1. Quei codini rossi
Era accaduto un fatto. Per parlarne occorreva il trapassato. Keisha Blake e Leah Hanwell, le protagoniste di quel fatto, erano bambine di quattro anni. La piscina all’aperto – in realtà una pozza nel parco, profonda al massimo una trentina di centimetri – era piena di bambini, che “schizzavano dappertutto, facevano i matti”. All’epoca del fatto non c’era il bagnino, e ai genitori non restava che vigilare come potevano. «In cima alla collina, a Hampstead, il bagnino ce l’avevano. Per noi niente.» Questo era un dettaglio interessante. Keisha – che adesso aveva dieci anni ed era incuriosita dalle tensioni fra gli adulti – cercò di capirne il significato. «Smettila di fissarmi. Alza il piede» disse sua madre. Erano sedute su una panca in un negozio di scarpe in Kilburn High Road, a provare un paio di scarpe marrone opaco con cinturino a T che non esprimevano neppure un briciolo della gioia che doveva senz’altro esistere nel mondo, malgrado tutto. «Ho Cheryl che fa il diavolo a quattro in un angolo, Jayden che mi strilla in braccio, e sto cercando di vedere dove sei finita, di non perdere il controllo…» Era durante quell’ellissi che era accaduto il fatto: una bambina era quasi annegata. E tuttavia la rilevanza di quel fatto era legata a qualcos’altro. «Ti sei alzata con quei codini rossi in mano. L’hai tirata fuori. Sei stata l’unica a capire che era in pericolo.» Dopo il fatto, la madre della bambina, un’irlandese, aveva ringraziato molte volte Marcia Blake, e questo era già di per sé un fatto insolito. «Conoscevo Pauline di vista ma non ci avevo mai parlato. A quei tempi faceva un po’ la superiore con me.» Keisha non poteva contraddire né verificare quel racconto: non ricordava niente. Tuttavia quelle premonizioni potevano apparire sospette. Le sue famose doti di volontà e preveggenza saldamente confermate, e Cheryl già turbolenta e inaffidabile. Jayden, poi, non poteva essere già nato all’epoca del fatto, visto che aveva cinque anni meno di Keisha. «Adesso stai ferma» mormorò Marcia, abbassando la barretta d’acciaio verso la punta del piede della figlia.
2. Kiwi
Nella quiete mortale di casa Hanwell, un momento importante era quello della merenda. Veniva preso sul serio dalla signora Hanwell, che aveva un carrello apposito. A tre ripiani, con ruote piroettanti di ottone. Era troppo basso per poterlo spingere senza piegarsi in modo assurdo. «È inutile tirare fuori tutto per due persone, ma se siamo in tre lo faccio volentieri.» Keisha Blake era seduta a gambe incrociate davanti al televisore insieme alla sua cara amica Leah Hanwell, con la quale aveva legato in seguito a un fatto drammatico. Si girò per controllare l’avanzata del carrello: Keisha Blake adorava il cibo e lo desiderava più di ogni altra cosa. La signora Hanwell, bloccando la visuale delle ragazze, rivolse una domanda al televisore: «Chi sono quei tipi sinistri sul furgone?». Leah alzò il volume. Indicò la tv, i capelli bianchi splendenti di Hannibal, e poi sua madre, nella realtà. «Quei capelli ti invecchiano un sacco» disse. Keisha provò a immaginare di dire una cosa del genere a sua madre. Pianse silenziosamente la perdita del piatto di biscotti e di qualunque novità fosse contenuta in quelle uova marroni pelose. Accostò i piedi, pronta ad alzarsi e andare a casa. Ma la signora Hanwell non si mise a urlare o a picchiare. Si limitò a toccarsi la scodella di capelli, sospirando. «Sono diventati di questo colore quando ho avuto te.»
3. Buchi
Il bastone bloccò le porte dell’ascensore: lo scopo era stato raggiunto. Suonò un allarme. Urlando e ridendo, i tre bambini corsero giù per le scale, su per il pendio e oltre il muretto di confine, per sedersi sul marciapiede dall’altra parte. Nathan Bogle si avvicinò le ginocchia al mento e le cinse con le braccia. «Quanti buchi avete?» chiese. Le due bambine tacquero. «Cosa?» disse infine Leah. «Lì sotto…» spiegò lui, puntando il dito verso l’inguine di Keisha. «Quanti? Non lo sapete neanche.» Keisha osò alzare lo sguardo dalla strada verso l’amica. Leah era disperatamente arrossita. «Lo sanno tutti» ribatté Keisha Blake, cercando dentro di sé la sfacciataggine che intuiva necessaria. «Vaffanculo, scoprilo da solo.» «Non lo sapete neanche» concluse Nathan, e d’un tratto Leah si alzò, gli tirò un calcio sulla caviglia e gridò: «Lei però lo sa!», poi prese per mano Keisha e tornò a casa di corsa senza mai lasciarla andare, perché erano amiche del cuore legate per la vita da un fatto drammatico e tutti a Caldwell dovevano saperlo.
4. Incertezza
Trovarono Cheryl che guardava la tv mentre s’intrecciava i capelli, dalla nuca in su. Keisha Blake sfidò la sorella maggiore a dire quanti buchi c’erano. Non era bello farsi ridere dietro da Cheryl. Era una risata fragorosa, inesorabile, alimentata dalla mortificazione dell’altra persona.
5. Disaccordo filosofico
Keisha Blake era impaziente di replicare alcune delle procedure che aveva visto dagli Hanwell. Tazza, bustina di tè, poi acqua, e alla fine – solo alla fine – latte. Su un vassoio da tè. Sua madre era dell’opinione che se qualcuno frequentava una casa altrui con l’assiduità con cui Leah Hanwell frequentava casa Blake, quel qualcuno perdeva il diritto di essere un ospite e andava semplicemente trattato come un membro della famiglia, con tutte le esenzioni e la tolleranza del caso. Cheryl aveva assunto una terza posizione: «È sempre qui da noi. Non gli piace casa sua? Cosa pasticcia sempre con i miei trucchi a fare? Chi si crede di essere?».
«Mamma, ce l’hai un vassoio da tè?»
«Portaglielo così e basta. Oh, Signore!»
6. Alcune risposte
| Keisha Blake | Leah Hanwell |
| Viola | Giallo |
| Cameo, Culture Club, Bob Marley | Madonna, Culture Club, |
| Thompson Twins |
| Preferisco i soldi | Essere molto famosa |
| Michael Jackson | Harrison Ford |
| Nessuno. Se proprio devo, Rahim | Top secret: Nathan Bogle |
| Non lo so | Margherite o ranuncoli |
| Medico o missionaria | Manager |
| Leah Hanwell | Keisha Blake |
| Pace nel mondo in Sud Africa | Basta bombe |
| Sorda | Sorda |
| Hurricane | Il leone, la strega e l’armadio |
| E.T. | E.T. |
7. Filet-O-Fish, patatine grandi, torta di mele
A Caldwell era diffusa la convinzione che gli idraulici guadagnassero parecchio. Keisha vedeva ben poco che lo dimostrasse. O la ricchezza personale degli idraulici era un mito, oppure suo padre era un incompetente. In passato aveva pregato perché ad Augustus Blake arrivasse più lavoro, ma senza successo. Quel sabato, sul far del mezzogiorno, non c’erano ancora notizie di tubi che perdevano o di gabinetti intasati. Nei momenti di stress Augustus Blake usciva sul balcone a fumare le sue Lambert & Butler, e lo fece anche adesso. Keisha non sapeva se Leah avvertisse l’ansia del telefono muto come tutti loro. Le due ragazze si sdraiarono a pancia in giù davanti al televisore. Guardarono quattro ore di programmi del mattino e cartoni animati. Li ridicolizzarono tutti, uno dopo l’altro, rovinando il piacere a Jayden, ma era l’unico modo per spiegarsi a vicenda perché volessero guardare le stesse cose che guardava un bambino di sei anni. Quando cominciò il notiziario dell’ora di pranzo, Gus entrò e chiese dov’era Cheryl.
«Fuori.»
«Peggio per lei.»
Strilli e un piccolo balletto mano nella mano. A parte Marcia che sfruttava la situazione a suo vantaggio – «Visto come vi preparate in fretta per andare in un posto che vi piace?» – la gioia era sconfinata, e tutto contribuì ad aumentarla; Marcia non le costrinse a parlare con ogni beghina che incontravano sulla strada principale, e Gus chiamò Keisha “Madama Uno” e Leah “Madama Due”, e non si arrabbiò quando Jayden corse avanti verso gli archi gemelli della M dorata.
8. Radiologia
Ma sulla strada di casa s’imbatterono in Pauline Hanwell, sola, che trascinava una borsa della spesa su rotelle. Era vero che somigliava all’attore George Peppard. Jayden mostrò alla signora Hanwell il suo giocattolo dell’Happy Meal. La signora Hanwell non lo vide: stava guardando Leah. Keisha Blake guardò la sua amica Leah Hanwell e vide il rossore salirle su per la gola. La signora Blake chiese alla signora Hanwell come stava, e la signora Hanwell rispose bene e ripeté la domanda con lo stesso esito. La signora Hanwell era un’infermiera generica al Royal Free Hospital, e la signora Blake un’assistente sanitaria a domicilio per il St Mary’s di Paddington. Le due donne non facevano certo parte della borghesia, ma non sentivano neppure di appartenere alla classe operaia. Parlarono brevemente del Servizio Sanitario Nazionale, con un misto di insoddisfazione e orgoglio. La signora Hanwell raccontò ai Blake che si stava riqualificando come radiologa, e Keisha si domandò se si rendesse conto di averlo già detto qualche giorno prima, davanti ai bidoni della spazzatura. «Ora, Augustus, Colin ha detto che se vuole ancora quei permessi di parcheggio per il furgone, lui può aiutarla.» Il signor Colin Hanwell lavorava per il Consiglio. Si occupava soprattutto della sicurezza dei ciclisti, ma aveva anche un piccolo potere decisionale in materia di parcheggi. Keisha pensò: adesso dirà che sta andando da Marks & Sparks, e quando la signora Hanwell disse proprio così, Keisha provò un indimenticabile senso di onnipotenza autoriale. Forse aveva davvero la capacità di plasmare il mondo. «Leah» disse la signora Hanwell, «vieni?» L’intervallo di tempo fra la domanda e la risposta venne percepito da Keisha Blake come un’intollerabile tensione, che si estendeva ben oltre la sua capacità di sopportarla, quasi all’infinito.
9. Lanciata
Era chiaro che Keisha Blake non poteva cominciare una cosa senza finirla. Se saliva sul muretto di confine di Caldwell sentiva un bisogno irresistibile di percorrerlo fino in fondo, senza badare agli ostacoli lungo il cammino (lattine di birra, rami). Quella coazione, applicata ad altri campi, si manifestava come “intelligenza”. Ogni parola sconosciuta la rimandava a un dizionario – in cerca di qualcosa come “completamento” – e ogni libro portava a un altro libro, un processo che naturalmente non poteva mai essere completato. Com’era prevedibile, quel modo di procedere nella vita le procurava non poca gioia, e all’inizio sembrava davvero che i suoi desideri fossero in armonia con le sue capacità. Voleva leggere – non riusciva a resistere al desiderio di leggere – e la lettura era un’attività facile e relativamente economica. D’altra parte, il fatto di venire elogiata per abitudini così meccaniche la sconcertava, perché sapeva di essere incredibilmente stupida su molte cose. Non era possibile che ciò che gli altri scambiavano per intelligenza fosse solo una specie di mutamento della volontà? Poteva rimanere seduta nello stesso posto più a lungo di altri bambini, annoiarsi per ore senza protestare, e si dedicava con abnegazione a colorare fino all’ultimo angolo degli album che ogni tanto Augustus Blake portava a casa. Non poteva intervenire sulla propria volontà mutata, non più di quanto potesse intervenire sulla forma dei propri piedi o sulla via in cui era nata. Era incapace di ottenere una vera soddisfazione dalle casualità. Nella mente della bambina si creò una frattura: tra quello che credeva di sapere di sé, in essenza, e la sua essenza così come sembravano comprenderla gli altri. Cominciò a esistere per le altre persone, e se le veniva rivolta una domanda a cui non sapeva rispondere, era solita incrociare le braccia e guardare in alto. Come se la domanda fosse troppo ovvia per riguardarla davvero.
10. Parla, radio
Una coincidenza? Alle coincidenze c’è un limite. Il dj della radio che Colin Hanwell ascoltava in cucina non poteva sempre essere a metà fra un brano e l’altro. Non poteva sempre essere a metà fra un brano e l’altro nel preciso istante in cui Keisha Blake entrava nella cucina degli Hanwell. Keisha indagò. Ma il padre di Leah, che stava sgranando i piselli sul piano della cucina, non sembrò capire la domanda.
«Cosa vuoi dire? Non c’è nessuna musica. È Radio 4. Parlano e basta.»
Un precoce esempio della massima: “A volte la verità è più strana della finzione”.
11. Push it
Keisha Blake non aveva mai pensato che la sua amica Leah Hanwell fosse dotata di un particolare tipo di personalità. Come è normale per i bambini, il loro era un rapporto basato sui verbi, non sui nomi. Leah Hanwell era una persona disposta e disponibile a fare tutta una serie di cose che Keisha Blake era disposta e disponibile a fare. Insieme correvano, saltavano, ballavano, cantavano, facevano il bagno, coloravano, andavano in bici, infilavano un biglietto di San Valentino sotto la porta di Nathan Bogle, leggevano riviste, mangiavano patatine, rubavano una sigaretta, leggevano il diario ...