero. Studiare il trucco giusto, abbinare i vestiti, le scarpe, la borsa (in realtà scovare quello che va bene tra le cose che si hanno già, non si può ricomprare tutto ogni volta che si cambia idea…). Ma poi esci in strada e subito sei qualcun altro. Non del tutto, quasi. E se questo non cambia la vita, aiuta comunque a passare il tempo, soprattutto quando non si hanno più grandi aspettative.
Alex adora le parrucche che hanno carattere, quelle che inviano messaggi chiari come: “So cosa stai pensando” o “Sono molto brava anche in matematica”. Quella che indossa oggi dice qualcosa tipo: “Una come me non la trovi su Facebook”.
Prende un modello chiamato “Urban choc”, ed è in quel preciso istante che attraverso la vetrina vede l’uomo. Si trova sul marciapiede opposto e fa finta di aspettare qualcuno o qualcosa. È la terza volta in due ore. La sta seguendo. Adesso è una certezza. Perché io? È la prima domanda che Alex si pone. Come se tutte le donne potessero essere seguite da un uomo tranne lei. Come se non notasse costantemente le occhiate, sui mezzi di trasporto, in strada, dentro i negozi. Alex piace agli uomini di ogni età, è il vantaggio di avere trent’anni. Ciò nonostante rimane sempre stupita. “Ce ne sono così tante meglio di me.” Sempre in difetto di fiducia nelle proprie qualità, Alex, sempre tormentata dal dubbio. A partire dall’infanzia. Ha balbettato fino all’adolescenza. Le succede ancora oggi, quando perde il controllo.
Non conosce quell’uomo, uno come lui, con quel fisico, l’avrebbe colpita; no, non l’ha mai visto prima. E poi, un tizio sui cinquant’anni che segue una di trenta… Non ne fa una questione di principio, la cosa la sorprende, tutto qui.
Abbassa lo sguardo su altri modelli, finge di essere incerta, attraversa il negozio e si piazza in un punto da dove le è possibile tenere d’occhio il marciapiede. Dev’essere stato uno sportivo, a giudicare da come gli tirano i vestiti, un uomo ben piantato. Mentre Alex accarezza una parrucca biondo platino, quasi bianca, cerca di ricordare in quale momento si è resa conto per la prima volta della sua presenza. Sul metrò. L’ha notato in fondo alla carrozza. I loro sguardi si sono incrociati e lei ha avuto il tempo di vedere il sorriso che le rivolgeva, intenzionalmente seduttivo e amichevole. Quello che non le è piaciuto della sua faccia è che sembra avere un’idea fissa nello sguardo. E le labbra, quasi inesistenti. Per istinto ha avvertito diffidenza, come se tutte le persone con le labbra così sottili nascondessero qualcosa, segreti inviolabili, cattiveria. E poi la fronte bombata. Purtroppo non ha potuto soffermarsi sugli occhi. Secondo lei quella è una prova infallibile, è sempre così che giudica le persone, dallo sguardo. Ovviamente, lì sul metrò, con un tipo del genere, non se l’è sentita di indugiare. Senza darlo troppo a vedere si è girata dall’altra parte e ha rovistato nella borsetta alla ricerca del suo lettore mp3, dando le spalle all’uomo. Ha fatto partire Nobody’s Child e a un tratto si è chiesta se non l’avesse già visto, un giorno o due prima, davanti a casa. L’immagine è confusa, non ne è sicura. Bisognerebbe guardarlo di nuovo per cercare di riportare a galla quel ricordo vago, ma non vuole correre il rischio di incoraggiarlo. È certo però che mezz’ora dopo l’incontro sul metrò l’aveva rivisto, in boulevard de Strasbourg, mentre tornava sui suoi passi. Aveva cambiato idea, desiderava rivedere la parrucca bruna di media lunghezza, con le mèche, aveva fatto un repentino dietrofront e l’aveva scorto poco distante, sul marciapiede, che si fermava all’improvviso facendo finta di guardare una vetrina. Abbigliamento femminile. Aveva anche assunto un’espressione assorta…
Alex rimette giù la parrucca. Non ne ha alcun motivo, però le tremano le mani. È sciocco. Lui è attratto, la segue, ci prova, anche se non la importunerà mai in strada. Alex scuote la testa come se volesse mettere in ordine le idee, e quando guarda di nuovo il marciapiede l’uomo è scomparso. Si piega sul fianco, prima a destra e poi a sinistra, ma non c’è più nessuno. Il suo sollievo ha qualcosa di esagerato. “Sì” ripete a se stessa “è sciocco”, e respira subito in modo più normale. Sulla soglia del negozio non può fare a meno di fermarsi, di verificare ancora una volta. Per un po’ è l’assenza dell’uomo che ora trova inquietante.
Dà un’occhiata all’orologio, poi al cielo. Il clima è piacevole, rimane ancora circa un’ora di luce. Non ha la minima voglia di rincasare. Dovrebbe fermarsi in un negozio di alimentari. Cerca di ricordarsi cos’è rimasto in frigorifero. Con la spesa è un vero disastro. La sua attenzione si concentra sul lavoro, sul proprio benessere (Alex è un po’ maniaca) e, sebbene non ami confessarlo nemmeno a se stessa, sui vestiti e le scarpe. E le borse. Le parrucche. Le sarebbe piaciuto concentrarsi piuttosto sull’amore, ma l’amore è un argomento a parte, il settore disastrato della sua esistenza. Ha sperato, desiderato, poi ha rinunciato. Oggi non vuole più considerare l’argomento, ci pensa il meno possibile. Cerca solo di non trasformare questo rimpianto in cene davanti alla tivù, di non mettere su chili, di non imbruttirsi troppo. Malgrado ciò, benché single, è raro che si senta sola. Ha dei progetti che le stanno a cuore, che scandiscono le sue giornate. Per quanto riguarda l’amore, è finita, è andata così. E da quando si è rassegnata a rimanere sola è meno difficile. Malgrado questa solitudine, Alex cerca di vivere in modo normale, di ritagliarsi dei momenti piacevoli. Questo pensiero, l’idea di concedersi dei piccoli piaceri, di averne diritto al pari degli altri, le è spesso d’aiuto. Per esempio, questa sera decide di tornare a cena al Mont-Tonnerre, in rue de Vaugirard.
Arriva un po’ in anticipo. È la seconda volta che ci va. La prima è stata la settimana precedente, e di una bella rossa che mangia da sola ci si ricorda per forza. Questa sera la salutano come fosse un’habitué, i camerieri si danno di gomito, flirtano un po’ goffamente con la bella cliente, lei sorride, i ragazzi la trovano davvero affascinante. Chiede lo stesso tavolo, le spalle rivolte alla strada e la faccia alla sala, e ordina la stessa mezza bottiglia di vino d’Alsazia ghiacciato. Sospira, ad Alex piace mangiare, ma deve stare attenta, non fa che ripeterselo. Il suo peso va su e giù come uno yo-yo. Ciò detto, padroneggia ancora la faccenda con una certa sicurezza. Può prendere dieci, quindici chili, diventare irriconoscibile, e due mesi dopo eccola tornata al suo peso originale. Tra qualche anno non potrà più permetterselo.
Tira fuori il suo libro e chiede una forchetta supplementare per tenerlo aperto mentre mangia. Come la volta precedente, di fronte a lei, un po’ sulla destra, c’è lo stesso tizio con i capelli castano chiaro. È insieme ai suoi amici. Sono solo due, ma a quanto sembra gli altri non dovrebbero tardare. Lo ha visto subito, appena entrata, e finge di non prestare troppa attenzione al fatto che lui la guarda con insistenza. Andrà avanti così per tutta la sera. Anche dopo che saranno arrivati gli altri della sua compagnia, anche dopo che si saranno lanciati nelle loro interminabili discussioni su lavoro, ragazze, mogli, dopo che si saranno raccontati a turno tutte quelle storie di cui sono gli eroi, lui non smetterà di guardarla. Ad Alex piace molto questa situazione, ma non vuole incoraggiarla apertamente. Lui non è male, sui quaranta, quarantacinque, da ragazzo dev’essere stato bello, probabilmente beve un po’ troppo, il che gli conferisce un viso tragico. Quel viso, a lei, provoca delle sensazioni.
Finisce il caffè. Unica concessione, dosata con sapienza, un’occhiata all’uomo prima di andare via. Un semplice sguardo. Alex è bravissima in questo. Ma quando incrocia i suoi occhi carichi di desiderio prova una sensazione forte di dolore, che le torce lo stomaco, come una promessa di sofferenza. Quando si tratta della sua vita, come questa sera, Alex non si affida mai alle parole, quelle vere. Si rende conto che il suo cervello si fissa su immagini statiche, quasi che il film della sua vita si fosse interrotto lasciandola nell’impossibilità di riprenderne il filo, di raccontarsi di nuovo la storia, di trovare le parole. La prossima volta, se si fermerà più a lungo, forse lui sarà fuori ad aspettarla. Chi può dirlo? Probabilmente sì. Alex sa bene come vanno queste cose. È qualcosa che si ripete. I suoi incontri con gli uomini non diventano mai storie molto belle; questa, almeno, è una parte del film che ha già visto e che conosce. Be’, è così.
Ormai si è fatto buio e la temperatura è davvero mite. È arrivato un autobus. Lei accelera il passo, l’autista la vede nello specchietto retrovisore e aspetta. Alex si avvicina, ma al momento di salire, no, cambia idea, farà quattro passi, ne prenderà un altro lungo la strada, e fa cenno all’autista che le risponde con un piccolo gesto di disappunto, come a sottolineare che il destino è già scritto. Apre ugualmente le porte.
«Non ce n’è un altro, questa per stasera è l’ultima corsa…»
Alex sorride e lo ringrazia. Pazienza, andrà a piedi. Prenderà rue Falguière e poi proseguirà per rue Labrouste.
È da tre mesi che vive in questo quartiere, dalle parti di porte de Vanves. Cambia spesso. Prima abitava a porte de Clignancourt e prima ancora in rue du Commerce. Mentre tante persone lo detestano, per lei traslocare è una necessità. Adora farlo. Forse è come per le parrucche, le sembra di cambiare vita. È un tema ricorrente. Un giorno cambierà davvero vita. Qualche metro più avanti un furgone bianco è parcheggiato a cavallo del marciapiede ostruendo il passaggio, Alex si schiaccia contro l’edificio, sente una presenza, un uomo, non ha il tempo di voltarsi, riceve un colpo tra le scapole, un pugno che le toglie il fiato. Perde l’equilibrio e barcolla in avanti, va a sbattere con violenza contro il furgone producendo un rumore sordo, molla tutto quello che ha in mano per tentare di aggrapparsi ma non trova appigli; lui l’afferra per i capelli, però tra le dita gli rimane solo la parrucca. Lancia un’imprecazione, che lei non comprende, e con una mano afferra rabbiosamente una grossa ciocca di capelli veri, mentre con l’altra la colpisce con un pugno nella pancia che tramortirebbe un bue. Per il dolore Alex non ha neppure il tempo di urlare, si piega in due e vomita. Quest’uomo è davvero molto forte, perché la gira contro di sé come un foglio di carta. Le passa un braccio intorno alla vita, la tiene saldamente e le infila in bocca una palla di stoffa. È lui, l’uomo del metrò, della strada, l’uomo del negozio. È lui. Per una frazione di secondo i loro sguardi s’incrociano. Lei tenta di colpirlo ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Alex
  4. Prima parte
  5. Seconda parte
  6. Terza parte
  7. Copyright