Insieme, così felici
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Insieme, così felici

  1. 360 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Insieme, così felici

Informazioni su questo libro

Claire Noble si è sempre occupata degli altri e molto poco di se stessa. Madre single e stimata insegnante di storia, non ha mai potuto decidere della propria vita in totale libertà, ritrovandosi anche a trascurare i suoi più semplici desideri. Ora, però, a quarantacinque anni pare finalmente essere arrivato il suo turno. Non solo sembra aver trovato l'uomo giusto e il matrimonio è fissato per settembre, ma soprattutto prima di sposarsi Claire decide di realizzare uno dei suoi desideri più grandi: passare l'estate a Cape Cod per frequentare un prestigioso corso di fotografia.
Proprio alla vigilia della sua partenza, però, tutto viene rimesso di nuovo in discussione. Sua figlia Amy, con cui ha perso i contatti da tempo, fa inaspettatamente ritorno a casa. È incinta e in un mare di guai. Come se non bastasse, le condizioni del padre di Claire, da tempo malato di Parkinson, peggiorano di colpo, e lei si rende conto che non può più lasciare soli i due anziani genitori, dato che anche la madre è in grande difficoltà. Ancora una volta, sembra che Claire debba rinunciare ai suoi programmi. Che fare? Partire tutti insieme pare essere l'unica soluzione possibile.
Ambientato nell'incantevole e romantica località marina di Cape Cod, il nuovo libro di Maryann McFadden racconta la storia di tre generazioni di donne costrette a fare i conti con i complessi legami fra madri e figlie, che vedono le loro esistenze e i loro sogni prendere all'improvviso una direzione totalmente inattesa. Insieme, così felici è un coinvolgente romanzo d'amore e di sentimenti incentrato su una figura femminile autentica che, in un'estate densa di eventi ed emozioni, mette in discussione le proprie certezze acquisendo la piena consapevolezza di sé e di quello che vuole davvero dalla vita.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2011
Print ISBN
9788804602095
eBook ISBN
9788852019494

Seconda parte

A CAPE COD

24

Claire si svegliò presto e uscì dalla porta sul retro nel vecchio patio. Tutto era grigio: la nebbia era arrivata insieme a loro la sera prima sul tardi. Passò dal patio alla sabbia, scura e soffice come le spiagge del New Jersey. I suoi piedi affondarono non appena si mise a camminare. Si diresse subito verso il bagnasciuga, distante nemmeno dieci metri. Attraverso la nebbia fitta, riusciva a distinguere le sagome delle barche poco distanti. La spiaggia era piuttosto stretta e lei si domandò se ci fosse l’alta marea.
Invece che di conchiglie, la spiaggia era piena di pietre e di sassi, lisci e consumati, di tutti i colori e le forme. Lungo il litorale si allineavano vecchie case, per lo più pittoresche costruzioni in stile coloniale, con i tetti di assi di cedro, del classico colore marrone o grigio. Le barchette ancorate vicino alla riva appartenevano alla gente che abitava in quelle case, si rese conto mentre era lì in piedi a osservare il paesaggio, con l’aria tiepida e umida in viso. Inspirò a fondo, assaporando l’odore della nebbia e di pesce.
Attraverso la foschia, scorse una striscia luminosa all’orizzonte e capì che doveva essere il sole che sorgeva. Una sirena risuonò in lontananza, e il lungo, cupo rombo di fagotto parve echeggiare fuori dalla bruma. Le sembrava di essere stata trasportata in un altro mondo: era bello, ammaliatore ed etereo.
Risalì la spiaggia verso il molo, finché riuscì a distinguerlo nella nebbia; si allungava nell’acqua ed era fiancheggiato da barche di ogni forma e dimensione, i cui alberi maestri ondeggiavano con il movimento della marea. Provincetown, aveva letto, era ancora per lo più un villaggio di pescatori, malgrado l’afflusso di artisti e turisti nel corso degli ultimi cento anni. Per molti secoli Cape Cod era stato il centro della caccia alla balena. Guardandosi alle spalle, Claire riusciva a distinguere a malapena la sagoma indefinita del Pilgrim Monument, un’alta costruzione in granito, protesa verso il cielo. Ted, il proprietario della casa che avevano affittato, gliel’aveva indicata la sera prima quando le aveva dato le chiavi. Le aveva spiegato che era stato costruita in onore dei padri pellegrini, che in realtà erano approdati prima a Provincetown e non a Plymouth, come credevano in molti. Era la costruzione più alta in città, le aveva detto, e se lei fosse salita fino in cima, avrebbe avuto la visuale dell’intera estremità del capo, quella che la gente del posto chiamava “fine della terra”.
Alcuni mattinieri stavano venendo verso di lei lungo la spiaggia, e Claire distolse lo guardo dal monumento. Odiava le altezze, quindi era improbabile che sarebbe salita fin lassù. Tornò verso la loro casa. Anche quella era nello stile tipico della zona, con un rivestimento delle pareti esterne in cedro marrone, il tetto e le imposte verdi. Quando erano entrati in casa la sera prima, dopo il lungo viaggio in macchina, Claire aveva capito perché l’affitto fosse così basso. In mezzo al soggiorno c’era un antico camino di mattoni, che attraversava il primo piano e usciva dal tetto. Era il punto focale del pianterreno, che in realtà era costituito da un unico grande locale e da una camera da letto, occupata subito dai suoi genitori per ovvie ragioni. L’abitazione era pulita e spartana, “da spiaggia”, come l’aveva definita Ted. Le ampie finestre sul retro della casa, però, consentivano una vista straordinaria sul porto.
Girò intorno alla casa, fino al punto in cui c’era una doccia esterna, e risalì il vialetto, finché arrivò all’auto. Prese la cartina dal sedile anteriore: doveva studiarla bene per sapere dove andare a fare le commissioni dopo il seminario, che sarebbe iniziato quella mattina. Suo padre aveva tenuto in mano quella cartina per la maggior parte del viaggio, piegandola e ripiegandola via via che trascorrevano le ore. Una specie di terapia, immaginò lei, mentre Rose piangeva e sua madre si lamentava per l’anca che le doleva.
Attraversando il patio di mattoni rossi e rientrando in casa dalla porta sul retro, si voltò e diede un’ultima occhiata alla spiaggia. Bucando la nebbia grigia, in qualche modo il sole era riuscito a spuntare ed era iniziato un nuovo giorno. La sera prima Claire era rimasta malissimo perché non era riuscita ad arrivare in tempo per vedere il tramonto sul porto, la famosa luce di cui tanto aveva letto e sognato. Ne aveva bisogno dopo la lunga giornata per strada, e le occhiate critiche degli assistenti della Sunrise Manor quando aveva avvisato che avrebbe portato via i suoi genitori, già seduti in macchina, per qualche mese. Ma Claire pensò che anche solo quell’alba era un dono. Poteva aspettare la luce.
Quando rientrò tutti dormivano ancora. Senza far rumore, disfece le valigie nella sua camera al piano superiore. Era la più piccola – aveva lasciato ad Amy e a Rose le altre due sul piano –, ma andava benissimo. La tappezzeria era gialla a fiori, una fantasia lontana dai suoi gusti, ma che tutto sommato le piaceva. Era antiquata, però dava alla stanza un tocco allegro. Il letto era spinto contro la parete, per lasciare più spazio nella camera, e di fianco alle doppie finestre che davano sulla baia c’era un antico comò di ciliegio. Mentre infilava nei cassetti i vestiti, continuava a guardare fuori dalla finestra, incapace di credere che si trovasse davvero lì, sulla punta della baia di Cape Cod.
Quando ebbe finito di sistemare la stanza, scese a preparare il caffè. La sera prima si era fermata in un negozio di alimentari a comprare alcune cose, ma avrebbero dovuto andare a fare un po’ di scorte perché l’unico negozio raggiungibile a piedi era una gastronomia dall’aria costosissima. Erano quasi le nove. Si stupì che stessero ancora dormendo tutti, forse erano esausti dopo il viaggio faticoso del giorno prima. Stranamente Rose aveva dormito tutta la notte, anche se Amy le aveva dato l’ultimo biberon intorno a mezzanotte. Sua madre, immaginava, si sarebbe sentita disorientata. Aveva tenuto gli occhi chiusi per quasi tutto il viaggio. La sera prima Claire aveva trovato le pillole prescritte dal medico e altre pastiglie per dormire e le aveva nascoste, dopo che Amy le aveva sussurrato che, secondo lei, la nonna prendeva troppe medicine. Le era capitato di vederlo spesso nelle case famiglia dove aveva lavorato. Claire era sorpresa per le piccole cose che sua figlia cominciava a rivelare. Forse presto le avrebbe confessato anche com’era stata concepita la piccola Rose. Al momento, però, Claire non voleva farle pressioni. Aveva troppo da fare quel giorno.
Quando si sedette per stendere una lista delle cose da comprare, pensò a Rick. Sentiva già la sua mancanza.
Fanny si svegliò di soprassalto, aggrappata alle coperte. Aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere, poi si guardò intorno in quella stanza strana, spaventata. Sulle pareti c’era una tappezzeria a righe lilla. I mobili erano vecchi, sullo stile di quelli che lei aveva da ragazza, probabilmente considerati dei pezzi di antiquariato, ormai. Si voltò e vide una finestra con delle tende di pizzo. Non aveva idea di dove si trovasse.
Da qualche parte nella casa c’era un bimbo che piangeva. Si alzò più in fretta che poté, ma si sentiva intontita e disorientata. Trovò la sua vestaglia appoggiata su una poltrona di vimini vicino alla finestra. Mentre se la legava in vita, guardò fuori dalla finestra: vide acqua e sabbia, attraverso una nebbiolina, e un lungo pontile in lontananza. Il bimbo strillava sempre più forte.
Con l’anca che le pulsava, andò zoppicando nel grande locale con un enorme camino di mattoni rossi al centro. Girò intorno al camino finché arrivò in una cucina a giorno. Lì, con suo grande sollievo, trovò Amy che passeggiava avanti e indietro con in braccio Rose, agitata.
«Oh, nonna, non so cosa fare! Non riesco a farla smettere. Credo che abbia dei dolori.»
Fanny si lasciò cadere su una sedia e tese le braccia. «Lascia provare a me.» La sua voce risuonò roca, come se non avesse parlato per troppo tempo.
Amy le porse Rose, ma la bambina continuò ad agitarsi e a piangere. Fanny la mise a pancia in giù, appoggiata alle sue gambe. Rose si rannicchiò e Fanny cominciò a darle delle leggere pacche sul sederino.
«Ha male alla pancia» disse ad Amy. «Hai provato a darle quelle gocce per le coliche?»
«Il Mylicon? Sì, ma non sembra avere nessun effetto.»
Fanny continuò a dare pacche alla bambina, che però non si calmava. «Ci sarà una buona drogheria nei paraggi?» chiese.
«Non lo so. C’è una gastronomia a un paio di isolati di distanza. Ci siamo passati davanti ieri sera.»
«Metti a bollire un po’ d’acqua e poi va’ a vedere se hanno del finocchio.»
Un’ora dopo Rose dormiva nella culla da viaggio che avevano portato. Fanny sedeva al tavolo della cucina, bevendo il caffè che le aveva preparato Amy. Si sentiva meno intontita.
«Grazie, nonna» le disse Amy, con voce ancora tremante. «Non sopporto proprio vederla stare male.»
«È la parte più difficile» disse Fanny con un sorriso comprensivo. «Nessun libro ti può preparare a sopportare la sofferenza dei tuoi figli.»
«Pensi che abbia le coliche?»
«Be’, forse un po’.» Non voleva spaventare Amy. Eugene le aveva avute, oltre alle sue allergie e agli eritemi, ed era stato sfiancante.
«Continuo a pensare che se non mi fossi fatta fare quella puntura per mandare via il latte, adesso avrei potuto allattarla io. Dicono che sia l’alimento migliore per i neonati: a quelli allattati al seno non vengono le coliche.»
«Non fare così» la rimproverò Fanny scuotendo la testa. «Diventerai pazza se continui a ragionare con il senno di poi. Tutti noi cerchiamo di fare il meglio che possiamo, ma essere madre... be’, è il lavoro più difficile del mondo.»
Anche Amy si sedette e nascose la testa fra le mani. «Certo, però la maggior parte delle madri sono preparate, in un modo o nell’altro. Rose non ha proprio fatto un buon affare con me.»
«Amy, tu le vuoi bene. Bisognerebbe essere ciechi per non accorgersene. È questa la cosa più importante. Alcuni genitori danno molte cose, però non provano per i loro figli l’amore che dovrebbero. Tu hai nel tuo cuore la cosa più importante. Il resto verrà da solo.»
A quel punto Amy si alzò e versò una tazza di caffè anche per sé.
Fanny guardò fuori della finestra della cucina quell’incredibile vista di sabbia e acqua. «Sai che non avevo idea di dove fossi quando mi sono svegliata? Stavo sognando che Eugene stava piangendo, invece era Rose. Deve avere stimolato quel sogno. Era così reale.»
Amy la guardò con aria perplessa. «Nonna, tu hai dormito per quasi tutto il viaggio. Siamo a Cape Cod. A Provincetown. Lo sai, vero?»
Fanny annuì, poi tornò a guardare fuori della finestra. «Dov’è tua madre?»
«È uscita per andare al seminario. Vuole che finiamo la lista della spesa. Va bene, nonna?»
La nebbia cominciava ad alzarsi, notò Fanny, e in lontananza scorse una luce verde intermittente. Poi vide Joe fuori sul patio, che fissava in piedi l’oceano.
«Nonna?»
Fanny si voltò e guardò Amy, appoggiata al lavandino con le mani sui fianchi.
«Quelle pillole sono una merda, nonna. Tu non hai bisogno di prenderle.»
Fanny rimase in silenzio, piena di vergogna. Che razza di modello era lei per sua nipote?
Claire non si ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva usato una bicicletta per andare da qualche parte, invece che per fare semplicemente esercizio. Sembrava molto europeo, soprattutto visto che le strade erano così strette e la maggior parte delle case così vecchie. Ted le aveva spiegato che il modo migliore per girare in paese era a piedi o in bicicletta, dal momento che parcheggiare era un’impresa. E in casa c’era una vecchia bici. Commercial Street era fiancheggiata da case e gallerie. Il paese era tranquillo e non c’era quasi traffico, dato che tutti dormivano ancora: Claire si sentì pervadere dalla gioia.
Era felice di avere un po’ di tempo per se stessa prima che cominciassero le lezioni. Fra una casa e l’altra, sulla sua sinistra, riusciva a vedere scorci della baia, inondata dalla luce argentata del primo mattino, mentre il sole faceva capolino. La loro casa si trovava all’estremità orientale di Commercial Street, che Ted chiamava il “quartiere delle gallerie”. Ce n’erano così tante nei primi isolati che lei non poté fare a meno di fermarsi ad ammirare i bei quadri e le fotografie, esplosioni di fiori, tramonti e albe sopra l’oceano e le dune, sfumature diverse di tele incredibili piene di luce.
Mentre le barche dei pescatori uscivano senza fretta dal porto, Claire scorse un artista che sistemava il cavalletto sul marciapiede, per catturare la scena. Passò davanti a un altro, già al lavoro in un vicolo, che disegnava una delle vecchie case con tratti di gessetti colorati. Un profumo celestiale di cannella e lievito cominciò a diffondersi nell’aria e lei pensò che dovesse trattarsi della pasticceria portoghese di cui le aveva parlato Ted. Avrebbero chiuso per l’inverno nel giro di qualche mese, e lui le aveva fatto promettere che prima avrebbe provato le loro malasadas. Sempre, però, sovrastava su tutto l’odore particolare della baia che riempiva l’aria: un odore torbido e muschioso che lei inalò a fondo. Non poté fare a meno di sorridere.
C’erano persone che portavano a spasso il cane, giravano in bicicletta o sedevano nei tavolini fuori dei bar a leggere il giornale. Il clima era caldo e umido, e Claire si fermò per togliersi il maglione e legarselo in vita. Mentre pedalava piano, accostando ogni tanto per lasciar passare un’auto o un furgone, si sentì come un’eroina dei romanzi che leggeva. Eccola lì, imbarcata in quell’incredibile avventura, in quel nuovo mondo. C’era qualcosa di così promettente nel ritrovarsi all’improvviso in una nuova terra. Lì avrebbe potuto essere una Claire diversa. Lì, il suo potenziale assopito poteva essere risvegliato e questo accendeva in lei un forte entusiasmo, faceva riemergere una sensazione di stupore e consapevolezza di sé che non provava dai tempi dell’ad...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Insieme, così felici
  3. Prima parte - Segreti E Sogni
  4. Seconda parte - A Cape Cod
  5. Copyright