La stella promessa
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La stella promessa

  1. 112 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La stella promessa

Informazioni su questo libro

Come in una "fiction stellare", un sommovimento immenso ha sconvolto la terra. "Un asteroide grande quanto Creta" è apparso nel suo precipitare ed è stata la luna a frapporsi come scudo. Tremendi gli effetti, mutata anche l'inclinazione dell'asse terrestre, il cielo è parso ruotare su se stesso... In un vasto e affascinante poemetto, in una sorta di incalzante e fantastico racconto onirico, Corrado Calabrò rappresenta l'ansia dei nostri turbamenti, di un passaggio epocale che sembra stravolgere il volto stesso del pianeta e il suo orizzonte. Il poeta procede dunque con ampio fiato affabulatorio, a tratti con epica energia, disegna nella concretezza i dettagli di un disastro, l'angoscia del buio e del vuoto. Eppure il suo tracciato è di continuo screziato, increspato, da improvvisi sussulti vitali che sembrano come scuoterne la superficie aprendo squarci di luce. Tanto più motivata e plausibile ci appare dunque la seconda parte di questo suo nuovo libro, dove trionfa invece la faccia dell'amore, nelle sue forme più limpidamente, più generosamente solari. Poesie d'amore nelle quali Calabrò riesce a modulare la sua voce secondo una vasta ricchezza di espressioni: dal componimento che addensa il succedersi di vivide immagini sensuali, all'asciuttezza estrema di un dire raccolto nella concisione suggestiva di un distico. E ancora: dall'articolazione sinuosa e dal racconto intessuto di situazioni e simboli, fino alla nuda sintesi dell'epigramma. La stella promessa è dunque un libro felicemente giocato sul doppio registro di poesia narrativa e lirica pura, in movimenti che frequentano gli opposti in un alternarsi pressoché ininterrotto di cupa oscurità e piena luce smagliante.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804594321
eBook ISBN
9788852019425
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia
CORRADO CALABRÒ | La stella promessa
Νῦν δ᾽ οὐδὲν διαφέρομεν τῶν ἐν τῷ πελάγει πλεόντων·
γὰρ ἐκεῖνοι πλέουσι μέν ἀεί, τὸ δὲ πεπλευσμένον οὐδὲν
οἰκειότερον τοῦ ἀπλεύστου καταλείπουσιν.
Ora siamo trasportati come i naviganti che, per quanto
solchino il mare, non possiedono il tratto che lasciano
dietro di sé più di quanto non possiedono il tratto che
devono ancora solcare.
SENOFONTE, Ciropedia
ROAMING
Roaming
Time present and time past
are both perhaps present in time future,
and time future contained in time past.
T.S. ELIOT, Four Quartets
Chi sa perché ho fatto questo sogno:
in mezzo al campo, nello stadio immenso
ci vedo poco, malgrado l'erba
sia illuminata da un'enorme luna.
Marcato stretto dalla mia stessa ombra
e preso dal panico non riesco
nemmeno a controllare il pallone.
E invece sto giocando a tutto gas
come quando avevo sedici anni.
Mi stronca solo il dolore nell'anca
come stroncarono Rombo di tuono.
Il mio però è un dolore composto
e non c'è stato distacco del tendine.
D'altra parte lo avverto solo in sogno
come Riccardo Terzo gli incubi...
Tendono insieme gli archi diecimila
arcieri e oscurano il cielo di frecce.
Vade retro, Richmond!
Probabilmente il treno ha deragliato
perché il binario era storto.
Adesso anche il letto sembra sghembo.
Ventidue dicembre: è oggi il solstizio
o è stato ieri? Solstizio vuol dire
che il sole si ferma; appena entrato
nel Capricorno ci ripensa
sostando un poco e poi prende a salire.
A Stonehenge una svastica immensa
è apparsa in un campo non falciato.
La svastica è il simbolo misterico
della rotazione della Terra.
Che giorno è? Il ventidue dicembre.
L'orologio fa le cinque e mezza
ma non può essere l'ora solare:
albeggia; e questo nemmeno Giosuè
sarebbe stato capace di farlo.
I generali tastano la greca
e i muezzin s'allisciano la barba:
sono rimasti muti i minareti
per la prima preghiera del mattino,
piantati lì a fare da gnomoni.
Ma i galli non si fanno intimidire
e come in Persia assolvono il rito
del passaggio dalla notte al giorno.
E con esso attestano la fine
dell'autunno e l'arrivo dell'inverno.
L'alba alle cinque e mezza del mattino
annunciano i galli sacralmente!
Tra pochi giorni ricorre il centenario.
Faceva un caldo fuori stagione
quella notte a Reggio e Messina:
ventidue gradi il ventotto dicembre.
Eran le cinque e venti del mattino
e si spense il gas nei lampioni
ma ci fu chi credette di vedere
il mare inghiottito nella faglia
dello Stretto. Si aprirono crepacci
nelle strade del centro in cui scomparvero
mulattieri e carretti con cavalli.
Trentamila morti solo a Reggio.
Io persi nel crollo della casa
i nonni una zia e un cuginetto
che quest'anno avrebbe centun anni.
Il mare sommerse la Punta
di Pellaro per oltre un chilometro.
Sono abitate dai pesci le case
sott'acqua; da ragazzi passavamo
di stanza in stanza a pesca subacquea.
Era rimasto tra gli altri sepolto
il sindaco di Reggio, Tripepi.
Stavano togliendo con cautela
l'ultimo strato di macerie quando
arrivò Vittorio Emanuele.
Proprio a Reggio era stato salutato
per la prima volta re d'Italia
sbarcando al Cippo da un incrociatore
dopo l'assassinio di suo padre.
La folla si sporgeva sulla fossa
mentre ormai il corpo affiorava.
«Allegro, Sindaco, allegro! C'è il Re!
C'è il Re!» gli gridavano eccitati.
«Me ne fotto del re!» si poté leggere
sulle labbra terrose del sindaco
mentre esalava l'ultimo respiro.
A Isernia la Madonna ha lacrimato
e a Tropea la santona suda sangue;
ci crede anche il vescovo del luogo
ma il Vaticano ha preso le distanze
con mal dissimulato scetticismo.
E tuttavia per trenta notti i grilli
quest'estate strinivano e strinivano
in delirio fremente di violini.
Ma chi ha ascoltato il loro avvertimento?
Gli astronomi – alcuni – erano intenti
a scrutare col nuovo telescopio
gli spazi siderali per scoprire
altri pianeti simili alla Terra.
Sia come sia, assuefatti allo stipendio
e alla lunga noia dell'abitudine,
non l'hanno scorto né previsto in tempo.
I gatti sì, con la coda animata,
sembrava presagissero qualcosa;
anche qualche cane stava all'erta
e da due giorni i polli non mangiavano.
Poi un grande vento cinturò la Terra.
Ho avuto un lieve capogiro, alzandomi.
Ruota il letto con l'asse della Terra
come in un quadro di Picasso giovane,
ma c'è che in questi giorni ho perso peso
per non gravare la testa del femore;
e nell'intervento ho perso sangue.
Se non ci fosse stata la rottura
delle tubazioni del gas
non si sarebbe riscoperto il fuoco
di legna e giornali attorcigliati.
Ma non occorre accendere il camino:
la notte lo scirocco fuma
vapore bianco nella canna spenta.
Apro le imposte al sole che m'inonda.
Una mosca sperduta si riscalda.
Presbiti fuori e riflessivi dentro
i vetri osservano il silenzio.
Sebbene nel cielo il giorno avanzi
sono rimasti indietro gli orologi,
la gente ancora non si raccapezza
e s'appresta a vestirsi controvoglia.
È rimasta nel cielo la scia
d'un aereo che cerco di vedere.
Stormi di storni si levano in volo;
figurano rombi e trapezi
immensi che oscurano il cielo
e li scompongono poi all'improvviso
con rotture sincroniche del volo.
Era questa l'ora esattamente
in cui il pianeta ha avuto la spallata
e gli uccelli sembrano saperlo.
Ma era ancora notte quella notte.
Qualcosa aveva detto uno scienziato
nel telegiornale bbc
edizione per i non udenti.
Ma è come quando qualcuno fa intendere
che potrebbe crearsi un buco nero
con l'acceleratore di...

Indice dei contenuti

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  2. La stella promessa
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