Nulla succede per caso
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Nulla succede per caso

Le coincidenze che cambiano la nostra vita

  1. 288 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Nulla succede per caso

Le coincidenze che cambiano la nostra vita

Informazioni su questo libro

A tutti prima o poi capita di vivere una coincidenza incredibile capace di modificare almeno in parte il corso dell'esistenza: sono quelli che Jung definiva "eventi sincronistici", fenomeni in grado di cambiare l'immagine che abbiamo di noi stessi, il nostro modo di vedere il mondo, di aprirci nuove prospettive. In questo libro Robert H. Hopcke esplora l'universo di ciò che erroneamente consideriamo "puro caso", e ne individua il ruolo in campo affettivo e professionale, nella realtà e nel mondo dei sogni, negli aspetti quotidiani e in quelli spirituali dell'esistenza. Attraverso i racconti di esperienze realmente accadute, l'autore dimostra come un evento sincronistico, riflettendo uno stato d'animo interiore, spesso riesca a indicarci la direzione per noi più giusta. Imparando a considerare la nostra vita un racconto dotato di coerenza interna, dove niente succede senza ragione, potremo imparare a sfruttare le coincidenze per comprendere meglio noi stessi e per dare alla nostra esistenza maggiore pienezza.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2013
Print ISBN
9788804517726
eBook ISBN
9788852036767
II

Simile al lampo

Improvviso, inaspettato, rapido,
troppo simile al lampo che finisce prima
che si dica “lampeggia”. Buona notte, mio amore!
Questo germoglio d’amore che si apre al mite
vento dell’estate, sarà uno splendido fiore
quando ci rivedremo ancora.
WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, II, 2

La sincronicità e le nostre storie d’amore

Al centro di molte nostre storie troviamo spesso l’amore e l’amicizia nelle loro varie forme, passioni e affetti a volte lenti a sbocciare a volte veloci come il fulmine. Chi conosciamo e come, di chi ci innamoriamo o chi si innamora di noi, chi sono i nostri amici e come sono nati i nostri rapporti con loro, come poi queste relazioni si rinsaldino o invece si esauriscano: le svolte dell’amore e dell’amicizia danno alla vita di ognuno di noi la sua forma specifica. L’amore tra due persone ha fondamentalmente il carattere di una coincidenza poiché coinvolge due esistenze che si incontrano per caso; è dunque abbastanza naturale che il verificarsi di una coincidenza getti le basi per le nostre storie d’amore e di amicizia.
Uno dei tratti distintivi di un evento sincronistico consiste nel fatto che si tratta di un’esperienza sempre unica e irripetibile, di quelle che nella vita di un individuo accadono una volta sola. Quando pensiamo a quanto sia raro il vero amore, e a quanto sia improbabile che in mezzo alle moltissime persone che si incontrano nel corso dell’esistenza si riescano a individuare le poche che fanno proprio al caso nostro, il ruolo del caso nella scelta di un compagno, di un amante o di un amico diventa evidente.
Avete mai notato, leggendo romanzi e storie d’amore, che nell’intreccio vi è sempre una certa sensazione di inevitabilità? Dentro di noi sappiamo con certezza quando due persone sono destinate l’uno all’altra. In Romeo e Giulietta siamo testimoni della rivalità tra due famiglie, eppure abbiamo la sensazione di sapere già cosa accadrà, cosa deve accadere quando i giovani amanti si incontreranno. E al contempo c’è sempre quell’inconfondibile sensazione di meraviglia, il piacere che qualcosa di così prezioso si sia verificato per puro caso.
Parlando con la gente dei loro amori, sono rimasto colpito dai parallelismi tra le nostre esistenze e le storie che leggiamo. Il fragile fondamento di casualità su cui si fondava gran parte dei rapporti era incredibile: un minuto o due di ritardo, un particolare assolutamente accidentale, e molte di queste persone non avrebbero mai incontrato chi, con l’amore, avrebbe cambiato in maniera definitiva e irrevocabile la loro esistenza. La sensazione di inevitabilità che proviamo leggendo storie d’amore non dipende soltanto dal fatto che, come un narratore onnisciente, siamo esterni all’intreccio. Come ci mostreranno le storie che seguono, essa è parte del significato di un incontro casuale, un colpo di fortuna che per tutto il corso della nostra esistenza non cesserà di stupirci.
Molte delle sincronicità che si verificano nel campo dell’amore e dell’amicizia riguardano l’avere incontrato la persona giusta al momento giusto e nelle circostanze più appropriate; tuttavia, per il modo assolutamente improbabile in cui è iniziata la loro storia, Pete e Mary dovrebbero vincere un premio. Si incontrarono per la prima volta a una grande festa, una di quelle serate con bagno finale nella hot tub (una vasca di acqua bollente) per cui era diventata famosa la Marin County, in California, verso la fine degli anni ’70. Nonostante un evidente interesse reciproco, forse non troppo insolito tra ventenni, quella notte andarono ognuno per la sua strada senza essersi scambiati niente di più dei nomi; entrambi erano infatti già impegnati con un’altra persona. La settimana successiva Mary lasciò la California per trasferirsi con il ragazzo in un’altra zona degli Stati Uniti, ma prima di partire chiese a chi aveva organizzato la festa notizie su Pete, riuscendo a farsi dare indirizzo e numero di telefono. In un primo tempo avrebbe voluto scrivergli o chiamarlo, ma nella confusione del trasloco prima, e per via della routine quotidiana poi, non lo fece mai. Eppure, per ragioni che neppure lei sapeva spiegarsi, ogni anno ricopiava indirizzo e numero telefonico di Pete nella nuova agenda; e, pur senza scrivere né telefonare, conservò quei dati per quasi un decennio.
A Pete, invece, Mary veniva in mente due o tre volte all’anno quando gli capitava di incontrare l’amico che aveva organizzato quella festa. Data la sua reputazione di uomo che dava molti appuntamenti ma non voleva storie durature, Pete non mancava mai di chiedere all’amico se avesse notizie della «ragazza della hot tub», pregandolo immancabilmente con tono scherzoso di avvertirlo quando sarebbe stata disponibile. Per quel che ne sapeva l’amico, Mary viveva felicemente in Texas col suo ragazzo, ma poiché voleva stare al gioco ogni volta prometteva a Pete che lo avrebbe informato.
Un inverno di qualche anno dopo, Pete ricevette la notizia della morte di sua zia a Las Vegas. Più per senso del dovere che per vero affetto prenotò un posto su un volo da San Francisco per il giorno seguente, pensando che una volta liberatosi degli impegni di famiglia si sarebbe potuto fermare un po’ e godersi la città. Arrivato all’aeroporto scoprì però che tutti i voli erano stati cancellati a causa della nebbia e che non si sapeva quando sarebbero ripresi. Su due piedi decise di affittare un’automobile e di andare con quella a Las Vegas; ci avrebbe messo un bel po’, ma almeno era sicuro di arrivare, senza contare che l’idea di partire in macchina lo allettava. Una volta in viaggio pensò che magari si sarebbe fermato a dormire nella città di Mojave, passando a salutare un amico e riposandosi un poco prima di riprendere il viaggio all’alba del giorno dopo. Come dice lui stesso, mai avrebbe potuto immaginare che questo viaggio in automobile, intrapreso per caso, avrebbe cambiato la sua vita.
Avvicinandosi a Mojave nel tardo pomeriggio, si accorse che la vettura noleggiata non teneva bene la strada, probabilmente per via di una piccola foratura a uno dei pneumatici. Pete si fermò a una stazione di servizio dove fece gonfiare la gomma, poi andò a telefonare all’amico che però non era in casa. Pete ricorda di avere pensato che in quel viaggio a Las Vegas tutto era destinato ad andare storto: così avrebbe imparato cosa voleva dire agire di malavoglia, più per senso del dovere che per sincera partecipazione; quest’abitudine, pensò, era responsabile di tutto ciò che gli era andato storto nella vita.
Calata la notte si fermò a un piccolo motel lungo la strada, quand’ecco che il suo umore cambiò di colpo: voltandosi per prendere le valigie si imbatté in Mary che, in quel momento, stava entrando nel motel. Entrambi increduli che, otto anni dopo, di tutti i posti al mondo dovessero casualmente incontrarsi proprio lì, in un luogo tanto improbabile, si stupirono ancora di più dopo essersi raccontati gli antefatti di quella circostanza. Mary stava tornando a San Francisco in cerca di un posto dove andare ad abitare. La lunga relazione con il suo ragazzo era finita la settimana precedente, e proprio per le stesse ragioni su cui Pete aveva riflettuto nel pomeriggio. Dopo tutti quegli anni il suo ragazzo non riusciva ancora ad assumersi le sue responsabilità e così, invece di passare la vita ad aspettare, Mary si era convinta a prendere lei una decisione, tornando là dove in passato si era sentita più pienamente se stessa. Il finale di questa storia lo avrete già indovinato.
Di significativo per Pete e per Mary, nella vicenda del loro incontro, non c’è soltanto l’incredibile coincidenza esterna (immaginatevi un po’ di incontrare qualcuno che dopo quasi dieci anni continua a piacervi, e per di più di incontrarlo in mezzo al deserto californiano), ma anche il momento psicologico in cui il tutto è avvenuto. Dopo avere concluso che l’indecisione stava dietro a ogni suo problema, Pete, grazie all’incontro casuale con Mary, aveva, a distanza di così tanti anni, un’occasione per cambiare. Nello stesso tempo Mary, tornando al luogo al quale sentiva di appartenere, aveva ritrovato proprio l’uomo di cui aveva inspiegabilmente continuato a tenere indirizzo e numero di telefono, e al quale aveva deciso di telefonare l’indomani, non appena arrivata in città. Che un simile incontro fosse avvenuto in un luogo del genere, senza che nessuno dei due facesse nulla perché ciò accadesse, è in effetti straordinario. Ma a rendere sincronistico tale evento è il fatto che si sia verificato in un momento così significativo per entrambi sotto il profilo emotivo, nel mezzo di una transizione psicologica e, almeno per Mary, geografica: da una vecchia vita a un nuovo capitolo della sua storia.
Il tempismo, la coincidenza tra eventi esterni e una condizione interna, è naturalmente una delle qualità più meravigliose di un’esperienza sincronistica. Esso ci mostra che siamo proprio parte di una storia e che, come nei racconti che leggiamo, ogni avvenimento in apparenza casuale nel quale ci troviamo coinvolti possiede un significato e uno scopo. Dal tempismo del loro incontro sincronistico Pete e Mary dedussero di essere effettivamente fatti l’uno per l’altra; allo stesso modo, il delicato svolgersi degli eventi nella storia che segue portò i protagonisti, i miei amici Gery e Rosanne, a vivere l’inizio della loro relazione come un’esperienza sincronistica. Sono sposati ormai da anni, e hanno tre bambini. La storia del loro incontro ce la racconta Rosanne.
«Vivevo a Detroit. Avevo un lavoro part-time, abitavo con i miei genitori e stavo risparmiando per trasferirmi in Colorado dopo aver fatto un lungo viaggio in Europa. Durante le sei settimane che mi separavano dalla data del trasloco mi capitò di uscire con un amico, che una volta mi disse: “Ah, senti, vorrei andare a salutare Paul, un amico che partirà tra non molto per andare ad abitare sulla Costa Occidentale.” Lo accompagnai a casa di Paul, il quale disse che a San Francisco avrebbe rivisto Gery, un amico di Detroit che si era trasferito laggiù.
«In quel momento un altro tipo si volse verso di me dicendo: “Ehi, fra due settimane ci sarà la nostra festa annuale. Perché non ci vieni anche tu?”. Risposi di sì; pur non sapendo perché, capivo che la cosa mi interessava. Ci andai.
«Eccomi dunque alla festa; sto aspettando davanti al bagno quando sento una voce alle mie spalle che mi sussurra all’orecchio la profetica frase: “Sai dov’è la birra?”. Fine degli scambi di sguardi con i ragazzi che girano per la casa. Insomma, la voce era quella di Gery, l’amico di Paul che viveva in California. Be’, continuammo a parlare per un’ora e mezza (io non andai neppure in bagno) finché ci separammo dicendoci che era meglio socializzare un po’. Gery non si era ancora bevuto la sua birra e aveva ancora sete. A quel punto ci scambiammo nome, cognome e numero di telefono.
«I miei genitori non vivevano più nella casa nella quale ero cresciuta. Poiché al momento abitavo con loro, gli diedi quel numero di telefono, o almeno così credetti. Per il resto della serata, continuammo a imbatterci l’uno nell’altra. Finimmo per rimanere lì fino alle cinque del mattino, e a quel punto ero certa di provare un sincero interesse per lui. Quando ci separammo, all’alba, pensai tra me e me che gli avrei concesso due giorni e poi l’avrei chiamato.
«Tre giorni dopo sto per telefonargli quando mi accorgo che non gli ho dato il numero dei miei genitori ma quello del supermercato Chatham. Perché mai il supermercato Chatham, riflettei? Perché avevo fatto una cosa del genere? A furia di pensarci ci arrivai.
«In passato avevo lavorato per quattro anni nell’ufficio contabilità del supermercato Chatham e, vedendo il cognome di Gery nel momento in cui ci eravamo scambiati gli indirizzi, avevo notato che era quello di uno dei ragazzi che lavoravano con me al supermercato. Invece di dargli il mio numero di telefono, gli avevo dato il numero del posto dove avevamo lavorato entrambi.
«Il tempo stringeva, di lì a tre giorni sarei partita per il Colorado. Quando chiamai Gery, scoprii che in effetti aveva cercato di mettersi in contatto con me ma naturalmente gli aveva risposto una donna dicendo “Supermercato Chatham”. Pensò che gli avessi dato il benservito perché non si ricordava di avere lavorato con me in quel posto.
«Sta di fatto che era già di per sé incredibile che ci fossimo incontrati. Lui viveva in California ed era a Detroit soltanto per trascorrere il Natale; inoltre, il giorno dopo sarebbe andato al Nord a trovare degli amici. Prima che ritornasse, io sarei già stata in viaggio verso il Colorado. I tempi erano davvero stretti. Ma la confusione dei numeri di telefono, e il fatto che in passato avessimo entrambi lavorato nello stesso posto, rendevano la coincidenza davvero incredibile.»
Dopo quella prima telefonata ne giunsero altre in California, poi una visita, poi una decisione di trasferirsi lì, poi il matrimonio, la casa e i bambini. A stupire Gery e Rosanne è soprattutto il momento del loro incontro che, per la sequenza degli eventi, poteva avvenire soltanto quel giorno. La frazione di tempo disponibile era ancora più ridotta per via dell’involontario errore nello scambio dei numeri telefonici, che ritardò il momento in cui si sarebbero parlati di nuovo, ma al contempo sottolineò agli occhi di entrambi il loro passato comune. Quando Gery e Rosanne raccontano la propria storia, più straordinario del tempismo risulta essere il significato emotivo di questi nessi e di questi ostacoli accidentali, la sensazione che un errore apparente, il numero di telefono sbagliato, abbia finito per significare moltissimo per loro.
Nella precedente analisi del carattere acausale degli eventi sincronistici, abbiamo riconosciuto nel tentativo di dirigere e controllare la propria esistenza una tendenza tipica degli esseri umani, quasi che decidere consciamente quale storia vivere e fare tutto il possibile, a prescindere dalle conseguenze, perché le cose vadano proprio così, sia il migliore o l’unico modo per ottenere la felicità e sentirsi realizzati. Evidentemente, parte della meraviglia suscitata dagli eventi sincronistici risiede nella capacità di ribaltare simili aspettative. Per puro caso, senza l’esercizio della nostra volontà, accadono a volte certi eventi che ci mostrano come le nostre vite possano seguire una traccia narrativa del tutto diversa, come la storia che ci siamo inventati per noi potrebbe benissimo non essere la nostra, e come soltanto la disponibilità a riconsiderare l’intreccio ci consentirà di utilizzare a nostro vantaggio una coincidenza significativa.
Questo, ritengo, è il motivo per cui le coincidenze significative sembrano prosperare laddove l’amore viene fatto oggetto di resistenza. Reina ci racconta la storia di come abbia conosciuto suo marito Bob, che aveva di proposito evitato di incontrare dopo che una coppia di amici sposati, desiderosi di trovarle un’anima gemella, gliene avevano cantate le lodi per dei mesi. Era un uomo perfetto, portato per l’arte, bello, premuroso, eppure nel destino di Reina non c’era posto per lui. Reina infatti aveva deciso di cambiare vita, e stava organizzandosi per trascorrere l’anno successivo in giro per il mondo. Era fuori discussione che una storia d’amore, quand’anche con l’uomo giusto, le impedisse di realizzare quel sogno tenuto a lungo nel cassetto.
I suoi amici intuirono che se volevano farle conoscere Bob dovevano giocare d’astuzia. Così un giorno, imbattendosi in Reina che era andata a fare un giro in bicicletta, le chiesero se voleva andare a bere qualcosa con loro. Il carattere assolutamente fortuito dell’incontro indusse Reina ad abbassare la guardia. In realtà gli amici sapevano che Bob li avrebbe raggiunti al ristorante e così, grazie a questa piccola manipolazione dettata da buoni propositi, Bob e Reina finalmente si incontrarono.
Dal racconto di Reina emerge che l’attrazione fu forte e immediata da entrambe le parti, tanto che di lì a poco l’idea di viaggiare da sola per il mondo cominciò a sembrarle sempre meno attraente. Sulla base di una conoscenza recente ma intensa, Bob e lei decisero così che l’anno seguente sarebbero andati insieme in Europa, recandosi dove ne avevano voglia e fermandosi in un posto o nell’altro finché lo desideravano.
Il padre di Reina era morto l’anno prima e la madre, che aveva avuto un infarto subito dopo, sembrava essersi ormai ripresa; Reina, dunque, non era troppo preoccupata quando diede alla sorella l’unico numero telefonico al quale sarebbero stati raggiungibili in caso di emergenza, il numero di un amico di Bob in Germania. Data l’elasticità dei loro progetti (che ovviamente costituiva l’aspetto romantico del viaggio), Reina e Bob non avevano idea di quando sarebbero andati da quell’amico. Quindi dipendeva soltanto da loro telefonare di tanto in tanto, e così fecero mentre vagavano per l’Europa.
Col passare del tempo il clima romantico, come spesso capita, scomparve. Bob, un architetto, affrontava il viaggio con una metodicità che ben presto infastidì Reina. Mentre lui poneva al centro degli itinerari edifici e monumenti famosi, Reina, che amava definirsi un «tipo da gente», trovava queste cose molto meno interessanti. Adesso ci ride su, mentre descrive così la situazione: «Lui che guardava all’insù tutto il tempo torri e cattedrali, io che guardavo all’ingiù tutto il tempo la gente». Come spesso succede durante un viaggio, si scopre sull’altro più di quello che si vorrebbe sapere; Reina, ad esempio, stava cominciando a dubitare fortemente che Bob fosse l’uomo per lei.
Fu a questo punto che intervenne la sincronicità. Finalmente Reina e Bob decisero di andare dall’amico di Bob in Germania, dove stabilirono di rimanere tre giorni. Il primo giorno ricevettero per puro caso una telefonata dagli Stati Uniti: era la sorella di Reina che chiamava per avvisare che la madre era molto grave e che con ogni probabilità sarebbe morta entro breve. Era già abbastanza significativo che si trovassero nell’unico posto di tutta Europa del quale sua sorella aveva il numero di telefono, ma per Reina lo fu ancora di più il momento in cui accadde.
Nel corso del viaggio i suoi dubbi su Bob erano aumentati, ma ecco che adesso quest’uomo così razionale e organizzato continuava a insistere per ritornare con lei. «Rimase con me giorno e notte un’intera settimana, con mia madre che agonizzava» mi disse Reina con trasporto «e questo cambiò tutto. Ogni mio dubbio sul suo conto fu cancellato dall’atteggiamento affettuoso che tenne in quel momento difficile. Se mia sorella non fosse riuscita a rintracciarci, e se la morte di mia madre non fosse avvenuta proprio in quella fase della mia relazione con Bob, non so se adesso saremmo ancora insieme. All’inizio avevo addirittura opposto resistenza a incontrarlo.»
La vicenda di Reina spiega bene come la storia che abbiamo deciso di scrivere per noi possa benissimo fare sì che qualcuno sembri la «persona sbagliata nel momento sbagliato». E dimostra come, per convincerci che lui o lei è «la persona giusta nel momento giusto», possiamo avere bisogno di una serie di eventi casuali, di eventi che non si...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Nulla succede per caso
  4. Introduzione. Le storie che viviamo e i nessi che tracciamo
  5. I. In quali casi le coincidenze non sono semplici coincidenze?
  6. II. Simile al lampo
  7. III. Che si guadagni o spenda
  8. IV. Un racconto interiore
  9. V. In contatto con l’autore
  10. VI. Ogni storia ha un inizio e una fine
  11. Bibliografia
  12. Ringraziamenti
  13. Copyright